Parlare con equilibrio e buon senso dei compiti
estivi, nonché di quelli per casa durante l’anno, sembrerebbe facile ma a
quanto pare non lo è. Anche quest’anno si fanno avanti granitiche certezze
sulla loro inutilità, per non dire nocività. Sulla piattaforma Change.org è
stata promossa una petizione firmata da genitori, maestri, pedagogisti e
dirigenti, che con toni parecchio sopra le righe ne chiedono l’abolizione, per
evitare disagi e sofferenze agli allievi quando non “odio per la scuola e
repulsione per la cultura”. Da decenni sono usciti di scena temi educativi
fondamentali come la volontà, l’impegno, la costanza in vista di un risultato, la
cura nell’esecuzione del lavoro. Una parte dei genitori e anche non pochi colleghi e dirigenti
sono afflitti dalla sindrome dell’iperprotezione, che guarda con angoscia
e biasimo ogni esposizione dei giovani alle difficoltà, agli insuccessi, alla
fatica. Generazioni di bambini e ragazzi sono state chine sui libri, ma quelli
odierni hanno un diritto inalienabile a pomeriggi liberi e vacanze sterminate che nessuno dovrebbe interrompere
o disturbare con qualcosa che ricordi la scuola. Durante l’estate si possono fare letture, si può riflettere
scrivendo sulle proprie esperienze e, con le istruzioni degli insegnanti, si può colmare
qualche lacuna. Imporre valanghe di compiti è
ovviamente una fesseria che può fare seri danni, come l’abuso delle medicine o
l’eccesso di esercizio nello sport. Ma non per questo qualcuno ha proposto l’abolizione dei
farmaci e degli allenamenti. D’altra parte, come sensatamente pensa Laura
Montanari nel servizio su “La Repubblica”, “la maggioranza della scuola italiana continua
a sostenere l’utilità dei compiti”.
sabato 30 maggio 2015
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63 commenti:
Il discorso si è già fatto più volte: certi genitori sono contrari ai compiti a casa perché pensano che questi siano un'enorme seccatura PER LORO e non per i figli... e perché sono LORO, come genitori, a non aver voglia di ritrovarsi col tempo libero intralciato dal figlio che deve studiare, o a non aver voglia di discutere con il figlio che non ha voglia di farlo. Tutto lì.
Facciamogli fare quella idiozia di alternanza scuola lavoro.Sarà contento Poletti, VV e un sacco di altra gente che ci arrotonda lo stipendio.
Hanno preso sul serio l'omino di burro, ma non sono loro a diventare asini, bensì i figli degli altri.
Per evitare queste assurde polemiche, che si ripetono ogni anno, sarebbe necessaria una cosa sola: che i genitori arrivassero a capire che i compiti a casa e quelli per le vacanze estive vengono assegnati nell'interesse degli alunni e non in quello del docente. Personalmente preferirei non avere da rivedere o correggere esercizi svolti durante le vacanze; ma se non viene assegnato nulla, i ragazzi dimenticano ben presto anche quel poco che hanno appreso, visto che oggi la memoria a scuola non viene più esercitata e tutto entra ed esce dalla loro testa con la stessa velocità.
Io credo che comunque la polemica infiammata non c'entri molto con le esercitazioni assegnate ai ragazzi delle superiori, ma che parta sempre da genitori di bambini delle scuole elementari, che spesso vivono i compiti a casa (e parlo appunto dei genitori, non dei figli) come uno psicodramma angosciante che deve coinvolgere tutta la famiglia.
La maggior parte dei genitori di ragazzini in quella fascia di età, infatti, è convinta che i propri figli non possano strutturalmente essere in grado di fare i compiti da soli, e quindi pensano che sia normale che il genitore debba mettersi al tavolino con loro e seguirli passo passo in ogni singola parola scritta (anche quando in realtà il bambino non ne ha bisogno e nessuno gliel'ha chiesto). Non mi è chiaro perché mai ai tempi nostri ci riuscissimo senza nessun tutoraggio continuo (compresi quelli che venivano da famiglie dal livello di scolarizzazione piuttosto basso e che disponevano di ben pochi stimoli culturali rispetto a oggi), e adesso questa capacità dovrebbe misteriosamente essersi persa nel giro di una sola generazione.
