mercoledì 21 gennaio 2015

LA DERIVA DEMAGOGICA NEL GOVERNO DELLA SCUOLA. DOPO LA LODE DELLE OCCUPAZIONI, FARAONE INSEDIA GLI STUDENTI NEI NUCLEI DI VALUTAZIONE

Il sottosegretario Faraone si muove da tempo come ministro de facto, e purtroppo lo fa doppiando in demagogia  i predecessori, che pure si erano distinti per ricerca della popolarità a buon mercato. La notizia è che dal prossimo anno scolastico gli studenti compileranno un questionario in cui, stando alle anticipazioni di “Repubblica”, diranno la loro sulla puntualità dei docenti, sulla loro capacità espositiva e sull’efficacia dell’insegnamento. È anche possibile che sia contemplata una voce “suggerimenti”. Nel secondo ciclo, inoltre, uno studente eletto verrà inserito nel nucleo di valutazione interno, con diritto di voto nel caso della valutazione alla fine dell’anno di prova (non previsto invece per gli aumenti premiali di stipendio). Che nella valutazione della scuola e dei docenti i pareri degli allievi possano essere uno degli elementi da prendere in considerazione, anche se con le dovute cautele e purché vengano espressi su aspetti che sono in grado di apprezzare, lo abbiamo sempre affermato. Qui però siamo di fronte a un’operazione inquinata dalla demagogia sia nei contenuti, sia nei modi con cui è presentata. Una cosa infatti è ascoltare anche gli studenti, altro è chiamarli a far parte di un organismo tecnico-professionale quale il nucleo di valutazione, in quanto ovviamente privi della necessaria preparazione per assolvere un compito tanto delicato; e peraltro già si tratterebbe, anche senza questa enormità, di un organismo esclusivamente interno che fa disinvoltamente a meno dell’apporto fondamentale di un servizio ispettivo adeguato. Quanto alle tre questioni indicate nel questionario, passi per la puntualità (che comunque dovrebbe essere controllata dal dirigente e dai suoi collaboratori) e per la chiarezza espositiva; ma l’efficacia didattica, che è argomento complesso, non è certo tema da porre a uno studente, potenzialmente interessato a scaricare sui docenti i suoi ritardi nell’apprendimento.Sui possibili "suggerimenti" ai propri insegnanti meglio sorvolare...
Neppure accettabili sono le motivazioni e i toni con cui il sottosegretario giustifica la novità. Dopo il panegirico degli occupanti di qualche tempo fa, dichiara infatti : “Abbiamo deciso di chiudere la fase del paternalismo dei benpensanti e mettere i giovani davvero al centro della scuola, la loro partecipazione alle decisioni che li riguardano deve diventare strutturale”. Forse Faraone considera paternalistico vedere i ragazzi come persone in via di formazione, che non  si possono mettere sullo stesso piano dei docenti e del dirigente di una scuola. Come mai allora non sono i malati a valutare i medici, né gli imputati i giudici? Forse è quello che ha visto (o ha voluto vedere) nelle scuole che lo ha convinto: “Negli studenti che ho incontrato ho visto la classe dirigente di domani: ragazzi con le idee chiare, di prospettiva, pragmatici e determinati. Non sono minus habens, non sono immaturi. E a scuola si decide della loro vita”. Di fronte a una retorica del genere, che fa da base, con qualche supponenza, alle riforme annunciate, anche per i più allergici alla dietrologia è impossibile non pensare che si tratti soprattutto di recuperare al governo il consenso di quei giovani che ne dicevano peste e corna nelle mobilitazioni autunnali contro la “Buona Scuola” (in cui tra l’altro non c’era traccia di studenti valutatori e neppure nel questionario on line). Guarda caso il giorno dopo “La Repubblica” titola: Gli studenti applaudono Faraone: dateci potere. E c’è da temere che ben presto si cominci a parlare di voto ai sedicenni. (GR)

47 commenti:

  1. Dunque, boni tutti e riflettiamoci un attimo: un unico studente eletto nel comitato di valutazione a rappresentare tutti gli studenti della scuola, e a partecipare ai giudizi sull'operato degli insegnanti, e in particolare di quelli in prova.

    Ok, facciamo una banale considerazione logica:


    come farebbe, TECNICAMENTE, quell'unico studente in rappresentanza di tutta la scuola, a dare un contributo sensato alla valutazione di qualcuno che non è mai stato SUO insegnante, e che magari insegna una materia che quello studente non segue proprio (cosa che è abbastanza comune nelle scuole che ospitano corsi di più indirizzi).

