Facciamo
per un momento l’ipotesi che nessun preside nel “chiamare” i nuovi insegnanti
si faccia influenzare da conoscenze, raccomandazioni o pressioni e li scelga
con rigorosa imparzialità nell’esclusivo interesse della scuola. Ammettiamo,
senza concederlo, che sia agevole valutare le qualità dei candidati dalla
lettura dei curricoli e da un colloquio. In altre parole: depuriamo la questione
della chiamata dalle più comuni obbiezioni e limitiamoci a chiederci se
l’innovazione in sé e per sé può essere utile a elevare la qualità media
dell’insegnamento. Ebbene, dato che tutti
i docenti iscritti nelle liste territoriali dovranno trovare una
collocazione, chiamati o sistemati d’ufficio che siano, è evidente che avremo
soltanto un diverso modo di distribuirli fra le scuole. A sentire invece certe aspettative, sembra quasi che così si possa ottenere la moltiplicazione degli insegnanti bravi. La cosiddetta chiamata
diretta potrebbe essere efficace in senso qualitativo in un sistema che alla
fine lasci fuori chi non è stato scelto, in cui ci sia cioè un libero mercato
professionale in cui far valere competenze dimostrabili, la credibilità dei
titoli di studio, le referenze che si è in grado di produrre. Una cosa del
genere non è pensabile in Italia, per la particolare tutela conferita alla
libertà di insegnamento, in qualche modo paragonabile a quella dell’indipendenza
dei magistrati; un sistema che può diventare più flessibile, ma non essere
abbandonato.
Pare
proprio che in genere i legislatori non sappiano valutare realisticamente gli
effetti concreti dei provvedimenti e si lascino invece abbagliare dalle parole
d’ordine alla moda. Un altro caso esemplare è il tormentone sul “premio ai
migliori” come presunta leva per migliorare la scuola, che dovrebbe trovare
attuazione con questa legge. Abbiamo invece più volte fatto notare che i
docenti molto bravi continuerebbero a lavorare bene anche senza aumenti
retributivi, mentre dove questa pratica esiste ha creato scontento e tensioni
all’interno delle scuole. E ci vuole ben altro che qualche centinaio di euro una
tantum per rendere attraente l’insegnamento per i giovani.
Inutile
cercare scorciatoie; per elevare nel breve e nel medio periodo la qualità
professionale del corpo docente alcune scelte sono indispensabili, anche se
indigeste a parte del ceto politico e sindacale:
-
la selezione dei futuri insegnanti deve essere molto più rigorosa anche sul piano
attitudinale oltre che su quello culturale (in Finlandia diventa docente un
aspirante su nove);
- si devono poter allontanare dall’insegnamento i docenti gravemente inadeguati sul piano
didattico o della correttezza professionale, riconoscendo così il merito della
maggioranza dei colleghi seri;
-
un aggiornamento sistematico dovrebbe valorizzare in primo luogo il patrimonio
professionale già presente nella scuola, favorendo lo scambio di idee e di
esperienze;
-
è poi necessario promuovere la cultura del controllo di regolarità e di
legalità su tutti gli aspetti e i ruoli della vita scolastica da parte di un
corpo ispettivo numeroso e preparato;
- e infine è ora
che anche gli insegnanti italiani possano far riferimento a comuni principi
etico-deontologici della professione. Sarebbe un grande contributo alla
ricostruzione del loro prestigio sociale.
Giorgio Ragazzini
Standing ovation caro Giorgio, questo è puro buonsenso. Una precisazione la farei solo rispetto all'aggiornamento, che dev'essere in primo luogo contenutistico e didattico-disciplinare (e interdisciplinare), non centrato sulla solita fuffa socio-psico-pedagogica.
RispondiEliminaANAMNESI, DIAGNOSI E UNA CRUDELE OPERAZIONE VERITA'
RispondiElimina1) Alcuni spunti sono interessanti e condivisibili, anche se forse tardivi: i buoi sono già scappati o sono stati scacciati dalla stalla. Comunque (e senza offesa) meglio tardi che mai.
2) “Pare proprio che in genere i legislatori non sappiano valutare realisticamente gli effetti concreti dei provvedimenti e si lascino invece abbagliare dalle parole d’ordine alla moda.” Ma ricordiamoci di:
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Chi si è occupato di redigere la buona scuola? Gente che non è mai entrata in un’aula da insegnante!
Pubblicato Mercoledì, 10 Settembre 2014 20:36 | Scritto da Islanda Mariapia
Chi si è occupato di redigere LA BUONA SCUOLA? Sono andata a vedere uno ad uno i CV (si trovano facilmente in rete) di :
– Alessandro FUSACCHIA (stesura)
– Francesco LUCCISANO (stesura)
– Angela D’ONGHIA (sottosegretario)
– Roberto REGGI (sottosegretario, giá ben noto …)
– Gabriele TOCCAFONDI (sottosegretario)
e per la sua redazione “giorno e notte”:
– Simona MONTESARCHIO
– Damien LANFREY
– Donatella SOLDA
– Antonio ALOISI
BEH, NESSUNO DI LORO, MA OVVIAMENTE ERA MOLTO PREVEDIBILE, HA MAI INSEGNATO!!!!!!! Master di qua e di lá, pubblicazioni a iosa, esperienze professionali le più varie e altisonanti, collaborazioni, ricerca universitaria … andate a leggerne qualcuno! Nessuno di loro é mai entrato in un’aula scolastica dopo esserci stato da studente. E ci vengono a dire come deve essere LA BUONA SCUOLA ITALIANA?
http://www.professioneinsegnante.it/index.php/2-notizie/6956-chi-si-e-occupato-di-redigere-la-buona-scuola-gente-che-non-e-mai-entrata-in-un-aula-da-insegnante.html
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i personaggi di cui sopra pare che abbiano prescritto una loro terapia di massa, originale, creativa, se non inventata, non sperimentata in concreto, senza effettuare alcuna anamnesi e diagnostica, hanno “ragionato” sulle loro carte, su loro modelli e rappresentazioni inadeguati, non sulla realtà concreta. Ci sarebbe altro da dire, anzi è stato già stato detto e scritto, se interessa basta cercarlo in rete.
3) È chiaramente riduttivo, sbagliato e ipocrita, ma anche ingenuo e presuntuoso, addossare le colpe di tutto ciò che non va ai soli docenti (non si parla d'altro!!) e senza sospettare, né chiedersi minimamente se essi siano posti nelle condizioni per operare al meglio.
4) Le operazioni di selezione docenti e premio dei mitici migliori sono complesse, richiedono risorse economiche e professionali, tempo. Mi sembra che tutto ciò sia stato lasciato indefinito e ignorato.
5) Soprattutto occorre una crudele operazione verità su voti, esami e diplomi attuali. È mia convinzione che questo aspetto:
a) sia completamente fuori binario o rotta: troppi voti vengono alterati per negare e nascondere sia l’impreparazione che l’inadeguatezza di programmi e didattica;
b) ci sia un’assuefazione (dal Miur in giù) a mentire e a credere nelle menzogne (proprie e altrui);
c) la soluzione non può consistere in maggiore severità e rigore e quindi maggiori bocciature di chi non merita;
d) bisognerebbe abolire del tutto i voti di consiglio (meglio o almeno il loro abuso e generalizzazione), poter mettere solo VOTI VERI decisi dai docenti, lasciare alle famiglie la scelta di far ripetere eventualmente i loro studenti sulla base di una pagella non menzognera; questa ipotesi può apparire come l’abolizione delle bocciature, ma in realtà non lo è;
e) rendere alcune discipline opzionali e stabilire un carico sopportabile di ore di lezione a scuola (non più di cinque) e di studio individuale a casa (a scuola, nei professionali si arriva alla 7ª ora e anche all’8ª ora); anche i 200 giorni/anno di lezione andrebbero ridotti e allineati alle decantate (quando fanno comodo) medie europee.
LA SCUOLA COME UN’AZIENDA - PRESIDI COME MANAGER: IN INGHILTERRA LI SCELGONO I CACCIATORI DI TESTE
RispondiEliminaIl dibattito italiano sui nuovi poteri dei dirigenti scolastici e il confronto con gli altri Paesi. A Londra è polemica sui costi eccessivi della selezione: anche 25 mila euro
di Caterina Belloni – 1 luglio 2015
Mentre in Italia non smette di suscitare polemiche la nuova figura del preside-manager, preside-sindaco o preside «sceriffo» (secondo i detrattori) prevista dal Ddl scuola, in Gran Bretagna sono sempre di più gli istituti scolastici che di recente hanno deciso di affidarsi per la selezione dei loro responsabili agli esperti che, di solito, scelgono top manager e capitani d’industria. Cacciatori di teste per trovare un preside che abbia la capacità di sostenere la pressione dei tagli dei finanziamenti statali e affrontare le controversie con i genitori sempre più agguerriti.
