martedì 17 marzo 2015

RISPOSTA A FRANCESCO MERLO SUI DIRIGENTI SCOLASTICI

L'articolo di Francesco Merlo di sabato scorso sui maggiori poteri attribuiti ai presidi nella riforma della scuola fa pensare a certi atteggiamenti tipici di quei bulli che affrontano le vittime con il prepotente desiderio di umiliarle, per poi blandirle riconoscendo loro, alla fine, persino qualche pregio per meglio affiliarsele e renderle così succubi. Lungi da me fare il difensore d'ufficio, da preside, dei miei colleghi e di me stesso. D'altra parte, sono effettivamente indifendibili certi comportamenti truffaldini in occasione dei concorsi pubblici a dirigente scolastico. E non tutti, effettivamente, sono all'altezza del compito. Tuttavia, dell'articolo di Merlo non mi piace il superficiale tentativo di rappresentare l'intera categoria dei presidi come inadatta a gestire ora e in futuro la scuola, in quanto priva di cultura manageriale; e lo fa con toni spesso sprezzanti e caricaturali. E se un’amica preside gli confessa di essersi dovuta accontentare di tablet di terz'ordine, anziché coglierne l'ottimismo della volontà, il vero grande patrimonio del mondo scolastico con il quale si fanno spesso miracoli, Merlo lo svilisce riducendolo a macchietta, come si capisce subito dall'iniziale citazione di Totò. Se ne avesse avuto la curiosità e la volontà, avrebbe scoperto che il mestiere del preside è fatto di fatiche inaudite, che vedono gran parte di noi lavorare per 12-14 ore al giorno, mentre la domenica serve per sbrigare gli affari più delicati, quali le difese per il tribunale, le lettere di richiamo, le risposte ai genitori o agli enti locali o ancora agli organismi ministeriali, che spesso sono i primi a rendere impossibile il nostro lavoro. Lavoro che consiste nel gestire, organizzare, controllare centinaia di dipendenti, in genere un migliaio di studenti con rispettivi genitori; nel tenere i rapporti con gli enti locali, i ministeri e il mondo delle imprese; nel seguire i progetti europei e quant'altro oggi interessa la scuola, per non parlare dei problemi di comportamento che contraddistinguono molte classi, in cui si riflettono le carenze educative delle famiglie. E tocca al preside, sempre al preside, prendere contatti con i servizi sociali, con il tribunale dei minori, all'occorrenza con le forze di polizia, naturalmente facendo attenzione a non sbagliare  un nome o una virgola nelle sue relazioni, per non pagare caro, molto caro, l'errore o la svista. Merlo - e dispiace che certo giornalismo si compiaccia e si consumi quasi del tutto nell'estetica barocco-dannunziana della scrittura - non si preoccupa di sapere che un gran numero di presidi deve gestire anche due scuole con numerosi plessi e con problemi resi ancora più gravi proprio dal non avere da anni, queste scuole, un loro dirigente di ruolo. E dall'amica dirigente il giornalista avrebbe potuto sapere che molti miei colleghi si trovano a gestire e ad essere responsabili in solido di milioni di euro, di migliaia di circolari, di migliaia di voti e di centinaia di scrutini. Se molti presidi riescono a venire a capo di tutto questo, si può sostenere che non abbiano nessuna capacità “manageriale”? E un bravo giornalista dovrebbe pur dire che stipendi così bassi, con responsabilità così elevate e da veri manager, sono indecorosi, soprattutto se paragonati a quelli di altri funzionari e dirigenti pubblici, che con minor responsabilità e molte meno incombenze, guadagnano molto, ma molto di più di un qualsiasi dirigente scolastico.
Valerio Vagnoli

20 commenti:

  1. Diciamo che la disistima nasce dal fatto che non sanno distinguere i più biechi leccaculo dai docenti capaci.

    RispondiElimina
  2. Mi permetto di rispondere a un solo dettaglio: se l'amica preside si lamenta di "essersi dovuta accontentare di tablet di terz'ordine", le si può fare presente che non era mica obbligata con un coltello alla gola, a prendere quei tablet.

    Poteva pensarci bene, e decidere di rinunciarvi del tutto, a quei tablet, e di mantenere ancora per qualche anno in più il vecchio sistema cartaceo che c'era prima, e che per decenni aveva dimostrato di funzionare in maniera accettabile...