In ogni caso, questo ruolo autoproclamato (anche se non richiesto) del genitore che deve occuparsi personalmente dei compiti dei figli perché altrimenti si sente giudicato LUI dalle maestre e dai genitori degli altri, ovviamente è irritante per il genitore medesimo, che vede minacciato il PROPRIO tempo libero piuttosto che quello del figlio, e che soprattutto si sente a disagio nel ruolo del "guardiano" che deve continuamente mediare, insistere e fare pressioni con il figliolo quando questo non ha voglia di farli.
Per cui, tali genitori vivono i compiti del figlio come un'indebita invasione nella propria vita privata e nel proprio tempo libero, è per quello che sono contrari... il fatto che il bambino "si stanchi troppo" e che "abbia diritto allo svago" non c'entra niente.
Tanto è vero che, nella maggior parte dei casi, si tratta anche delle stesse persone che poi, contemporaneamente, inveiscono perché le vacanze estive sono troppo lunghe e che la scuola dovrebbe rimanere aperta almeno per tutto luglio perché altrimenti loro non sanno dove piazzare il figliolo mentre devono andare a lavorare.
Cioè, i compiti estivi non vanno bene NON perché il ragazzino si stanca troppo, ma solo perché si devono fare in privato, a casa e in famiglia, e se il pupo non ha voglia di farli tocca alla mamma (o al babbo) smazzarsi la seccatura di farglieli fare. Se la stessa seccatura se la smazzassero le maestre, o le operatrici del centro estivo, allora le povere creature potrebbero tranquillamente starsene chine sui quaderni fino ad agosto, senza che la pace familiare ne venga turbata.
Scusate il tono polemico, ma sono ANNI che mi tocca replicare ad argomentazioni del genere...
L.
Italo Farnetani, pediatra di Milano, è dal 2004 contro i compiti delle vacanze per i bambini. Il dottore: “Sono inutili, perfino dannosi per i ragazzi, e costosi per le famiglie. Inoltre quasi nessuno li controlla al rientro a scuola. Ecco perché – spiega – quest’anno rivolgo un appello agli insegnanti alle prese con le ultime verifiche: non assegnate i compiti per le vacanze”.
Vacanze e compiti estivi . L’esperto spiega che fanno male a bimbi e genitori
Italo Farnetani
L'articolo di Farnetani è un esempio della superficialità con cui ci si pronuncia su questo tema. Non c'è il minimo riferimento né alla quantità né alla qualità dei compiti estivi; si parla senza la minima prova della dannosità e dell'inutilità dei medesimi; si generalizza sui problemi che creerebbero alle famiglie. Con posizioni del genere ho avuto a che fare qualche giorno fa durante la trasmissione Fahrenheit su radio 3. Ascolta
Il diabolico VP ha scovato un'altro approfondito esperto di scuola: un pediatra. Ci si aspetta che il dottor Farnetani ci riferisca di Pronto soccorso ingorgati nei mesi estivi da bambini stremati dalle più svariate sindromi di affaticamento, insonnia, grave inappetenza, depressione. Niente di tutto questo. Il Dottor Farnetani afferma, con la sicurezza che gli deriva dall'esperienza e dalla dottrina, che i compiti sono a) inutili b) perfino dannosi; c) costosi. Ci riferisce inoltre (probabilmente una ricerca pubblicata sulla prestigiosa rivista "Lancet") che oltretutto nessuno li controlla al rientro al scuola. Medice, cura te ipsum!
Quando la categoria dei medici riconoscerà agli insegnanti il diritto di pontificare su come dovrebbero essere gestiti i vaccini, le ingessature e i cicli antibiotici dei propri alunni, allora un pediatra avrà il diritto di pontificare su come debbano essere gestiti i compiti scolastici.
