Si è tenuto ieri pomeriggio a Firenze l’incontro-dibattito Unificare l’istruzione e la formazione professionale?, a cui hanno partecipato, oltre al relatore principale, il professor Michele Pellerey, il sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi e l’assessore regionale all’istruzione e alla formazione Emmanuele Bobbio, tutte e due autori di ampi interventi. Pubblichiamo la relazione introduttiva di Valerio Vagnoli, membro del Gruppo di Firenze e dirigente dell’Istituto Alberghiero “Aurelio Saffi”. Leggi.
sabato 28 febbraio 2015
RELAZIONE INTRODUTTIVA ALL'INCONTRO-DIBATTITO "UNIFICARE ISTRUZIONE E FORMAZIONE PROFESSIONALE?"
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
7 commenti:
Una ragazzina che con tutti 10 si iscrive all'alberghiero va consigliata vivamente di desistere .
Anonimo delle 23:27, sei la Pizia Delfica ispirata direttamente da Apollo oppure sei in grado di offrire qualche argomentazione?
“Negli ultimi 15 anni quasi 3 milioni di ragazzi italiani iscritti alle scuole superiori
statali non hanno completato il corso di studi.
Sono cifre ‘da guerra mondiale’. E’ una shoah sociale, un’emorragia che ogni
anno indebolisce il corpo sociale del paese e ne riduce la capacità di competere”.
gioch
Ma si sta veramente parlando sul serio, quando, al fatto che una certa percentuale di iscritti alle scuole superiori NON completi il corso di studi si attribuiscono conseguenze catastrofiche paragonabili a quelle della shoah o di una guerra mondiale?
No, perché a me sembra veramente una provocazione grottesca e deliberata.
Si comincia col chiamare "dispersione scolastica" (e quindi, associare al Male Assoluto) qualsiasi caso di persona che non arriva al diploma di maturità... nonostante questo non abbia nulla di obbligatorio, e riguardi fasce di età già ampiamente al di fuori della legge sull'obbligo scolastico.
E quuindi, di conseguenza, si finisce col mettere in dubbio il diritto alla libera scelta di SMETTERE di andare a scuola, anche da parte di persone ormai stramaggiorenni e straconsapevoli delle proprie decisioni.
Cioè, si arriva a sostenere che se un pluriripetente di 20 anni che è ancora in terza decide consapevolmente di smettere perché non ne può più e vuole fare altro (ossia, si sta parlando delle libere decisioni personali di un uomo, non un ragazzo, ma un UOMO, o DONNA)...
...allora bisogna stracciarsi le vesti per convincerlo a continuare, perché altrimenti entra nelle statistiche della "dispersione scolastica", che appunto è il Male Assoluto?
Ma un ventenne che è ancora in terza non si è già "scolasticamente disperso" da solo, indipendentemente che noi lo coccoliamo per convincerlo a rimanere o no?
Ma siamo seri!
L.
E' sorprendente, in effetti, l'uso di un termine così improprio, eccessivo e irrispettoso (nei confronti delle vittime della vera Shoah) da parte di un periodico con la tradizione di Tuttoscuola.
Per quanto riguarda le capacità di competere del Paese, mi sembra, purtroppo, che le opportunità lavorative si riducano con il crescere del titolo di studio, tanto che si parla di "fuga dei cervelli".
E spesso mi capita di avere notizie di qualche ex alunno brillantissimo di tanti anni fa che, dopo laurea con lode, dottorato con pubblicazione della tesi e qualche master, tira avanti come precario nella scuola.
Non pare, dunque, che il problema principale dell'Italia sia l'abbandono scolastico.
Si entra a scuola a 3 anni e se ne esce a 27 e allora ci si accorge che la scuola ci ha danneggiato liquidandoci verso una disoccupazione decennale. Bella fregatura. Ridimensionamola e avremmo ragazzi più felici e più occupati.
Se i ragazzi hanno però voglia di lavorare.
Posta un commento