    Per esempio, in un liceo scientifico che abbia sia il corrso di scienza applicate che quello ordinario, come farebbe uno studente che segue il corto ordinario a "giudicare" un insegnante di informatica, materia che lui non ha MAI fatto, né con quell'insegnante né con nessun altro. Oppure, in una scuola a indirizzo linguistico in cui si possono scegliere seconde e terze lingue liberamente, come farebbe un insegnante di tedesco ad essere valutato da uno studente che non ha MAI studiato il tedesco in vita sua, perché ne ha scelte altre.

    Quindi, la deduzione è facile: quella ipotetica presenza dello studente nel comitato di valutazione, se anche si realizzasse davvero sarebbe del tutto vacua e irrilevante, il poveretto avrebbe soltanto il compito di partecipare a qualche riunione di cui non capisce nulla, standosene zitto perché non sa di cosa si stia parlando, e senza che il suo eventuale parere conti NIENTE.

    Però il governo si è fatto pubblicità con il bel gesto di democrazia...

    L.

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  2. gran rumore di barattoli vuoti che cascano, rotolano, urtano? è faraone che si diverte!

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  3. faraone sta sparando ipotesi diversive, demagogiche e generiche per attrarre l'attenzione, far parlare di sé, per simulare operosità, per distrarre dalla c.d. buona scuola, dalla legge elettorale, dal governo in genere. da notare che i 4 co-ministri dell'istruzione (renzi, giannini, puglisi, faraone) promettono e parlano sempre al futuro di quello che faranno, mai un consuntivo di quanto (?) realizzato in 11 mesi.

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  4. La proposta di Davide Faraone è una tipica tecnica della customer satisfaction, appagamento rilevato per mezzo di questionari compilati dai soggetti destinatari degli output aziendali. Una scelta che rende manifesta una visione annebbiata delle dinamiche di governo del “Sistema educativo di istruzione e di formazione”.

    Valutiamo il sottosegretario del Miur Davide Faraone

    di Enrico Maranzana – 22 gennaio 2015

    La proposta di Davide Faraone “I ragazzi valuteranno gli insegnanti” avrebbe consistenza logica solamente se le responsabilità dei docenti fossero esplicitate. La sua corretta e razionale formulazione è: “I ragazzi valuteranno il lavoro degli insegnanti in base ai documenti di progettazione educativa, di progettazione formativa, di progettazione dell’istruzione”, “sostanza dell’autonomia delle istituzioni scolastiche”.
    Due visioni dell’istituzione scuola contrapposte, sintetizzabili con i concetti “valutazione” e “controllo” .
    Il primo termine qualifica l’orientamento del governo, il secondo caratterizza il pensiero del legislatore.
    Alla soggettività, alle scale valoriali, all’organizzazione gerarchia, alla parcellizzazione del servizio si contrappongono l’oggettività, la capitalizzazione degli scostamenti obiettivi programmati risultati conseguiti, l’assunzione collegiale delle responsabilità progettuali, la visione sistemica.
    Da un lato un’idea di scuola fondata sull’insegnamento disciplinare, dall’altro lato un sistema orientato “all’apprendimento, che assicura a tutti pari opportunità di raggiungere elevati livelli culturali e di sviluppare le capacità e le competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche, coerenti con le attitudini e le scelte personali, adeguate all’inserimento nella vita sociale e nel mondo del lavoro, anche con riguardo alle dimensioni locali, nazionale ed europea”. Per approfondire il tema si veda in rete “Meritocrazie e scuola: una superficialità incredibile!”
    La proposta di Davide Faraone è una tipica tecnica della customer satisfaction, appagamento rilevato per mezzo di questionari compilati dai soggetti destinatari degli output aziendali.
    Una scelta che rende manifesta una visione annebbiata delle dinamiche di governo del “Sistema educativo di istruzione e di formazione”.
    Non esiste complesso organizzato che non abbia consegnato ai propri dipendenti un mansionario: la scuola fa eccezione.
    Non esiste complesso organizzato che non consideri la valutazione come stato conclusivo di un processo progettuale, nodo che si sostanzia nel soppesare lo scostamento esistente tra gli obiettivi programmati e i risultati conseguiti. La scuola fa eccezione.
    Non esiste complesso organizzato che non abbia definito la propria struttura decisionale ricorrendo ai dettami delle scienze dell’amministrazione. La scuola, indipendentemente dalla dimensione del problema educativo e sorda alla voce del legislatore vive nel passato, abbarbicata all’obsoleto, inadeguato e inefficace modello gerarchico-lineare, abbracciato dal vice-ministro.