Fino a quel momento, che se n'andasse a magna' er sapone.
L.
1) La campagna BASTA COMPITI! ha raggiunto 5.000 sostenitori.
2) ALCUNI MOTIVI PER FIRMARE
debora de girolamo ITALY
Secondo me gli alunni dovrebbero imparare con gioia come venire a conoscenza sia un loro diritto e non un obbligo
Stefano Fattore ITALY
mio figlio é dislessico i compiti sono una tragedia!!!!
MARA FINOTTI ITALY
Sto firmando perché condivido. Dobbiamo dare ai nostri ragazzi un "tempo " libero necessario a pensare e sperimentare le cose che piacciono .
Francesca Bastoni ROME, 62
perchè molto spesso i nostri ragazzi sono costretti a rinunciare ad altre attività altrettanto formative e importanti come lo studio di uno strumento musicale o la pratica sportiva.
Roberta Cottone COMO, ITALY
firmo perché vengano aboliti i compiti..i bambini e ragazzi hanno diritto ai loro tempi ludici, per svolgere attività extra scolastiche come sport o altro, o semplicemente per dedicare tempo "vuoto" a loro stessi. Compiti intra settimanali e durante le vacanze sono pressoché ridicoli, loro non dimenticano ciò che è stato fatto a scuola, come invece si giustificano gli insegnanti, dando loro una "valanga di compiti"
Viola Merolli ITALY
Un giorno, quando avrò figli, voglio poter insegnare loro che la famiglia è il vero valore, la vita e gli altri sono i valori da seguire e, per capirlo, avranno bisogno di tempo per sperimentarlo.
Silvia Bosio ITALY
Tolgono il diritto al gioco
laura bernasconi CASLINO AL PIANO, ITALY
Firmo questa petizione perché i bambini devono rimanere bambini e perché la scuola deve prendersi le proprie responsabilità e fare la Scuola. Non è giusto delegare ai genitori metà del lavoro che dovrebbe essere fatto in classe.
Rosaria Rotunno ITALY
I bambini hanno diritto di essere "bambini"! Il gioco è una parte importantissima della crescita e formazione e ne condiziona la salute fisica e mentale!
marco testa ITALY
basta delegare ai ragazzi o ai genitori il lavoro degli insegnanti.
Simone Pozzoli ITALY
Perché sono perfettamente inutili, retaggio di un sistema scolastico retrogrado. Le competenze si possono tranquillamente fissare a scuola attraverso momenti espressamente dedicati, magari in gruppo in modo che ognuno dia il suo contributo. Basta confrontare i risultati dei nostri figli con i ragazzi dei paesi nordici (dove i compiti non esistono) per porsi qualche domanda...
gianna molinari PONTE NOIRE, CONGO
I'd like that the kids with some "difficoulty" at scool can grow up happy.
Mi sembra che il livello intellettuale e morale delle
motivazioni espresse si commenti da solo.
L.
Considerando che gli studenti sono otto milioni, che di conseguenza i loro genitori sono sedici milioni e che gli insegnanti sono più di settecentomila, cinquemila firme non sono esattamente una maggioranza schiacciante.
Oltretutto, per quale motivo i compiti dovrebbero essere addirittura COSTOSI?
Non vorranno raccontarci che le famiglie sono costrette a spendere soldi in ripetizioni private per far fare i compiti a bambini delle elementari...
L.
Sono però in ballo due questioni distinte:
1. l'opportunità o meno dei compiti estivi (cui sono assimilabili quelli per le altre vacanze), tema del thread
2. l'opportunità dei compiti a casa in generale, cui si riferisce la raccolta di firme.
Ora sul punto 1. mi sembra si possa discutere, perché una vacanza è una vacanza. Mi sembra equilibrata la posizione del GdF, favorevole a una quantità limitata di compiti finalizzati all'approfondimento o al recupero. Si potrebbe aggiungere, per alcune materie, l'indicare particolari attenzioni con le quali osservare le località nelle quali si va in vacanza, la loro storia, la loro tradizione, le testimonianze che vi sono presenti, per poi riferire di queste osservazioni.
