In queste settimane di proteste contro
la Buona Scuola mi sembra che da parte degli oppositori alla fine la parola
d'ordine sia stata una e soltanto una: niente potere ai presidi e nessun futuro
controllo sull'operato dei docenti. Comprensibilmente la scelta degli
insegnanti da parte del dirigente preoccupa per la possibilità di favoritismi
(peraltro dovranno essere esplicitate le motivazioni delle scelte); e la
possibilità che l'incarico triennale non sia
rinnovato costituirebbe indubbiamente un rischio per la libertà
di insegnamento, rischio che però sembra ridimensionato nella versione
definitiva della legge. D’altra parte ritengo che, grazie all'autonomia
scolastica, sebbene molto parziale, sulla carta qualche potere noi presidi già
ce l’abbiamo. Casomai
non esiste la possibilità di esercitarlo, mancandoci gli strumenti
"effettuali" per poterlo fare. Innanzitutto per il sempre più
esagerato e insostenibile carico di lavoro e di responsabilità non supportato,
salvo rare eccezioni, da un’adeguata struttura amministrativa, permanendo nella
scuola ancora un potere centrale elefantiaco, dominato da una burocrazia da far
invidia a quella zarista. Inoltre anche il sottoscritto non è molto entusiasta
di sobbarcarsi ulteriori compiti, visto che quelli esistenti sono lontani dal
poter essere realmente gestiti. Tuttavia, di fronte all’assoluta mancanza di
proposte alternative a
quelle governative da parte dei contestatori verrebbe quasi voglia di
sottoscrivere in toto il programma renziano. Negare che la scuola stia affogando
pian piano nella propria incapacità di mutare pelle significa infatti
non voler prendere atto che la struttura e la mentalità scolastica continuano
purtroppo ad essere quelle dei decreti delegati del '74. La stesso sbandierare
l’inadeguatezza di gran parte dei presidi alla loro funzione e magari il
rischio corruzione per gli incarichi ai docenti, significa riconoscere
implicitamente che occorre fare qualcosa e quanto prima per rinnovare questo
mondo. Essi dimenticano, nella loro foga polemica, che noi dirigenti proveniamo
tutti quanti dal ruolo della docenza. Vale la pena di ricordare che ancora oggi
sono in servizio molti dirigenti che hanno ottenuto il ruolo grazie a concorsi
riservati a chi aveva accumulato punteggi grazie al ruolo di vicepresidi. E quelli
della mia generazione sanno che, fino a poco più di un decennio fa, i
vicepresidi erano eletti dai collegi dei docenti, in cui era fortissima
l'influenza sindacale. Far finta che tutto vada
bene, madama la marchesa, è insomma una grave mistificazione. Che ci siano
persone che lo fanno in buona fede non si mette in discussione, ma che ce ne
siano altre interessate a mantenere lo status quo non vi è dubbio. Ignorare che
vi sono docenti impreparati, neghittosi, demotivati, nullafacenti, furbi che se
la cavano dando a man bassa sufficienze a tutti per non aver grane da parte
della famiglie è da sciocchi o da correi. E ignorare che questi disgraziati
fanno danni irreversibili ai ragazzi più svantaggiati è da irresponsabili. La
scuola è la struttura fondamentale deputata a garantire la costruzione di una
società migliore, più giusta e dominata dalla mobilità sociale. Che su questo
non abbiano nulla da dire forze sindacali nate per tutelare i più deboli e i
meno garantiti sul piano sociale e culturale è più di un segnale di come il
baratro sia a portato di mano, come spesso nella storia è accaduto quando si è
pensato che del nostro operato non si debba rendere conto a nessuno.
