domenica 31 agosto 2014

RIFORMA SOSPESA E DUBBI SUL MERITO

Giovanni Belardelli, che da molti anni analizza sul “Corriere della Sera” i problemi della scuola, dedica buona parte del commento di oggi, oltre che alla “sospensione” della annunciata riforma della scuola, al tema del merito. Tema di cui molto si parla, ma spesso in modo generico o semplicistico. Belardelli si interroga tra l’altro sulle controindicazioni delle eventuali graduatorie di merito all’interno delle scuole e sull’opportunità di avviare la valutazione dei docenti dal basso, cioè dal demerito, piuttosto che dall’alto. Leggi.

16 commenti:

  1. L'articolo è nelle grandi linee condivisibile. Avrei qualcosa da eccepire soltanto sulla affermazione a proposito dei "non molti forse (ma neppure pochissimi) docenti che — per la demotivazione legata ad anni di faticoso insegnamento precario oppure per la insufficiente preparazione — lavorano con scarso merito".
    1. Per quanto riguarda la demotivazione, non si vede perché essa debba discendere esclusivamente dagli anni di insegnamento precario. Se si tratta di burnout, colpisce i docenti di ruolo quanto quelli precari. Solo che affrontare la questione così comporterebbe problemi sociali non indifferenti: che fare dei docenti resi inidonei dal burnout, soprattutto con i limiti posti al pensionamento anticipato? E come adottare provvedimenti "punitivi" a carico di docenti che avrebbero piuttosto diritto a un risarcimento "per cause di servizio"? Qui si rischia davvero di incorrere in problemi non indifferenti.
    2. Per quanto riguarda l'inidoneità "strutturale" - che riguarda certamente una percentuale assai più limitata degli insegnanti, ma esiste - in parte sarà pure dovuta a un'insufficiente preparazione. Ma la mia personale esperienza mi fa ritenere che il problema dipenda, assai più diffusamente, dalla mancanza dei requisiti psico-attitudinali necessari, che non sono verificati all'origine né tenuti in conto quando inevitabilmente emergono nella relazione con gli alunni.

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  2. Condivido tutte le osservazioni, sia di Papik che dell'articolo. Il problema di fondo, però, è che si sente parlare solo di merito "quantitativo": chi più lavora più guadagna. Di questo mi sembra si senta parlare. Sacrosanto. Ma questo c'è da anni, con il FIS. Forse nelle intenzioni del governo c'è quella di trasformare questi docenti in figure, più o meno permanenti, con un aumento di responsabilità e conseguente aumento stipendiale. Non ho niente da obiettare su questo. Ma chi controlla che queste figure non tolgano del tempo ai loro doveri di docenti nel lavoro ordinario per svolgere poi queste attività? Chi, nelle scuole, si è vissuto tutta la storia del FIS, dalle origini, sa benissimo che è proprio questo che accade. Non sempre, ma molto spesso. Si potrebbe arrivare quindi al paradosso che chi guadagna di più non siano i docenti migliori, quelli che danno di più ai propri studenti (e a tutta la collettività), ma gli altri. magari proprio quelli che, demotivati dal lavoro in classe, riversano le loro energie in altre attività. Si potrebbe obiettare che sia compito delle prove Invalsi appurare la preparazione degli studenti, e quindi l'operato dei loro docenti. Ci si dimentica però che tali prove vertono solo su poche discipline, che la vigilanza in tali prove è affidata ai docenti dell'Istituto in cui si svolgono; il che, insieme al fatto che in questo paese ogni anno vengono promossi il 99,2 dei candidati all'esame di Stato, pur se con esaminatori circa per metà esterni, la dice lunga sull'oggettività delle prove suddette. Si pensi un po' che può accadere con esaminatori e/o vigilatori interni.
    Il peccato originale, a mio avviso, è considerare la docenza come un mestiere di quantità, e non di qualità, come del resto tutte le professioni. Paradossalmente, può far meglio un docente assenteista (sicuramente condannabile per altri motivi) ma bravo e preparato piuttosto che un docente sempre presente ma incapace. Il governo, se vuole veramente fare la rivoluzione, a questo dovrebbe prima di tutto pensare: escogitare dei metodi di controllo del lavoro docente che siano in grado di individuare, come dice Papik al punto 2., quegli individui che non sono in grado di fare questo mestiere con la dovuta efficacia, e rimuoverli. Indipendentemente dalle cause per cui questo accade. Quando avremo un corpo docente quasi completamente adeguato, con paghe adeguate, allora possiamo cominciare a parlare di dare di più a chi lavora di più. Ma con la sicurezza di avere comunque una elevata qualità.

