venerdì 24 febbraio 2012

PER LA CASSAZIONE, DOCENTI A RESPONSABILITÀ ILLIMITATA

Gli insegnanti e i dirigenti che considerano la scuola anche e soprattutto come un luogo di educazione alla responsabilità hanno molti agguerriti avversari: teorie pedagogiche e educative oggi un po’ consunte, ma ancora con ferventi seguaci; famiglie che difendono i loro figli, anche quando sono indifendibili; un’infinita serie di cattivi esempi  che sempre più consolidano nei giovani l’idea di avere molti  diritti ma nessuna responsabilità. Negli ultimi anni fra i “cattivi maestri” si è segnalata, purtroppo, in più di un’occasione, anche la magistratura; ...  (Continua a leggere)

giovedì 23 febbraio 2012

ANCHE NEL GOVERNO SI COMINCIA A CAPIRE CHE INSEGNARE LOGORA

Il sottosegretario Rossi Doria ammette che c'è un preoccupante aumento delle malattie professionali fra gli insegnanti. Era l'ora. Forse il problema del logoramento psico-fisico che l'insegnamento spesso comporta  sta uscendo dalla clandestinità. Ma la consapevolezza dei vari fattori in gioco è ancora molto parziale e spesso scollegata dagli orientamenti pedagogici che hanno a lungo egemonizzato la scuola italiana. In questo contesto, poi, è facile prevedere che l'improvvisa muraglia poliennale eretta tra molti docenti e la pensione aggraverà il problema. Leggi.

giovedì 16 febbraio 2012

LA PRESIDE E IL BIDELLO: CONDANNATI, CONDONATI E INAMOVIBILI

Sul “Corriere della Sera” Gian Antonio Stella denuncia, in un articolo come sempre documentato, l’ennesimo scandalo della pubblica amministrazione: Bidello fa da autista alla preside. Condannati, ma restano al loro posto. La sentenza arriva cinque anni dopo il rinvio a giudizio, il 24 ottobre dell’anno scorso, e stabilisce che la donna ha compiuto "artifici e raggiri finalizzati a conseguire, tramite l'uso privatistico dei propri poteri e funzioni, un ingiusto profitto". La dirigente viene condannata a 10 mesi di reclusione e 400 euro di multa. Il bidello a 7 mesi e a pagare 300 euro. “Pene evaporate per entrambi grazie al condono del 2006”. Per di più, sono tutti e due ancora al loro posto. Si chiede Stella: “Come pensa di spiegare, lo Stato, ai ragazzi di un liceo di Messina, che bisogna rispettare le regole?”
Negli ultimi anni abbiamo avuto nelle scuole italiane altri casi di malcostume, che non sono approdati nelle aule giudiziarie, ma non sono neppure stati sanzionati dal punto di vista disciplinare, per l’indifferenza o forse per l’impotenza ministeriale. 
Quale lezione trarre da questo episodio? In primis, bisogna che le norme disciplinari vengano modificate in modo da garantire provvedimenti tempestivi oltre che adeguati (la prontezza della pena auspicata da Beccaria). È d’altra parte inutile ripetere quanto scandalose siano la lentezza e la farraginosità dei processi (in questo caso penali), la dovizia dei condoni, la frequenza delle prescrizioni, il soggettivismo nell’applicazione delle leggi da parte di molti giudici, tutti fenomeni che minano alla base la certezza del diritto.
In secondo luogo, è urgente che nella scuola si radichi un sistema di principi etico-deontologici, anche a prescindere dalla futura, auspicabile creazione di organismi professionali incaricati di redigerli e di farli rispettare. Norme che riguardino i principali doveri di docenti e dirigenti nei confronti dei colleghi, degli studenti, delle famiglie, della propria stessa professione.
Abbiamo più volte sostenuto che, prima di pensare a complessi, costosi e poco convincenti sistemi premiali per i docenti e i dirigenti, si deve cominciare a sanzionare sic et simpliciter il demerito professionale. Ovviamente va messa in conto  la resistenza dei sindacati, ancora legati ad un conservatorismo ipergarantista, e l’avversione di politici e di opinionisti affezionati a modelli meritocratici astratti, che in altri paesi hanno dimostrato di creare più problemi di quanti ne risolvano.
Per fare un esempio analogo: quando qualche anno fa venne alla ribalta il fenomeno del bullismo studentesco, bastò ripristinare il vecchio voto di condotta  per  riportare un  clima più sereno nelle aule scolastiche e diminuire il senso di impotenza degli insegnanti.     (SC)
           
POTERICCHIO DA CASERME DI UNA VOLTA

La storia della preside che ha utilizzato a proprio sfacciato vantaggio il lavoro di un custode della sua scuola (mai possessivo fu più indicato), mi ha ricordato vicende passate. Chi come me naviga sui sessanta, di storie del genere, cioè di dirigenti statali che approfittano del proprio ruolo, ne ha viste e sentite purtroppo  in gran quantità. A cominciare da quella sorta di sottobosco malavitoso che un tempo prosperava nelle caserme, in cui, da soldati semplici, potevamo toccare con mano la strafottenza di chi, godendo di un po' di potericchio, non aveva remore a lasciarsi corrompere con regalie e favori di ogni sorta. Ricordo anche certi presidi che amavano circondarsi di piccole corti di fedelissimi, a cui concedere privilegi in cambio della fedeltà o di servizi; che talvolta – ne sono testimone – potevano consistere anche nel farsi lavare la macchina da qualcuno di questi disgraziati.
Di episodi simili ne potrei citare molti altri e parlare a lungo delle frustrazioni provate per aver dovuto assistere a tanta immoralità; o per avere qualche volta osato stigmatizzarla, entrando così nel mirino di certi capataz che, in barba ai  loro titoli di studio e alle loro fedi religiose o politiche, diventavano odiosi vendicatori se non accettavi di farti i fatti tuoi.
Credevo, tuttavia, che personaggi del genere, almeno nel mondo scolastico, fossero decisamente scomparsi. Invece, ancora una volta, si deve constatare che nel luogo che, come nessun altro, è deputato ad insegnare i valori della nostra  Costituzione vi sono dei miserabili che, contando sulla mancanza di controlli e sull’ipergarantismo di leggi e procedure, fanno strame di qualsiasi norma che riguardi la propria deontologia professionale.
Chiedo, infine, ai lettori di questo blog di smentirmi a proposito dello sconforto che ho provato nel leggere una notizia del genere e di convincermi che si tratta di un’eccezione e che episodi di questo tipo appartengono alla mia giovinezza, cioè ad altri tempi.     (VV)

mercoledì 8 febbraio 2012

LO STRESS DEGLI INSEGNANTI E LA SORDITÀ DEI GOVERNI

In un’intervista sul “Sussidiario.net”, il dottor Lodolo D’Orìa torna sul tema dello stress degli insegnanti e del nulla che si sta facendo, nonostante le sue documentate denunce, per prevenire le patologie psichiatriche e oncologiche che sono in aumento. Interventi in questo senso erano previsti dal decreto 81/08, ma sono rimasti sulla carta. “Al contrario il governo – in completa controtendenza col decreto – allunga l’età lavorativa senza premurarsi di accertare prima la vera condizione della categoria professionale. E ciò che fa più specie è il silenzio assordante dei sindacati che hanno paura degli stereotipi dell’opinione pubblica a fronte di quei pochi dati (raccapriccianti) disponibili sui loro iscritti”. Naturalmente Lodolo D’Orìa con il termine “stereotipi” si riferisce alla presunta condizione privilegiata della categoria. Leggi l’intervista.         (GR)