domenica 2 gennaio 2011

CITAZIONI - È POSSIBILE BASARE L’APPRENDIMENTO SOLO SUGLI INTERESSI DEGLI ALLIEVI?

(Tratto da William Damon, PIÙ GRANDI SPERANZE. Contro la cultura dell’indulgenza in casa e a scuola, Longanesi e poi Euroclub, 1997, pp.143-145).

“La motivazione all’apprendimento si fonda su una base omogenea di stimoli interni ed esterni, compresi il sostegno, le aspettative, l’incoraggiamento e i voti degli insegnanti. Negli ultimi anni, l’espressione “motivazione intrinseca” ha assunto un’importanza enorme. [...] In tutto il mondo gli educatori sono convinti che il materiale scolastico debba motivare intrinsecamente il bambino perché egli possa trarne vantaggio. Ancora una volta, tuttavia, la questione non è così semplice. Anche le motivazioni estrinseche - spronare i bambini con premi, pressioni e altri incentivi - hanno un loro ruolo nel mondo reale dell’apprendimento. I programmi scolastici basati solo su motivazioni intrinseche non insegnano a superare le frustrazioni e la monotonia che accompagnano inevitabilmente il raggiungimento di un obiettivo. In breve, è un metodo che non insegna al bambino la disciplina di lavoro necessaria per raggiungere un traguardo e la vera padronanza della materia.
Alcuni studi recenti avallano questa conclusione. Da un confronto tra alcuni alunni coinvolti in programmi scolastici basati su motivazioni intrinseche e altri coinvolti in programmi con motivazioni più tradizionali come voti e compiti obbligatori, lo psicologo Mordecai Nissan ha rilevato che nel lungo periodo i risultati del secondo gruppo erano molto migliori. Oltre alla competenza essi avevano sviluppato la tenacia motivazionale a persistere anche quando una materia diventa difficile e noiosa. Gli studenti abituati a fare affidamento solo sulla propria spinta interiore spesso mollavano tutto appena l’interesse si affievoliva. Non erano in grado di raggiungere la soddisfazione che deriva da un lavoro duro e disciplinato."

26 commenti:

  1. Cito dal post iniziale:“In tutto il mondo gli educatori sono convinti che il materiale scolastico debba motivare intrinsecamente il bambino” e poi “lo psicologo Mordecai Nissan”. Uno contro tutti?!
    Potrebbe pure avere ragione lui oppure aver fatto un'indagine limitata a 100 persone con caratteristiche particolari e specifiche.

    La costrizione è una modalità violenta per trasformare motivazione estrinseca in motivazione intrinseca sofferta.
    In questo forum traspare, o si percepisce, una propensione verso una scuola severa, rigida e autoritaria, in grado di costringere ad imparare. Magari come nella scuola "di una volta".
    Sempre in questo forum traspare, o si percepisce, l'intenzione di orientare o condizionare i commenti a volte censurandoli.

    La motivazione intrinseca può risultare assente o carente nei confronti di una determinata disciplina o argomento per diversi motivi: a) non piace la materia o l'argomento; b) le modalità e l’ambiente dell’insegnamento non sono adatti, insegnante compreso; c) per saturazione e altro.
    Bisognerebbe individuare queste criticità e cercare di rimuoverle invece di teorizzare severità in modo larvato.

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  2. La frase “In tutto il mondo gli educatori sono convinti che il materiale scolastico debba motivare intrinsecamente il bambino perché egli possa trarne vantaggio” effettivamente TOLTA DAL CONTESTO non è felicissima, perché sembra escludere il valore della motivazione e degli interessi del ragazzo. Nella breve citazione si trovano però varie smentite a questa interpretazione:
    “La motivazione all’apprendimento si fonda su una base omogenea di stimoli INTERNI ed esterni”;
    “ANCHE le motivazioni estrinseche - spronare i bambini con premi, pressioni e altri incentivi - hanno un loro ruolo nel mondo reale dell’apprendimento”;
    “I programmi scolastici basati SOLO su motivazioni intrinseche non insegnano a superare le frustrazioni”;
    “Gli studenti abituati a fare affidamento SOLO sulla propria spinta interiore spesso mollavano tutto appena l’interesse si affievoliva”.
    In realtà il saggio è molto equilibrato. E cinque righe più sotto Damon scrive: “Certo è necessario presentare le informazioni e i compiti in maniera da risvegliare l’interesse dei bambini: nessuno intende tornare ai tempi degli esercizi inutili e noiosi, quando l’unica scappatoia logica per lo scolaro era guardare fuori dalla finestra o sognare a occhi aperti”.
    Purtroppo Anonimo 2 interviene cercando di squalificare l’interlocutore invece di dialogare criticamente. E del tutto gratuitamente ci attribuisce, al riparo dell’anonimato, “l'intenzione di orientare o condizionare i commenti [In che modo?] a volte censurandoli” [Quando?].

