Il buon senso vorrebbe che delle due l’una: o si è in grado di mettere in gioco risorse finanziarie consistenti in un certo settore, o si rinuncia a proporvi riforme epocali, a maggior ragione se queste comprendono un consistente aumento di impegno e a una riduzione delle tutele per i dipendenti del settore stesso. L’intransigenza del governo è invece assoluta nel continuare a mandare avanti cambiamenti che prevedono consistenti peggioramenti dello stato giuridico degli insegnanti e ampliamenti dell’orario di servizio, aspetti sui quali girano le voci più terrificanti e ogni giorno si ascoltano nuove proposte di aggravamento da parte di questo o quell’esponente della maggioranza. Il tutto non solo senza alcuna contropartita economica, ma in parallelo a un prolungamento del blocco dei contratti. E per di più in un contesto di crescente insicurezza, personale e relativo alle responsabilità civili e penali nei confronti degli alunni, poiché è ormai chiaro che dei famosi finanziamenti per la sicurezza dell’edilizia scolastica non c’è quasi traccia. Tutto ciò sta contribuendo a spingere anche la parte dei docenti meno incline agli estremismi e alle piazzate, della quale ritengo di aver sempre fatto parte, verso il rifiuto anche di quanto di positivo possa esserci nelle proposte governative. Nonché verso forme di protesta clamorose ed esasperate e verso il sostegno alle organizzazioni che le propongono e attuano. Anche perché proprio questa componente potenzialmente più disposta alla discussione e alla mediazione è stata pubblicamente insultata e tacciata di abulia dal ministro, la cui espressione sempre ridente (irridente?), già in sé fastidiosa, risulta oltraggiosa nella gravità del presente momento. Con questo non giustifico chi non le ha consentito di parlare, comportamento che mi è completamente estraneo e trovo deprecabile in linea di principio e di fatto. Ma l’ho scritto altre volte e lo ripeto: avrei accettato una politica di "lacrime e sangue" onestamente presentata come tale, se avessimo al governo gente con la serietà di Churchill e nella prospettiva di un futuro realmente migliore, pur se quest’ultimo non avrebbe potuto riguardarmi per ovvie ragioni di età. La superficialità e l’irrisione, invece, non le considero tollerabili, tanto più se aggravate da un sostanziale rifiuto di ascoltare e discutere camuffato come il suo opposto. "Mala tempora currunt" mi sembra l’unico commento possibile. Certamente, data la situazione attuale e il quadro che si prospetta, a un giovane con delle doti intellettuali o del talento consiglierei: fai qualsiasi cosa, apri un agriturismo, scegli un lavoro manuale, entra in un’attività professionale (beninteso se ce l’hai in famiglia, altrimenti è impossibile), preparati e poi espatria (come sono sul punto di fare le mie figlie, come hanno già fatto e stanno facendo i figli di molti amici, con quanta gioia personale dei loro genitori e mia è facile immaginare). Ma mai, mai, per nessun motivo, ti venga in mente di insegnare. Non credo di essere l’unico a pensarla così e credo che questo forse avrà l’effetto di ridurre per il futuro il precariato, ma non certo quello di migliorare, sempre nel futuro, la qualità complessiva dell’insegnamento. Altro che Buona Scuola.
Coraggio Papik, sosteniamoci l'un l'altro, alla maniera di Plotino e Porfirio, come sempre si è fatto nella scuola tra colleghi che si stimano e che pur nella diversità di idee, condividono il fine ultimi della scuola: dare ai ragazzi una preparazione di base forte, che li metta in grado di fare scelte consapevoli e di essere autonomi nei loro giudizi. Purtroppo anche stavolta non ci siamo con i progetti sulla scuola. Sarebbero bastate poche chiare misure, come ha scritto ieri Belardelli sul Corriere, per trasformare la scuola italiana ( demerito, statuto studenti, organi collegiali)e forse per invertire la rotta. Purtroppo Renzi ama in tutto strafare. Ma andiamo avanti, nella consapevolezza che anche nella nostra quotidianità, nel far bene o al meglio il nostro lavoro, contribuiamo a migliorare questo Paese. E' vero, mala tempora currunt, ma facciamoci trovare in piedi. Agli imbecilli di ogni risma, compresi quelli che impediscono alla gente di parlare essendo stata invitata a farlo, dobbiamo assicurare la nostra presenza. Quella di Papik è da sempre e lo sarà, assicurata. Un caro abbraccio, VV
Nel ricambiare l'abbraccio, condivido il forte apprezzamento per l'articolo di Berardelli. Non che la pensi proprio come lui su tutto, ma gli va comunque riconosciuta la qualità più importante: una reale e meditata conoscenza delle cose di cui parla. Certo, per un opinionista questo dovrebbe essere una specie di minimo sindacale, ma purtroppo altri che hanno scritto di scuola in questi giorni non hanno dimostrato la stessa serietà etica e professionale.