    ...per poi accettare di passare all'elettronico solo quando si fosse profilata all'orizzonte una soluzione decentemente efficace, che funzionasse effettivamente MEGLIO del cartaceo, invece di peggiorare l'efficienza del servizio rispetto a prima, come è successo in moltissime scuole.

    Questi non sono ambiti in cui una soluzione raffazzonata e inaffidabile "è comunque meglio che niente".

    Perché non è mica vero che prima c'era il niente: prima c'era un sistema NON virtuale, vecchio quanto si vuole, ma comunque collaudatissimo e decentemete efficace.

    Per innovare, non basta buttare via il vecchio per sostituirlo con la prima cosa "nuova" a caso che capiti a tiro.

    Bisogna pure trovare un nuovo che funzioni MEGLIO del vecchio.

    Se questo non è vero, allora è meglio tenersi il vecchio e poi aspettare un po' di tempo in più prima di fare il cambio.

    L'invasione di "tablet di terz'ordine" nelle scuole (nonché di router che non funzionano, di connessioni che cadono ogni due minuti, di server irraggiungibili, e altre amenità del genere, che di fatto rendono impossibile la gestione del sistema in tempo reale, come sarebbe prevista) è dovuta sostanzialmente a un'UNICA causa:

    la frenesia sproporzionata di precipitarsi in fretta e furia a realizzare l'innovazione prima possibile, pur sapendo benissimo di non averne le possibilità economiche e tecniche... e quindi accettando alla cieca il primo appalto truffaldino e la prima fornitura scaciata che ci si è visti proporre, solo perché costavano poco.

    Se si pretende di realizzare con risorse 20 un sistema che in realtà costerebbe 100, mi pare evidente che NON funzioni, e che il servizio offerto peggiori invece di migliorare.

    L.

    RispondiElimina
  3. Merlo non è un giornalista di inchiesta come Stella e Rizzo. Le sue inchieste rispondono ad esigenze estetico-esibitorie di bella scrittura barocca che spesso si attorciglia su se stessa come certe volute architettoniche.
    Difficile quindi pensare che snaturi se stesso per un' analisi piana e pacata ( non sarebbe più Merlo, piaccia egli o meno. A me piace il giusto). Detto ciò, mi pare che, fatta la tara dei barocchismi derisori, il problema del suo articolo sia la " nuova" funzione attribuita ai dirigenti e cioè quella di AD, che assumono il personale. Infatti gira e rigira, non bisogna mai dimenticare la funzione a scapito delle persone che la svolgono. Per dirigenti e insegnanti non cambia nulla : non vanno nè difese nè accusate le rispettive categorie in toto, vanno solo analizzate e criticate le funzioni che esse ( categorie) svolgono.

    RispondiElimina
  4. Sorridere invece di piangere, provandoci con un’ironia leggera quasi allegra e scanzonata: così ho letto (e riletto) l’articolo di Francesco Merlo. Non vi ho riscontrato i “toni spesso sprezzanti e caricaturali” diretti ai presidi, ma alla scuola come ridottasi a causa di politici incapaci e miopi e come è destinata rimanere con la riforma micragnosa, spilorcia e pretenziosa di Renzi e c.

    Infatti “nulla si può cambiare nella scuola italiana sino a quando non si restituisce agli insegnati l’antico decoro a partire dall’innalzamento dello stipendio a livelli di decenza europea” e lo conferma da Bruxelles la Commissione Libertà civili e affari interni dell'Europarlamento. Le retribuzioni dei docenti risultano “10 mila euro sotto la media Ue”

    Concordo con Merlo quando afferma, in difesa della scuola e degli stessi presidi:

    - “vogliono fare anche del preside un piccolo boss di paese. Senza insegnargli il comando, senza prepararlo alla leadership dell’azienda pubblica più delicata e più grande, senza formazione né stipendio da manager. Gli danno infatti il potere e la responsabilità di assumere docenti per cooptazione e di premiare e punire il merito distribuendo danaro.”

