Si può non condividere questo o quel
punto, ma quella di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere di oggi (Argini infranti di una comunità) è un’analisi
realistica e spietata del nostro degrado, della nostra decadenza civile e
politica e delle profonde ingiustizie che colpiscono le tante persone per bene
e le più svantaggiate. L’insofferenza al rispetto delle regole (ma anche al
compito di farle rispettare) è un male endemico degli italiani; e autorevoli
filosofi e intellettuali, a partire da Leopardi, Croce e Salvemini, ne hanno
spiegato le ragioni. Un male diffuso trasversalmente a ogni livello e da
lunghissima data nel ceto politico, che pur di non fare delle scelte e continuare
a vivacchiare ha quasi distrutto il nostro Paese; ma non meno frequente fra la “gente
comune”, al riparo della filosofia del “lo fanno tutti” o del “chi te lo fa
fare” a seconda dei casi. Non è strano quindi che ancora oggi proporre una scuola
del merito e della responsabilità sia un lavoro spesso improbo nonostante
qualche passo avanti, e quelli che lo fanno rischiano come minimo di passare
per laudatores temporis acti, come
disse un illuminato ex-ministro qualche anno fa. Leggi.
Un ministrodella PI Illuminato? E chi era, di grazia, costui?
RispondiEliminaGiovanni Gentile
RispondiEliminaL'aggettivo è ironico. Come può essere illuminato un ministro della Pubblica istruzione che ritenne, appunto, dei laudatores temporis acti coloro che auspicavano il ritorno del voto in condotta?
RispondiEliminaFu Berlinguer a commento dell'appello: "Scuola: un partito del merito e della responsabilità"
RispondiEliminaAnch'io voto per Giovanni Gentile, sul resto cali un velo pietoso.
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RispondiEliminaUna battaglia da condurre, a mio parere, sarebbe quella per l'abolizione della procedura per l'assunzione di provvedimenti disciplinari, introdotta dallo sciagurato Statuto approvato sotto il succitato ministro di nefasta memoria.
RispondiEliminaSe un alunno si comporta male occorre una riunione formale del Consiglio di classe, con tanto di verbale; e anche ammesso che tutti gli insegnanti siano disposti a dedicare un pomeriggio alla bisogna, per trovare un giorno che vada bene a tutti passa tanto tempo che il provvedimento diventa comunque scarsamente efficace.
Naturalmente non voglio affermare che questa complicazione sia stata volutamente introdotta, nel clima tuttora sessantottino di "vietato vietare" che regnava tra gli esperti del suddetto ministro, al fine di ostacolare il più possibile i provvedimenti disciplinari. Può darsi anche che l'intento fosse quello di rendere più equi e meditati tali provvedimenti. Ma, se così fosse, dovremmo riconoscere che tale intento è stato completamente mancato.
Ora, in queste condizioni, se il DS è una persona del calibro di quello che ha siglato il commento al di sopra di questo, sono certo che i necessari provvedimenti arrivano comunque.
Ma in molti altri casi ciò non avviene affatto.
A mio parere occorrerebbe trovare un'altra soluzione più agile, pur lasciando viva la possibilità di ricorrere per fondati motivi.
Concordo senz'altro sulla differente levatura culturale tra Gentile e Berlinguer -una differenza abissale a vantaggio del primo naturalmente- ma la struttura che Gentile dette alla scuola italiana era funzionale a sancire una netta gerarchia tra i licei e gli altri indirizzi: gerarchia che sopravvive ancora oggi nella mentalità di molti addetti ai lavori e certamente sopravvive anche in Berlinguer e in tanti altri gentiliani che non sanno di esserlo e si assolvono con il complesso di superiorità tipico di certa sinistra cosiddetta storica.
RispondiEliminaChe la riforma gentiliana sia poi durata molto a lungo piuttosto che validarne l'efficacia, mi sembra certifichi, invece, la staticità della società italiana, almeno fino a tutti gli anni sessanta e forse oltre.
Quando vi è stata la trasformazione, i riformisti e i "pedagogisti" italiani hanno licealizzato ( forse anche in virtù di un certo complesso d'inferiorità proprio di chi non aveva goduto in passato anche a livello famigliare della possibilità di accedere appunto ai licei), tutta la scuola superiore con misure che gridano vendetta e che hanno contribuito e contribuiscono a caricare di frustrazione centinaia di migliaia di adolescenti e di loro famigliari.
Io non voto per nessuno dei due ex ministri. Se dovessi esprimere un voto, lo darei a tutti coloro che prendendo le distanza dalle idee correnti e dal pensiero "unico" dei falsi progressisti italici, hanno contribuito a salvare quello che era possibile del nostro sistema scolastico, facendo il loro dovere nella consapevolezza che i singoli uomini spesso valgono molto ma molto di più delle persone e dei politici che gli stanno intorno.
Papik è troppo generoso. Per esempio ho appena fatto una certa confusione nell'inviare i commenti ed è probabile che ne faccia altra nell'organizzazione e gestione disciplinare degli studenti.
RispondiEliminaPer questo il commento che prima era sopra è finito sotto ... (non ho bevuto, mai nel primo pomeriggio)
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RispondiEliminaUna decina di anni fa gli yankee decisero di riformare radicalmente il sistema scolastico iracheno.
