martedì 23 marzo 2010

RIFLESSIONI E UNA RISPOSTA SULLA LETTERA APERTA DEI DIRIGENTI SCOLASTICI

Dopo la presentazione al Liceo Michelangiolo della Lettera aperta ai partiti e ai candidati alle prossime elezioni regionali (a oggi sottoscritta da 81 prèsidi toscani), abbiamo avuto notizia di una seconda lettera firmata da alcuni altri dirigenti, che, pur dando atto ai colleghi di partire da problemi reali, si esprime in senso negativo sulla possibilità di assolvere l'obbligo scolastico anche in percorsi di formazione professionale.
Riteniamo utile pubblicarla su questo blog, insieme a una nostra risposta. (GdF)

Riflessioni sulla lettera aperta dei 61 dirigenti scolastici della toscana.

Risposta ai firmatari delle "Riflessioni".

6 commenti:

  1. ....Una cosa che credo vada evitata in questa discussione è una
    contrapposizione di tipo ideologico............visto che la problematica è
    complessa e presenta numerose situazioni diversificate e frammentate (nella mia
    scuola ad esempio, nei corsi dell'ex ipsia, sono alle prese con classi di
    biennio con eccessive ripetenze , fughe e abbandoni, cosa che nei corsi
    professionali della grafica pubblicitaria non si presenta con la stessa
    intensità... ) e qindi molte valutazioni sono spesso legate alle esperienze
    vissute
    Per di più quando sappiamo che anche rispetto al documento dei 61 non c'è
    l'unanimità su tutto quanto il documento afferma, come del resto è stato
    ribadito più volte nella conferenza stampa di presentazione insieme alla
    considerazione che esistono altri sistemi di intervento regionale oltre quello
    trentino (vedi Emilia...). E il documento non ha subito aggiornamenti dopo la
    conferenza stampa e quindi, rispetto alle firme apposte e alla presentazione,
    appare monolitico e schiacciato sul trentino..... Da qui ovviamente derivano
    le prese di posizione in risposta....
    Personalmente ho aderito al documento dei 61 in quanto ritengo che spetti alle
    Regioni (ovviamente dotate di appropriati strumenti economici) operare per
    frenare la "dismissione" del settore professionale statale che la Riforma
    sembra produrre, aumentando soprattutto le ore
    laboratoriali, formando classi con un numeo ridotto di studenti, offrendo
    numerose, concrete e localizzate (negli stessi istituti professionali statali e
    anche nelle vallate periferiche...) possibilità di formazione (professionale ma
    anche culturale) per gli studenti con l'obbligo decennale assolto nella scuola
    pubblica. E credo che su questo la Regione Toscana debba assumere decisioni
    concrete e bilanciare i vuoti lasciati dalla Riforma.
    Quanto alla scelta precoce è ovvio che a 14 anni è precoce, e quanto vorrei
    che gli studenti la facessero a 16 o anche a 18....ma il dato di fatto è che la
    scelta avviene già ora a 14 (anche se l'obbligo è a 16, che esiste già
    purtroppo la possibilità di "fare" l'obbligo scolastico nell'apprendistato a
    quindici anni e che molti degli iscritti alla mia scuola escono dalle scuole
    medie con ripetenze (e penso che questo dato nei prossimi anni sarà in aumento
    visto che per acceddere all'esame di terza media ci vuole la sufficienza in tutte
    le materie).
    Inoltre sia nella scuola scuola media che nel biennio dei professionali non ci
    sono le condizioni didattiche adatte per operare con gli studenti che non
    hanno a casa un ambiente favorevole alla loro crescita culturale e/o apprendono
    secondo stili cognitivi diversi rispetto ai modi tradizionali della scuola
    superiore italiana (che non riesce ad uscire dal modello della lezione ex
    catedra....). E mi domando se anche su questo aspetto la Regione abbia la
    possibilità di intervenire con lo strumento della formazione.
    Da qui la necessità, penso, di avviare un dibattito che coinvolga soprattutto
    chi opera sul campo negli Istituti Professionali, senza ideologie per fornire
    alla Regione Toscana elementi per legiferare......concretamente facciamo un
    incontro di lavoro (con la minore pubblicità mediatica possibile, altrimenti si
    ripropongono le prese di posizione....) e ritroviamoci tutti (regione compresa)
    e, probabilmente scopriremo che sulle cose concrete da fare, le distanze
    possono davvero diventare minime.
    Cordiali saluti
    Poli Fabrizio