Il punto 2. mette invece in discussione il modello stesso della nostra scuola come era concepito fino a qualche anno (o decennio) fa. L'idea del famigerato Liceo classico di gentiliana memoria, infatti, era di non proporre un numero esagerato di ore di lezione per favorire l'approfondimento e la riflessione da svolgersi fuori dalle mura scolastiche. Personalmente ricordo, ai lontani tempi del mio ginnasio, di avere oltrepassato più volte la mezzanotte, cominciando a studiare subito dopo pranzo, anche se naturalmente non tutti i giorni era così. Il fine di quella scuola era: insegnare a ragionare, ad affrontare un problema con le proprie forze, senza concentrarsi su temi specifici ma concependo lo studio come una sorta di allenamento di base.
In tempi più recenti, tuttavia, è prevalso il "feedback positivo da ingordigia curricolare" per dirla con l'epistemologo Evandro Agazzi. Si è iniziato a dire: non è possibile che si esca dalla scuola senza conoscere questo o avere imparato quest'altro.
A questo si aggiunto il modello aziendalista, fortemente sostenuto dai meccanismi di verifica di tipo OCSE-Pisa o Invalsi, per il quale quella che va misurato è esclusivamente il risultato conseguito nell'affrontare problemi specifici, o piuttosto nell'individuare la soluzione a problemi specifici entro una serie di proposte preconfezionate. Naturalmente il male di questa impostazione sta soltanto in quell'"esclusivamente", che esclude, appunto, la riflessione e la rielaborazione personale, cioè cancella quell'idea di "allenamento di base" della scuola precedente.
Si sono così moltiplicate le discipline e aumentati gli orari riducendo il tempo libero e lo studio autonomo e rovesciando quel modello di scuola al quale facevo riferimento sopra.
Aggiungendo a questo l'equiparazione dello studente a "utente" o addirittura a "cliente" del servizio di formazione e la generale tendenza della nostra società verso la deresponsabilizzazione dei giovani, c'è da stupirsi che una fascia dell'opinione pubblica non accetti più i compiti a casa? C'è solo da essere contenti finché questa fascia non è maggioritaria.
n tempi più recenti, tuttavia, è prevalso il "feedback positivo da ingordigia curricolare" per dirla con l'epistemologo Evandro Agazzi. Si è iniziato a dire: non è possibile che si esca dalla scuola senza conoscere questo o avere imparato quest'altro.
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E questo NON si rimedia certo moltiplicando il numero di ore di lezione e gli argomenti da svolgere frettolosamente in classe per gonfiare i programmi e dimostrare di "aver fatto il più possibile":
il fatto che si possa "uscire dalla scuola senza conoscere" gli argomenti X, Y e Z, si evita semplicemente bocciando chi, nonostante tutti gli insegnamenti, non li ha imparati comunque, e NON consentendo loro di prendere il titolo finale della scuola finché non li ha imparati davvero.
L.
Quello a cui intendevo riferirmi erano nuove discipline, nuovi contenuti e nuove tematiche introdotte per rispondere a queste esigenze.
La scuola "di una volta" lasciava fuori parecchi contenuti, nel presupposto che, quando ci si era esercitati in modo appropriato e approfondito all'apprendimento all'analisi e alla sintesi, su di un numero limitato di argomenti, si fosse poi in grado di affrontare da soli gli argomenti lasciati fuori dalla formazione. Si usciva, quindi, senza conoscere determinate cose (X, Y o Z che fossero), ma (almeno in linea di principio), in grado di impararle in seguito quando necessario.
In tempi più recenti si è puntato a formare il cittadino perfetto, fatto e finito e senza lacune, il che, appunto, ha determinato il feeback positivo verso una quantità di conoscenze crescenti in modo esponenziale, con l'inevitabile corollario che le conoscenze medesime, in non pochi casi, sono soltanto simulate.