Caccia al preside «migliore»
Perché in terra britannica i presidi vengono stimati molto e devono essere scelti per capacità e competenze, al punto che per riuscire ad accaparrarsi i migliori le scuole sono disposte ad alzare l’offerta del salario. Ogni mezzo può essere efficace. Una scuola elementare del Surrey, ad esempio, quando si è trovata nella necessità di sostituire il proprio capo d’istituto, ha girato un video pubblicitario e l’ha messo su Youtube, rilanciando poi il riferimento del video a tutti i candidati interessanti. Un approccio originale, ma forse un po’ «casalingo», per cercare la persona giusta. Altre scuole, dopo non aver individuato il nuovo preside nonostante un paio di annunci pubblicati sui giornali, hanno deciso di rivolgersi ai cacciatori di teste. Pur sapendo che un servizio di consulenza completo costa tra le 15mila e le 50mila sterline (da 21mila a 70mila euro). Secondo gli esperti ci sono anche pacchetti ridotti per le scuole, che al prezzo di 18mila sterline, circa 25mila euro, prevedono sostegno agli istituti per la preparazione di annunci, la prima scrematura delle candidature, il controllo accurato dei curriculum e delle precedenti esperienze e un giorno di trattativa per definire salario e condizioni di lavoro.
Il modello scuola-azienda
In Gran Bretagna, del resto, esistono parecchie società specializzate nel reclutamento di personale specializzato e di alto livello per il settore scolastico. Una prospettiva lontanissima da quella italiana. Ma nella scuola inglese anche i semplici insegnanti vengono contesi a colpi di offerte economiche e promesse di carriera. Al punto che a metà anno spesso si trasferiscono, per inseguire una proposta che giudicano interessante, e il fatto che siano costretti a lasciare la classe non suscita alcuna perplessità nei genitori dei loro alunni, ma al massimo il rammarico di aver perso un docente di prestigio.
Perplessità sui costi fra gli addetti ai lavori
Secondo alcuni esperti il numero delle scuole materne, elementari o secondarie che si sono rivolte ai cacciatori di testa per trovare un capo d’istituto brillante è quasi raddoppiato nel corso dell’ultimo anno. Colpa probabilmente del boom di pensioni tra i presidi storici e di esperienza e la mancanza di nuove leve con curriculum interessanti. I candidati sono meno numerosi di quanto dovrebbero, quindi per accaparrarseli si ricorre a ogni mezzo possibile, anche i cacciatori di teste. Una circostanza che costa parecchio alle casse delle scuole e che sta suscitando polemiche e perplessità tra gli addetti ai lavori, che preferirebbero vedere quei fondi investiti nel potenziamento dell’insegnamento e delle strutture. Tanto che in questi giorni la Local Government association, che si occupa degli enti locali e del loro funzionamento in Gran Bretagna, ha annunciato al «Guardian» di aver intenzione di occuparsi ufficialmente del problema.
1 luglio 2015 | 10:24
http://www.corriere.it/scuola/medie/15_giugno_30/scuola-presidi-inghilterra-cacciatori-teste-392a72f4-1f43-11e5-be56-a3991da50b56.shtml
Sono sostanzialmente d'accordo, specie sulle proposte alla fine dell'articolo, però vorrei spezzare una lancia a favore dell'incarico assegnato dai presidi.
RispondiElimina1) Innanzitutto è un sistema più semplice e quindi potenzialmente meno costoso, più rapido, meno oscuro.
2) Anche se il parco insegnanti rimane lo stesso, questo sistema potrebbe favorire l'assegnazione del docente giusto al posto giusto, magari non al meglio, ma di sicuro più del sistema totalmente cieco delle graduatorie (si veda per esempio http://www.lavoce.info/archives/34809/come-mettere-il-professore-giusto-nella-scuola-giusta/)
3) mi era sembrato di capire negli albi territoriale è vero che tutti saranno assunti, ma alcuni saranno scelti per ricoprire delle cattedre e quelli che nessuno vorrà saranno dei jolly saranno destinati alle supplenze e ad incarichi del genere. Quindi destinati a "fare meno danni".
Naturalmente tutti questi potenziali punti di forza si basano su un ragionamento al netto delle debolezze e delle incognite del sistema, ma si inseriscono nel solco del ragionamento proposto dall'articolo.
Paolo Dall'Aglio
Per quante perplessità possa suscitare, il modello inglese descritto nell'articolo risulta comunque più sensato, perché lì anche il preside viene "chiamato direttamente" dalle scuole (ovvero dai loro consigli di amministrazione, suppongo). Qui invece avremmo il paradosso della chiamata diretta dei docenti da parte di un preside che invece è stato messo nel posto che occupa dall'apparato ministeriale che continuerebbe a operare secondo i vecchi sistemi.
RispondiEliminaLa scuola non può essere "un po' azienda", o è azienda o non lo è, e questo a prescindere dal fatto che la scuola-azienda possa piacere o meno. E' come - per riprendere un paragone formulato da un etnolinguista piuttosto noto dalle mie parti - per una donna: non può essere "un po' incinta", o è incinta o non lo è.
" il paradosso della chiamata diretta dei docenti da parte di un preside che invece è stato messo nel posto che occupa dall'apparato ministeriale che continuerebbe a operare secondo i vecchi sistemi."
RispondiEliminauna specie di soffitto di cristallo che compiace e gratifica i presidi, li fa sentire appartenenti alla casta dei privilegiati e però - in qualche modo - li anestetizza nei confronti del rischio serio che corrono, di dover rispondere dei risultati senza poter disporre di risorse adeguate. il miur si protegge con una cintura di docili ostaggi.
Vorrei che si smettesse di additare la Finlandia come modello: è un paese dove una multinazionale che produce videogiochi truffaldini guadagna 187 milioni di euro al MESE e, guardacaso (le coincidenze della vita!), il governo propone di abolire la scrittura manuale per sostituirla col pigiamento di tasti.
RispondiEliminaMi viene il sospetto che quell'insegnante su nove sia il più allineato al sistema, il che non vuol dire essere i più bravi. R
"Vorrei che si smettesse di additare la Finlandia come modello" e come? con la forza, con la censura? e perché lo chiede un anonimo?
RispondiEliminala citazione della finlandia può essere impropria o errata, basta replicare e segnalarlo.
forse è come ipotizza l'anonimo del 4 luglio, ma è da dimostrare la relazione tra scuola e video giochi.
Poiché insegno all'università, vorrei fare alcune precisazioni:
RispondiEliminalo scopo dichiarato del Sistema, dopo la legge Gelmini, è ridurre il personale stabile, fare largo uso del precariato, liquidare gli studenti nel più breve tempo possibile, ridurre i programmi di studio in corsi e corsetti suggeriti dal Mercato.
I capi, Rettori, direttori etc., spesso ex-sessantottini e sinistrorsi, hanno sposato in pieno questo progetto.
Sono state abolite le facoltà, aboliti i registri cartacei, chiuse molte biblioteche, spenti insegnamenti umanistici di grande tradizione, assunti moltissimi informatici che impongono programmi non funzionanti.
Come si fa a credere che questi governi lavorino a favore dell'istruzione?
Dal sito www.roars.it
RispondiElimina"E se si ricorda che noi partivamo da un minore investimento sull’università e da un minore numero di laureati rispetto agli altri paesi UE, i tagli Italiani appaiono più gravi di quelli, pur preoccupanti, che si annunciano in altre nazioni, tradizionalmente più attente all’istruzione, come la Finlandia (Anche la Finlandia si avvia sulla strada dei tagli)".R
A Esami di Stato conclusi, posto qui la mia modesta proposta per una loro modifica, poiché l'ultimo thread in cui se ne era parlato è ormai troppo vecchio.
RispondiEliminaAumentare il valore dei crediti scolastici fino alla metà del punteggio complessivo e svolgere la prova, che attribuirebbe quindi il restante 50%, con una commissione interamente esterna.
Ripeto: interamente, perché considero la soluzione con un solo membro interno come la peggiore in assoluto.
domanda: ha senso il punteggio complessivo che copre e assorbe le votazioni delle singole discipline?
RispondiEliminaaltra domanda: non è opportuno o necessario fare una ricognizione (o più ricognizioni) sulla reale situazione degli apprendimenti e sull'esame stesso?
Domanda 1: Si potrebbero anche fare valutazioni separate per discipline, ognuna con lo stesso sistema (50% e 50%) anche se, francamente, mi sembra un po' macchinoso. Nel punteggio complessivo, personalmente, non vedo particolari negatività, ma, certo, è solo la mia opinione. Comunque il numero delle discipline d'esame andrebbe aumentato (lo so, lo so, che tutto ciò costerebbe troppo ...).