    - “un Soprastante che amministra la disperazione e l’irrilevanza sociale dell’insegnante meno pagato d’Europa che, al contrario dei suoi allievi, non ha i mezzi per comprarsi un computer”

    - “un preside che può omaggiare con gratifiche sino a 500 euro l’anno il 5 per cento dei suoi docenti, ovvero uno su 20. Sono piccole mance che ribadiscono però la condizione di straccioni della cultura degli insegnanti italiani che sono pagati quanto le cameriere, vivono di espedienti, prolungano la propria adolescenza in famiglia sino ai trentacinque e ai quarant’anni”

    - “Il concorso fu annullato ma i trecento promossi furono salvati da una legge nazionale. Sono ancora presidi. E presto saranno clientela, baronato dei poveri,”

    Mi sembra che i presidi (alcuni) si appiattiscano troppo sulla posizione ministeriale riguardo alla scuola attuale e a quella riformanda. Forse ritengono parte del loro compito e ruolo il non criticare ministero e governo, un po’ come l’Arma dei Carabinieri ”usi obbedir tacendo e tacendo morir”? insieme alla scuola?

    -------

    Altra bacchettata da Bruxelles: l’Italia la faccia finita coi tagli alla scuola!

    I prof italiani sono i peggio pagati: 10 mila euro sotto la media Ue

    RispondiElimina
  5. Il collega vagnoli si è dimenticato di elencare le contrattazioni con le RSU. Provare per credere.

    RispondiElimina
  6. I dirigenti scolastici sono docenti falliti.

    RispondiElimina
  7. TESTIMONIANZA

    ecco cosa mi scrive in privato una collega:

    "Chiedo lumi: ho un DS che passando nelle classi ha fatto uscire i prof...ha parlato agli alunni...veicolando il messaggio che davanti a noi non sarebbero stati sinceri...permette agli alunni, scavalcando prof...coordinatori...di andare direttamente dal DS appunto...e si fa dire ciò che secondo i ragazzi fanno i proff...e in collegio unitario sbeffeggia i prof con nome e cognome...senza nemmeno averli prima sentiti o convocati: per favore...mi suggerite cosa si può SUBITO fare??? Grazie!!!"

    RispondiElimina
  8. Anonimo, poco sopra, ha scritto " I dirigenti scolastici sono docenti falliti".

    Che dire? Mi sembra si sia prossimi al livello dello " scemo chi legge".

    RispondiElimina
  9. Caro collega Vagnoli, ti seguo da parecchio tempo con interesse; mi chiedo quale utilità abbia il tuo intervento in un blog popolato da insegnanti, che tirano l'acqua al loro mulino non appena si tocca qualche privilegio della categoria o peggio, si mette in dubbio l'agiografia corrente. E' verissimo che da molti dirigenti è meglio guardarsi, ma sono quelli che fanno comodo a tutti...i non dirigenti che mai adottano una decisione per non scontentare nessuno. Quanto ai livelli di decenza europea, non lo sono tutte le retribuzioni nella P.A.italiana, fatta eccezione per alcune categorie forti. Mi si spieghi poi perché, con insegnanti a retribuzione "europea", dovrei percepire meno come dirigente, visto che la forbice attuale è di ben 500 euro, escluso FIS, rispetto al docente con 25 anni di anzianità.
    Quanto poi al lavoro "sommerso"( "siamo pagati per 18 ore!"), una sana lettura analitica del CCNL comparto scuola in vigore, o è necessario un interprete?, può portare utilmente alla comprensione del concetto di onnicomprensività della retribuzione. In effetti, molti lavorano per 18 ore...e sono retribuiti per 36...per non parlare dell'ondata collettiva di malesseri per ciascuna riunione degli OOCC, con tanto di autoviolazione del Dlgs 196/2003.
    Una lettura divertente, quella delle dichiarazioni sull'attacco proditorio di virus intestinali e conseguenze del caso; peccato che in genere abbia scadenze che non mi consentono l'opportuna leggerezza d'approccio.

    RispondiElimina
  10. Mi dispiace, ma l'ultimo intervento di Anonimo mi sembra rivelare un atteggiamento di contrapposizione tra dirigenti e insegnanti che non trovo particolarmente edificante né proficuo.
    Questo non l'ho mai considerato come un blog "popolato da insegnanti" (con un tono che sembra riferirsi a un luogo infestato da blatte), ma come un blog sul quale intervengono persone che, in modo e con opinioni diverse, hanno a cuore la scuola e cercano di salvarne quello che si può, nell'amara situazione attuale.
    Non credo che un match "Dirigenti vs Insegnanti" sia una buona idea a tal fine.
    Per quanto posso dire sulla base della mia esperienza, i dirigenti da cui è meglio guardarsi sono quelli che non hanno i requisiti minimi attitudinali per svolgere una funzione dirigenziale, e posso assicurare che ne ho personalmente incontrato più d'uno, anche se non ho alcuno strumento per avanzare supposizioni su quanti possano essere rispetto al totale. Ho invece la certezza, pur non conoscendolo personalmente, che VV non fa parte di questo numero.
    Ci sono anche insegnanti che non hanno i requisiti attitudinali, o i livelli di correttezza deontologica, minimi per poter insegnare? certamente sì, e ne ho anche incontrati diversi. Ma non è con una contrapposizione tra categorie che si può risolvere il problema.
    Forse un accertamento di questi requisiti, a fianco a quello delle conoscenze specifiche richieste, potrebbe essere un'utile verifica preliminare per l'accesso a entrambe le funzioni.