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  3. Le preoccupazioni di Giampiero sono giuste. I nuovi ruoli sono senza dubbio necessari, ma si devono rispettare due condizioni: la prima è il superamento del buon-volontariato da sostituire con una selezione seria che verifichi le competenze necessarie; la seconda sarebbe la riduzione dell'orario di cattedra, che può anche sostituire l'aumento della retribuzione. In ogni caso va garantito il pieno e prioritario assolvimento dell'orario di cattedra, vietando senz'altro di assentarsi dalle lezioni, come purtroppo succede spesso nel nostro paese del pressappoco.

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  4. Condivido l'articolo del Corriere della Sera.Non ritengo che i migliori fra noi siano coloro che svolgono attivitá al di fuori delle classi : spesso sono considerati tali solo dai dirigenti perché svolgono un lavoro che è loro utile.Il merito del docente non può essere valutato dai dirigenti che molte volte sono tali solo di nome e prediligono i docenti che svolgono attivitá al di fuori delle classi mortificando gli altri .Meglio essere valutati dagli alunni che dai dirigenti.

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  5. Iniziamo a rivedere i curricula professioni, prima di tutto.Solo una esigua minoranza di docenti ha superato un concorso a cattedra, moltissimi entrano dalla porta secondaria e direi , senza paura di essere smentito,che conoscono la materia in modo non sempre adeguato

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  6. segnalo:

    “Una riforma della Scuola che voglia essere seria e affrontare i punti nodali del sistema istruzione in Italia, deve partire da investimenti importanti.”

    “Una riforma credibile, inoltre, non può approntarsi in pochi giorni agostani e, soprattutto, come più volte noi docenti della Scuola Pubblica Italiana abbiamo evidenziato, non può essere puntualmente calata dall'alto senza sentire innanzitutto noi, i tecnici, e poi i genitori e gli alunni, attraverso un'attenta rilevazioni dei bisogni, delle esigenze, delle aspettative e delle urgenze.
    Insomma attraverso consultazioni preventive e capillari nel corso dell'anno scolastico, che abbiano il carattere del rigore scientifico.
    Sempre se si vuole essere seri e non piuttosto fare partite truccate.”

    Prof.ssa Enza Sirianni

    http://www.catanzaro.corrieredeiduemari.it/calabria/la-gatta-frettolosa-fece-i-gattini-ciechi#.VAPqV_l_tYK

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  7. "La riforma della
    scuola - ha detto Renzi
    - non si articola nella
    stabilizzazione dei precari, è l’as
    sunzione di un patto con le famiglie per definire i contenuti
    educativi necessari» leggo dal Corriere della Sera del 30.8.2014. Scherziamo? Dopo la non condivisibile idea di insegnanti ordinari, esperti e senior un'altra uscita pessima. Temo sempre di più il giorno 3...cose positive non ne vedo. I nodi sono tanti, bisogna continuare a riflettere, in tanti, perchè da soli non è possibile resistere: preparazione iniziale e continua dei docenti, valorizzazione del docente "ordinario"(cioè quello vero!) con stipendio adeguato e scatti nel corso della carrirera, ripensamento del ruolo dei dirigenti (meno burocrati e manager e più stimolatori e coordinatori didattici e pedagogici), creazione di eventuali figure di supporto (i benedetti tutor ed esperti, ammesso che servano davvero!)ma esterne alla classe, diminuizione del numero degli alunni per classe, scuole attrezzate (di tutto!), ecc. Come poi valutare i docenti e impedire che alcuni continuino a fare danni è una questione ancora più complessa, forse bisogna partire proprio dalla formazione...Anna

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  8. Non c'è formazione che possa rendere idoneo chi non ha le qualità umane necessarie, né chi pensa che lo stipendio gli spetta perché ha conseguito il "posto" e nessuno glielo può togliere. E magari si dà malato a ripetizione o arriva sistematicamente in ritardo.
    Simili personaggi sono pochi, lo ripeto, in relazione al totale degli insegnanti; ma ci sono, purtroppo. E la cosa strana è che tutti sanno di chi si tratta, colleghi, dirigenti, alunni, genitori e ATA; ma nessuno può farci niente, nonostante gli pseudo-provvedimenti di Brunetta, che, come sempre avviene in Italia (vedi legislazione fiscale), hanno reso la vita più difficile a chi è corretto senza minimamente penalizzare chi non lo è.