RispondiEliminaDomanda 2: a. La ricognizione sulla reale situazione degli apprendimenti la fa l'esame, se no che esame è? Anche per questo sarebbe bene che fosse svolto da commissari esterni. Se non riesce a fare questo, meglio sopprimerlo. Ma occorre una modifica dell'art. 33 della Costituzione.
b. La ricognizione sull'esame stesso, certamente, si potrebbe fare, secondo modalità da stabilire: e qui si dovrebbe aprire un'altra discussione.
domanda 2.b: questo intendevo. l'ho scritto altrove. giudico l'esame attuale un po' cerimonia un po' sanatoria.
RispondiEliminaIo ho provato il brivido surreale di sentir lamentare, a distanza di pochi giorni, nella stessa commissione, che "non è giusto che sia dato TROPPO peso ai crediti del curriculum pregresso", e che "non è giusto che sia dato TROPPO POCO peso ai crediti del curriculum pregresso".
RispondiEliminaOvviamente, in entrambi i casi, era intesa in senso favorevole al gonfiaggio assoluto dei voti finali.
Cioè era considerato ingiusto che uno studente con delle belle prove d'esame non potesse prendere il massimo "solo perché due anni prima aveva la media del sette e mezzo e non del nove", ed era anche considerato ingiusto che un altro studente, bravo sì, ma non certo eccellente, che aveva avuto voti evidentemente sovrastimati per tutti i cinque anni, non potesse prendere il massimo "solo perché ha imprevedibilmente sbagliato l'esame".
In pratica, non va bene NULLA, se non dare il massimo a tutti?
"In pratica, non va bene NULLA, se non dare il massimo a tutti?"
RispondiEliminabis "giudico l'esame attuale un po' cerimonia un po' sanatoria"
e dalla parte dei voti bassi?
Urge una dose da cavallo di etica professionale (anche se probabilmente i cavalli non ne hanno una, e forse non gli servirebbe; ma agli asini sì)
RispondiEliminaGR ha scritto:
RispondiElimina"- si devono poter allontanare dall’insegnamento i docenti gravemente inadeguati sul piano didattico o della correttezza professionale, riconoscendo così il merito della maggioranza dei colleghi seri;"
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Scusatemi tutti, ma mi piacerebbe che l'autore dell'articolo spiegasse meglio questo punto, che proprio non mi quadra.
Ovvero: il potere del dirigente scolastico di allontanare o sospendere dal servizio i docenti gravemente inadeguati esisteva GIA', da parecchi anni.
Eppure non veniva usato quasi mai, se non in casi veramente ma veramente estremi, praticamente limitati solo ai veri e propri reati penali o ai disturbi psichiatrici pericolosi (oppure, in qualche rarissimo caso ancora più deplorevole, alle guerre ideologiche o alle vendette personali, che riguardano ben altro discorso).
Però di dirigenti scolastici coscienziosi che si attivassero realmente per allontanare o sospendere dall'insegnamento qualche docente "solo" perché dimostratosi inadeguato dal punto di vista professionale... francamente, non ne ho mai visti.
Nonostante questo potere, appunto, ce l'avessero già.
A far sospendere dal lavoro il pazzo furioso che picchia gli alunni o che li coinvolge in attività illegali, è buono chiunque.
Ma l'incomodo di dover intervenire direttamente contro quello che non ha fatto nulla di terribilmente grave sul piano legale, ma che semplicemente è incompetente, non insegna un piffero, non svolge il programma, mette voti inventati, e nella scuola lo sanno tutti... beh, quell'incomodo non se lo prendeva quasi mai nessun dirigente, anche se le prerogative per farlo le aveva già.
Quindi, qualcuno mi spiega 'sta cosa semplice semplice?
Ossia, perché mai, con le normative nuove, ci si dovrebbe aspettare che i presidi "finalmente avranno più libertà" di intervenire contro gli insegnanti inetti o incompetenti, visto che questa libertà ce l'avevano già anche prima, e non la usavano?
L.
Semplice, nessuno si prende l'incomodo perché contro i docenti inadeguati non c'è nulla( quasi) nulla da fare. A chi la tocca la tocca e se gente del genere capita a figli di persone non in grado di far recuperare loro le carenze causate da certi docenti, ecco la Costituzione messa sotto i piedi ed ecco precluse molte occasioni a tutti quelli che non saranno in grado di ricostruire ciò che è stato loro negato.
RispondiEliminaAbbiamo mai sentito qualcuno che per vocazione ideologica dovrebbe difendere i diritti dei più vantaggiati reclamare un po' di serietà e di controlli per i docenti incapaci o vagabondi?
prego far presente documenti, interrogazioni, articoli ove si rivendica quanto sopra.
RispondiElimina"Semplice, nessuno si prende l'incomodo perché contro i docenti inadeguati non c'è nulla( quasi) nulla da fare. "
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Faccio presente che io stavo semplicemente rispondendo all'articolo originario del thread, in cui si sosteneva che "finalmente sarebbe cambiato qualcosa in positivo in tal senso, dando ai dirigenti scolastici delle possibilità che prima non avevano", in termini di sanzioni e di provvedimenti contro gli insegnanti inadeguati.
Adesso invece mi si viene a dire che non è vero nulla, e che tali poteri...
a) c'erano già ma non venivano usati,
b) prima non c'erano e adesso saranno introdotti solo sulla carta, ma non saranno applicati lo stesso.
E allora perché illudersi (o illudere l'opinione pubblica) che con le nuove norme previste dalla riforma, INVECE, le cose cambieranno, e che finalmente il superpreside coi superpoteri avrà la possibilità di limitare i danni fatti dai docenti inadeguati, mentre finora purtroppo non ce l'aveva?
Non ci si ravvisa un cicinino di malafede?
L.
Purtroppo, capita di vedere che certi insegnanti che vanno in classe una volta ogni tanto e, quando ci vanno, si dedicano alla lettura del giornale, e se non facessero così sarebbe anche peggio perché sono del tutto ignoranti della materia che dovrebbero insegnare, siano tra i più apprezzati dai loro dirigenti perché, magari, si fanno eleggere in Consiglio di Istituto e sono sempre d'accordo con loro, o perché sono indefessi presentatori di progetti, o perché accettano di assumersi responsabilità formali delle quali tutti gli altri hanno timore. Certamente una persona corretta e capace è naturalmente portata a credere che tutti si comportino come lei, ma prego VV di credermi: si tratta di casi che ho visto con i miei occhi e anche più di una volta.
RispondiEliminaPurtroppo anche VV è come tutti gli altri.
RispondiEliminaChissà, magari bastiancontrario non ha potuto continuare a fare i suoi comodi...
RispondiEliminaPer me non esiste qualcuno che è "come tutti gli altri". Desidero essere considerato come persona e non come esponente di una categoria e altrettanto cerco di fare con gli altri.
RispondiEliminaEsistono comportamenti, positivi e negativi, che possono essere più o meno diffusi all'interno di determinate categorie. Ma non mi sognerei mai di pensare che tutti i dirigenti si comportino come ho detto sopra, né ho affermato di avere riscontrato una cosa del genere in generale, ma solo di "casi che ho visto con i miei occhi".
Anche se, se fossi un dirigente, penso che un occhio di riguardo verso chi è disposto a condividere certe responsabilità (il cui solo pensiero mi terrorizza, e per questo non farò mai il dirigente), finirei con l'averlo anch'io.
Nel corso della mia carriera ho constatato un generico peggioramento della qualità dell'insegnamento, una paradossale chiusura a ogni novità didattica da parte di molti colleghi, arroccati su posizioni di difesa di una presunta libertà di insegnamento, l'irrigidimento su posizioni di principio ideologiche, il moltiplicarsi di geremiadi sullo scadimento della preparazione degli studenti ERGO la dichiarata impotenza a invertire la nefasta tendenza alla dilagante ignoranza. Ogni riforma ha avuto luci e ombre, ma non sono state le ombre a meritare un'attenzione che le cancellasse, bensì le luci, a mio avviso, sono affondate nella palude dell'inerzia. E anche le scuole migliori hanno sofferto delle bagarre dell'era berlusconiana, diventando cellule di ideologismi e volgari pettegolezzi, mentre zelanti docenti rileggevano il passato attraverso la lente delle contraddizioni presenti. I mail del sistema dell'istruzione sono tanti e profondamente metastatizzati. Il preside sceriffo o abate non penso possa cambiare queste scuole dilacerate e contese tra rivendicazioni sindacali, legittime o improbabili e burbanzose pretese genitoriali e burn out veri o millantati... Del corpo docente e di tutti i lavoratori degli istituti, personale non insegnante compreso.