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  3. Forse sarebbe da applicare la solita regola: ascoltare (leggere) attentamente prima di rispondere, possibilmente con la mente un po' più aperta rispetto ai pregiudizi.

    Le criticità indicate dall'anonimo2 ci sono. Fuori di dubbio. Sicuramente la scuola, soprattutto se "licealizzata" (quindi poco legata alla realtà e spesso trasformata in non-luogo per rinviare le decisioni sul senso della propria esistenza futura, con relative opportunità e doveri) fa poco per risvegliare le motivazioni verso lo studio. Sicuramente la scuola va profondamente modificata, anche se non direi nel senso burocratico-tranquillizzante delle Grandi Riforme Salvifiche ed Universali.
    Ma...

    Ma qualcuno lo ha messo in dubbio? Il fatto che esistano quelle criticità significa che tutto il resto del discorso non va nemmeno preso in considerazione, tutto va ben madama la marchesa, e chi la pensa diversamente è un retrogrado oscurantista?

    La deprecata "scuola di una volta" verso cui si paventa il ritorno... quella che evidentemente usava solo la "modalità violenta per trasformare motivazione estrinseca in motivazione intrinseca sofferta"... ma quale, a quando ci si riferisce? A quella di Casati, di Coppino, di Gentile? Buona o cattiva (e non sono sicuro che fosse così buona!), cosa ne resta se non le denominazioni degli indirizzi delle superiori?

    O a quella di Gui, di Misasi, di Malfatti, di D'Onofrio? questi sono i modelli di scuola di cui esiste ancora una memoria viva e le cui conseguenze sono vive e concrete.

    Guardiamo ad esse, al disastro del presente, prima di bollare il pensiero altrui con frasi intimidatorie come "una scuola severa, rigida e autoritaria, in grado di costringere ad imparare".

    La "scuola di una volta" persa nel mito forse non è mai nemmeno esistita. Ma esiste QUESTA scuola. O ci basta ripeterci che "la nostra scuola privilegia innanzitutto la Cultura" senza accorgerci che tanto più la scuola si cullava e rasserenava in questo mito, tanto più se ne allontanava? Che la scuola in buona parte ha smesso di produrre, distribuire, sviluppare cultura già da quel dì; che dietro questi slogan ha rinunciato a quei principi che stanno nella Costituzione (i "capaci e meritevoli" al cui servizio doveva soprattutto porsi, almeno nei "gradi più alti") e che oggi come non mai la scuola "serve solo a chi non ne ha bisogno", per citare un'altra frase celebre?

    Si parlava giorni fa della deresponsabilizzazione, mi pare.

    La logica del kindergarten fino alla maggiore età (unico, obbligatorio e deresponsabilizzato) ci ha già fatto perdere una generazione, anche senza essere stata formalmente messa in atto. Per averne conferma, usciamo dalla tetra bambagia delle aule insegnanti, dove circolano un po' troppi tetri personaggi in attesa della pensione, e guardiamo a quella cosa un po' strana, là fuori, che chiamano "mondo". Che spesso è preoccupante, ma è vivo e corre, inevitabilmente, verso il futuro.