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  9. Naturalmente non possiamo liberarci dei pessimi insegnanti perché non abbiamo voluto norme che lo consentano. D'altra parte siamo il paese del condono permanente in ogni campo: fiscale, edilizio, educativo, penale. Evitiamo di assegnare poteri sanzionatori per evitare gli abusi; chi i poteri ce li ha preferisce in genere non usarli, magari in nome dell'educazione, del dialogo, del meglio prevenire che reprimere. Ma non si può avere giustizia senza avere il coraggio di punire. Ho appena sentito un'indignata dire su Radio 3: "Non pensiamo mai che un allievo indisciplinato ha dentro un dolore congelato. E gli rispondiamo col voto di condotta!!" A lei e a tutti i condonatori ha risposto Leonardo da Vinci una volta per tutte: "Chi non punisce il male, comanda che si facci".

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  10. L'inimmaginabile e miserabile meccanismo elucubrato dal governo Renzi per premiare i professori "bravi" (termine che non tiene in alcun conto, naturalmente, le effettive conoscenze disciplinari e capacità didattiche) escludendo gli altri dagli scatti stipendiali è largamente peggiore di qualsiasi possibile aspettativa (almeno mia).
    Ciò detto, dato che la mia dignità mi impedisce di sottopormi alla raccolta punti di stampo Fidelity Card considerata dal governo come sistema migliore per garantire la qualità dell'insegnamento, dichiaro per quanto mi riguarda (e altrettanto farò pubblicamente nel prossimo collegio docenti) che mi terrò il mio stipendio senza più scatti fino al non lontanissimo (almeno spero) pensionamento.
    Il livello infimo al quale si è scesi, d'altra parte, mi fa inclinare a ritenere che non pubblicherò neanche più commenti, nella convinzione che ogni discussione sia ormai inutile dato che per la scuola, come per l'Italia in generale, non vi è più alcuna speranza, se il governo nel quale si sperava come portatore di innovazione si comporta così e se l'unica effettiva opposizione è quella del M5S che personalmente aborrisco.
    Mi consola soltanto un po' il fatto che una delle mie figlie è ormai fuori dalla scuola, che all'altra manca poco, e che i miei eventuali nipoti cresceranno, almeno lo spero, in qualche Paese civile.

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  11. Condivido in pieno quello che dice Papik.Potendo tornare indietro, come solitamente si dice quando si é fermamente convinti di aver commesso nella vita degli errori madornali, non mi impegnerei per fare allcun concorso ordinario,penso una quarantina di ore di corso abilitante potrebbero bastare, semmai spenderei per una specializzazione per il sostegno, non insegnerei mai e poi mai una materia che preveda gli scritti ma più che altro mi sarei impegnato in diversi progetti che fino ad ora hanno fruttato ben più dei 60 euro frutto di uno sfrenato leccapiedismo.Anche io chiederò espressamente di togliermi dalla lista dei papabili per il surrogato degli scatti di carriera. E spero che la Signara Landini torni presto ad insegnare Latino e Greco come io faccio da quasi 40 anni. Le cederei volentieri il posto.i

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  12. Buonasera,
    vorrei sapere se siete interessanti ad aprire un thread sulla scandalosa chiusura della scuole al sabato. Vivo in una provincia dove, con arroganza inaudita, un commissario 'liquidatore' dell'ente, di bassissima scolarità e noto come ex-assessore al traffico, ha imposto la chiusura sabatale di tutte le scuole. Ora i ragazzi di licei ed istituti professionali saranno massacrati da 7/8 ore di lezioni giornaliere. Tutto per un risparmio del riscaldamento che ammonta a un milione di euro l'anno. Cos'è un milione di euro per un ente? La svendita di un immobile!
    Alcune scuole accorceranno le ore per rendere meno disumana la giornata dello studente, con perdita secca di lezioni. Ma ci stiamo ammattendo? E' civiltà, questa, o costrizione in aule sovraffollate dalle 7.50 alle 14 o 15 del pomeriggio?
    Perché la scuola deve venire in fondo a tutto? Com'è possibile che fatti simili vengano ignorati? Non sembra già abbastanza costringere i ragazzini delle medie a sei ore giornaliere? Renzi, svegliati!!!
    Anonimo indignato RR

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  13. Aderisco subito: mio figlio a 11 anni dovrà stare a scuola dalle 8 alle 14 e già ora non riesce a stare fermo. Non soffre di strane sindromi: è un bambino normale. Mi chiedo cosa possa apprendere dalle 12 alle 14!
    Ci vuole il sabato scolastico. Del week-end non mi importa nulla.

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  14. probabilmente il riferimento è a genova e al commissario fossati.

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  15. Esatto!
    Ci sono migliaia di ragazzi in questa situazione. La scuola in fondo a tutto per i conti della serva.
    Anonimo indignato RR.

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