mercoledì 20 aprile 2011

IL BAGNO DI REALTÀ IMPOSTO DALLA CRISI

"C’è un nesso tra la rivalutazione del lavoro manuale e l’uscita dalla crisi? Penso di sì e proprio per questo motivo la riapertura di una discussione pubblica sulla (mancata) propensione dei giovani a misurarsi con la manualità ha senso”. Così Dario Di Vico sul “Corriere della Sera” di ieri. Raramente è stato dato tanto spazio come in questi giorni alla riscoperta dei mestieri manuali e alla valorizzazione delle scuole tecniche e professionali, mentre perdono vertiginosamente punti i licei come trampolino per tuffarsi nel mondo del lavoro. Giornali, radio, tv si interrogano sulla concorrenza, vera o presunta (dipende dai settori) fra giovani extracomunitari e giovani “indigeni”, alquanto restii a sporcarsi le mani, magari temporaneamente, con mestieri faticosi.
Drastico Giuseppe De Rita: “Basta corsi di specializzazione, basta master, basta studiare cose inutili. Serve un grande piano nazionale per la formazione sul posto di lavoro, finanziato con soldi pubblici, per uscire dalla precarietà e per riportare i giovani anche al lavoro manuale” (“La Repubblica” del 18 aprile). Pare proprio, insomma, che la “struttura”, cioè le necessità dell’economia, si stia incaricando di mettere in crisi la “sovrastruttura”, l’ideologia del “tutti a scuola” - debitamente licealizzata - fino a 16 e magari fino a 18 anni.

GR

Leggi anche: "Il vero problema? I giovani non conoscono i vecchi mestieri"

domenica 17 aprile 2011

BERARDELLI SUGLI INSEGNANTI: IL VERO PROBLEMA SONO QUELLI "PALESEMENTE INADATTI"

Lo storico Giovanni Berardelli, uno degli opinionisti del “Corriere” che più spesso si occupano di scuola, commentando il nuovo attacco di Berlusconi agli insegnanti “indottrinatori”, si chiede se la forte presenza di insegnanti di sinistra nella scuola debba essere la principale preoccupazione del governo e non invece quella di innalzare il livello qualitativo medio dei docenti. Ma non, almeno prioritariamente, premiando i più bravi; infatti, “ciò di cui soprattutto soffre la scuola italiana, ciò che spesso abbassa la qualità dell’insegnamento, è in primo luogo la presenza di una cospicua minoranza di insegnanti palesemente inadatti al proprio compito, di fronte ai quali anche presidi capaci e motivati possono fare poco o nulla”.
Chi ci segue sa che su questa priorità, dettata dal buon senso e dall’esperienza, abbiamo insistito più volte (l’ultima il 18 marzo scorso). Ed è molto importante che ora venga fatta propria anche da un autorevole commentatore sul maggiore quotidiano nazionale. Leggi.

martedì 12 aprile 2011

DELLA LOGGIA E LE GENERAZIONI PERDUTE

Sul “Corriere della Sera” Ernesto Galli della Loggia è tornato ieri sul problema del merito a proposito della fuga dei cervelli dal nostro Paese. Come molti sanno, Della Loggia è stato uno dei firmatari del nostro appello a favore del merito e della responsabilità, un tema che gli è caro e che torna più volte nei suoi articoli. Su quello che scrive oggi, ritengo opportuno esprimere un paio di riflessioni. Innanzitutto ricordare che da tempo immemorabile le “eccellenze” abbandonano il nostro Paese perché molte di quelle cause che per Galli della Loggia sono oggi alla base di tale fughe, sono purtroppo ben radicate nella nostra storia e nella nostra antropologia culturale: familismo amorale e “rispetto” per le posizioni consolidate, in attesa del proprio turno.(Continua a leggere)

Valerio Vagnoli

giovedì 7 aprile 2011

FORMAZIONE PROFESSIONALE: RIUSCIRÀ LA TOSCANA A LIBERARSI DEL DIRIGISMO?

(da "ilsussidiario.net" di oggi)

Non piccolo errore fanno que’ padri di famiglia che non lasciano fare nella fanciullezza il corso della natura agl’ingegni dei figlioli e che non lasciano esercitarli in quelle facultà che più sono secondo il gusto loro.
Perocché il voler volgerli a quello che non va loro per l’animo
è un cercar manifestamente che non siano mai eccellenti in cosa nessuna; essendo che si vede quasi sempre che coloro che non operano secondo la voglia loro
non fanno molto profitto in qualsivoglia esercizio.

(Giorgio Vasari)

Stando all’intervento di Patrizio Bianchi, assessore regionale alla scuola dell’Emilia Romagna, sembra che quel governo regionale stia facendo passi avanti “non puramente marginali” per superare, come ha scritto Marco Lepore, “l’ideologia che vuole costringere i ragazzi a sedere dietro un banco di scuola superiore a dispetto di qualsiasi attitudine o capacità”.
In questi giorni anche in Toscana si sta mettendo a punto, fra riunioni e consultazioni di dirigenti, la configurazione dei trienni di IeFP. (Leggi tutto)

Giorgio Ragazzini

domenica 3 aprile 2011

IL CASO DEL PARINI CONFERMA CHE...

Il caso della professoressa del liceo Parini di Milano, che qualche giorno fa dichiarò di essere costretta a chiedere il trasferimento per le continue contestazioni dei genitori, è stato ripreso ieri nella cronaca milanese del “Corriere della Sera”. Nell’articolo si apprende che gli ispettori inviati per chiarire la situazione hanno dichiarato attendibili le dichiarazioni dei ragazzi, già apparse nei giorni scorsi sul giornale e che si possono così sintetizzare: l’insegnante spiega male e in più offende gli studenti. Il provveditore di Milano (o meglio il dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale) ha fatto balenare, in una dichiarazione alquanto sibillina, l’ipotesi di tre possibili provvedimenti (sospensione, trasferimento per incompatibilità e addirittura licenziamento), “se dovesse emergere che la professoressa seppur momentaneamente non può svolgere l’insegnamento” (leggi tutto l’articolo).
Non ci sogniamo neppure di entrare nel merito della vicenda. La quale però costituisce una prova palmare di quanto abbiamo scritto e riscritto a proposito di valutazione, da ultimo il 18 marzo scorso. E cioè: invece di avventurarsi prioritariamente su terreni poco praticabili o poco produttivi come l’individuazione dei migliori insegnanti o la misurazione degli apprendimenti ai fini della valutazione dei singoli docenti, è indispensabile riattrezzare la scuola italiana con un corpo di ispettori in grado di mettere periodicamente sotto osservazione tutte le scuole, per assicurarsi che la loro qualità sia almeno accettabile rispetto ad alcuni fondamentali parametri, tra cui indubbiamente c’è l’adeguatezza minima di tutti i docenti e del dirigente; un accertamento che non richiede certo sofisticatissime tecniche valutative. Non è da paese serio che si affronti un singolo caso perché ha fatto notizia, mentre ce ne sono tanti altri di cui nessuno si occupa. Manca il personale, mancano norme che consentano di prendere senza indugio i necessari provvedimenti, pur mantenendo la giuste garanzie (compresa quella di non finire subito sui giornali) per chi è messo sotto osservazione.

GR)