RispondiEliminaHo sempre sostenuto che per allontanare un docente dalla scuola non basta un omicidio, serve una strage, e al di là del paradosso, credo piuttosto nella necessità di diffondere una cultura della responsabilità e della collaborazione per mettere al bando le connivenze delle consorterie, sempre presenti nelle scuole e soprattutto in tempi di magra, le blandizie dei dicenti più proni alle pressioni della "società civile", la cultura della protesta indiscriminata contro qualsiasi tentativo di verificare la qualità degli insegnamenti ... Se la seconda prova delle maturità scientifica e classica vede tanti allievi in difficoltà non è perché il Ministero ignora le effettive conoscenze degli allievi che frequentano le scuole di ogni ordine e grado, ma forse perché bisogna profondamente rinnovarsi per rispondere a un cambiamento di proporzioni mai registrate negli ultimi decenni. I ragazzi sono cambiati, la società è cambiata, le forme e i luoghi di trasmissione della cultura sono nuovi e promettenti, bisogna difendere la qualità del l'insegnamento ad ogni costo e dare ai meno provveduti più di quanto non si dia agli allievi dei licei che da sempre sono stati ritenuti l'unico luogo in cui si debba formare la classe dirigente del paese. Insegno in un liceo classico in una città che è nel mondo nota e ammirata, ma credo che lo smantellamento del sistema pre scuola media unica sia stato un danno irreparabile. Credo che la spocchia dei docenti e di alcuni studenti di quelli che vengono considerati gli unici e veri licei sia patetica. Ma de hoc satis...alla prossima
PS Se vengono boicottati sistematicamente i test invalsi, come può il Ministero conoscere il grado di preparazione degli allievi? Sono d'accordo su una più ampia condivisione, ma non come quella platonica della Buona Scuola: ho letto le proposte dei docenti, in particolare di quelli toscani: se i loro allievi avessero scritto pagine di tale fatta, i docenti
avrebbero convocato consigli di classe straordinari
Ma cosa sono le novità didattiche? Non studiare più?
RispondiEliminaHo parecchi studenti ventenni che non sono in grado di preparare un esame universitario. Il Rettore lancia intimidazioni mafiose perché "chiudiamo un occhio". Finché posso, non lo chiudo affatto. Epperò ...
Come mai mancano i fondamenti?
Errori di grammatica,
disconoscenza della storia e della geografia,
latino letto come l'inglese,
incapacità di incolonnare lo scritto su un foglio ...
Non sarà che bisogna tornare indietro invece che andare avanti?
Ma questo il Ministero non lo vuole, perché gli interessa trasformare la scuola in un pacchetto di offerte da vendere: modello commerciale + ridurre l'educazione a una serie di conoscenze superficialissime su tutto lo scibile umano, negare la civiltà europea, vendere computer a tutti i gonzi (noi) ..
Tentativi di collaborazione tra le scuole secondarie superiori e le facoltà (oggi dipartimenti) si sono tradotti in insegnamenti di brandelli di sapere elargiti a pochi insoddisfatti docenti delle superiori che li accettavano di buon grado o brigavano per annusare quel profumo di sapere di cui si sentivano a dir loro espropriati per carriere interrotte... Soldi pubblici buttati al vento o altrove. E delle SSSSSIIISSS vogliamo parlare? Anche nel loro ultimo tragico travestimento? La mia tirocinante ha iniziato all'inizio di aprile quel percorso che avrebbe dovuto constare di più di 400 ore... Ma tornando alle scuole secondarie superiori... Esimi classicisti e illustri italianisti snobbano l'insegnamento della Geografia, lasciano ai supplenti che cambiano tutti gli anni gli insegnamenti di storia al ginnasio e questo avviene grazie a presidi (Dirigenti?) compiacenti.
RispondiEliminaper maria isnardi:
RispondiEliminama VERAMENTE a te sembra che oggi il livello di preparazione dei giovani in uscita da suola sia calato "perché gli insegnanti sono chiusi alle novità didattiche" e sono abbarbicati ai vecchi schemi???? E allora come si spiega che il livello fosse decisamente più alto quando invece erano ANCORA più abbarbicati a schemi ancora più vecchi, e le novità didattiche manco esistevano? Ma dai, siamo seri!
Il livello è calato da quando la maggior parte degli insegnanti (alcuni per scelta "innovativa", appunto, come se fosse un vanto... e altri invece per necessità ambientale di quieto vivere, perché i colleghi lo facevano e i dirigenti lo pretendevano) hanno cominciato a mollare completamente i cosiddetti "vecchi schemi" e a non insegnare più i fondamenti primari della cultura generale, che invece prima insegnavano.
Da quando hanno cominciato a non correggere più gli errori di ortografia o di sintassi, essendosi bevuti la bufala che "l'importante è solo il contenuto e non la forma"; da quando hanno cominciato a trovare perfettamente accettabili gli errori di calcolo, perché "tanto quello che conta è solo dimostrare di aver capito il ragionamento", mica saperlo applicare; da quando hanno smesso di richiedere, che so, la conoscenza di una sequenza cronologica di eventi storici, o l'organizzazione logica di un'opera letteraria, o le conseguenze dirette di un fenomeno fisico, sia mai, perché quello robaccia è "solo nozionismo", mentre l'unica cosa importante è la rielaborazione personale (peccato che la rielaborazione sia impossibile se non c'è nessun contenuto da rielaborare).
Cosa dovrebbero fare, gli insegnanti, per "aprirsi alle novità" e "abbandonare i vecchi schemi"? Insegnare ancora meno e richiedere ancora meno?
E sia chiaro che non parlo di specializzazioni liceali di eccellenza, o di ambienti socialmente e culturalmente elitari, eh, parlo di livelli molto più semplici.
Ad esempio, come mai oggi un ragazzino di terza media non sa fare un riassunto, o non sa disegnarsi da solo la figura di un problemino di geometria, mentre 30 anni fa mediamente ci riusciva? Eppure le elementari e le medie le facevano tutti, anche 30 anni fa... mica solo quelli destinati ad andare al liceo classico perché le loro famiglie c'erano già andate da millemila generazioni!
ma boh...
L.
Naturalmente non confondo i contenuti con le metodologie: insegnare attraverso una didattica che premi l'intelligenza, il piacere e la scoperta non è un'invenzione della sottoscritta, la Ca' Zoiosa mi ha sempre ispirata e so bene come oggi il piacere di apprendere e la soddisfazione di aver appreso siano fortissime motivazioni per un gruppo classe. Come ugualmente premiale è verificare progressivamente la propria crescita individuale e il progredire del gruppo dei pari. Purtroppo vedo intorno a me colleghi preparatissimi che ripropongono modelli superati di insegnamento e pensano di aver fatto un lavoro egregio quando propongono lezioni conferenza. Vanno bene anche quelle, ma non possono essere lo standard perché l'apprendimento deve essere attivo e raramente durante una conferenza si ha un feed back fedele. I contenuti sono essenziali, e per assimilarli è necessario il pensiero dinamico.
RispondiEliminaPOSTILLA
Trenta anni fa la scuola era più smilza per orari e materie. Le medie avevano un passo meno teorico e univano prassi e teoria attraverso la sapienza didattica di docenti formati secondo una pedagogia che all'epoca era rivoluzionaria. Trenta anni fa le scuole elementari avevano un'ossatura solida e preparavano studenti di scuola elementare e non pseudo liceali... Trenta anni fa anche lo spirito della classe insegnante era più vivace e pochi erano i docenti che avrebbero lavorato fino a 67 anni per andare in pensione poi con un
trattamento pensionistico pari al primo stipendio di un impiegato di una multinazionale milanese (mio figlio).
Condivido quanto dici sui fondamentali: oggi i ragazzini non sanno riassumere etc. Ma poiché a nessuno piace sentirsi escluso, umiliato, punito, forse quei ragazzini impareranno sapendo che il loro sforzo sarà premiato dal successo e il successo non sarà naturalmente il bel voto o il munifico dono di genitori di manica larga, ma sentirsi migliori, capaci di capire e interpretare, di suonare uno strumento, di tagliare per primi un traguardo.
Scusa se mi sono dilungata e sappi che ho dovuto frenarmi...
Ho fatto le elementari ben più di trent'anni fa, ohimé ... il mio ricordo personale è che il maestro spiegava poniamo le equivalenze, noi le studiavamo, facevamo esercizi a casa, e poi ce le chiedeva e ci assegnava esercizi in classe. Il premio era il voto e si studiava perché si doveva farlo, questo nessuno lo metteva in discussione e il discorso finiva lì. Nessun genitore ci ha mai fatto regali per questo, al massimo ci dicevano "bravo" se andavamo bene. Non tutti raggiungevano gli stessi livelli, il che era considerato un fatto normale, ma al concetto di equivalenza, almeno, ci arrivavano tutti.