Una crepa nel PD Molto nette le parole con le quali il PD pugliese ha stroncato il DDL in discussione in Parlamento. Nel documento, infatti, si annienta la riforma parlando di scuola-azienda, che è in contrasto con l'idea della scuola comunità educante,che si fonda sul principio della libertà di insegnamento. Questa riforma, si dice nel documento, non ha mai fatto parte delle "nostre proposte, non abbiamo chiesto i voti su questi presupposti". Sotto accusa viene messo anche il ruolo che si vorrebbe dare al super dirigente, definito imprenditore che decide le sorti dell'istituto. Bocciata dal PD pugliese, quindi, anche la chiamata diretta da parte del dirigente scolastico. Tra l'altro, questa parte del provvedimento è stato contrastata un po' da tutti, docenti,sindacati e forze politiche di opposizione. Stavolta, però, il netto dissenso arriva da un pezzo importante dello stesso PD. Il documento redatto ed approvato continua, "Dulcis in fundo, è prevista la revoca automatica di tutti i termini contrattuali oggi vigenti anche per il personale a tempo indeterminato". Si parla, poi, dei migliaia di precari che dopo tre anni di supplenze possono vedersi revocato il contratto e rimare per sempre fuori dalla Scuola.
La riforma di Renzi ha ben poche cose buone, secondo me. Mi pare che il Comitato per la Legislazione, evidenziando errori, trascuratezze, genericità, violazioni di articoli costituzionali ( in particolare l' art. 7, assegnando al dirigente la responsabilità didattica, viola la libertà di insegnamento, come molti di noi avevano sospettato)affermi implicitamente che si tratti di operazione un po' cialtrona. Quanto alle reazioni in forme clamorose e al sostegno a chi le attua, di cui parlava Papik, io resto sempre titubante. Perchè, in campo sindacale e in campo politico, mi riesce sempre difficile distinguere tra un' azione " onesta" e un' azione indetta per ottenere seguito a proprio vantaggio. Viviamo in un mondo opaco dove nulla è ciò che sembra e mi pare che ci si muova cercando di dire non ciò in cui si crede ma ciò che potrebbe portare pù vantaggi a chi parla.
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RispondiEliminaIl buon senso vorrebbe che delle due l’una: o si è in grado di mettere in gioco risorse finanziarie consistenti in un certo settore, o si rinuncia a proporvi riforme epocali, a maggior ragione se queste comprendono un consistente aumento di impegno e a una riduzione delle tutele per i dipendenti del settore stesso.
RispondiEliminaL’intransigenza del governo è invece assoluta nel continuare a mandare avanti cambiamenti che prevedono consistenti peggioramenti dello stato giuridico degli insegnanti e ampliamenti dell’orario di servizio, aspetti sui quali girano le voci più terrificanti e ogni giorno si ascoltano nuove proposte di aggravamento da parte di questo o quell’esponente della maggioranza. Il tutto non solo senza alcuna contropartita economica, ma in parallelo a un prolungamento del blocco dei contratti. E per di più in un contesto di crescente insicurezza, personale e relativo alle responsabilità civili e penali nei confronti degli alunni, poiché è ormai chiaro che dei famosi finanziamenti per la sicurezza dell’edilizia scolastica non c’è quasi traccia.
Tutto ciò sta contribuendo a spingere anche la parte dei docenti meno incline agli estremismi e alle piazzate, della quale ritengo di aver sempre fatto parte, verso il rifiuto anche di quanto di positivo possa esserci nelle proposte governative. Nonché verso forme di protesta clamorose ed esasperate e verso il sostegno alle organizzazioni che le propongono e attuano. Anche perché proprio questa componente potenzialmente più disposta alla discussione e alla mediazione è stata pubblicamente insultata e tacciata di abulia dal ministro, la cui espressione sempre ridente (irridente?), già in sé fastidiosa, risulta oltraggiosa nella gravità del presente momento.
Con questo non giustifico chi non le ha consentito di parlare, comportamento che mi è completamente estraneo e trovo deprecabile in linea di principio e di fatto. Ma l’ho scritto altre volte e lo ripeto: avrei accettato una politica di "lacrime e sangue" onestamente presentata come tale, se avessimo al governo gente con la serietà di Churchill e nella prospettiva di un futuro realmente migliore, pur se quest’ultimo non avrebbe potuto riguardarmi per ovvie ragioni di età. La superficialità e l’irrisione, invece, non le considero tollerabili, tanto più se aggravate da un sostanziale rifiuto di ascoltare e discutere camuffato come il suo opposto.