    RispondiElimina
  11. Papik: come sempre saggio, come sempre equilibrato e come sempre condivisibile. E stavolta da ringraziare personalmente VV

    RispondiElimina
  12. Mentre ringrazio per la stima, preciso (se ce ne fosse bisogno) che l'intervento di Anonimo 19 marzo 2015 23:12 non l'ho neanche preso in considerazione perché non ne vale la pena, siamo veramente al livello delle scritte sui muri.

    RispondiElimina
  13. [Parte prima] Caro Valerio, come non essere d’accordo con te? Anche chi non ti conosce può leggere nel tuo commento all’ignobile articolo di Merlo quanta passione e quanta professionalità ci siano nelle tue parole, uscendo dai luoghi comuni a cui l’ideologia ci ha abituato e non cessa di irrigare il suo campo. Chi ti conosce sa anche che il tuo operato da dirigente ha mostrato che, se rimane qualche piccola luce che filtra dai nostri edifici, è merito certo di qualche docente, ma soprattutto di persone come te. Persone che nel rispetto dei vincoli della legge sanno costruire quelle possibilità che sono l’unica garanzia per il futuro di questo disastrato paese. E dunque per questi ragazzi che accompagniamo con affetto da diversi decenni.
    Rispetto alla vacuità boriosa del giornalista le tue parole mostrano in modo ologrammatico, attraverso esempi non fine a se stessi, cosa voglia dire fare il Dirigente di uno scuola oggi. E qui mi fermo, perché vorrei aggiungere qualcosa, che non piacerà a molti, ma che tu saprai comprendere, nel senso etimologico di questa parola. Sono abituato a fare i conti con la realtà, non per giocare al ribasso, ma al contrario per giocare a nuove sfide. È dalla realtà dunque che occorre partire. E la realtà mi dice che la scuola in Italia è socialmente considerata ben poco, il che si traduce in un valore sociale minimo; e questo riguarda le persone normali, piccoli e medi imprenditori, artigiani, operai, professionisti: quale sia la causa poco importa. Per chi va alla ricerca di colpe, è sempre colpa del Governo che poco investe e poco paga: io credo che gli stipendi dei docenti e dei dirigenti siano espressione del valore che la società italiana attribuisce alla scuola. Logica di mercato: per quel prodotto non sono disponibile a pagare di più. Non voglio negare le responsabilità del Governo e del Ministero, a cui spetterebbe il compito e la responsabilità di fornire regole chiare e farle rispettare, invece di deambulare: quando poi mi capita di leggere che lo stipendio di uno dei tanti dirigenti dell’USR Toscana è il 50% (!) più alto del mio, pur avendo 30 anni meno di me e non esser mai passato per la scuola, beh!, che dire?
    Ma riprendiamo il senso del discorso. Tu scrivi: “Lungi da me fare il difensore d'ufficio, da preside, dei miei colleghi e di me stesso.” E hai ragione, ma non credo sia solo un problema di concorsi. Come scrissi tempo addietro, non possiamo esimerci dal fare i conti con i diversi filamenti che compongono la realtà della scuola. Quante volte i Dirigenti permettono che i Collegi siano assemblee sindacali? Quante volte fingono di non vedere i comportamenti illeciti di studenti, docenti, personale Ata? Quante volte subiscono l’arroganza di genitori non responsabili? Quante volte antepongono le proprie convinzioni personali e ideologiche ai cambiamenti introdotti dall’amministrazione? Quante volte confondono la qualità dell’offerta formativa con numeri che nulla vogliono dire?