Perché il punto per me è il seguente: se il numero degli argomenti è limitato, si ha il tempo di approfondirli. Più cresce, oltre un certo limite fisiologico, più la conoscenza sarà superficiale, per quanto si voglia e si possa bocciare.
Per essere più chiaro: personalmente dissento, in maniera totale, dalla concezione secondo la quale la scuola dovrebbe essere luogo unico di formazione della persona.
"Firmo questa petizione perché i bambini devono rimanere bambini", così recita un commento a favore dell'abolizione dei compiti a casa. Perfetta sintesi di come non è la quantità delle firme a dare sostanza alle idee, ma la qualità, appunto, delle idee stesse.
papik.f: "Per essere più chiaro: personalmente dissento, in maniera totale, dalla concezione secondo la quale la scuola dovrebbe essere luogo unico di formazione della persona."
anch'io. è prospettiva paradossale e assurda.
la scuola è un po' (sono sempre cauto e diffidente con i paragoni ....) come un vivaio, una incubatrice che può custodire, proteggere, simulare per un tempo limitato, poi c'è la realtà, la vita, il lavoro, magari anche altri intervalli di apprendimento.
e poi la scuola guarda di preferenza al passato consolidato, con difficoltà al presente e risulta strutturalmente sempre un po' in ritardo rispetto alle novità, alle innovazioni.
difatti periodicamente occorrono riforme che magari non risolvono ma testimoniano l'inadeguatezza e l'obsolescenza ricorrente.
Il male però è che la nostra scuola, per come è attualmente concepita, rischia di puntare a far rimanere bambini i bambini anche quando crescono ...
Fa parte delle tecniche psicagogiche del nuovo Governo Mondiale: trattare adulti e bambini come deficienti, sollazzarli e ricrearli, allontanarli dalla realtà e dalla storia, impegnarli in mille attività inutili.
Far vivere l'individuo in un eterno presente in cui tutto è permesso tranne pensare con la propria testa, scrivere di propria mano, conoscere sotto la guida dei maestri.
DESTRORSO
Compiti per le vacanze si o no?
di Anna La Prova
Se i compiti sono importanti per l’apprendimento, le vacanze lo sono altrettanto, se non ancora di più.
….
Un po' vacanza, un po' compiti. E' così difficile?
Soprattutto con delle vacanze così lunghe come le nostre rinunciare ai compiti mi sembra punitivo nei confronti dei ragazzi, in particolare di quelli che non hanno in casa stimoli adeguati a fare " recuperi" di tipo indiretto o a tenere vigile nei loro figli l'interesse per la cultura. Oggi ho salutato i miei studenti invitandoli, da DS, ad andare al cinema e a leggere qualche libro. Alcuni mi hanno chiesto dei titoli, sapendo che in casa nessun altro glieli avrebbe indicati o consigliati.
i compiti a casa si fanno online
Dovete tenere conto del livello medio dei giornalisti italiani.
La maggior parte entra nei giornali per raccomandazione di papà, dopo aver fallito facoltà più e meno impegnative.
Odiano la scuola, hanno scarsa cultura, procedono per luoghi comuni e li alimentano, amano il moralismo ma non l'etica.
Vorrei, ogni tanto, vedere qualcuno che sostiene il valore non solo dei compiti, ma anche:
1) dell'istruzione in sé;
2) di impegno, serietà, sobrietà;
3) del leggere e dello scrivere;
4) di tenere spenti gli stramaledetti schermi di ogni tipo;
5) di impegnarsi a capire che la scuola è l'occasione unica e irrinunciabile per
acquisire strumenti, nozioni, testi che non troveranno altrove; di sviluppare un pensiero complesso; di accostarsi a qualcosa che non ha valore commerciale, ma ne possiede uno ben maggiore: formare essere umani pensanti e calati in una realtà storica e geografica che si ha il diritto-dovere di conoscere.