RispondiEliminaHo citato le equivalenze perché oggi mi capita spesso di constatare che, negli ultimi anni del liceo artistico dove insegno architettura, studenti, anche brillanti per altri aspetti, hanno serissime difficoltà a trasportare un disegno dalla scala 1:100 alla scala 1:1000 o a passare dai centimetri ai metri.
Ora, il sospetto di molti di noi, me compreso, è che questo crollo delle conoscenze fondamentali sia proprio dovuto alla diffusione di modelli derivanti dall'attivismo pedagogico. Naturalmente manca la controprova, cioè come andrebbero le cose se si facesse ancora come allora. Ma l'idea che sia intercorsa una mutazione genetica del cervello umano, come pensano i sostenitori della teoria dei "nativi digitali", a me sembra non troppo fondata. L'evoluzione richiede tempi ben maggiori.
La questione è: la scuola deve essere ancora un luogo nel quale si attua un trasferimento di conoscenze da chi le ha a chi deve acquisirle, o no? L'insegnante deve insegnare o deve solo "facilitare"? L'una o l'altra. Poi si possono individuare tutte le strategie e le modalità che si vuole, si possono affiancare tutte le attività di ricerca autonoma che si ritengono opportune; ma scaricare alcuni contenuti dalla rete senza essere in grado neanche di compiere una rielaborazione minima, come ho visto accadere non solo al livello di Esame di Stato secondario ma anche al livello universitario, è fare una ricerca?
Come dicevo, i contenuti sono essenziali. Come dicevo, è sconfortante vedere che per non dare tutte insufficienze, si abbassino i livelli minimi soprattutto nelle discipline caratterizzanti: latino e greco al liceo classico e matematica negli scientifici... Per esempio. Come dicevo, l'insegnante deve insegnare senza fare sconti a se stesso con l'alibi delle pregresse lacune accumulate in anni di negligenza del ragazzo. Ogni allievo è una sfida e a volte non si riesce a condurlo sulla sua strada. Ma il fallimento non è unicamente suo. Peraltro sono anche convinta che ripetere un anno di scuola non sia una catastrofe e ogni volta che devo comunicarlo a un genitore o a un alunno, sono certa di aver già preparato il ragazzo ad accogliere senza traumi, per quanto malinconicamente, l'evento. Qualche volta ricevo anche ringraziamenti! Ma questo è possibile quando nel patto educativo anche i genitori sono parte attiva.
RispondiEliminaTi rispondo: certamente la mia preferita non è la via più breve, quella che non attiva altro che il polpastrello che preme un tasto su una tastiera. Ricerca è tutt'altro, ma va guidata e motivata. E se l'allievo giunge alla maturità con tesina truffaldina, deve pagare pegno, soprattutto se non ha saputo o voluto lasciarsi guidare dai suoi docenti che hanno mostrato verso di lui la disponibilità a sostenere il suo lavoro .
Caro Papik,
RispondiEliminaLei c'entra sempre il punto.
E' tutto ridicolo: decine di ore perse a parlare di Amnesty International e a fare teatro (elementari), tesine alla licenza di maturità su argomenti grotteschi (rubano tempo allo studio delle materie e non servono a niente), uno stato che permette classi di trenta alunni e orari di sette ore giornaliere (succede dove abito io), insegnanti che non fanno studiare i programmi per sostituirli con l'attualità ...
I risultati che vedo sono il frutto di tutto questo.
Vi ricordo inoltre che all'Università, grazie a Berlinguer, PER LEGGE i contenuti delle materie sono stati dimezzati in base a un aberrante calcolo tra ore di studio e ore di "didattica erogata".
Mettendo insieme il depotenziamento della scuola e quello dell'università otteniamo le basi del serio, serissimo declino che sta attraversando il nostro paese e non può arrestarsi se non si torna URGENTEMENTE indietro. Tecnologie varie, innovazioni etc. sono fuffa, quando non danno.
L'altra domanda è: vogliono questo?
RispondiEliminaQuando tutti notano il declino ma il Ministero si intestardisce e prospetta come futuro luminoso quello di fare i camerieri a Londra, allora non sarà che dobbiamo trasformarci in una semplice colonia dell'impero globale, senza più tradizioni e cultura nostre?
Voi che esaltate tanto il merito, perché non fate nulla per la scandalosa ascesa della vostra concittadina De Pasquale che senza aver mai vinto in vita sua un concorso andrà a ricoprire un prestigiosissimo incarico al Miur?
RispondiEliminaLoro stanno sempre sul carro del vincitore
RispondiEliminaMolto interessante questa discussione, concordo con molto di quanto è stato detto.
RispondiEliminaPossiamo sapere cosa ha fatto Mimmo "per la scandalosa ascesa" della Di Pasquale? Il fatto è che si fa quel che si può, direi anzi che per le nostre forze facciamo fin troppo. Quanto a Bastian Contrario, il suo intervento è di gran lunga al di sotto del livello di una discussione civile.
RispondiElimina
RispondiEliminaQuesto è un articolo in difesa di Carlo Giovanardi e la responsabilità di una simile stravaganza va interamente addossata ai clienti dell’hotel Miramonti di Cortina che hanno impedito al noto jihadista democristiano - l’uomo che paragonò il bacio lesbico a fare la pipì per strada - di presentare un suo libro nella sala conferenze dell’albergo. Non ci hanno fornito i nomi, eppure pare di conoscerli, questi campioni della sinistra intollerante in vacanza, mentre apprendono dell’imminente arrivo del Joe Vanardi e si precipitano nella hall corrugando le fronti pensose in una maschera di indignazione. Contro il portavoce di tutti i proibizionismi scatta lo snobismo censorio di quelli che hanno sempre la Costituzione in bocca ma non esitano a mettersela sotto le pedule quando si tratta di estenderne i principi liberali a chi non la pensa come loro. Chiedono, e incredibilmente ottengono, che lo show del reprobo venga cancellato. Il sospetto di essersi comportati con Giovanardi come dei giovanardi qualsiasi non li sfiora nemmeno. Essi si sentono nel giusto - hanno la formula della giustizia inoculata nel dna per grazia divina - e gli stessi atti che bollerebbero come intolleranti se fatti da altri, compiuti da loro si trasformano in baluardi della democrazia.
Chissà se qualche altro albergo di Cortina avrà il buon gusto di offrire al censurato una sala di compensazione. Perché Giovanardi, quando parla, è indifendibile. Ma quando non lo fanno parlare, diventa obbligatorio difenderlo.
Massimo Gramellini
Non ho fatto niente, come scrive GR? Ho solo votato 5 stelle perché finisca certa mafia politica. La storia di questa signora ci porterà molti voti. Mi hanno detto che da antirenziana si è alla fine convertita al renzismo ottenendo l'ingiusto premio.
RispondiEliminaA proposito di Giovanardi stavolta concordo con Gramellini. Più lo fanno parlare e più il movimento cresce. Più fanno porcate come con la De Pasquale e prima si va al governo. Vi riconosco tuttavia, a differenza di bastiancontrario, grande autonomia di pensiero e piena libertà dai potericchi. Chi vuol far carriera non scriverebbe mai in piena libertà come tutti voi fate. Bastiancontrario non lo capisce? peggio per lui.
Pienamente d'accordo anch'io con Gramellini. E grazie a Mimmo per i suoi riconoscimenti.
RispondiEliminaQuesto è un articolo in difesa di Carlo Giovanardi
RispondiEliminaNon ci hanno fornito i nomi, eppure pare di conoscerli, questi campioni della sinistra intollerante in vacanza, mentre apprendono dell’imminente arrivo del Joe Vanardi
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Ho conosciuto personalmente un astrofisico che, per sua somma sfiga, si chiama proprio così, Carlo Giovanardi, e non può farci niente...
http://www.iau.org/administration/membership/individual/6319/
...se non dare fondo alle ultime riserve dell'autoironia, mettendo sulla targhetta affissa alla porta del suo ufficio all'osservatorio astronomico il nome storpiato in "Joe van Hardy", spacciandosi per un americano di origine olandese trascritto male.
L.
Nel ringraziare Pupipupi per l'apprezzamento, vorrei segnalare la mia opinione riguardo alla ricerca, in particolare per la cosiddetta "tesina" dell'Esame di Stato. Ritengo che se uno studente la svolge scaricando materiale dalla rete senza neanche leggerlo né tanto meno modificarlo, la responsabilità sia solo ed esclusivamente sua. Non sono i docenti che debbono guidarlo e motivarlo. Si tratta di un maggiorenne (18 o, più spesso, 19 anni) che ha la patente e il diritto di voto e si suppone abbia anche acquisito un minimo grado di autonomia di lavoro, anzi la cosiddetta "tesina" dovrebbe servire proprio a dimostrare questo.