    RispondiElimina
  14. [Parte seconda] Potrei continuare ologrammaticamente con esempi che individuano significato e direzione, cioè senso. Ma mi fermo. O mettiamo il dito nella piaga e la facciamo gemere per ripulirla, oppure il destino è segnato. Dirigere significa indicare un percorso, delineare un quadro strategico cui fare riferimento e sviluppare risorse umane, creare valore aggiunto: se leggo i Pof della maggior parte delle scuole secondarie superiore non trovo nulla di tutto questo e tantomeno negli interventi programmatici dei Dirigenti (di cui spesso non è pubblicato né il curriculum vitae né lo stipendio). In realtà la maggior parte dei ds si limita a gestire la quotidianità: il collegio, il piano annuale, il calendario delle riunioni, gli scrutini, i libri di testo, lo stage, le gite e infine i corsi di recupero. Nessuno scatto, nessuno scarto. Una parata di pratiche burocratiche, senza dimenticare di alzare i voti per non perdere iscritti ed evitando di essere troppo duri per non rovinare i ragazzi cattivelli. Diciamolo chiaramente: alla maggior parte dei dirigenti va bene così, chi per miopia culturale, chi perché plasmato dall’andazzo generale. E va bene anche lo stipendio, perché, insomma, è sempre più alto di quello dei docenti. E va bene lo status, perché si è chiamati a celebrazioni, commemorazioni, incontri con il meglio della società toscana, l’assessore della regione o della città metropolitana o la vicesindaco. E poi dirigente è una parola che innalza l’ego.
    Nessuno tornerebbe a fare l’insegnante. Questo vuol dire che il mercato ha stabilito il prezzo, cioè il nostro valore. Valore socialmente utile, come diceva Marx. Non saranno certo gli scioperi, sul modello sindacale operaio, a cambiare le cose. Certo non è colpa dei dirigenti: è tutta la società che ha scelto che il merito è una cattiva parola e che bisogna essere comprensivi in tutto e per tutto (i lavoratori che rubano a Malpensa, gli studenti che estorcono o occupano, i ladri di appartamento o per strada, chi lavora al nero e gode della CIG…): in questo quadro la scuola è diventata sostanzialmente un Centro Sociale. E il Dirigente un semplice fratello maggiore nella Buona Famiglia della scuola, in cui tutti sono chiamati (perché lo vogliono) a svolgere il ruolo di psicologi, genitori, amici, poliziotti, giudici…E le leggi vengono interpretate.
    Certo, altre sono le responsabilità principali, ma è la società che per ideologia o infingardaggine ha creato il terreno su cui pascoliamo: questo terreno non possiamo cambiarlo. Siamo capaci di approvare in Collegio una mozione contro la globalizzazione e non ci accorgiamo che brasiliani, indiani, cinesi, turchi … occupano spazi che erano nostri. Stop.
    Concludo ricordando quanto ho detto in apertura: “Chi ti conosce sa anche che il tuo operato da Dirigente della scuola ha mostrato che, se rimane qualche piccola luce che filtra dai nostri edifici, è merito soprattutto di persone come te. Persone che nel rispetto dei vincoli della legge sanno costruire quelle possibilità che sono l’unica garanzia per il futuro di questo disastrato paese. E dunque per questi ragazzi che accompagniamo con affetto da diversi decenni.”.
    Cordialmente,
    Emilio Sisi

    RispondiElimina
  15. A me invece l'articolo di Merlo sembra andare piuttosto bene a segno. Al di là dei dettagli tecnici, Merlo mette bene a fuoco quella che è stata un'involuzione burocratica e culturale della figura del capo d'istituto. E la deriva "podestarile" della figura del d.s., in atto da anni e ora in rapida accentuazione. Il fatto che i d.s. abbiano questo carico di incombenze esagerato è di per sé una patologia. si affidano alla scuola compiti sociologicamente esagerati e di fatto infruttuosi, che si traducono in una proliferazione di incombenze amministrative e in un ruolo sempre più accresciuto dei dirigenti, anche per effetto dei tagli e accorpamenti selvaggi ("dimensionamento e razionalizzazione" dei "punti di erogazione del servizio", alla faccia dell'autonomia). Per come la vedo io, la scuola non dovrebbe avere bisogno di dirigenti o di manager o di leader, una scuola che per funzionare ha bisogno di un dirigente gerarchico scelto dall'amministrazione non può essere una buona scuola.
    A dirla tutta, l'istituto della dirigenza scolastica a me pare non abbia mai funzionato granché bene, e non ha prodotto rsultati complessivamente esaltanti, se non accentuare la gerarchizzazione, lo svuotamento degli organi collegiali, lo schiacciamento del ruolo dei docenti in posizione ossequiosa e conforme. E' ben noto che quasi mai i d.s. vengono a trovarsi in minoranza. E' noto che esiste una particolare fauna di docente che automaticamente e rapidamente si sintonizza inevitabilmente sulla lunghezza d'onda del d.s., in numero sufficiente ad evitare che il d.s. possa mai trovarsi in minoranza, e se la cosa accade è uso spiegare che la questione non può proprio essere messa ai voti, dunque si fa come dice il d.s. E' anche ben noto che, di fatto, quasi sempre sono i d.s. a presiedere il Consiglio d'Istituto, con tanti saluti alla messinscena del genitore.

