lunedì 15 settembre 2014

PUNIRE: SADISMO O EDUCAZIONE?

Anni fa una mia preside organizzò una giornata di riflessione sul tema delle punizioni. In vista dell’ottima iniziativa furono fornite due letture propedeutiche, entrambe sul “sadismo pedagogico”. Sono passati quindici anni. Certamente l’educazione permissiva ha perso terreno, essendosi rivelata nemica di un sano sviluppo psichico. Ma ancora in troppi cervelli parole come “autorità”, “rigore” e soprattutto “punizione” (e anche la più neutra “sanzione”) suscitano sinistre associazioni: autoritarismo, fascismo, caserma, riformatorio, repressione; a meno che non si tratti di evasione fiscale, sicurezza sul lavoro, colpe dei politici e qualche altro tema socialmente e politicamente “sensibile”. In realtà nessuno pensa di basare l’educazione  e la vita civile solo sulle punizioni; anzi, possiamo dire con Beccaria che la certezza e la prontezza della pena, e non una sua particolare durezza, costituirebbero la migliore prevenzione dei cattivi comportamenti e dunque una minore necessità di punire. A questo proposito, mi sembra utile recuperare un bell'intervento di Claudio Magris che risale all’agosto del 2007: Elogio del saper punire.  (Giorgio Ragazzini)

5 commenti:

  1. Dal commento di una lettrice sul sito del Corsera: "Solo qualche giorno fa ho fatto un volo di due ore. Vicino a me una famiglia giovane con una bambina di circa 4 anni. Appena saliti hanno incominciato a mangiare sandwich, patatine ed altro, tutto portato da casa. La bimba ha perso non so quanti chewing-gum ( per terra naturalmente). Poi la mamma giocava con il tablet, il papà ascoltava musica con le cuffie e la bimba correva tranquillamente nel corridoio. Potete immaginare cos'è rimasto sull'aereo quando siamo scesi ... "
    Ormai purtroppo è una deformazione professionale, ma il pensiero mi è subito andato agli insegnanti che si troveranno (anzi, già si trovano, se la piccolina frequenta la scuola materna) ad avere a che fare con la famiglia in questione. E a quante situazioni simili possono esserci tra le famiglie di alcuni miei alunni "problematici".
    Ma tanto è tutta colpa della scuola ...

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  2. Temo che le frustrazioni di molte famiglie unite alla loro ignoranza, si riscattino anche con questi selvaggi comportamenti e con la certezza d'impunità.
    Se fossero stati costretti, prima di scendere, a ripulire il tutto o a pagare i danni, non ci avrebbero più riprovato. Naturalmente c'è anche dell'altro, molto altro, compresa appunto la scuola che ha abdicato ai politici e ai pedagogisti cialtroni e ha creduto, o le ha fatto in molti casi comodo credere, che "proibire" fosse sinonimo di pedagogia repressiva, se non fascista.

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  3. Bisogna restaurare l'autorità che hanno conosciuto i nostri nonni a scuola? Io penso che dobbiamo lasciarci il passato alle spalle e che le cose che hanno funzionato bene un tempo forse saranno meno efficaci adesso e in futuro. Penso che stia all'adulto affermarsi e imporre le proprie regole secondo i propri valori, ma non in nome di una moda sorpassata e che consiste nell'essere più severi con gli studenti. Benché la mancanza di assiduità, di rispetto e molti altri fattori che sono la causa di questa rimessa in discussione siano spesso presenti all'interno degli istituti, restaurare di nuovo l'autorità a cui erano abituati i nostri avi sarebbe la soluzione giusta? Io non credo. I giovani d'oggi non accetterebbero un'autorità di questo tipo. Non potrebbero neanche immaginarla. Questa nuova generazione nella maggior parte dei casi non è favorevole ai provvedimenti punitivi, una pressione costante e inopportuna, ne ha già abbastanza così.

    François Bégaudeau (Luçon, 1971)

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  4. L'autorità non ha epoche: vietare di sporcare, di interrompere, di non danneggiare andava bene ai tempi dei nostri nonni e andrà bene sempre, perché sta alla base della civile convivenza.

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  5. Concordo col nucleo dell' articolo e di tutti i commenti. MA MI MERAVIGLIO che il prof. ragazzini non veda come questo " lassismo" si rifletta oppure rientri, o comunque sia accompagnato dall' ODIO VERSO I GIUDICI CHE MANDANO IN GALERA ? COME È PRONTA L'accusa ( cretina ed ignorante) di essere giustizialisti, manettari ecc ecc appena si invoca che qualcuno dovrebbe andare in galera, SOPRATTUTTO QUANDO QUESTO QUALCUNO È UN POTENTE E QUINDI divrebbe costituire anche un esempio più importante. Magari, se a andare in galera è un ladro di polli allora questo pseudo- garantismo d' accatto viene messo da parte. LA VERITÀ È CHE GLI ITALIANI NON VOGLIONO ESSERE GIUDICATI, NON VOGLIONO CHE ALCUNO DI LORO" hai fatto una caxxata e ne paghi le conseguenze" ( se uno è potente o appartiene ad una lobby potente SICURAMENTE LA FARÀ FRANCA.
    Veniamo all istruzione: oggi la categoria DEI GENITORI È UNA LOBBY POTENTE! Nessun preside vuole averla contro ed i politici SANNO CHE I GENITORI RAPPRESENTANO UNA DECINA DI MILIONI DI VOTI. Parlare di merito e resposabilità è assurdo in questa situazione.

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