RispondiEliminaNaturalmente se chiede consiglio e indicazioni ai suoi insegnanti, questi hanno il dovere professionale e morale di assisterlo nella ricerca al meglio che possono.
Ma se decide di fare tutto da solo, come quest'anno ho visto accadere nella maggioranza dei casi, la responsabilità è soltanto sua. I commissari interni non sono relatori della tesina.
Questo a parte il fatto che anch'io vedrei con favore un'abolizione. Sia della tesina (o mappa concettuale) sia, come ho già detto, dei commissari interni.
Non capisco su quali basi si dovrebbe "abolire la tesina", visto che già adesso la tesina non è affatto richiesta, è assolutamente facoltativa, non ricopre nessun significato ufficiale, ed è solo una prassi consolidata senza nessuna regolamentazione giuridica né valutazione formale.
RispondiEliminaQuindi, non vedo in che modo si dovrebbe invocare che ci pensi la legge nazionale ad "abolire le tesine": basterebbe che fossimo noi insegnanti a smettere di fare pressioni sui nostri studenti perché le facciano, e a mettere bene in testa loro che già adesso non sono affatto obbligatorie.
L.
"Il colloquio ha inizio con un argomento o con la presentazione di esperienze di ricerca e di progetto, anche in forma multimediale, scelti dal candidato. Esso, tenendo conto di quanto previsto dal comma 8, prosegue su argomenti proposti al candidato a norma dell’art.4, comma 5. Gli argomenti possono essere introdotti mediante la proposta di un testo, di un documento, di un progetto o di altra indicazione di cui il candidato individua le componenti culturali, discutendole. (..,)". (Art. 5, c. 7, DPR 323/98)
RispondiEliminaCerto quanto sopra non obbliga il candidato alla produzione di un documento definibile "tesina", infatti sopra ho scritto "tesina (o mappa concettuale)", ma è chiaro che chi si presentasse "a mani nude" andrebbe oggettivamente allo sbaraglio, sarebbe come dire "mi avete dato questa opportunità ma non l'ho sfruttata perché non mi andava di lavorare o perché mi considero onnisciente".
Quindi è del tutto naturale che gli insegnanti consiglino ai loro alunni di preparare qualcosa, sarebbe un pessimo consiglio quello contrario.
In ogni caso, comunque la si voglia chiamare, si tratta di un qualcosa che a mio parere sarebbe meglio sopprimere. E' più chiaro così?
Appunto, l'unica cosa prevista dalla legge è che il colloquio finale inizi con un argomento a scelta del candidato.
RispondiEliminaNon sta scritto da nessuna parte che tale argomento debba essere scritto in forma di tesina, o nemmeno che debba contenere riferimenti intrecciati (e quasi sempre forzatissimi e tirati per i capelli) a più materie diverse.
L.
Abbia pazienza, Paniscus, ma se il candidato ha la possibilità di ridurre le domande a sorpresa introducendo riferimenti alle diverse materie, che altro potrebbe fare? è solo umano che cerchi di coinvolgere il maggior numero possibile di materie, anche con collegamenti forzati, sono del tutto d'accordo su questo punto.
RispondiEliminaA me hanno fatto più volte venire in mente una gag di Renato Rascel, un tempo famosa, che sono abbastanza anziano per ricordare: "... cammina cammina, raggiunsero infine la meta agognata. LA COGNATA ... (detto con una significativa accentuazione del tono di voce)".
Per questo penso che forse sarebbe meglio eliminare del tutto l'argomento a scelta del candidato e ritornare a un orale normale. Sempre a parte il fatto che, secondo l'Invalsi, la prova orale non ha più senso, non esiste in alcun sistema scolastico dei Paesi avanzati e, probabilmente, l'Europa ci chiede di eliminarla ...
Per Paniscus
RispondiEliminaQuesta volta sono d'accordo con Lei. Non c'è alcuna obbligatorietà circa la presentazione di una TESINA scritta. Ho visto i più diversi sottoprodotti semilavorati, truffaldini e no, ma ho anche accompagnato nella ricerca tanti giovani intellettualmente dotati, interessati allo studio e a ben figurare e sono convinta che debba passare un messaggio chiaro ai nostri ragazzi. Molti miei colleghi, talora esimi studiosi e autori di volumi per le scuole, hanno negli anni scoraggiato i loro e miei allievi, ridicolizzando la "tesina", sbeffeggiando i tentativi dei ragazzi cui avrebbero potuto insegnare a usare gli strumenti della ricerca in cui loro stessi erano impegnati, se era vero quanto andavano stigmatizzando circa la passività e la ripetitività dello studio scolastico... Avrei tanto da aggiungere, tuttavia mi fermo qui giacché mi sono già accorta che chi mi legge si limita a cercare una parola, un'affermazione, per partire in contropiede senza cogliere talora il senso di tutto il mio discorso.
Perché non diciamo le cose completamente come stanno?
RispondiEliminaLa sciagurata moda delle tesine diventate obbligatorie di fatto è un sottoprodotto della sciagurata stagione morattiana delle commissioni d'esame tutte interne. L'ipertrofia delle tesine nasce esattamente da quella contingenza.
In quel periodo, siccome gli insegnanti oggettivamente (e a ragione) si vergognavano a morte della sceneggiata a cui erano costretti (ossia, far finta di valutare gli studenti sugli stessi argomenti sui quali li avevano già valutati venti giorni prima, e far finta perfino di crederci)...
...ALMENO, li incoraggiavano a presentare un lavoro autonomo che fosse al di fuori del programma, giusto per illudere anche gli studenti che quello fosse veramente un esame, e non, appunto, solo una sceneggiata umiliante e vergognosa quale era.
Poi, però, la tradizione è rimasta.
L.
Non ho mai partecipato a esami nella versione morattiana, perché in quegli anni ero nel primo triennio di un professionale e partecipavo solo agli esami di qualifica.
RispondiEliminaNel periodo precedente, però, ero in un liceo scientifico e ho fatto parte di commissioni sia come interno sia come esterno. Per quello che ricordo io la tesina, o mappa concettuale, o come la si voglia chiamare, già c'era perché l'aveva introdotta la riforma di Berlinguer.
Ritornato a far parte di commissioni (solo come interno, però, dato che la mia materia è di seconda prova e questa è per ora l'usanza nell'Istruzione artistica dove sono ora), francamente non mi è sembrato di riscontrare differenze apprezzabili tra il prima e il dopo rispetto al periodo degli esami con commissione solo interna, soluzione che concordo nel considerare ridicola e deprecabile.
Per quanto riguarda l'accompagnamento nella ricerca, certo che va dato, è un preciso dovere professionale, come lo è quello di non sbeffeggiare nessuno. Ma debbono essere gli studenti a richiederlo. Se vogliono fare tutto da soli, è un loro diritto e si assumono le responsabilità e conseguenze del caso.
Gentile Papik,
RispondiElimina1996/2000, tre governi un unico ministro della PI, Luigi Berlinguer. Ho partecipato alle commissioni di esame in tutti gli anni in questione e in ultimo ho anche presieduto una commissione in una pedagogico... Lo spirito della legge era quello di favorire un colloquio dialogo non parcellizzato in segmenti di sapere a singhiozzo.
Non è cambiato nulla da allora almeno sulla carta, perché si pone l'accento proprio su questo aspetto, ma nel contempo purtroppo si precisa che ogni disciplina dovrà essere verificata... Sarebbe giusto se poi i presidenti di commissione non imponessero cinque minuti di verifica a ogni docente (soprattutto interno) per non sforare complessivamente il tempo di un'ora, un'ora e dieci. insisto col dire che la terza prova era, in mente Berlingueris, la verifica sulle conoscenze in quattro/cinque discipline, secondo una moda un po' anericaneggiante, ma nel modo in cui è stato poi tutto digerito dalle nostre scuole, il colloquio diviene una replica della terza prova, almeno in cinque materie. pensi che questo debba cambiare, è tempo sottratto all'intelligenza.
So per certo perché conosco il team che elaborò questa legge che l'obiettivo era quello di promuovere una cultura dell'insegnamento che limitasse i danni di un solipsismo elitario , che favorisse la collaborazione e la condivisione, che desse alll'insegnamento un respiro meno parcellizzato. Quello che credo ognuno senta come una mancanza, perché la solitudine nel nostro lavoro è una nota dolente, il paradosso di cui i ragazzi si accorgono e di cui fanno le spese. Un esempio per tutti: i programmi non sono un Moloch, lo sappiamo bene, e siamo pronti a rivendicare la libertà di insegnamento se sentiamo odor di irregimentazione (giusto! Ma...) , tuttavia scattiamo come un pupazzo a molla e ci trinceriamo dietro il programma da svolgere, quando il collega ci chiede di coordinare i percorsi in modo da ottimizzare il nostro sforzo e il tempo dei ragazzi, promuovendo al contempo un' idea della cultura che corrisponda a ciò che effettivamente essa è, lo studio e la conoscenza della manifestazione di idee sentimenti, conoscenze .... di un popolo, in un momento della sua storia.