    Riterrei preferibile alleggerirne notevolmente le funzioni, abrogare la dirigenza, rendere l'incarico di capo d'istituto elettivo e temporaneo (3 anni di incarico), senza però che il preside sia del tutto sollevato dall'insegnamento (solo un parziale esonero dalle attività didattiche). Dovrebbe trattarsi più di una sorta di coordinatore didattico, scelto e stimato dalla comunità scolastica, che non di un dirigente in senso amministrativo come è adesso. Che razza di autonomia è quella dove le scuole sono dirette da una figura scelta dall'amministrazione stessa? E tutte le incombenze impropriemente addossate ai d.s per effetto dell'autonomia dovrebbero semplicemente scomparire. La mitologia del preside manager e della leadership andrebbe demistificata e tutte le funzioni riportate su binari più collegiali e più aderenti ad uno spirito democratico, nelle forme opportune. Parlo quindi di una svolta a 180° rispetto alla direzione di sempre più forte accentuazione gerarchica e verticistica che si + voluta imporre alle scuole nell'ultimo quindicennio, con accelerazione parossistica nel ddl renziano.

    Del resto presidi di facoltà e rettori delle università vengono eletti e sono a tempo, non mi risulta che siano nominati dall'amministrazione e non vedo perché nelle scuole non dovrebbe avvenire la stessa cosa, se non per un assunto di minorità che andrebbe al più presto messo da parte.

    Paolo Francini

    RispondiElimina
  16. 57 anni di media, e gli "under 40" sono una cifra irrisoria. Ben più della metà sono donne, altro record.

    Guadagnano come in Francia e Spagna

    I PIÙ "ANZIANI" DEL MONDO E SODDISFATTI DEL PROPRIO LAVORO: IDENTIKIT DEI PRESIDI ITALIANI

    RispondiElimina
  17. Ricordo quando i vicepresidi erano eletti dai collegi e ricordo la caccia ai voti e le cordate sindacali che lavoravano, nemmeno tanto nell'ombra, per assicurare l'elezione di questo o di quello. E ricordo altresì come molti dei vice si allineassero immediatamente alle posizioni dei presidi. Personalmente sono sempre alla ricerca della formula che mondi possa aprirmi e la certezza la lascio ad altri. Nel frattempo penso che un serio rispetto delle regole da parte di tutti, sia la miglior garanzia per rendere quanto più efficiente possibile la scuola. Naturalmente anche attraverso una selezione concorsuale di tutto il personale, seria e inattaccabile su tutti i fronti.

    RispondiElimina
  18. "Il dirigente scolastico di oggi è il nuovo don Abbondio, ma vuol passare per fra' Cristoforo." Anche questa solo per gli intelligenti che leggono.

    RispondiElimina
  19. e il miur lo vorrebbe don rodrigo.

    (ma non sono tutti uguali presidi e docenti)

    RispondiElimina
  20. Francesco Merlo, lo abbiamo scoperto dai giornali ma non dalla Repubblica, quotidiano per cui lavora e che ha omesso il suo nome dall'elenco dei fortunati consulenti RAI, guadagna 230.000 euro l'anno in qualità di consulente esterno dell'azienda. Nulla di male se sapessimo quali frutti diano le consulenze di questo giornalista che si caratterizza,oltre che per lo stile che mescola un po' di D'Annunzio e Gadda, anche per la componente moralista che sbandiera con strafottenza stilistica di cui sopra.
    Ripeto, niente di male per i suoi 230000 euro pagati dala rai, cioè da noi, se sapessimo a quale pro.

    RispondiElimina

NON POSTARE COMMENTI ANONIMI
Si può firmare col proprio nome o con uno pseudonimo.
I COMMENTI NON FIRMATI VERRANNO RIMOSSI.