Valerio Vagnoli
(“Il Corriere Fiorentino”,
24 giugno 2015)
14 commenti:
E' verissimo che ci sono docenti come quelli descritti ed è altrettanto vero che sono di gran danno per i loro alunni. Quello che mi è meno chiaro, però, è per quale motivo - dato che chi siano costoro è noto a tutti, a partire dai colleghi per finire con il personale ATA per concludere con l'opinione pubblica del paese o quartiere dove si trova l'istituto - per risolvere il problema sia necessario togliere la sede di titolarità a tutti i docenti di tutte le scuole, anzi sopprimere proprio il concetto di sede di titolarità. Non mi sembra necessario, né utile, né equo, né intelligente e temo che non sarà affatto risolutivo.
Un tempo sarebbe bastato chiamare un'ispezione e, se l'esito di questa era negativo, licenziarli. Poi non lo si è quasi più fatto, anche se teoricamente ha sempre continuato a essere possibile e personalmente l'ho visto accadere almeno in un caso (ma anche non accadere in vari casi assai critici). Non si è più fatto per lassismo, per demagogia, per eccessiva sindacalizzazione.
Allora io una proposta alternativa su questo punto ce l'avrei avuta: ritornare a una maggiore serietà e rigore nei controlli. Ma non affidandoli al giudizio di una sola persona, né di una commissione interna all'Istituto, bensì a esperti, esterni all'Istituto e specificamente qualificati, della specifica didattica disciplinare come appunto erano (almeno nelle intenzioni) gli ispettori.
E' proprio perché i dirigenti provengono dalla categoria dei docenti che non vedo il motivo per cui dovrebbero essere mediamente migliori di essi, anche perché non mi risulta che venga superata alcuna seria selezione psico-attitudinale, o anche solo analisi della motivazione, per passare dall'una funzione all'altra. E' chiaro che non intendo riferirmi all'autore dell'articolo, per il quale ho grande stima, pur non conoscendolo personalmente, sia per quello che scrive, sia per le discussioni avute con lui sul GdF, sia per le note iniziative che ha avviato e che propongono un modo davvero intelligente di innovare la scuola. Ma purtroppo non sono tutti come lui. Per quanto riguarda poi le commissioni di valutazione interne, sappiamo tutti come funzionano (né potrebbe essere diversamente, chi può giudicare serenamente e obiettivamente una persona con cui ha lavorato fianco a fianco?).
A me, francamente, e mi dispiace ripetermi perché l'ho già detto altre volte, certi provvedimenti sembrano come quelli contro l'evasione fiscale: si complica la vita di tutti, si costringono i lavoratori autonomi a sostenere spese enormi per una serie di adempimenti burocratici, si sparano alla rinfusa multe salatissime per inadempienze solo formali, si ostacola l'attività imprenditoriale, magari si porta qualche poveretto al suicidio. Ma i grandi evasori non vengono colpiti o, quando ciò fortunatamente accade, accade per altre vie e sulla base di altre indagini.
Quanto ho scritto sopra non toglie che in larghissima misura sono d'accordo con le affermazioni dell'articolo, che testimoniano l'onestà intellettuale dell'autore. Il punto è che una soluzione ai problemi della scuola, nei provvedimenti renziani, non riesco proprio a vederla. Temo molto che vada a finire in modo simile alla riforma della sanità che istituì le ASL, perché mi sembra di vedere un'ispirazione analoga.
