domenica 31 maggio 2009

SOSPESE PERCHÉ IMPRIGIONARONO STUDENTI E PROFESSORI. I GENITORI: "PROVVEDIMENTO REPRESSIVO"

Ci viene meritevolmente segnalato un articolo (Consiglio per la Gelmini: prima della scuola, riformiamo i genitori) pubblicato nel dicembre scorso sul giornale on line "Pensalibero.it". Vi si parla di una bravata avvenuta "in un noto liceo classico" di Firenze durante le proteste anti-Gelmini. La racconta e commenta Chiara Boriosi. Leggi.

venerdì 29 maggio 2009

DUE INTERVENTI SUL MERITO NELLA SCUOLA

Giorgio Israel e Giovanni Sabbatucci si occupano ancora di merito sul Messaggero (rispettivamente di ieri e di oggi). Il quotidiano romano fu, tra i giornali maggiori, quello che dette maggior rilievo alla Lettera aperta Scuola, un partito del merito e della responsabilità del marzo 2008. Leggi Il merito in cattedra per salvare la scuola e Il voto ai talenti, la sfida di un Paese.

mercoledì 27 maggio 2009

NON È OBBLIGATORIA LA CERTIFICAZIONE DELLE COMPETENZE

Il 15 aprile "Tuttoscuola" aveva pubblicato un articolo in cui si sosteneva che la certificazione delle competenze non poteva che essere considerata facoltativa da parte delle singole scuole. Il testo si concludeva tra l'altro con una considerazione di fondamentale importanza, anche se trascurata nel generale conformismo che regna nelle scuole: e cioè che, "prima di passare all'applicazione definitiva, occorrerà rispondere preliminarmente a questa semplice domanda: ma cosa sono le competenze? Troppe scuole di pensiero hanno una propria definizione delle competenze, ma spetta al Miur fare doverosamente scelta". Ma forse la scelta giusta sarebbe di non farne di niente e mettere da parte questa infatuazione piuttosto insensata.
In un'altra nota del 20 maggio scorso, la conferma della facoltatività. Leggi.

martedì 19 maggio 2009

I PRESIDI DISCRIMINATI NON CI STANNO

Pubblichiamo la lettera ai colleghi con cui due dirigenti scolastici della provincia di Cosenza avviano un'iniziativa per la modifica del contratto nazionale all'origine della discriminazione economica di cui abbiamo parlato l'11 maggio scorso (Il merito non riconosciuto). Dopo aver riportato la lettera di Valerio Vagnoli e degli altri dirigenti scolastici toscani, i due presidi calabresi aggiungono quanto segue:
Per ottenere l’equiparazione retributiva agli altri dirigenti scolastici... [Leggi tutto]

lunedì 18 maggio 2009

SUPERIORI: RIFORMA COL MACHETE?

Si infittiscono le indiscrezioni sulla riforma delle superiori. Siamo da sempre sostenitori di uno snellimento degli orari e di una riduzione degli indirizzi, ma anche di una "filosofia" molto precisa per orientarsi in questa non facile operazione: ridare centralità alle materie caratterizzanti di ciascun tipo di scuola. E abbiamo anche preso un'iniziativa contro il ruolo ancillare riservato alla storia dell'arte, soprattutto nel liceo classico, dove costituirebbe invece il necessario complemento di latino, greco, storia e filosofia per comprendere le basi della civiltà occidentale. Sui lavori della commissione ad hoc, "L'Unità" di oggi pubblica un preoccupante retroscena. E non vorremmo che la necessità di reperire nuove risorse per l'Abruzzo spingesse davvero a terremotare, anziché a riformare seriamente, le scuole superiori.

LIBRI SCOLASTICI: DALLA PARTE DEGLI EDITORI

Già in una nota del 22 agosto scorso avevamo messo in evidenza i pregiudizi e la demagogia che alimentano da decenni la polemica contro l'editoria scolastica, trattata come se producesse mine antiuomo anziché libri. Venerdì scorso Alessandro Laterza, editore e presidente della Commissione cultura di Confindustria, riassume in un articolo fermo e equilibrato le critiche di questo settore produttivo ai provvedimenti governativi, che avranno anche serie conseguenze occupazionali.
Per i libri di testo c'è una giusta proposta del PD che potrebbe favorire il superamento del sistema dei "tetti di spesa" rivelatosi fallimentare. Leggi

ELOGIO DELLE CLASSI MISTE

Francesco Alberoni prende posizione contro le proposte di classi unisex circolate nei mesi scorsi nei paesi anglosassoni. Leggi

lunedì 11 maggio 2009

IL MERITO NON RICONOSCIUTO

La lettera ai giornali di alcuni dirigenti scolastici assunti per concorso, che guadagnano 500 euro meno dei loro colleghi.

