giovedì 20 giugno 2013

QUATTRO SGUARDI SULLA PROVA DI ITALIANO

Le polemiche sulla prova di italiano si rinnovano  a ogni nuovo esame “di maturità” – dizione eliminata sull’altare del nuovismo, forse nell’inconscio timore di pretendere troppo dai ragazzi come suole l'educazione buonista. Quest’anno però le obbiezioni sollevate dai commentatori sono parecchie e la discussione (una volta tanto) non montata artificiosamente dai giornali. Alberto Alesina condanna giustamente la tendenza tuttologica che emerge dalle tracce,  ma sbaglia a prendersela con l’incolpevole tema, secondo una polemica ormai quarantennale avviata da Tullio De Mauro: il problema sono i titoli (contenuto e forma), non il genere testuale in realtà molto comprensivo, anche perché dopo tutto “tema” significa semplicemente “argomento”. Giovanni Belardelli ricorda giustamente  che una scuola appiattita sulla contemporaneità viene meno a un suo  compito essenziale, quello di dare ai ragazzi la possibilità di riflettere distaccandosi temporaneamente dal qui e ora, per capire meglio il presente attraverso il confronto con il nostro patrimonio culturale. Paola Mastrocola insiste sulla necessità di dare la parola ai ragazzi perché “si raccontino” liberamente, anche attraverso titoli semplici e vicini alla loro esperienza; e avanza il sospetto che la complessità degli argomenti proposti rifletta una buona dose di narcisismo da parte di chi li sceglie. Giorgio Israel, infine, in sostanziale sintonia con Alesina (però salvando il tema) e con la Mastrocola, giudica i titoli con estrema severità:  si tratta - dice - di "brevi cenni sull'universo" che sarebbero già troppo pretenziosi per una tesi di laurea. (GR)
Leggi: AlesinaBelardelliMastrocola  Israel .

10 commenti:

  1. Mi capita di rado, ma tutto sommato sono d'accordo con la Mastrocola. E pure con Belardelli. E pure con Alesina.

    Insomma, dal mazzo avete scelto tre commenti interessanti.

    RispondiElimina
  2. Ho aggiunto anche quello di Israel, che mi era colpevolmente sfuggito.

    RispondiElimina
  3. Pure quello di Israel è buono, anche se la tirata sui quiz è...ridondante, diciamo.

    RispondiElimina
  4. "I test sostituiranno i temi. E a quel punto sarò tutto finito e io cambierò mestiere". Frase dal commento di Paola Mastrocola, non di Giorgio Israel.

    RispondiElimina
  5. A parte Belardelli che segnala, giustamente, la fuga dal passato, -linea di tendenza non certo recente ma avviata da Berliguer- per una volta non mi trovo in consonanza con gli altri commentatori.
    Ho l' impressione che comunque ogni anno si debbano criticare le famose tracce. Far scrivere ai ragazzi delle proprie nonne, mi pare un invito provocatorio della Mastrocola. Come a voler dire che la scuola è tanto inconsistente da non lasciare più segnali culturali e allora, via, parliamo pure di noi...
    Autori non trattati come indicazione non congua ? Argomenti troppo complessi? A me pare che esista di ogni argomento una scala di commenti graduata. Ognuno ne parlerà secondo le proprie conoscenze, altrimenti non si dovrebbe parlare mai di nulla ( il che non è detto che sia così negativo, nel chiacchiericcio generale...) Infine, avere conoscenza di autori mai sentiti non potrebbe far nascere curiosità e interessi?

    RispondiElimina
  6. Condivido pienamente il commento di Belardelli ma concordo anche con Rebert; su ogni argomento ci può essere una diversa scala di approfondimento e anche su quella si deve valutare. Temo tuttavia che abbandonare i riferimenti al passato sia un altro segno di come una visione culturale nuova tutta improntata al nuovo sia il frutto di un orizzonte culturale tutto ripiegato sulla pop art. Santificando il presente non si andrà molto lontano.

    RispondiElimina
  7. Sull'accenno alla nonna come modo per far esprimere i candidati: io lo vedrei favorevolmente. Uno dei titoli potrebbe quindi essere di riflessione personale a partire da argomenti di esperienza diretta. tipo tema delle medie trasportato a un diverso livello di maturazione. Va formulato bene, però, in modo stimolante e non banale.

    RispondiElimina
  8. Ancora adesso, a mente fredda e dopo averci rimuginato su per un po', continuo a chiedermi: ma la scelta proprio di Claudio Magris non sarà un messaggio in codice verso un certo modo di concepire gli Esami di Stato e anche verso questo gruppo? Per la sere "a pensar male ..."
    (PS per chi si ponesse in ascolto solo ora, mi riferisco alle discutibili affermazioni fatte dal suddetto "grande intellettuale mitteleuropeo" qualche anno fa a difesa della copiatura in sede di esame).

    RispondiElimina
  9. Interessante ipotesi, quella di Papik.f. A tal proposito riporto qui il link con quel celebre articolo, in cui si affermava soprattutto una sorta di obbligo morale a "far copiare" come "espressione di lealtà e fraterna solidarietà".
    http://archiviostorico.corriere.it/1997/ottobre/14/ELOGIO_DEL_COPIARE_co_0_971014648.shtml

    RispondiElimina
  10. I funzionari del ministero non vi amanoVe lo dico quale addetto ai lavori.Ancora meno vi amano certi addetti alla compilazione delle tracce. Come sapete è tutta gente che punta al nuuovo e al moderno. Naturalmente la loro storia personale va in tutt'altra direzione. Gran parte di loro sono pensionati e reintegrati a contratto.
    M.S
    Roma

    RispondiElimina

NON POSTARE COMMENTI ANONIMI
Si può firmare col proprio nome o con uno pseudonimo.
I COMMENTI NON FIRMATI VERRANNO RIMOSSI.