Anzi tutto: non è vero che tutto vada bene; anzi, tutto o quasi va malissimo. Poteri ai presidi". Non sono più prèsidi, ma "dirigenti" scolastici: e chi pensa che si tratti solo di un cambiamento di nome non è consapevole della denaturazione della scuola provocata negli ultimi vent'anni circa. Il "dirigente" non è più preside, così come maestri e professori non sono più tali: il maestro ha una classe, il professore ha una cattedra; ed oggi su una classe insistono cinque o sei ex-maestri, mentre per gli ex-professori la cattedra non esiste più: fanno 18 ore settimanali, che il "dirigente" assegna come vuole. Se poi si insegna per "competenze", come viene conclamato ed imposto, non si può più parlare neppure di insegnanti, ma di istruttori, come quelli delle scuole di guida. "Scuole autonome". A parte l'assurdità e l'incostituzionalità del concetto, l'autonomia non esiste: se una scuola fosse autonoma dovrebbe potersi scegliere il capo-istituto, come le Università con il rettore, che per altro è un professore. Era il prèside (non il dirigente scolastico) che andava eletto: un professore con certi requisiti, che oltre allo stipendio avrebbe ricevuto una moderata indennità di direzione. Si sarebbe risparmiato non poco e la scuola avrebbe guadagnato molto. Invece ora a dirigere un tecnico industriale può capitare un ex-maestro elementare, e un ex-professore di liceo può dirigere una scuola materna. E siffatto "dirigente" dovrebbe scegliere gli insegnanti!... Ma questa obiezione non l'ho sentita fare da nessuno: il che - come molte altre cose - è indizio della limitatissima capacità (purtroppo) della classe docente e delle sue associazioni di cogliere i veri problemi della scuola.
"indizio della limitatissima capacità (purtroppo) della classe docente e delle sue associazioni di cogliere i veri problemi della scuola."
Miur e politici di queste capacità ne hanno ancor meno.
(molto utile l'intervento, ma l'autore è un docente?)
Concordo con quanto sostiene Filippo Franciosi a proposito della mobilità dei dirigenti tra i vari ordini di scuola: mobilità che spesso è dettata anche dalla casualità. Purtroppo questo, direi anche questo, fu stabilito da Berlinguer che intese trasportare la filosofia delle elementari alle superiori senza però prendere in esame l'ipotesi che alla fine sarebbe toccato anche a qualche dirigente delle superiori finire alle elementari.
Non concordo invece sulla elezione del preside da parte dei collegi. Siamo sicuri che i collegi dei docenti eleggessero i migliori tra i vicepresidi? e siamo sicuri che le facoltà eleggessero i più capaci e i più saggi come presidi?
" Siamo sicuri che i collegi dei docenti eleggessero i migliori tra i vicepresidi? e siamo sicuri che le facoltà eleggessero i più capaci e i più saggi come presidi?"
e chi sa definire, individuare, riconoscere i "MIGLIORI" ?
forse le norme e le procedure concorsuali attuali con sospetti di irregolarità, graduatorie annullate, sanatorie con leggine graziosamente confezionate su misura, vedi sicila, lombardia, campania?
A mio parere si dovrebbe casomai estendere il sistema delle scuole alle università. I dipartimenti dovrebbero avere dei direttori calati dall'alto e che nulla abbiano avuto a che fare con il dipartimento che sono mandati a dirigere. E la stessa cosa dovrebbe accadere con le scuole di alta formazione come in conservatori, i cui direttori da qualche anno sono essi pure elettivi.
In ogni caso ciò che urta di più è vedere che lo stato discrimina i propri dipendenti. Di professori universitari e docenti di conservatorio lo stato si fida ciecamente, consentendo che gestiscano la loro attività e il loro istituto in totale autonomia. Poi ci sono invece i minus habentes, i professori delle scuole, di cui lo stato non si fida e perciò impone loro un controllore esterno, perché, si sa, sono tutti fannulloni, infingardi, perditempo, pigri, parassiti ecc., e chi non lo è in atto lo è probabilmente in potenza.
Io trovo questa diversità di comportamento davvero offensiva.
Caro Filippo Franciosi, la stessa obiezione che ha fatto lei l'ho fatta anch'io, quasi con le stesse parole e in varie sedi, tra l'altro con il mio nome e cognome sulla pagina FB del Gruppo di Firenze.
Era inoltre implicita nel mio commento sopra, dove mi richiamavo alla necessità che la valutazione sia affidata a "esperti, esterni all'Istituto e specificamente qualificati, della specifica didattica disciplinare".