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  4. Chiarisco innanzitutto che non so se sono un insegnante buono, mediocre o pessimo, ma certamente, ahimé, non sono severo, né rigido, né autoritario; non per merito o demerito ma proprio per una questione di carattere.
    Mi chiedo però una cosa a proposito delle affermazioni di anonimo2 e dei moltissimi che ho incontrato in oltre vent'anni di vita scolastica e che la pensano come lui.
    Nessuno mette in dubbio l'utilità della motivazione intrinseca e il fatto che un buon insegnante debba cercare di suscitarla nei suoi allievi.
    Ma su quali basi si afferma con tanta sicurezza che trovarsi a dover svolgere un dovere non gradito equivalga soltanto a subire una violenza? Dov'è scritto, se non nelle teorie dettate da un'ideologia in voga alcuni anni fa, da Dewey al dott. Spock ai seguaci più superficiali di don Milani, che fare una cosa controvoglia, ma farla lo stesso, per senso del dovere, per raggiungere un obiettivo, al limite per accontentare degli estranei (un genitore, un insegnante), sia un'esperienza priva di valore formativo, inutile a prepararsi a divenire gli adulti di domani?
    Sono d'accordo con Sergio Palazzi: le conseguenze di un simile atteggiamento (che io ritengo di origine puramente ideologica, privo di qualsiasi confronto con la realtà) le abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni.
    Da decenni, ormai, la scuola sembra mirare a non far crescere i propri alunni, a mantenerli nella bambagia, a impedirgli di misurarsi con qualsiasi difficoltà o sfida.
    Forse, però, questa dimensione della difficoltà e della sfida con sé stessi sarebbe bene cercare di recuperarla, nell'interesse dei giovani. E questo mi sembra un intento positivo di questo blog,
    senza ipotizzare ritorni a una "scuola di una volta"; della quale ormai, almeno se con questo termine intendiamo "prima del 68 e dei decreti delegati di Malfatti", quasi nessuno tra quanti lavorano nella scuola ha diretta esperienza.

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  5. Di che e perché ci preoccupiamo ancora? Ormai è tutto risolto e sistemato!

    (AGI) - Roma, 4 gen. - Silvio Berlusconi: "Nessun governo nel passato ha fatto così tanto per i giovani come il nostro", ha assicurato, "non abbiamo fatto nessuna retorica al riguardo. In soli due anni e mezzo abbiamo ammodernato il sistema scolastico a tutti i livelli - la scuola primaria, secondaria e l'università - per avvicinare la formazione dei giovani a quelle che sono le esigenze del mondo del lavoro e dell'impresa. E abbiamo introdotto ovunque quel criterio del merito che era stato cancellato dal '68 prima e dai professori sessantottini poi, e ancora dalla sinistra e dai sindacati che per anni hanno concepito la scuola solo come un ammortizzatore sociale più per gli insegnanti e per il personale che per gli studenti".

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  6. Ma parchè impostare il problema sul piano ideologico? Il docente è chiamato in ogni diversa situazione educativa a "dosare sapientamente" le due competenze motivazionali intrinseche ed estrinseche. Inoltre perchè le motivazioni estrinseche devono essere per forza coercitive? Responsabilizzare gli studenti sull'importanza di un argomento/concetto è un intervento estrinseco, ma blandamente costrittivo; dall'altra parte se l'argomento è intrensicamente inadeguato (leggi "palloso")o mal presentato si uccide qualunque sana motivazione.

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  7. E' possibile che, in questo blog, si debba interloquire con anonimi?
    Per quanto mi riguarda le cose sono due : o si regolano gli accessi pubblicando solo i commenti di chi si qualifica con nome cognome e, possibilmente,indirizzo o, personalmente, non sono più disponibile a parteciparci.

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  8. Per quanto riguarda la firma,personalmente non ritengo necessario qualificarsi con nome e cognome, di cui del resto non sarebbe possibile controllare l'autenticità.Uno pseudonimo va senz'altro bene. Però mi spiace che più di un commentatore abbia ignorato la nostra cortese richiesta di evitare il puro e semplice anonimato. Ne rispiego il motivo: durante uno scambio di pareri, se molti intervengono, magari più volte, qualificandosi come anonimi, non si capisce più molto delle varie posizioni. Anonimo2, bontà sua, ha aggiunto il numerino, ma se facesse uno sforzo in più sarebbe gradito. A lui ho fatto notare che accusarci di censure al riparo dell'anonimato (in questo caso anche di uno pseudonimo), non era carino. Abbiamo preso più volte in considerazione l'idea di non permettere l'anonimato. Questo comporterebbe una sospensione della pubblicazione fino al nostro nullaosta. Lo prendiamo in considerazione.

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  9. Aggiungo soltanto: mi auguro davvero che il prof. Michele Cotugno continui a collaborare con noi.

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  10. il cyberspazio ha colpito ancora?
    è scomparso il mio post di poco fa!

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  11. post recuperato, inviato, pubblicato e scomparso per la seconda volta in mezz'ora! oppure c'è un moderature occulto?