"Mala tempora currunt" mi sembra l’unico commento possibile. Certamente, data la situazione attuale e il quadro che si prospetta, a un giovane con delle doti intellettuali o del talento consiglierei: fai qualsiasi cosa, apri un agriturismo, scegli un lavoro manuale, entra in un’attività professionale (beninteso se ce l’hai in famiglia, altrimenti è impossibile), preparati e poi espatria (come sono sul punto di fare le mie figlie, come hanno già fatto e stanno facendo i figli di molti amici, con quanta gioia personale dei loro genitori e mia è facile immaginare). Ma mai, mai, per nessun motivo, ti venga in mente di insegnare. Non credo di essere l’unico a pensarla così e credo che questo forse avrà l’effetto di ridurre per il futuro il precariato, ma non certo quello di migliorare, sempre nel futuro, la qualità complessiva dell’insegnamento.
Altro che Buona Scuola.
Coraggio Papik, sosteniamoci l'un l'altro, alla maniera di Plotino e Porfirio, come sempre si è fatto nella scuola tra colleghi che si stimano e che pur nella diversità di idee, condividono il fine ultimi della scuola: dare ai ragazzi una preparazione di base forte, che li metta in grado di fare scelte consapevoli e di essere autonomi nei loro giudizi.
RispondiEliminaPurtroppo anche stavolta non ci siamo con i progetti sulla scuola. Sarebbero bastate poche chiare misure, come ha scritto ieri Belardelli sul Corriere, per trasformare la scuola italiana ( demerito, statuto studenti, organi collegiali)e forse per invertire la rotta. Purtroppo Renzi ama in tutto strafare. Ma andiamo avanti, nella consapevolezza che anche nella nostra quotidianità, nel far bene o al meglio il nostro lavoro, contribuiamo a migliorare questo Paese. E' vero, mala tempora currunt, ma facciamoci trovare in piedi. Agli imbecilli di ogni risma, compresi quelli che impediscono alla gente di parlare essendo stata invitata a farlo, dobbiamo assicurare la nostra presenza. Quella di Papik è da sempre e lo sarà, assicurata.
Un caro abbraccio, VV
Nel ricambiare l'abbraccio, condivido il forte apprezzamento per l'articolo di Berardelli. Non che la pensi proprio come lui su tutto, ma gli va comunque riconosciuta la qualità più importante: una reale e meditata conoscenza delle cose di cui parla.
RispondiEliminaCerto, per un opinionista questo dovrebbe essere una specie di minimo sindacale, ma purtroppo altri che hanno scritto di scuola in questi giorni non hanno dimostrato la stessa serietà etica e professionale.
Una crepa nel PD
RispondiEliminaMolto nette le parole con le quali il PD pugliese ha stroncato il DDL in discussione in Parlamento. Nel documento, infatti, si annienta la riforma parlando di scuola-azienda, che è in contrasto con l'idea della scuola comunità educante,che si fonda sul principio della libertà di insegnamento. Questa riforma, si dice nel documento, non ha mai fatto parte delle "nostre proposte, non abbiamo chiesto i voti su questi presupposti". Sotto accusa viene messo anche il ruolo che si vorrebbe dare al super dirigente, definito imprenditore che decide le sorti dell'istituto. Bocciata dal PD pugliese, quindi, anche la chiamata diretta da parte del dirigente scolastico. Tra l'altro, questa parte del provvedimento è stato contrastata un po' da tutti, docenti,sindacati e forze politiche di opposizione. Stavolta, però, il netto dissenso arriva da un pezzo importante dello stesso PD. Il documento redatto ed approvato continua, "Dulcis in fundo, è prevista la revoca automatica di tutti i termini contrattuali oggi vigenti anche per il personale a tempo indeterminato". Si parla, poi, dei migliaia di precari che dopo tre anni di supplenze possono vedersi revocato il contratto e rimare per sempre fuori dalla Scuola.
http://it.blastingnews.com/lavoro/2015/04/scuola-il-pd-pugliese-chiede-il-ritiro-del-ddl-a-renzi-00370241.html
Ascoltate questi ragazzi.
RispondiEliminaSquadristi secondo la giannini (in minuscolo di proposito).
https://www.youtube.com/watch?v=I1dYGIBlrbs&app=desktop
Un saluto a tutti.
La riforma di Renzi ha ben poche cose buone, secondo me. Mi pare che il Comitato per la Legislazione, evidenziando errori, trascuratezze, genericità, violazioni di articoli costituzionali ( in particolare l' art. 7, assegnando al dirigente la responsabilità didattica, viola la libertà di insegnamento, come molti di noi avevano sospettato)affermi implicitamente che si tratti di operazione un po' cialtrona.
RispondiEliminaQuanto alle reazioni in forme clamorose e al sostegno a chi le attua, di cui parlava Papik, io resto sempre titubante. Perchè, in campo sindacale e in campo politico, mi riesce sempre difficile distinguere tra un' azione " onesta" e un' azione indetta per ottenere seguito a proprio vantaggio. Viviamo in un mondo opaco dove nulla è ciò che sembra e mi pare che ci si muova cercando di dire non ciò in cui si crede ma ciò che potrebbe portare pù vantaggi a chi parla.