    link

    +++++++

    Valutazione docenti: gli studenti compileranno un questionario sui prof. A giudizio capacità espositiva, puntualità e didattica

    link

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  5. secondo voi, se fosse possibile fare un semplice esamino (anche a quiz) sulla scuola e i suoi problemi a davide faraone, lo supererebbe o no?
    ma perché faraone evita di confrontarsi con i docenti e con i sindacati (per quanto sgonfi) e va invece a sobillare e raccontare balle agli studenti?

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  6. secondo voi, se fosse possibile fare un semplice esamino (anche a quiz) sulla scuola e i suoi problemi a davide faraone, lo supererebbe o no?
    ma perché faraone evita di confrontarsi con i docenti e con i sindacati (per quanto sgonfi) e va invece a sobillare e raccontare balle agli studenti?

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  7. E' il solito meccanismo: scavalcare chi gestisce l'istruzione e rivolgersi agli istruendi sollecitando i loro istinti peggiori.
    Siamo messi molto, molto male. Ci vorrebbe un organo di stampa autorevole che demistificasse questi individui, invece Corriere, Repubblica. TG1 e TG3 sono tutti d'accordo. Mai la scuola ha avuto tanti nemici.

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  8. Le riflessioni di L. aggiungono concretezza alla critica delle faraoniche assurdità.

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  9. Prepariamoci a fare tutti la fine di san Cassiano martire...

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  10. Povera Italia, sottomessa al populismo bieco di avventurieri.

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  11. Umiliare i docenti, farli sentire nelle mani di quindicenni ignoranti e presidi manageriali. Dire tutte le cose più stupide, parlare in inglese.
    Customer satisfaction? Ci vorrebbe Totò a commentare.

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  12. il populismo, la demagogia, brutte bestie per la democrazia, le pagheremo entrambe, prima o poi, quando purtroppo dalla stalla saran già scappati i buoi

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  13. D'accordo sul dire che i docenti non vanno messi sulla gogna, ma una reale valutazione su di loro penso che sarebbe il caso di cominciarci a pensare, non solo per la loro preparazione culturale, ma anche dal punto di vista di correttezza professionale e deondologica.

    Mi capita di sapere di colleghi docenti che non rispettano il regolamento di istituto e le disposizioni delle Circolari ministeriali del Miur, per esempio facendo usare il cellulare in classe e usandolo a loro volta; che chiudono gli occhi di fronte ad alunni che giocano a carte in classe oppure che sentono musica durante le ore di lezione oppure durante la ricreazione.

    Che nonostante i tanti progetti educativi contro il bullismo e le mafie minimizzano e coprono come possono i gravi episodi che accadono in classe.

    Mi capita di sapere di colleghi di destra e sinistra che fanno vera e propria propaganda elettorale in classe invece di essere super partes (di educazione alla convivenza civile si deve parlare, ma non dal punto di vista di parte politica).

    Genitori e alunni di fronte a questi comportamenti omissivi e collusi dei docenti non devono protestare?
    Sicuramente sì e anche chiedere con forza dei provvedimenti disciplinari.

    Il fatto è che Faraone va a proporre una soluzione di valutazione sui docenti completamente scorretta: chi deve valutare i docenti devono essere gli Ispettori scolastici e non gli studenti.

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  14. E a proposito delle regole di legge, di statuti, di regolamenti di istituto e quant'altro e del fatto che vanno fatte rispettare agli studenti, c'è da dire che se un collega docente non è in grado di farlo, meglio che cambi mestiere.
    Il docente ha l'obbligo professionale di educare ed istruire (così come un ingegnere quello di far progetti e realizzarli o il chirurgo di operare) e se non espleta questo mandato con correttezza e professionalità allora non merita di essere insegnante.

    E neanche vige la scusa che vi sia la paura di perdere il posto di lavoro, del DS o dei colleghi o dei genitori: chi accetta questa professione o la svolge al pieno oppure non ha diritto a ricoprire il posto di lavoro ed è meglio che vada via.

    Questa significa onestà, correttezza, merito, responsabilità.