MAMMA LASCIAMI CRESCERE

Per la festa della mamma, "Famiglia Cristiana" presenta il nuovo libro dello psicologo Osvaldo Poli: Mamme che amano troppo. Leggi.

mercoledì 6 maggio 2009

RIPRENDE IL CAMMINO DEL NUOVO STATO GIURIDICO DEI DOCENTI

In questa intervista rilasciata a "Italia Oggi", che il martedì esce da molti anni con un inserto dedicato alla scuola, Mariastella Gelmini ha annunciato il pieno appoggio del governo al disegno di legge di Valentina Aprea sul nuovo stato giuridico degli insegnanti e sul governo della scuola. Negli ultimi mesi, a dire il vero, si erano sentite voci di un conflitto sotterraneo tra il ministro e la presidente della Commissione Cultura della Camera. Vedremo nei prossimi giorni come andranno le cose. Leggi.

lunedì 4 maggio 2009

INSEGNARE SENZA EFFETTI SPECIALI

di Giorgio Israel

La retorica come arte di far lezione in modo chiaro e convincente.

Per secoli la retorica, come arte dell’esposizione del pensiero, è stata una branca fondamentale della conoscenza. Sebbene, a livello specialistico, vi sia un nuovo interesse per la retorica, nell’accezione comune il termine ha un connotato negativo, quasi spregevole, sinonimo della capacità di vendere fumo per arrosto. La retorica altererebbe la trasmissione onesta e oggettiva dei concetti e andrebbe proscritta nell’istruzione per evitare che l’allievo sia ridotto a subire passivamente le prodezze verbali dell’insegnante. Di qui il discredito della lezione “ex-cathedra” simbolo di un’istruzione retorica e trasmissiva, che uccide la partecipazione attiva del discente. Chi è nostalgico della lezione “ex-cathedra” sarebbe un “laudator temporis acti”, un lodatore del passato.Si tratta di affermazioni “retoriche” nel senso cattivo del termine. L’insegnamento partecipato e che vede l’intervento attivo dell’allievo è vecchio di più di duemila anni quantomeno fin dalla scuola peripatetica e non esclude affatto l’utilità delle lezioni “ex-cathedra”. Piuttosto, nell’ansia di compiacere i giovani e accattivarseli secondo quello stile dei vecchi privi di dignità bene descritto nella Repubblica di Platone abbiamo trascurato l’importanza di ascoltare. Bisognerebbe leggere nelle scuole e nelle università l’Arte di ascoltare di Plutarco per rammentare che “se è vero che chi gioca a palla impara contemporaneamente a lanciarla e riceverla, nell’uso della parola, invece, il saperla accogliere bene precede il pronunciarla, allo stesso modo in cui concepimento e gravidanza vengono prima del parto” e che occorre apprendere, ascoltando un altro, a evitare di “agitarsi o abbaiare a ogni sua affermazione, e anche se il discorso non è troppo gradito, pazientare e attendere che chi sta dissertando sia arrivato alla conclusione” e poi “guardarsi dall’investirlo subito di obiezioni” ma prima riflettere a fondo.Perciò, il necessario coinvolgimento dell’allievo (più in generale, dell’ascoltatore) nel discorso deve essere preceduto da una presentazione organica e pienamente dispiegata. E ciò significa anche presentare bene, con un’arte del discorso. Non si tratta di un aspetto formale, bensì profondamente sostanziale.Chi presenta bene ha pensato a fondo a come rendere chiari e trasparenti i concetti che vuol comunicare e il dispendio di tempo ed energie che ha posto in quest’opera esprime il rispetto che porta per chi ascolta. Egli non si limita a sciorinare piattamente una serie di concetti per abbandonarli subito alla discussione, ma impegna tutto se stesso in una presentazione convincente, chiara e anche appassionata. Con questa passione trasmette l’importanza che egli attribuisce a quel che dice e sottolinea gli aspetti che lo studio e la riflessione gli hanno fatto ritenere fondamentali. Pertanto l’arte retorica è una componente fondamentale del discorso e dell’insegnamento. Lo sa bene chi abbia avuto un vero maestro, uno di quelli che sanno appassionarti a una materia e sanno stabilire un dialogo autentico, non