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  12. No, nessun moderatore occulto. Purtroppo 'sto programma non funziona bene. Qualche giorno fa ho pubblicato un commento per quattro volte. Lì per lì sembrava tutto a posto, ma una volta cambiata pagina, il commento spariva.
    Mi spiace, ma non so come rimediare. Farò una ricerca in proposito sui forum.

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  13. prendiamo atto della dichiarazione sull'inesistenza di un moderatore nascosto.
    gli incovenienti ci sono e vanno imputati ai capricci del cyberspazio.
    chi aveva pensato male può riconsiderare ma c'erano state concrete ragioni per sospettare.
    in ogni caso, conviene conservare copia dei post, non si sa mai.

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  14. è ancora scomparso un post! provo a recuperarlo.

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  15. mi correggo: sono due i post scomparsi poco fa! provo a reinserirli ma una sola volta.

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  16. NOOO! nel frattempo è scomparso per la 4ª volta il post di ieri!!!!

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  17. Non sembra che ci sia una soluzione in giro.
    Vedi questa pagina di un forum:

    http://www.google.com/support/forum/p/blogger/thread?tid=5ee50995ae0539d6&hl=it

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  18. non c'è verso ho provato per altre due volte.

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  19. forse accetta solo messaggi brevi?

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  20. Nel post del 4 gennaio scrissi:

    “In questo forum traspare, o si percepisce, una propensione verso una scuola severa, rigida e autoritaria, in grado di costringere ad imparare. Magari come nella scuola "di una volta".
    Sempre in questo forum traspare, o si percepisce, l'intenzione di orientare o condizionare i commenti a volte censurandoli.”

    segue

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  21. Considerazioni soggettive o ipotesi riportate, dovute a segnalazioni di altri blogghisti ai quali forse il cyberspazio – come a Sergio Palazzi - aveva sottratto commenti "cattivi".

    segue

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  22. Squalificare l’interlocutore? Non era certo nelle mie intenzioni. Non è il mio modo di dialogare, lo contrasto se lo usano altri, in rete attecchisce poco. E poi chi è l’interlocutore in un blog? A meno che l'argomento proposto in discussione non abbia già la risposta incorporata. In tal caso basterebbe un soddaggio Sì/No.

    fine

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  23. Speriamo che qualcuno nel "cyberspazio" abbia rimesso le cose a posto... Io ho potuto pubblicare un commento piuttosto lungo, come Palazzi, Papik.f e VP, del resto.

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  24. ...repetita stufant sed iuvant: NON avevo supposto che ci fosse una censura dei miei post, era solo una battuta (d'ya know "sarcasmo"?) sul fatto che un papiro molto lungo non fosse entrato, o meglio fosse entrato-uscito-entrato-uscito, e siccome non l'avevo salvato (sciocco io) non mi sono rimesso a scriverlo.
    Quando voglio dire "ritengo di essere stato censurato" dico "ritengo di essere stato censurato". Non faccio giri di parole. Così come firmo SEMPRE quello che scrivo. Soprattutto se sono cattiverie, se non dov'è la soddisfazione?
    Capìto-mi-hai, alfine?

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  25. [altro tentativo]

    Il post (dal tono un po’ piccato e ultimativo, o no?) di Michele Cotugno era principalmente diretto agli owners che hanno risposto chiaramente.

    Aggiungo qualche altra considerazione.

    Le discussioni sono sui topic via via proposti e si interviene con ragionamenti, citazioni, opinioni personali. Non ha influenza – secondo me - il fatto che l’interlocutore sia un preside in pensione con 45 anni di carriera nella scuola, un prof con 4 lauree e magari anche autore di libri, un docente precario storico o meno, un genitore, uno studente grandicello. Non ha influenza – secondo me - il fatto che l’interlocutore si politicamente orientato a destra o sinistra, oppure se sia del sud o del nord. Non ha influenza – secondo me – conoscere nome e cognome di chi interviene invece che il suo nick name o pseudonimo che copre l’identità. Usano così quasi tutti i blog e i forum.

    I topic proposti segnalano notizie o posizioni e chiedono pareri. Chi vuole partecipa, approva o disapprova., contribuisce, implementa. La discussione non deve necessariamente portare a una posizione unificata o maggioritaria. Ognuno individualmente può modificare il suo punto di vista se lo ritiene. Tutto qui e amici come prima.

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