«Ballate, guardate l’alba»: i compiti speciali per l’estate di un prof di liceo
Virale sul web la lista in stile Attimo Fuggente pubblicata da un giovane docente su Facebook. Gli psicologi: «Tre mesi non sono troppi, la vacanza è fertile»
Cesare Catà
Se tre mesi non sono troppi facciamone 4 e invitiamo l'Europa a richiamare al dovere quei paesi, quasi tutti, che frammentano le vacanze in modo tale che il periodo più lungo non oltrepassi i 45 giorni.
Per quanto riguarda il furbacchione che ha dato ampia pubblicità a quella lista stucchevole: a me sembra che abbia agito da patetico esbizionista ruffiano, che invece di insegnare passa il tempo a sbrodolarsi di lodi per quanto è bravo lui ad accattivarsi l'ammirazione dei giovani.
E soprattutto, cosa crede di aver fatto di così straordinario, a non dare compiti? C'è chi li dà e chi non li dà' una scelta didattica come un'altra, mica un'innovazione idealistica dalla portata rivoluzionaria.
Ci sono anche moltissimi altri di noi, che non hanno l'abitudine di dare compiti per le vacanze, con motivazioni completamente diverse da quelle espresse lì. Ma appunto, si limitano a non darli, e finisce lì... non è che li SOSTITUISCANO con stucchevolezze manipolatorie insostenibili e che vadano a vantarsene su facebook.
L.
Sarà di sicuro un cattoislamocomunista.
"Sarà di sicuro un cattoislamocomunista."
Cioè, un renziano?
Homework ban to save pupils from depression
Top girls' public school set to ban homework - because it's making teenagers DEPRESSED
Finlandia: i compiti per le vacanze? Zero
Francia, addio ai compiti a casa. Salve le vacanze estive
Cari ragazzi,bsentitemi bene: NON FATE I COMPITI DELLE VACANZE!
Leonello Zaquini è un cabarettista svizzero, molto popolare per la sua comicità demenziale. Celebre la sua gag sui compiti estivi.
studia', lo dice anche er somaro
ce toje la serenita'
mannamo ar macero l'abbecedario
e lasciate er fijo reposà.
Che ssarà mai ppe ttre mesi
fa' la vita der nababbo?
ner monno ce stanno tanti fraintesi
ce lo diceva sempre babbo,
lassate er posto all'ignoranza
qqua più der cervello val la panza.
NO AI COMPITI PER LE VACANZE (Maurizio Parodi)
Maurizio Parodi
BASTA COMPITI! - INTERVISTA A MAURIZIO PARODI
Basta compiti! Un dirigente scolastico riapre il dibattito
Il professore italiano emigrato in Svizzera Leonello Zaquini racconta gli strumenti di partecipazione civica.
Questo Parodi le spara grosse: i compiti a casa sono inutili, dopo tre mesi non si ricorda nulla? Ma che cavolo dice!! A casa, da ragazzo, mi hanno fatto imparare a memoria interi canti della D.Commedia e a casa mia, come quelle di tutti i mei compagni delle medie ( tutti ) non ne esisteva una copia. E' la cultura più profonda che mi porto addosso, insieme alle altre poesie di Carducci, Pascoli, Ungaretti, Montale che una geniale docente ci costringeva a memorizzare durante le vacanze. Quel lavoro duro, allora odiato e maledetto, ha contribuito più di ogni altra cosa a cambiare la mia testa e ha cambiato anche la mia vita. E non solo la mia.
In quinta elementare una volta mi assentai da scuola e nel pomeriggio telefonai a un compagno per sapere i compiti. Mi disse: c'è da imparare "Il Cinque Maggio" (in realtà, erano solo le prime quattro o cinque strofe, non so di preciso, non ho mai capito se si sbagliò o mi fece uno scherzo). Mi feci una enorme sgobbata sotto stress per l'intero pomeriggio e al risveglio, la mattina dopo, la conferma: la sapevo! E la so ancora, è l'unica che, a cinquant'anni di distanza, ricordo ancora per intero, delle numerose composizioni poetiche che il mio mai abbastanza lodato Maestro (oggi novantatreenne e ancora alquanto arzillo) mi fece imparare. Forse proprio perché la imparai in quelle condizioni? chissà, mi piacerebbe saperlo. Comunque che dopo tre mesi non si ricordi nulla è una vera Corazzata Potemkin secondo Fantozzi ...
