Nel suo blog su “Huffington Post” l’ex
ministra Valeria Fedeli presentava ieri, Festa della donna, un incontro da lei
promosso e programmato per il pomeriggio, che si poteva seguire attraverso la
web tv del Senato. Titolo: Diritto
all’istruzione e all’apprendimento per un’economia della conoscenza e il superamento
di ogni disuguaglianza.
Il
“diritto all’apprendimento” è chiaramente una variante del “diritto al successo
formativo”, entrato da molti anni nel lessico ministeriale. Si tratta di
concetti di carattere ideologico, nel senso di un pensiero che non fa i conti
con la realtà. I saggi padri fondatori degli Stati Uniti d’America non inserirono
tra i “diritti inalienabili” la felicità, ma, più realisticamente, “il
perseguimento della felicità”, per l’ovvio motivo che nessuna legge e nessuno
Stato può garantirla.
Possiamo
parafrasare in molti modi le espressioni “diritto allo studio” o “diritto
all’istruzione”, come preferisce dire la Fedeli, per dire comunque che le
istituzioni devono fare ogni sforzo possibile per assicurare alle nuove
generazioni insegnanti e prèsidi preparati, piani di studio ben fatti, ambienti
piacevoli e funzionali, ogni genere di sussidi didattici e aiuti economici per
i meno fortunati. Ma ogni allievo sarà chiamato, per sua fortuna, a metterci
del suo, senza di che niente sarà abbastanza utile. Invece col “diritto al
successo formativo” e simili, in un colpo solo si chiede alla scuola di essere
onnipotente e, se non ci riesce, colpevole, mentre si aboliscono il merito e la
responsabilità dei discenti.
L’ex
ministra spiega che il “diritto all’apprendimento è fondamentale perché non basta la mera
trasmissione delle nozioni per considerare assolta la funzione costituzionale
della scuola”. Ma chi sostiene che lo scopo
della scuola è “la mera trasmissione delle nozioni”? I buoni docenti hanno
sempre insegnato anche a comprendere e a ragionare oltre che a memorizzare. Ma
se si tratta di garantire buoni insegnanti a tutti, allora siamo in prima
linea, mentre non lo è stato nessuno dei Ministeri passati, tutti incapaci di selezionare
in entrata i docenti e togliere dalla cattedra quelli rivelatisi inadatti. Non
si parli quindi di “diritto all’apprendimento”, il cui succedaneo, purtroppo, sono inevitabilmente le promozioni immeritate. Nessuna scuola può esonerare i
ragazzi da un impegno responsabile.
Giorgio
Ragazzini
Condivido pienamente
RispondiEliminaCondivido pienamente
RispondiEliminaAmmiro il tuo coraggio se puoi leggere le farneticazioni della Fedeli. Grazie!
RispondiEliminaSono totalmente d'accordo.
RispondiEliminaAntonietta Gostoli
Come si potrebbe non essere d'accordo?
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