Quando si introducono innovazioni, le intenzioni vanno commisurate alle possibilità, se no si finisce nel sogno ideologico. La storia della nostra scuola, ma anche una semplice riflessione sulla natura umana, dovrebbe portare alla conclusione che, se si vogliono modificare i comportamenti, occorre introdurre meccanismi di supporto e premiali.
RispondiEliminaMeccanismi di supporto per spiegare ciò che si deve fare attraverso apposite attività di formazione, premiali per promuovere docenti DELLE SPECIFICHE DISCIPLINE INTERESSATE (il che basta a escludere che possa trattarsi dei dirigenti, dato che questi conoscono al massimo un ambito disciplinare) che siano in grado di assumersi la responsabilità di fare da coordinatori e controllori.
Ma questi meccanismi debbono basarsi sulla previsione di un congruo compenso. Non delle elemosine del fondo di Istituto, da litigarsi tra tutti, ma di serie retribuzioni delle ore in più e di aumenti stipendiali del 30-40% almeno per chi si assume queste responsabilità.
Per quanto mi riguarda, poi, ritengo anche che simili incarichi dovrebbero attribuirsi sulla base del curricolo e, anche, sulla base di concorsi, non lasciati alla decisione dei singoli dirigenti.
Se tutto ciò costa troppo, vi è una sola alternativa: rinunciare. Non si può procedere calando decisioni dall'alto e pretendere che i docenti si adeguino. Non si può pensare che un insegnante che insegna da vent'anni secondo determinate abitudini si rimetta a studiare come quando era all'Università per ricercare raccordi interdisciplinari e curvature disciplinari perché così è stato deciso da un'équipe di sconosciuti esperti nei corridoi ministeriali.
Tanto più non si può in un contesto scolastico che disincentiva ogni attività di ricerca autonoma e di aggiornamento, io ho comprato nel solo ultimo anno qualche centinaio di euro di libri relativi al panorama concettuale e didattico della mia disciplina, con lo stipendio che mi danno, E NON POSSO NEANCHE DEDURLI FISCALMENTE, non parliamo di rimborso. E l'ho fatto soltanto perché la mia materia mi appassiona, ma per aspetti pedagogici o docimologici o psico-pedagogici, non lo faccio né lo farei.
Per quanto riguarda i 500 Euro promessi da Renzi, potrebbe essere una buona idea, ma per ora il mio commento è "aspetta e spera".
Tutto ciò non accadde non perché non sarebbe bello che lo fosse, ma perché l'essere umano è quello che è, con le sue debolezze, i suoi limiti e le sue esigenze quotidiane, e ogni tentativo di mutarne la natura, attuato anche da regimi ideologicamente prossimi al prof. Luigi Berlinguer e ai suoi esperti, è immancabilmente finito in tragedia. Basta guardare la storia dello scorso secolo.
Fallirà anche la Buona Scuola di Renzi, secondo me. Le supposte innovazioni ci danneggeranno certamente tutti nell'immediato, ma alla lunga finiranno per partorire il solito mastodonte burocratico e costoso.
Ma è il prezzo inevitabile di voler attuare innovazioni senza adeguati investimenti (a parte quello in fiato dato alla bocca).
Non c'è dubbio che la Riforma Berlinguer pose fine a un trentennio di esame-burletta, il cosidetto "Esame sperimentale", in cui il colloquio si svolgeva su due materie, una scelta dal candidato e l'altra pure. E questo è stato certamente un merito. Quanto al colloquio io credo che nelle intenzioni di Berlinguer e del suo "team" ci fosse una buona dose di ambiguità e qualche velleità di troppo. Della bontà delle intenzioni viene da dubitare dal momento che si è consentito e magari anche incoraggiato, che il "colloquio-dialogo non parcellizzato" si traducesse nella presentazione di scalette in cui il candidato precostituiva gli argomenti del colloquio materia per materia.
RispondiElimina"Della bontà delle intenzioni viene da dubitare... dal momento che si è consentito ... Che il colloquio ....si traducesse nella presentazione di scalette..." Non so a quali esami si riferisca AR . Nemmeno quelli della secondaria di primo grado hanno queste caratteristiche , salvo che l'allievo non sia in odore di bocciatura. Sono veramente sorpresa dall'opinione che AR ha dei docenti, che a suo avviso favorirebbero questo mercato del diploma! Chi "ha consentito" questo? A quale fine lasciare nel mistero questa presunta macchinazione? Se qualcuno ha consentito questo è veramente un pessimo insegnante. Se poi si ascrive il diabolico disegno a chi ha voluto il rinnovamento del l'esame, senza peraltro rinnovare altro... lasciando due diverse scale di misurazione per il curricolo e per l'esame... È un po' un vizio italico.
RispondiEliminaÈ pericoloso tuttavia avallare l'interpretazione del Post hoc Propter hoc...
Indubbiamente la formulazione della prima prova di maturità, oltre a patinare di novità l'esame, ha forse avuto il realistico obiettivo di consentire a moltissimi allievi di pervenire a risultati di piena sufficienza o superiori: i documenti aiutano. E i risultati dell'esame migliorano anche con un buon ritorno d'immagine sui politici gli ispettori e docimologi che hanno lavorato ai cambiamenti.
Ricordate quanti anni, incontri, spese di ogni ordine ... sono costate le Commissioni Brocca?
Per quanto riguarda la prima prova d'esame, Non sto qui a valutare il modo in cui i docenti di lettere preparano al saggio, etc. Troppo fuori dal nostro discorso anche se meriterebbe un approfondimento.
Ancora
Per Papik
Credo anch'io che ogni riforma rischi di naufragare, si impaluda nelle secche del benaltrismo
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RispondiEliminaNon so a chi si riferisca con benaltrismo, dal mio punto di vista ho parlato solo di questioni concrete. La riforma non fallirà a causa delle secche, ma dei secchi, come sono i fichi con i quali, come sempre, si pretende di celebrare le nozze.
RispondiEliminaPer quanto riguarda l'esame pre-berlingueriano, certo nessuno può rimpiangerlo. Particolarmente ripugnante, secondo la mia esperienza personale di esaminando, di insegnante e di commissario interno, era il ruolo di quest'ultimo: ripugnante per lui se era in buona fede, per tutti gli altri se non lo era.
RispondiEliminaMa ora, a distanza di quindici anni, sarebbe forse opportuno anche un serio ripensamento sulla forma attuale, se abbia dati gli esiti attesi e come sia eventualmente migliorabile. Io, per, me, l'ho già detto: eliminerei i commissari interni, contemporaneamente riducendo il peso dell'esame nel punteggio complessivo di uscita.
Per quanto riguarda il "percorso", ho sempre visto fare domande "in più" anche sulle materie coinvolte nella "scaletta" del candidato. Tuttavia sulle materie non coinvolte, questi ha modo di esporre soltanto argomenti imprevisti. Quindi è naturale che cerchi di coinvolgere più materie possibili: male che vada vi avrà comunque detto qualcosa.
Mi sembra, lo ripeto, un atteggiamento del tutto naturale e comprensibile, e non vedo come potrebbe essere evitato senza modificare le indicazioni previste in proposito dalla normativa. Anzi, non vedo tanto bene neanche come potrebbe essere modificata quest'ultima per impedirlo, ma forse sono momentaneamente appannato dal caldo.
Non ho elaborato una proposta strutturata, ma penso a come operano le scuole francesi e inglesi, per quanto diversi siano i loro curricula. Potremmo pensare a eliminare l'esame, certificando le competenze acquisite dagli allievi e verificate attraverso prove nazionali e locali redatte dai docenti della scuola o del consiglio di classe. Sarebbero le ultime verifiche dell'anno scolastico, sull'intero programma e da svolgere in date stabilite in sede nazionale, per aree, fino alla fine di giugno. So che la proposta è un po' audace, ma non credo che sia una rinuncia all'oggettività della valutazione e per ovviare a questo si potrebbero individuare correttivi . Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni.