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" i compiti a casa sono inutili, dopo tre mesi non si ricorda nulla? "
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E certo, come no: se invece non si fanno nemmeno i compiti a casa, è risaputo che le cose che si sono solo sentite in classe e poi non si sono mai più ristudiate per conto proprio, quelle INVECE sì, che rimangono in mente a lungo termine!
Inizialmente avevo pensato che questo fosse un po' sciroccato, ma poi mi sono convinta che non è affatto sciroccato, ma è solo un bel furbacchione ruffiano che vuole accattivarsi la simpatia delle famiglie per avere più fama e visbilità...
L.
Il rifiuto indiscriminato dei compiti a casa e per le vacanze, senza distinguere né tra pochi e molti, né tra utili e inutili, né tra chi ha bisogno di recupero e chi no, né tra chi ha studiato durante l'anno e chi non lo ha fatto abbastanza, denuncia con chiarezza la sua natura ideologica. C'è da scommettere che in gran parte è sostenuto dagli stessi che sono indulgenti verso le occupazioni e il copiare, che propongono di non bocciare, di eliminare i voti o quanto meno di limitare le insufficienze a una, di abolire gli esami ancora esistenti, insomma di togliere di mezzo tutto quello che può evocare frustrazione, responsabilità e confronto con la realtà e con i propri (attuali) limiti, cioè esattamente il contrario di quello che è necessario per una reale maturazione. L'iperprotezione è uno dei nemici peggiori delle attuali generazioni.
Intanto VV domani va a rifarsi la bocca al Dante alla faccia della ciucaglia .
Iperprotezione, narcisismo sfrenato, abolizione della memoria, asservimento alla cultura audiovisuale ...
Compiti a casa,
poesie a memoria,
scrivere, scrivere, scrivere con foglio e penna.
SI RIPREGA PER L'ENNESIMA VOLTA DI NON FIRMARSI "ANONIMO"
SI RIPREGA PER L'ENNESIMA VOLTA DI NON FIRMARSI "ANONIMO"
SI RIPREGA PER L'ENNESIMA VOLTA DI NON FIRMARSI "ANONIMO"
SI RIPREGA PER L'ENNESIMA VOLTA DI NON FIRMARSI "ANONIMO"
SI RIPREGA PER L'ENNESIMA VOLTA DI NON FIRMARSI "ANONIMO"
SI RIPREGA PER L'ENNESIMA VOLTA DI NON FIRMARSI "ANONIMO"
GRAZIE.
SI RIPREGA PER L'ENNESIMA VOLTA DI NON FIRMARSI "ANONIMO" ??!!
ma se è possibile, perché non si dovrebbe scegliere?
se non si capisce, pazienza.
SI RIPREGA PER L'ENNESIMA VOLTA DI NON FIRMARSI "ANONIMO" ??!!
ma se è possibile, perché non si dovrebbe scegliere?
se non si capisce, pazienza.
SI RIPREGA PER L'ENNESIMA VOLTA DI NON FIRMARSI "ANONIMO" ??!!
ma se è possibile, perché non si dovrebbe scegliere?
se non si capisce, pazienza.
Compiti a casa, italiani da record. Studiamo il triplo dei coreani
"Ma se è possibile, perché non si dovrebbe scegliere?". Vedo che ci si sposta subito nel campo delle rivendicazioni, quasi che si stesse conculcando un diritto. In questo blog non abbiamo mai praticato (fino a ora)la possibilità di esaminare i commenti prima di pubblicarli. Si potrà almeno fare una cortese richiesta? Rispondiamo quindi: "Ma se è possibile e facile non farlo, perché non lo si fa?"
Il motivo l'abbiamo spiegato più volte: se ci sono più commenti con quella "firma" diventa faticoso seguire i ragionamenti e rispondere.
