L’informazione ha
scritto nei giorni scorsi una pagina di cattivo giornalismo, più preoccupato cioè
di suscitare clamore e di assecondare le facili indignazioni che di far capire
come sono andate le cose. I genitori di sei bambini di una prima elementare
hanno fatto cambiare scuola ai loro figli perché avevano in classe un compagno
autistico. Solo mettendo insieme vari articoli viene fuori qualche vago indizio
sulle motivazioni: preoccupazione per le ripercussioni sulla didattica, precedente
convivenza (si intuisce problematica) con l’alunno nella scuola dell’infanzia,
mancanza del sostegno. Non viene data la parola ai genitori in questione per
spiegare la loro decisione, né si indaga per altre vie su cosa effettivamente
succedeva in classe, per capire se i loro timori siano stati eccessivi o meno. Si
poteva quanto meno segnalare questa lacuna e sospendere il giudizio in attesa
di saperne di più.
Niente da fare, anche
senza informazioni su questa scelta un’ondata tsunamica di indignazione ha
percorso il paese che legge e ascolta la radio. Il ministro Carrozza ha
immediatamente dichiarato che “certi comportamenti danneggiano gli italiani e
la scuola tutta”, mentre su Radio 3 Tutta
la città ne parla mandava in onda un vero e proprio processo mediatico (senza
avvocato difensore) di quei genitori incapaci di comprendere che “un disabile è
una risorsa”. E si prepara per domenica prossima addirittura una manifestazione
davanti alla scuola. C’è infatti chi proclama a ogni piè sospinto il dialogo
con l’altro e col diverso, ma non può neppure ipotizzare
di riconoscerlo in alcuni genitori preoccupati, forse a torto o forse no. (GR)
mercoledì 25 settembre 2013
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3 commenti:
sono d'accordo, l'indignazione scatta in automatico poi lorsignori i figli li mandano solo alle scuole private dove un rom o un autistico non si sa nemmeno cosa sia!!
Qualcuno, per cortesia, risponda a questo semplice interrogativo: un autistico gravissimo, chiuso esclusivamente nel suo mondo, che non comunica, ma strilla ed è violento con se stesso e con gli altri, quale giovamento riceve dalla frequenza quotidiana nella scuola, se non si rende nemmeno conto di esistere?
Di contro i suoi compagni (anche una ventina e di tenera età) rischiano di perdere l'equilibrio psichico.
Viviamo in una società di ipocriti. Certe domande non si possono neanche fare ...
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