RispondiEliminaGià che c'erano riformarono con gli stessi sistemi anche gli acquedotti e gli ospedali.
Ernesto Galli della Loggia non ha mai respirato una volta in vita sua l'odore che promana da una ferita ai visceri, ma la cosa non gli impedi di trovare aneliti di trascendenza nell'invocazione dell'aiuto divino che il democratismo statunitense pensò di ratificare in quelle circostanze: http://digilander.libero.it/galatro.rc/pace2/20030406_dellaloggia_crociata_non.htm
Il fatto che simile obesa marmaglia andasse ad aggredire stati sovrani affermando di volerli salvare dal fondamentalismo religioso appare ributtante e spregevole a chiunque non sia un mangiaspaghetti o un Della Loggia, ma questi sono dettagli.
Il problema è il fatto che elementi del genere ricevano a tutt'oggi credito e stima.
A proposito: chissà che il signor Della Loggia non consideri le bombe a frammentazione un buon metodo per rimediare alla radice al problema degli schiamazzi notturni. Avete provato a chiederglielo?
Francamente non riesco mai a capire se lei pensa realmente le cose che afferma, se è un troll, o se fa la caricatura dei pensieri di un "antagonista" per far ridere. La prima soluzione mi sembra impossibile, perché a parte le (discutibili) affermazioni in sé, non è possibile scorgervi alcun nesso con l'articolo di Galli Della Loggia cui si riferisce il thread.
RispondiEliminaLa questione è semplice, signor Papik: personalmente, neppure nel più cieco degli slanci di generosità proporrei Ernesto Galli della Loggia per le mansioni di lavascale nel condominio in cui abito.
RispondiEliminaRispondo a VV: a me sembra che neppure i licei stiano messi molto bene. La maggior parte dell'utenza universitaria è liceale, ma una percentuale ragguardevole non possiede i requisiti minimi. Intendo: scrivere con sintassi corretta, conoscere e collocare gli eventi nella storia, analizzare criticamente un testo appena più complesso. Anche le sbandierate lingue moderne sono possedute a un livello piuttosto basso. C'è qualcosa che non va nel profondo: la scuola degli ultimi decenni non ha prodotto studenti con conoscenze approfondite e solide (i colleghi più anziani di me sono ancora più negativi nel constatare il declino). Quanto alla università postberlinguergelminiana, essa sta sfornando laureati di livello bassissimo, con tesi-barzelletta (parlo delle materie umanistiche, non giudico il resto). In questo paese sta succedendo qualcosa di molto brutto.
RispondiEliminaper pupipupi:
RispondiEliminala scuola italiana degli ultimi 10 o 20 anni non ha mancato nel livello della didattica (che a quanto mi consta si è sempre mantenuto abbastanza onorevole, anche rispetto a parecchi altri paesi più prestigiosi e più spocchiosi di noi), ma in quello della VALUTAZIONE.
Ovvero, per dirla in parole crude... se accedono all'università dei semianalfabeti, non è tanto perché la scuola precedente "non ha insegnato loro abbastanza", ma è perché, anche avendo provato a insegnare loro tutto l'insegnabile, poi li ha PROMOSSI lo stesso anche se non avevano imparato nulla.
Quelli che rimanevano semianalfabeti nonostante fossero stati a scuola, ci sono sempre stati...
...solo che in passato non riuscivano a diplomarsi perché venivano bocciati molto prima (oppure, vista la prospettiva seria della bocciatura, SE proprio volevano diplomarsi, si davano da fare per imparare qualcosa, invece di piagnucolare rivendicando il "diritto al successo formativo garantito a tutti per legge", o di dire che era colpa della scuola).
E quindi, in entrambi i casi, non concorrevano a ingrossare i numeri statistici di "quelli che sono rimasti ignoranti pur essendosi diplomati" o di quelli che "si iscrivono all'università mancando completamente di prerequisiti minimi":
nel primo caso, rimanevano sempre ignoranti, sì, ma non diplomati, e nel secondo caso si diplomavano, ma avendo prima provveduto con le proprie forze a diventare un po' meno ignoranti.
Ma di tutti quelli che dicono che "oggi la scuola non offre più la preparazione di una volta", perché sforna masse di analfabeti (il che è vero)... ce ne fosse mai uno che ha il coraggio di dire che la scuola ha sbagliato, sì, ma non ha sbagliato a "formarli", quegli analfabeti, bensì ha sbagliato a promuoverli!
L.
Sulla didattica (e i programmi) sono pienamente d'accordo: so bene cosa fanno studenti di altri paesi, compresa l'osannata Finlandia. Tuttavia, molte di queste matricole hanno voti medio-alti eppure, mi creda, sanno pochino.
RispondiEliminaNeanch'io apprezzo particolarmente Galli Della Loggia, ma non apprezzo neanche l'"argumentum ad personam" nelle discussioni. In quell'articolo ci sono molte affermazioni che io trovo condivisibili, lasciando stare il pulpito da cui viene la predica ...
RispondiEliminaA proposito di quello che scrive Io non sto con Oraiana su Galli della Loggia, a Empoli si dice così :- Ma che c'entra il culo con le 40 ore?-
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