Un'ulteriore considerazione sulle tesi di Maurizio Parodi, per quello che risulta dalle sue interviste. Fra i compiti a casa (durante l'anno) c'è anche lo studio. E' inutile anche questo? Fino a che età dovremmo esentare i ragazzi dallo "stare sui libri", non solo per imparare quello che c'è scritto o consolidare quello che è stato spiegato in classe, ma anche per esercitarsi nell'arte dello studio individuale? Il lavoro in classe dovrebbe essere sufficiente sempre e comunque? Suvvia.
per GR: ma perché, i compiti e lo studio non sono, di fatto, la stessa cosa? La media della gente è rimasta fissata all'idea arcaica secondo cui il concetto di "compiti" voglia dire solo "compiti scritti", e quindi "noiosissime pagine e pagine da riempire, perché poi ti controllano se l'hai fatto o no"... e non ha le idee chiare sul fatto che i compiti siano attività individuali di consolidamento e approfondimento di quanto si è sentito esporre a scuola, quindi esattamente la stessa cosa dello studio...
E comunque, sì, quella tipologia di gente che ce l'ha coi compiti, in effetti pensa proprio che "si dovrebbe imparare direttamente tutto a scuola", e che si dovrebbe uscire dall'aula avendo già ricevuto la scienza infusa permanente, per il solo fatto di aver assistito a una spiegazione, e magari aver avuto lìimpressione di capirla lì per lì. E la stessa gente pensa che, che se questo non avviene, è solo perché è l'insegnante a non essere abbastanza bravo.
L.
La scuola giusta"
di Maurizio Parodi* - 18 giugno 2015
Finita la scuola, mi piace riproporre la filastrocca che pubblicai all’inizio dell’anno scolastico. Buone vacanze! …senza compiti (spero).
La scuola giusta…
rispetta gli studenti, non infligge umiliazioni
offre opportunità, non premi e punizioni
considera ciò che sanno, non ciò che ancora non sanno
apprezza quel che sono, non quel che per forza faranno
guarda con simpatia, non osserva per misurare
coltiva la gioia di apprendere, non la noia di studiare
stimola la divergenza, non impone la conformità
riconosce le differenze, non ricerca l’omogeneità
valorizza le attitudini, non valuta comparativamente
insegna a imparare, non a ripetere supinamente
favorisce la solidarietà, non incita alla competizione
suscita interesse per il sapere, non tedio e repulsione
procede con calma, non rincorre i traguardi
ascolta ed aiuta, non è senza riguardi
rispetta se stessa, non dà compiti a casa
produce cultura, non una vita invasa
impegna sul serio, non stupidamente
esplora davvero, non è supponente
entusiasma, diverte, non dà voti o note
accende le menti non crea scatole vuote
è insomma la scuola di Rodari, Lodi
con veri maestri, non solo custodi
non costa nulla, ci vuole ben poco:
un po’ di passione per mettersi in gioco
ce l’hanno insegnato Freinet e Montessori
ma forse è già troppo per i professori.
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* Dirigente scolastico, attivo nel Coordinamento Genitori Democratici (Cgd). Tra i suoi libri: Scuola – laboratorio di pace (Junior, 2003), Basta compiti! Non è così che si impara (Sonda, 2012) e Gli adulti sono bambini andati a male (Sonda, 2013).
Cioè, quello sarebbe un testo scritto da un dirigente scolastico e pedagogista?
Ma se è PEGGIO della "grande chiesa che passa da Che Guevara fino a Madre Teresa, passando da Malcolm X attraverso Gandhi e San Patrignano, e io penso positivo perché son vivo perché son vivo".
Che melassa insostenibile...
Brava Paniscus,
ti darei un fior d'ibiscus.
Essere obbligati a ingoiare non significa saper digerire.
Alessandro Bergonzoni
IL MAL DI SCUOLA
A COSA SERVONO I COMPITI DELLE VACANZE
vi prego, non il laboratorio di pace! R
Maurizio Parodi presenta: Basta compiti non è così che si impara
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