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  15. Scusi Ludovica, mi spiega per quale motivo non si dovrebbe sentire musica durante la ricreazione? e con quale diritto si potrebbe proibirlo, sempre durante la ricreazione naturalmente, purché non si disturbi con un volume troppo alto?
    Per quanto mi riguarda, poi, consento normalmente agli alunni di ascoltare musica mentre disegnano e quasi tutti i colleghi che ho incontrato, nei professionale per la grafica e nel liceo artistico, si comportano allo stesso modo.
    Io stesso, quando ero uno studente di architettura, non ricordo di avere mai disegnato senza musica in sottofondo.
    Naturalmente questo aggiunge un problema, perché occorre esigere che gli alunni NON ascoltino musica durante le parti di lezione frontale e - ovviamente - i compiti in classe. Quindi dovranno esserci, per queste materie, dei momenti in cui è consentito e altri in cui non lo è.
    Ma in genere è sufficiente concedere la possibilità di ascoltare musica solo dopo averlo richiesto e solo a chi si comporti correttamente.

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  16. Educare gli studenti al rispetto delle regole non è solo compito dei singoli insegnanti, ma anche della comunità scolastica nel suo insieme. Ci sono certamente dei docenti inadeguati sotto questo profilo, ma una cosa è lavorare in una scuola dove questo obiettivo è condiviso e coerentemente perseguito a tutti i livelli, a partire dal Dirigente, altro è far fronte ai cattivi comportamenti in un ambiente dove, a partire dal Dirigente, non si ha altro obiettivo che compiacere gli studenti ed evitare grane e dove vige il tabù delle sanzioni.

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  17. Il prof. Ragazzini ha pienamente compreso quanto da me sostenuto.

    A riguardo il fatto di sentire musica se ciò è possibile in momenti adeguati ed anche è previsto in un Regolamento, va benissimo.
    Allo stesso modo se un docente o anche un alunno ha la necessità di mantenere acceso il cellulare per esigenze eccezionali e motivate, va bene anche.
    Il problema è quando è normalmente accettato l'abuso e quando il non rispetto delle norme diventa parte degli usi e costumi di una scuola o purtroppo (come ormai avviene in Italia a tutti i livelli) di un'intera ccomunità.
    Anzi il non farne conto (delle regole) è adeguato mentre il rispetto e la pretesa che questo avvenga "erga omnes"addirittura è considerato "eversivo".

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  18. Cara Ludovica, tu hai parlato di valutazione degli insegnanti in senso saggio, ossia che è competenza di ispettori e non di studenti o di comunità o peggio ancora di un Ds con relativo gruppetto di valutazione.
    Aggiungo che, però, di come sia necessario avere definiti anche i "criteri" secondo cui un insegnante deve essere valutato.
    Per cui penso proprio che sia necessario che venga approvato a livello governativo un codice deondologico ufficiale della categoria che costituirà, appunto, una parte importante della raccolta dei "criteri" secondo cui poter effettuare la valutazione.

    Per esempio ti faccio presente che vi sono docenti che, pur non facendo politica in classe, hanno facebook, twitter e anche blog con tanto di nome e cognome, e quindi facilmante individuabili, e fanno politica anche attraverso questi strumenti che vengono frequentati dagli studenti in cerca di "captatio benevolentiae".
    Mi chiedo se questi hanno informato o no i loro Ds del fatto che tengono facebook, blog e altro con nome e cognome evidente oppure se questi ultimi pur informati accettino lo stesso la situazione veramente anomala e pericolosa.
    Ogni riferimento è "puramente" casuale!

    Andando a riprendere il concetto di codice deondologico di categoria, penso proprio che sia proprio necessario che anche gli insegnanti lo abbiano ufficialmente in modo che, segnalato, chi lo trasgredisce a scuola o fuori sia allontanato e non possa più svolgere la professione.
    "Dura lex sed lex"

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  19. Gentile Gino, quello che dici non è il caso mio, infatti quando partecipo a discussioni in web lo faccio sempre rigorosamente in forma anonima proprio per salvaguardare non solo la mia privacy, ma anche la deondologia della mia professione insegnante.

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  20. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  21. Ecco l'ultima del nostro genio:

    http://www.orizzontescuola.it/news/faraone-basta-classi-soli-cinesi-soluzione-sar-trovata-nella-riforma-della-scuola

    In visita in una scuola di Prato, si indigna perché esistnono "classi di tutti cinesi" e "classi di tutti italiani" e promette che "la riforma della scuola risolverà questo problema", modificando i criteri tecnici di formazione delle classi.

    Ma è mai possibile che Faraone pensi davvero che ci siano dei dirigenti scolastici che si divertono a fare apposta a formare classi separate per "razza", pur avendo a disposizione un vasto campionario di studenti di etnie diverse?