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  2. Caro Fabrizio, penso anch'io che non ci debbano essere contrapposizioni ideologiche ed il
    bello del nostro documento sta anche in questo, l'essere firmato da persone di vario orientamento politico; dall'altra parte c'è una
    risposta firmata escluisivamente da iscritti alla Cgil (va benissimo, ma quello che mi sembra
    strano è che il nostro documento è stato rifiutato quasi in blocco a costo di
    vedervi scritto quello che non c'è o di ignorare quello che c'è: Trento lo
    abbiamo citato e non portato ad esempio, né abbiamo citato la Germania come
    modello europeo. Avremmo potuto citare la Svizzera ove c'è il numero chiuso
    nella formazione professionale e così chiudere il discorso).
    Altro esempio: si ignora del tutto che anche per noi i ragazzi devono rimanere
    dentro la scuola; è discriminante rispetto agli altri avviare un percorso
    diverso dentro lo stesso istituto? Ed ora cos'è? Manca ai ragazzi del terzo
    anno professionalizzante il cappello da asini, ma sono visti e si sentono così,
    questa è la verità.
    Come tu ben dici, il problema esiste oramai anche ai tecnici e che non è
    giusto generalizzare perché vi sono dei professionali che hanno buoni risultati, a conferma che se i ragazzi hanno un ventaglio ampio di scelte possono più facilmente individuare quella a loro più adatta e dare così il meglio di sé.

    Ti saluto
    con molta cordialità, Valerio

    Post scriptum: Ho un solo rammarico, che la risposta al nostro documento da parte dei colleghi la si sia ricevuta non da uno dei firmatari, ma da altri e solo dopo nostra ricerca, per aver letto la notizia sui giornali: come modalità per iniziare il dialogo, non c'è male...

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  3. La “Lettera aperta” fin dall'inizio voleva proporre un minimo comune denominatore condivisibile dal maggior numero possibile di dirigenti, che in poche parole è costituito dalla richiesta di "sdoganare" la formazione professionale ai fini dell'assolvimento dell'obbligo, come avviene altrove. Si tratta a mio avviso di una decisione di fondo (anche se necessariamente l'attuazione dovrà essere graduale), che darebbe dignità culturale a questo tipo di scuola anche in Toscana e allargherebbe la gamma delle scelte per proseguire gli studi dopo la scuola media, venendo meglio incontro alla diversità di intelligenze e di attitudini.
    Dell’esperienza trentina sottolineerei soprattutto il fatto che, grazie anche a cospicui finanziamenti, a una consolidata tradizione e alle possibilità di sviluppo che assicura verso l’alta formazione professionale o le facoltà universitarie, ha dimostrato in maniera lampante una piena dignità di scuola a tutti gli effetti.
    Concordo pienamente con l'esigenza di un dibattito fra chi opera sul campo, che anzi è già cominciato grazie agli 81 dirigenti firmatari. E' però altrettanto importante che anche all'interno del Partito democratico si avvii un confronto aperto e concreto a partire dai dati di realtà e dalle esperienze esistenti, sottraendosi proprio a quelle ipoteche ideologiche che giustamente Poli deplora.

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  4. OBBLIGO NELL'APPRENDISTATO: 126 MILA RAGIONI PER ESSERE CONTRARI

    La nuova legge in materia di lavoro, nota per l’introduzione di norme sull’arbitrato che aggirano l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori, rende anche possibile assolvere l’obbligo di istruzione nei percorsi di apprendistato. I sostenitori di questa norma, il Ministro Sacconi in testa, la giustificano come una chance data a quei 126.000 ragazzi in età compresa tra i 14 e i 17 anni (5,4%, per la precisione 125.853 su un totale di 2.326.298) che nell’anno scolastico e formativo 2008/09, secondo l’ultimo Rapporto Isfol, risultano fuori da ogni tipo di percorso di istruzione e formazione. Questi ragazzi, sulla base delle leggi vigenti, dovrebbero assolvere all’obbligo di istruzione fino a 16 anni e per questa ragione non potrebbero lavorare (anche l’età minima per l’accesso al lavoro è stata innalzata a 16 anni dalla stessa legge che ha innalzato l’obbligo di istruzione): da 16 a 18 anni dovrebbero invece essere inseriti in un percorso formativo.

    qui tutto l'articolo:

    http://www.scuolaoggi.org/scuola_secondaria/
    obbligo_nell_apprendistato_126_mila_ragioni_
    essere_contrari

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  5. Quanto alla regione chi è stato in maggioranza fino ad oggi invece di baloccarsi a lanciare anatemi contro il ministro Gelmini forse farebbe meglio a rispondere alle esigenze degli oltre 70 presidi fiorentini che hanno richiesto un maggior impegno nel segmento delle formazione professionale che è, quella sì, competenza regionale.

    http://www.provincia.grosseto.it/rassegna/
    text.php?text=t184531&trova=

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  6. Leggo solo ora, grazie alle vacanze, la diatriba. Complimenti vivissimi: il Gruppo smaschera razionalmente un sindacato che si rifiuta, in nome del solito e vecchio credo ideologico, di leggere la realtà degli istituti professionali nella loro complessità. Forse vi è anche gente in buona fede, ma un paio di loro purtroppo li conosco per averli "sperimentati" a Firenze come presidi faziosi e manichei.

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