Del resto mi sembra un'obiezione del tutto ovvia. Il dirigente che dovrebbe scegliere gli insegnanti più adatti, oltre a essere magari un laureato in pedagogia che dirige un Tecnico industriale o un ingegnere che dirige un Istituto comprensivo con primaria e secondaria di primo grado, spesso ha altre due istituti in reggenza e di molti insegnanti non conosce neanche il viso.
Ma che importa: purché ci sia un uomo solo al comando, tutto andrà bene, prescindendo da quali siano le qualità del comandante in questione. E chi osa metterlo in dubbio non vuole il cambiamento e ha paura di essere giudicato. Oppure è un fannullone protetto dai sindacati (mi riferisco - è ovvio - ai commenti correnti sui media, non certo agli autori del GdF).
Per quanto riguarda il commento di Stefano Di Brazzano, lo condivido e trovo discriminante e offensivo, rispetto ai docenti universitari, anche il fatto che questi ultimi possano scriversi le dispense dei loro corsi e gli insegnanti della secondaria no, neanche se li distribuiscono gratuitamente, anzi siano obbligati all'adozione dei libri di testo. Non possono neanche dettare né diffondere appunti, anche se non so quanto il divieto sia rispettato. E' una norma che esiste da sempre, che non è stata mai soppressa né si ha intenzione di sopprimere, e contro la quale non ho mai sentito - in trent'anni - protestare alcun sindacato né alcuna associazione professionale.
Per Papik
Non penso vi sia una normativa che vieti la diffusione di dispense a titolo gratuito nelle scuole secondarie superiori. Nella mia scuola abbiamo più volte seguito questo iter e non abbiamo adottato alcuni testi, garantendo tuttavia che vi fosse comunque la possibilità per i ragazzi, di avvalersi di materiali prodotti dal docente. Abbiamo anche uno spazio sul sito del liceo, in cui ogni docente può caricare i propri prodotti intellettuali o pagine e letture tratte da manuali o classici... Molti presidi negli anni hanno subordinato il non adottare libri di testo a questo specifico servizio agli studenti. Pertanto sono molto interessata a sapere da voi quali sono gli estremi normativi del divieto cui fate riferimento. Grazie, M.
Per tornare al suo primo intervento, sono pienamente d'accordo sulla necessità di intervenire per rimuovere docenti che non sono all'altezza del compito, basandosi su prove oggettive e non sul pettegolezzo che nelle scuole purtroppo è diffusa abitudine. Tuttavia penso che se un DS provasse a verificare seriamente l'operato dei suoi docenti sarebbe costretto al silenzio . Ho visto il mio migliore DS messo all'angolo da una squadra di protestatari supportati da sindacalisti e sono molto scettica sulla possibilità di incidere su situazioni di questo tipo, che si alimentano grazie al silenzio complice, corrivo o pavido dei colleghi, all'abitudine dei genitori di risolvere i problemi con manovre di corridoio con la complicità di dirigenti che non brillano per determinazione. Certamente è una cancrena che va affrontata e a volte non basta che le scuole perdano iscritti per produrre un'inversione di tendenza; penso che a volte, chiusi nel nostro lavoro, riottosi nel confrontarci e giustificati nel non metterci in discussione, siamo perfino in buona fede, nel perpetuare condotte censurabili.
La faccia tosta di Vignoli che parla di "tutelare i più deboli" è' inaudita.
Ci sono docenti maltrattate, vessate, con continue lettere di richiamo per assurdità! Questo dimostra che forse la pagano troppo per lavorare niente. Il suo lavoro consiste nel massacrare le insegnanti ?
No, l'autore è un "dirigente"che odia le insegnanti e passa il tempo a massacrarle con lettere di richiamo, soprusi di ogni genere.
Una di loro tra l'altro viene massacrata nonostante sia stata colpita da gravissimi lutti e tuttora conviva con pesanti vicende familiari. Questo è l'autore....povera scuola
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