RispondiEliminaPer Maria Isnardi. Mi riferisco a molti esami di Stato (Maturità) a cui ho assistito, come membro interno o esterno. Ho visto per fortuna anche qualche Presidente rifiutare le "scalette", ma si è trattato di una pratica assai diffusa. Non ho parlato né di macchinazioni né di mercato del diploma, mi riferisco alla assoluta assenza di controlli sulla correttezza degli esami da molti punti di vista, di cui né Berlinguer ne altri ministri si sono minimamente occupati, lasciando campo, per quanto riguarda il colloquio, alle più arbitrarie interpretazioni. E sono del tutto d'accordo sul fatto che "chi ha consentito questo è veramente un pessimo insegnante". Non sono invece d'accordo sull'eliminazione dell'esame, ma il problema di ripensare il colloquio certamente esiste,
RispondiEliminaPer A. Ragazzini
RispondiEliminaNon comprendo in cosa consistano le "scalette" . Sono in commissione d'esame dal 1980 e forse solo agli inizi dell'esame era Berlinguer si è dato maggiore peso all'approfondimento o tesina che dir si voglia. In un professionale sezione meccanici, in cui sono stata presidente due anni fa, ho constatato che i ragazzi fidavano molto sull'approfondimento che loro o qualcuno per loro aveva scaricato da internet, ma il tempo dedicato alla presentazione dell'approfondimento è stato dieci minuti, poi si è passati ad esaminarli nelle singole discipline, senza accanimento, ma con attenzione e serietà. Non ho visto alcun ispettore, ma l'ho cercato e mi sono avvalsa del suo consiglio per una questione che non potevo risolvere da sola. Nessun contenzioso. Si può far funzionare anche una macchina che non è più molto efficiente.
La mia esperienza non può naturalmente diventare un paradigma, ma in famiglia ho altri sette congiunti che insegnano al superiore in diversi licei e tutti siamo in attesa di vedere cambiare una "funzione" che non è più rispondente a quello che da una scuola moderna ci si aspetterebbe.
ANCHE QUESTO È MERITO. SARANNO PRESIDI “OPE LEGIS”, CON IL SOVVERTIMENTO DELLE SENTENZE DEI TRIBUNALI.
RispondiEliminadi Roberto Italo Cossu – 20 luglio 2015
La meritocrazia della Buona Scuola (art. 1 c. 87-90 L. 107/15).
Ecco il primo decreto attuativo: la sanatoria per i presidi bocciati e ri bocciati in Toscana e Lombardia.
Il concorso per preside del 2011 e stato annullato in Toscana e Lombardia (due volte).
Alla seconda correzione toscana, 23 ex promossi vennero bocciati e 26 ex bocciati vennero promossi. In Lombardia, 96 ex promossi vennero bocciati e 260 ex bocciati vennero promossi.
Il timore che ad una eventuale terza correzione lombarda cambiassero ulteriormente le facce dei vincitori era grande.
I neo bocciati, bussando alle sette chiese di tutto l'arco costituzionale e tenacemente perorati dall’azione di lobbing del sindacato dei presidi, hanno chiesto ed ottenuto la sanatoria.
Saranno presidi “ope legis”, con il sovvertimento delle sentenze dei tribunali.
Anche questo è ”merito”.
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Corsi intensivi di formazione per l'accesso ai ruoli di dirigente scolastico
Non aventi diritto hanno partecipato a un concorso precedente proprio in Toscana. Dopo anni finalmente venivano banditi concorsi per dirigenti e le prove avrebbero dovuto anche saggiare le loro competenze in inglese e informatica oltre che nelle materie giuridico amministrative etc, previo accertamento dei requisiti previsti dalla legge di indizione del concorso. un manipolo di non aventi diritto ottenne la sospensiva e partecipò alle prove scritte, mentre coloro che non avevano affidato la loro sorte alla magistratura, rispettando un bando che evidentemente aveva delle falle, non ebbero naturalmente accesso alle prove. Fu una barzelletta clamorosa perché inoltre chi superò le prove scritte si vide decurtare anche quelle orali: inglese? Ma no!
RispondiEliminaSe non altro c'è da ammirare la tenacia. Certamente c'è da dire che forse nella fase valutativa non fu forse commessa alcuna parzialità, ma come si può pensare che una commissione sia serena in giudicando con la spada di damocle dei magistrati sospesa sul capo?
Ma in questo caso recente sarebbe bastato interrompere subito la procedura e sostituire le buste trasparenti con altre più idonee a garantire l'anonimato. Avremmo risparmiato quel danaro che è stato speso malamente e si è volatilizzato insieme con la rispettabilità del l'istituzione. Se avessero dovuto pagare di persona tutti i gradi della catena di comando e decisione... Forse non sarebbe andata così.
Per quanto riguarda la posizione dei concorrenti respinti agli scritti, la loro tesi è che le nuove commissioni, a distanza di tre anni, hanno adottato differenti criteri di valutazione.
Se questo fosse avvenuto nel profondo sud, molti avrebbero giurato che le buste trasparenti erano state scelte appositamente per ottenere questo risultato...
NORD VS SUD
RispondiElimina"Se questo fosse avvenuto nel profondo sud, molti avrebbero giurato che le buste trasparenti erano state scelte appositamente per ottenere questo risultato..."
inopportuna, sgradevole, anche un po' razzista questa evocazione del profondo sud. non credo affatto che il profondo nord sia cristallino, esemplare, preferibile, meno corrotto del profondo sud, in più si vanta di virtù presunte e pregi incerti.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaDalla lettura del mio commento si evince con assoluta nitidezza che era tutt'altro che "razzista"! Forse inopportuno, ma frutto della dolorosa consapevolezza di chi si sente perennemente ricordare la familistica moralità delle proprie radici pugliesi. Legga con maggiore serenità d'animo.
RispondiEliminaho capito, grazie.
RispondiEliminapiù propriamente, avrei dovuto scrivere "inopportuna, sgradevole questa evocazione del profondo sud e di pregiudizi razzisti a suo danno" per esprimere quello che intendevo.
razzista l'affermazione di Maria isnardi? Mah!, povera scuola. e non demorde Vippì quasi je mancasse un venerdì
RispondiEliminapippo non ha letto il post del 22 luglio 2015 15:51
RispondiEliminaEbbene sì. A mio modesto parere l'incarico dato dai presidi migliora la scuola. Sono una docente in procinto della pensione e sono stanca di vedere ogni anno entrare in ruolo persone sempre più impreparate e demotivate. Che se le scelga il dirigente e se sbaglia lo si punisca.
RispondiEliminaFiamma ha detto... " sono stanca di vedere ogni anno entrare in ruolo persone sempre più impreparate e demotivate. Che se le scelga il dirigente e se sbaglia lo si punisca."
RispondiElimina26 luglio 2015 19:38
capisco lo sfogo, ma la causa di impreparazione e demotivazione sta forse nelle modalità attuali di scelta? o non piuttosto nello stesso sistema scolastico che "produce" anche i nuovi futuri insegnanti?
i presidi o super-presidi non potranno che scegliere (con criteri diversi e forse mediamente meno validi ed efficaci) fra gli stessi aspiranti. qualche preside sarà più abile o fortunato a scapito però di altri.
Per Fiamma
RispondiEliminaAttualmente entrano in ruolo ex giovani che hanno fatto lunghe trafile e spesso hanno sostenuto economicamente pseudo scuole di formazione per l'insegnamento, dove nella migliore delle ipotesi, li hanno nuovamente sottoposti a lezioni sui contenuti delle loro discipline (ma non sono laureati?) e nella peggiore, costretti a digerire lezioni di psicopedadidattica: non ho niente contro queste nobili scienze, ma so come vengono affrontate e ammannite e so che di scientifico la scuola italiana in queste materie ha molto poco. Sono demotivati? Alcuni forse sì; impreparati? L'università ha subito una serie di riforme non tutte felici e alcune francamente dirette unicamente a ingrossare le file dei docenti e di tutte le figure intermedie tra i prof e i questuanti aspiranti. Prolungare i nostri corsi universitari è stato un errore in ispecie perché la nostra secondaria superiore è più lunga di un anno rispetto ai nostri partner europei, e non è servito a dare una preparazione migliore o meglio orientata, altrimenti non sarebbe stato necessario inventarsi le SISS. Ma penso che anche quelle abbiano avuto la stessa genesi: aumentare il potere (che meschino potere!) dei baronati universitari. Gli stessi docenti che ti insegnano analisi e ti promuovono e mettono nella condizione di laurearti, quando ti rincontrano nei corsi SISS, ti insegnano analisi (e non la didattica della materia) e ti trovano impreparato... Ma ora con il TFA ... È anche peggio.
Demotivati sono però anche alcuni anziani e ne ho incontrati anche disinformati e indispettiti , annoiati e poco aggiornati: alcuni continuano a insegnare esattamente le stesse cose che hanno studiato trenta anni prima nei loro corsi universitari e nello stesso modo.
"In verità un singolo Dirigente scolastico, in base al profilo richiesto (teoria delle organizzazioni complesse ....), non può umanamente possedere una preparazione adeguata per la governance di un’istituzione complessa, come la scuola; ogni settore della pubblica amministrazione, comprese le istituzioni scolastiche, si è, nella società globale, trasformato a livello organizzativo e strategico."
RispondiEliminaDirigente scolastico (meglio preside o leader educativo)..