    Non gli viene in mente che, se esistono classi intere composte solo di cinesi, e altre composte solo di italiani, è perché si trovano in plessi scolastici di quartieri in cui abitano SOLO famiglie cinesi, oppure SOLO famiglie italiane?

    L'alternativa quale sarebbe? Costringere un po' di gente a iscriversi nella scuola più scomoda e più lontana per movimentare il multiculturalismo? Oppure deportare direttamente un po' di famiglie da un quartiere all'altro, costringendole a cambiare casa per legge, per eliminare alla radice il problema dell'esistenza stessa dei quartieri cinesi? E tutto questo lo si farebbe con la riforma della scuola?

    Ma questo è scemo forte...

    L.

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  22. Paniscus che ci vuoi fare!
    E' la scuola di "Renzusconi".
    Finchè si vota questa gente, questi e altri sono i risultati e anche i sottosegretari.

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  23. Non sono assolutamente d'accordo con l'idea che un insegnante debba NASCONDERSI quando interviene in discussioni su internet, o quando scrive e pubblica qualcosa di suo.

    Allora, per le stesse ragioni, sarebbe immorale qualsiasi coinvolgimento di un insegnante in un'attività sociale pubblicamente visibile? Un insegnante non dovrebbe mai fare attivismo, volontariato o associazionismo di nessun genere, non dovrebbe mai collaborare con riviste o iniziative culturali, non dovrebbe pubblicare con la propria firma nessun suo testo scritto, non dovrebbe nemmeno fare attività sindacale, perché altrimenti "si capisce quali siano le sue idee politiche", e questo potrebbe essere interpretato come un tentativo di manipolazione ideologica?

    In pratica, non deve avere nemmeno una vita sociale di nessun genere, né avere passatemi, né interessi personali, perché potrebbe sempre incrociare qualche alunno al cinema, in palestra, al supermercato, o in un luogo di vacanza, e questo potrebbe configurarsi come una impropria commistione tra professione e vita privata, e come un tentativo di accattivarsi la simpatia degli studenti?

    Ma scherziamo?????

    Allora gli stessi membri del Gruppo di Firenze che gestiscono questo blog, stanno tenendo un comportamento deontologicamente inaccettabile come insegnanti?

    Io normalmente non metto il mio nome e cognome in chiaro (anche se non è certo un segreto e chiunque potrebbe ritrovarlo facilmente se gli interessasse farlo).

    Ma non lo metto semplicemente perché A ME non va di farlo e perché non voglio scocciature IO, ma non certo perché lo ritenga incompatibile con l'etica di un insegnante.

    Trovo molto più scorretto, sul piano educativo, il fatto che certi insegnanti si mettano volontariamente a ciarlare e spettegolare di argomenti futili con gli alunni su facebook e su whatsapp trattandoli come amici alla pari... piuttosto che il fatto di esporsi pubblicamente con il proprio nome e cognome in un contesto di libera espressione di opinioni NON destinata apposta agli studenti.

    Se poi qualche studente la trova lo stesso, sono fatti suoi, ma non si può certo dire che sia un atto di manipolazione deliberata...

    L.

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  24. Ludovica, non parlavo di te.

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  25. Paniscus stavo parlando di insegnanti che nei loro blog, facebook, twitter rispondono e colloquiano con ALUNNI su tematiche politiche.
    Capito?
    Per caso tu lo fai?

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  26. per Gino: come ti permetti di insinuare che io sia personalmente coinvolta, e che voglia difendere quslche magagna personale?

    L'idea che io abbia esposto quelle opinioni perché è esattamente quello che penso davvero, e non per coprire chissà quale ambizione di propaganda sommersa, proprio non ti sfiora?

    Io facebook e twitter manco ce li ho, oltretutto. E se ce li avessi non li userei certo per ciarlare del più e del meno con gli alunni, non solo "di politica", ma nemmeno di giardinaggio.

    E' questa mitizzazione (positiva o negativa) del "parlare di politica" come se fosse un argomento tabù completamente diverso da tutti gli altri, che mi dà fastidio.

    In QUALSIASI argomento che abbia un minimo di contenuto intelligente e che non sia solo frivolezza e vacuità pura, chiunque potrebbe ravvisare qualche contenuto di "politica", se proprio vuole vedercelo per forza. Ripeto, l'alternativa è che non si parli più di nulla, né dal vivo né su internet...

    L.