l’abbaiare fintamente democratico di cui parla Plutarco.Tra le manifestazioni di falsa democrazia va annoverato un certo stile disinvolto di insegnanti che si presentano in aula con l’aria del genio pazzo, trascinando sulle ciabatte jeans sdruciti per propinare sciattamente una filastrocca di nozioni in cui l’arte retorica si riduce a ravvivare l’esposizione con battute umoristiche. Si trascura il fatto che lo stile impresso a un incontro intellettuale ne determina il livello dei contenuti e un certo rigore (non formale) induce a pensare in modo riflessivo e non superficiale.L’introduzione di nuovi e potenti mezzi tecnologici dall’ormai arcaica lavagna luminosa alle presentazioni multimediali “powerpoint” mediante il calcolatore, fino alle lezioni registrate scaricabili in rete richiedono un ripensamento delle modalità dell’insegnamento e della comunicazione intellettuale. Da un lato, sarebbe puerile e vano pensare di farne a meno: si rischierebbe di fare come quel mio lontano parente che, proprietario di una ditta di trasporti a cavallo, all’apparire dei camion disse “non dura”, e naturalmente fallì. D’altro lato, non bisogna dimenticare che ogni strumento tecnologico non deve diventare il fine bensì essere piegato a un fine, che è quello di comunicare pensieri e concetti. Pertanto l’arte retorica non scompare con i nuovi strumenti ma deve assoggettarli.Purtroppo spesso accade il contrario: insegnanti e conferenzieri (ma anche laureandi) ridotti a bacchette che indicano liste di concetti numerati in una “slide”. L’autore della presentazione scompare: egli legge con gli astanti quanto è scritto nella presentazione. Nessuno gli bada, tutti guardano lo schermo, nella noia mortale di una voce inevitabilmente piatta e anonima. Gli studenti sono costretti a passare ore nella penombra. Non c’è pathos partecipativo e la lista della spesa dei concetti perde ogni forza di convincimento. In fondo, non si sa più neppure se chi la presenta l’abbia pensata davvero o l’abbia scopiazzata da qualche parte. Tanto è evidente il rischio della noia e del disinteresse che i programmi informatici offrono una pletora di “animazioni” volte a ravvivare l’attenzione: potrebbe darsi una prova migliore di quanto l’arte retorica sia necessaria? Ma chi usa queste animazioni in modo passivo anziché funzionale ai suoi scopi, ne cade vittima. Ricordo il caso di un conferenziere che ricorse a tutte le animazioni visive e sonore possibili, dal rumore di vetri infranti allo scroscio d’acqua, fino a che dal fondo della sala un sarcastico “troppi effetti speciali!” demolì la conferenza in una risata generale.L’arte retorica è ineliminabile. Tanto vale porre al centro quella autenticamente umana. In quest’ottica un uso molto parco e accuratamente pensato dei mezzi tecnologici può essere efficacissimo: qualche immagine di un personaggio di cui si parla, una citazione importante di un paio di righe al massimo e, quando si vuol concentrare pienamente l’attenzione su quanto si dice, uno sfondo vuoto. Al contrario, chi sostituisce la tecnica retorica con quella formalizzata nel programma informatico riduce se stesso a un imbarazzante burattino di cui non si sa neppure se sia capace di pensare autonomamente. Per questo motivo l’uso delle presentazioni “powerpoint” nelle sedute di laurea andrebbe vietato (con l’eccezione dei materiali contenenti grafica complicata). Quanto a chi crede che le lezioni possano essere sostituite completamente da registrazioni scaricabili in rete, non si rende conto che una lezione (come qualsiasi comunicazione orale) è innanzitutto una relazione tra persone che trae il suo fascino e trova la sua pienezza in un rapporto che deve avere una fisicità, una collocazione spazio-temporale definita. Non rendersi conto di questo e pensare di poter eliminare la relazione interpersonale diretta non può che aprire la strada a forme gravi di degrado intellettuale e culturale.

("Il Messaggero")