lunedì 24 marzo 2014

LETTERA AL MINISTRO: PIÙ FORMAZIONE PROFESSIONALE CONTRO L’INSUCCESSO SCOLASTICO

“Tuttoscuola” ha pubblicato ieri i dati sulla cosiddetta “dispersione” scolastica. Nonostante una leggera diminuzione, si tratta pur sempre di cifre altissime. C’è ancora chi pensa che il fenomeno si possa sconfiggere proclamando rivoluzioni metodologiche, nello stesso tempo in cui continua a difendere la licealizzazione di tutti i percorsi, che dell’insuccesso scolastico è invece una delle cause principali. 
Pubblichiamo a questo proposito una lettera aperta che, a nome del nostro gruppo, Valerio Vagnoli, preside di un  alberghiero fiorentino, ha scritto al ministro Giannini.

Gentile Ministro, sono anni che viene denunciata da più parti la drammatica situazione dell'abbandono dell'obbligo scolastico da parte di migliaia e migliaia di studenti. Le cifre pubblicate  oggi da Tuttoscuola, anche se delineano un leggero calo nelle percentuali, confermano tuttavia la drammaticità della situazione italiana. Continua a leggere.

4 commenti:

  1. Colleghe e colleghi, approfitto delvostro blog e della discussione ultima in merito alle dichiarazioni del ministro Giannini, per invitarvi al seminario sulla valutazione scolastica che si terrà venerdì 28 marzo alle ore 15,30 presso l'Arci in p.zza dei Ciompi. Il seminario è organizzato dalla rete delle scuole fiorentine. Interverranno colleghi, genitori e studenti. Sperando nella vostra partecipazione, porgo cordiali saluti.
    Liana Vena
    lianavena@hotmail.com

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  2. A proposito di formazione professionale e di chi la considera un ripiego per sfigati, ecco uno che la fa a livello altissimo, il solito (nel senso che lo cito sempre) Cucinelli:
    http://www.zeroviolenzadonne.it/rassegna/pdfs/06Apr2014/06Apr20149bf04326c7816591cdaa42cd386a0129.pdf

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  3. mediamente il 28% degli studenti degli istituti professionali viene bocciato alla fine del primo anno a fronte del 9% dei bocciati al primo anno di liceo.

    SI PUÒ SPENDERE MENO E STUDIARE MEGLIO (1/2)

    di Mario Pirani – la Repubblica – 14 aprile 2014 – pag. 21

    GIORNI orsono in un convegno regionale del centro nord dedicato all’andamento degli studi in ambito professionale sono emersi dati così desolanti che i didatti e gli esperti interessati, verificata la mancanza di risultati comparativi che permettessero classificazioni esatte, hanno preferito limitare la discussione ad alcuni aspetti più generali. Non sono mancati, comunque, rilievi di grande interesse, anche se dominati da un diffuso scetticismo. Basti dire che alla fine del primo anno del più importante di questi istituti i bocciati sono risultati circa 2000, con un costo di 5000 euro a studente.

    Nell’assieme l’insuccesso degli istituti professionali è certamente il più grave perché denota il grado accentuato di dispersione scolastica, visto che mediamente il 28% degli studenti degli istituti professionali viene bocciato alla fine del primo anno a fronte del 9% dei bocciati al primo anno di liceo. Le cause sono numerose, una risiede certamente nel modello didattico. Una metodologia scolastica che negli istituti professionali non è diversa da quella dei licei, solo più “alleggerita”. Le ore di laboratorio che segnavano la differenza sono state ridotte dalla riforma Gelmini e il modello didattico è quindi sostanzialmente “liceale” semplificato ma sempre basato sulle lezioni frontali. Una struttura tradizionale che è entrata in crisi in generale per tutti i livelli scolastici ma che per la formazione professionale che dovrebbe essere basata su una diffusa “didattica laboratoriale” anche per le materie curriculari, è ormai totalmente inadeguata. Immaginando, quindi, un vero sistema duale, con un forte legame con aziende, artigiani e commercianti basterebbe forse a dare una dote minima ad ogni studente 3/5000 euro l’anno in modo da incentivare anche le piccole aziende ed inserirli come apprendisti ed insegnare loro un “mestiere” mantenendo contemporaneamente una alternanza vera con la formazione scolastica.

    SEGUE

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/04/14/si-puo-spendere-meno-studiare-meglio.html

    http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=2K5BOU&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1

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  4. mediamente il 28% degli studenti degli istituti professionali viene bocciato alla fine del primo anno a fronte del 9% dei bocciati al primo anno di liceo.

    SI PUÒ SPENDERE MENO E STUDIARE MEGLIO (2/2)

    di Mario Pirani – la Repubblica – 14 aprile 2014 – pag. 21

    SEGUITO

    Il quadro generale delle carenze scolastiche è stato quindi empiricamente suddiviso secondo scelte orientate alla libera discussione scaturita dai temi suggeriti dagli studenti e dalle opinioni espresse dagli insegnanti di maggior peso. Ne è uscito un panorama d’assieme ricco di spunti ma anche confuso e contraddittorio. Una prima parte ha cercato di esprimere un giudizio d’assieme sulla scuola, dandone una valutazione che vorrebbe essere positiva. La nostra scuola, si ripete, è una scuola che ha una buona tradizione e che “produce” laureati apprezzati in tutto il mondo ma contemporaneamente è inserita in un sistema vecchio, inerziale che riproduce se stesso, burocratico che non premia il merito come, invece, un sistema formativo dovrebbe fare. Di qui l’impressione che ci si trovi pur sempre alle prese con un sistema immobile e governato ancora dal centro: il Miur gestisce quasi un milione di insegnanti e li assegna alle scuole insieme alle risorse di funzionamento. Non c’è nessuna autonomia degli istituti e anche la vicenda degli scatti deriva da questa situazione “ingessata”. Gli insegnanti, infatti, non hanno una carriera e “avanzano solo per anzianità”. Nulla di nuovo si presenta nelle nostre aule. L’ultima riforma del sistema scolastico risale agli anni 70, con i Decreti delegati. Gli interventi recenti sono solo di taglio del personale e di ridimensionamento della rete scolastica: nessuna vera Riforma del Sistema che resta eguale a quello costruito oltre mezzo secolo fa; l’autonomia scolastica fatta da Berlinguer è rimasta una riforma incompiuta che da decenni deve essere completata. Per trovare risorse economiche importanti bisogna trasformare un sistema scolastico nato quando ancora i treni andavano a vapore. Negli anni abbiamo solo cambiato i nomi (i Provveditorati sono diventati Uffici scolastici provinciali, le Sovrintendenze Uffici scolastici regionali ecc.). Nel frattempo i ministri prendono la parola nelle cerimonie ufficiali per ripetere che dobbiamo dare fiducia alle scuole, valorizzare il loro prestigio sociale e insieme puntare su merito e responsabilità.

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2014/04/14/si-puo-spendere-meno-studiare-meglio.html

    http://rstampa.pubblica.istruzione.it/utility/imgrs.asp?numart=2K5BOU&numpag=1&tipcod=0&tipimm=1&defimm=0&tipnav=1

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