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  27. Perchè ti arrabbi? Avevo solo letto velocemente la tua precedente risposta.

    Purtroppo questi sono tempi bui e parlare di qualsiasi cosa attinente con la politica con gli alunni è un argomento più pericoloso del maneggiare un acido.

    Non ho detto che chi è insegnante non debba avere degli impegni extra che possano essere anche di tipo "politico" (il volontariato non c'entra), ma il pericolo è che questo può significare l'andare ad esercitare, come tu stesso hai detto, una forma di manipolazione psicologia oppure reale sugli alunni, che abbiamo, in cerca di "captatio benevolentie".

    Penso che ricordi bene i tuoi professori universitari e come era pericoloso mostrare un'idea contraria alla loro.
    Bene. Non vorrei che simile atteggiamento venga trasportato anche nell'istruzione inferiore quando le menti sono ancora fragili e la capacità critica ancora in formazione.
    Purtroppo questo può avvenire tramite discussioni fra docenti e alunni non solo in classe, ma anche utilizzando l'armamentario infernale delle nuove tecnologie.
    E da quello che hai scritto sono sicuro che su questo discorso ragioni come me.

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  28. La quiete della mattina domenicale propizia una riflessione più vasta. In vent'anni universitari, ho visto crollare la preparazione in entrata dei giovani, vittime, anziché protagonisti, di ciò che viene propinato loro. Che scopo hanno avuto, dunque, tutte queste riforme? Una classe politica che ha ottenuto tali risultati nella scuola non dovrebbe ritirarsi sconfitta? Invece no: autocelebrantesi, prosege con i suoi mantra per lobotomizzati spingendo sui soliti pedali: informatica, scienze, lingue traniere. Ma di fronte al ventenne in crisi con la sintassi elementare dell'italiano e che non sa collocare Carlo Magno prima e dopo Cristo, che fare? Dover correggere errori ortografici nelle tesi ed essere pure sbeffeggiati dai colleghi che dicono 'non è compito nostro'.
    Eppure ... possibile che non interessi a nessuno? Possibile dover ogni giorno sentir parlare di tagli agli anni di scuola, affossamento dell'istruzione classica poco cool e che 'bisogna che la scuola insegni a leggere gli scontrini fiscali', a 'essere cittadini attivi' ..
    Ma attivi in cosa? Nell'ignoranza?
    Spero sempre che inizi un processo al contrario. Poca favilla gran fiamma seconda, diceva il Grandissimo che, manco a dire, qualcuno vuole togliere dai programmi scolastici.

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  29. Penso che ricordi bene i tuoi professori universitari e come era pericoloso mostrare un'idea contraria alla loro
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    Ma su quale pianeta?

    Era (giustamente) pericoloso soltanto dimostrare di non saper applicare il principio dei lavori virtuali o di non saper enunciare correttamente la conservazione dell'energia... per il resto, il mio era uno dei dipartimenti universitari a più alta intensità di impegno politico e di proteste studentesche, nonostante fosse notoriamente condizionato (almeno, 20 anni fa, adesso non lo so) da un potentissimo nucleo duro di baronazzi accademici piuttosto reazionari. C'erano anche quelli più "alternativi", che rivestivano il solito ruolo macchiettistico degli amiconi degli studenti,ma di sicuro il nucleo duro era conservatore, tradizionale, cattolico, e rigorosamente filogovernativo qualsiasi governo ci fosse.

    Ma di sicuro non conosco nessuno che sia stato penalizzato agli esami per ragioni ideologiche, nonostante la stragrande maggioranza degli studenti fosse attiva nelle proteste...

    Al massimo si veniva stroncati perché gli esami (almeno, alcuni) erano ferocemente selettivi e difficilissimi, quello sì, ma non certo per l'ideologia!

    L.

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  30. Non ho detto che chi è insegnante non debba avere degli impegni extra che possano essere anche di tipo "politico" (il volontariato non c'entra),
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    Anche il volontariato può entrarci eccome.

    La maggioranza delle associazioni libere, con mandato culturale, sociale o assistenziale, e senza fini di lucro, ha dei presupposti di fondo ben precisi che lasciano perfettamente intendere la possibile vicinanza a una certa ideologia piuttosto che a un'altra. La visione del volontariato come qualcosa che serve solo a "fare del bene agli altri" senza nessuna implicazione ideologica mi sembra molto riduttiva.

    Se Pierino fa volontariato nelle Ronde Padane (non so se esistano ancora) e Peppino lo fa in un centro di aiuto per immigrati, mi sembra OVVIO che si possa capire qualcosa delle loro inclinazioni politiche.

    Come pure se Paoletta fa volontariato nei consultori cattolici del Movimento per la Vita e Pieruccia lo fa nei punti di ascolto della Casa Internazionale delle Donne...

    ...oppure se Gigi lo fa in un'associazione che porta gli aiuti alla striscia di Gaza, mentre Gianni lo fa in un'associazione che porta gli aiuti alle colonie ebraiche nei territori contesi.

    Il volontariato non è solo assistere i bambini disabili o aiutare la vecchietta a fare la spesa, senza nessuna implicazione di schieramento di opinione.

    L.

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  31. Allora, Paniscus, andiamo per ordine.

    Io ho una storia universitaria diversa dalla tua dove chi esprimeva la sua opinione opposta dal barone aveva irrimediabilmente compromessa la carriera universitaria (anche io parlo di circa 20 anni fa) nonostante bravura e quant'altro, mentre chi sbavava dietro loro aveva la possibilità del 110 e lode, bacio in fronte e pubblicazione della tesi di laurea.
    Tali professoroni erano la gran parte tutti di sinistra e pertanto i loro alunni di sinistra erano tenuti in grande considerazione. Ve ne erano altri (democristiani) vicini alla diocesi e pertanto anche i loro studenti avevano lo stesso trattamento se erano dichiaratamente chiesastici, contro l'aborto, il divorzio e l'ateismo e iscritti all'Azione Cattolica o ai focolarini.

    Il volontariato che citi tu è diverso da quello che intendo io: non è di tipo politico, ma assistenziale o di esseri umani o di ambiente o di animali (in questo hai azzeccato).



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  32. Ricordo ancora di un ragazzo che aveva il trenta e lode assicurato a tutte le materie perchè agli esami cominciava a discutere di tematiche politiche di sinistra tralasciando quelle della materia per cui doveva sostenere la prova. Fu uno dei capetti della Pantera.
    Non farmi ricordare certe cose, perchè mi incavolo ancora solo a pensarle.

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  33. Immagino che tu ti riferisca a una facoltà letteraria... ma a me sembra che, all'epoca, nelle facoltà letterarie, QUASI TUTTI prendessero 30 e lode in quasi tutti gli esami, indipendentemente dalle idee politiche.

    Al massimo la differenza tra "quelli più bravi" e "quelli più scarsi" stava nel fatto che i primi si laureavano in 4 o 5 anni mentre gli altri ce ne impiegavano 7 o 8 con comodo, ma la media dei voti era praticamente la stessa per tutti, mentre noi delle facoltà scientifiche eravamo abituati a veder usare praticamente tutta la scala intera dei voti tecnicamente sufficienti, e non ci sarebbe mai venuto in mente di "rifiutare un 27".

    Al massimo c'era chi rifiutava i 18, i 20, o i 21, ma appunto qualcuno li rifiutava perché effettivamente venivano usati, i professori ci provavano eccome, a darli. Nelle facoltà umanistiche praticamente i voti bassi non esistevano proprio...

    Non so come sia la situazione adesso, ma ai tempi nostri sicuramente era così.

    L.

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  34. ANONIMO
    Paniscus, la situazione è uguale.
    Ecco un segreto: alcuni anni fa alcuni docenti bolognesi, allievi di un serissimo filologo, fecero ua riunione in cui constatarono preoccupati che i ragazzi non sapevano più scrivere. Alla fine decisero ... di chiudere un occhio. Non è dato sapere se chiusero il destro o il sinistro.

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  35. paniscus ha detto... "nelle facoltà letterarie, QUASI TUTTI prendessero 30 e lode in quasi tutti gli esami, .... mentre noi delle facoltà scientifiche eravamo abituati a veder usare praticamente tutta la scala intera dei voti tecnicamente sufficienti....."

    credo che anche medicina abbondi di 30 e 110.

    è un modo di promuovere e propagandare le proprie facoltà e i propri corsi.

    non esistono - credo - statistiche sui voti d'esame e di laurea, riferiti sia agli studenti che ai docenti.

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  36. No paniscus. La facoltà del ragazzotto di sinistra raccomandato non era lettere.
    Dirò di più. Ha avuto una folgorante carriera nelle cooperative e attualmente si trova a lavorare nei centri immigrazione.
    E' l'esempio lampante della nuova classe dirigente degli anni novanta "che si è formata durante le occupazioni e che ha scoperto i primi amori dentro i sacchi a pelo" a cui è tanto affezionato Faraone.

    Ma pensateci bene: abbiamo un Presidente del Consiglio che non è stato eletto al Parlamento; un Parlamento anticostituzionale; un attuale ministro Miur con percentuali di partito pari allo zero; una legge elettorale e anche un futuro presidente della Repubblica che vengono concordati nel chiuso delle sttanze con un pregiudicato e con politici su cui pendono processi; una classe politica parlamentare che è l'esecutrice degli ordini del Governo (dovrebbe essere al contrario, per Costituzione); una fantomatica riforma della scuola che è stata decisa dall'alto e di cui ancora non si sa nulla di preciso se non che sarà l'imposizione delle proposte Aprea anche contro il parere di tutto il mondo della scuola.

    A questo si aggiunge anche la possibilità che a fare il nuovo ministro Miur sia FARAONE, ossia un politico che non si è NEANCHE laureato.

    MERAVIGLIOSO!

    Ma chi ha votato Pdl e, soprattutto Pd, non viene la voglia di prendere un martello e di spianarsi la mano che ha messo la x su certe caselline della scheda elettorale nelle ultime due votazioni?

    Speriamo nell'esempio della Grecia di Tsipras a patto che costui, prendendo potere, non vada a prendere per il sedere i Greci come un certo politico qui in Italia.

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  37. Vedo il mondo che gira al contrario25 gennaio 2015 alle ore 23:44

    Semo sopiti da dumila anni e chi ce risveglia più. Ma ne manco la riforma protestante, manco la Rivoluzione Francese, Americana e Russa, anche se l'Italia Russa. nun c'hanno svegliato neppure le cannonate de le guere mondiali, il fascismo, la guera fredda, l'acqua calda. H'amo dormito per vent'anni de B.anana, per i nove anni de Napolitano e ora con REnzie sprofondiamo nel sonno ma chi ce sveglia più, manco l'ISIS, i terroristi, semo narcotizzati a vita, in coma REnzologico.

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  38. Come fanno a imporre contro il parere di tutto il mondo della scuola?

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  39. i voti delle famiglie e di parte dell'opinione pubblica che ha in uggia la scuola sono molti di più rispetto a quello dei docenti. E molti hanno in uggia la scuola perché crea problemi e fastidi alle famiglie che tutto vorrebbero, salvo avere problemi e fastidi soprattutto da parte di chi non conta nulla ( e su questo il mondo della scuola ha una valanga di responsabilità).

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  40. Quindi si sostiene che l'unica cosa possibile da fare è rassegnarsi e basta?

    L.

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  41. Io direi che, invece, è il momento di fare il "mea culpa" , prendersi le proprie responsabilità e iniziare a ribellarsi. Certa gente, lì dov"è, ce l'abbiamo mandata coralmente noi. Quindi sempre coralmente noi invitarle ad andarsene. Se no ci resta come soluzione la Rivoluzione francese ed è una soluzione amara.

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  42. Lavorare per far crollare il consenso nei sondaggi e nella realtà a certi partiti no?
    Andare a contestare i politici non andando alle loro kermesse facendo sì che restino spopolate?
    Non presentarsi quando organizzano incontri con il mondo della scuola come fu per Faraone un po' di tempo fa e mandare lettere pubbliche di disassociazione?
    Contestare dalla base i politici che si è votato come è avvenuto a Genova quando fu preso di mira Violante?
    Questi sono i modi per far capire che non ci stiamo più. E fanno più paura degli scioperi.

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  43. Ricordo la Aprea in TV. Una donna impellicciata e sussiegosa, animata dalla voglia di bastonare l'università, tutta piena di astio. Ma cosa sa realmente questa gente dell'istruzione? E qualcuno difende la scuola al Ministero o sono tutti la stessa cricca?

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  44. La seconda che hai detto, Pupipupi. Basti riflettere sul fatto che tutte le modifiche che hanno ridotto la scuola come è ridotta attualmente sono piovute sulla scuola stessa dall'alto.
    Forse che non ci sia proprio che difende la scuola nessuno è un'esagerazione, ma i pochi che ci sono contano poco.
    Come ha mirabilmente sintetizzato il prof. Israel (vado a memoria, quindi approssimativamente), abbiamo avuto un periodo di dittatura dei pedagogisti cui è seguita l'ancora peggiore dittatura dei tecnocrati.

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  45. Ossia la lava dopo i lapilli.

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