Intervista di Eleonora Fortunato su “Orizzonte Scuola”.
È di qualche giorno fa l'appello
dei comitati dei genitori di Modena, rivolto ai Consigli di Classe dei bienni
di scuola superiore, a essere meno drastici nelle bocciature. “Nei prossimi
giorni sarete chiamati al difficile e delicato compito di valutare i nostri
ragazzi e di decidere sul loro futuro”, scrivono i genitori, che nel
prosieguo della loro missiva alludono anche alla discrepanza con i voti alti
ricevuti alla fine del primo ciclo. Incuriositi da questa presa di posizione,
abbiamo sollecitato le riflessioni di Andrea Ragazzini del Gruppo di Firenze, i
cui membri sono impegnati da anni per il riconoscimento del merito e della
responsabilità nella scuola.
Prof.
Ragazzini, secondo lei è giusto impostare la discussione così come fanno i
genitori modenesi? Ci sarebbe un’ipotetica supervalutazione degli alunni nella
scuola media che poi si scontra con l’eccessivo rigore dei prof del primo anno
delle superiori?
“Non posso che
dare un giudizio molto negativo di questo appello, che purtroppo conferma come
ormai non pochi genitori concepiscano il rapporto con la scuola e con gli
insegnanti in una logica di tipo sindacale, fatto di continue rivendicazioni,
di disinvolte e talvolta minacciose incursioni nella sfera di competenza
dei docenti, di indebite pressioni. Mi riesce difficile valutare diversamente
una lettera del genere pubblicata la vigilia degli scrutini.I genitori
modenesi si presentano come interlocutori dialoganti, ma si guardano bene dal
chiedersi se anche loro hanno qualcosa da rimproverarsi. Si legge nella
lettera: “Diciamolo, c’è qualcosa che non va. Non nei ragazzi, non nelle loro
famiglie, ma nel funzionamento della scuola italiana”. A sostegno di
questa perentoria affermazione non c’è un solo elemento di analisi e
soprattutto manca la consapevolezza che se dirigenti e insegnanti hanno
una preponderante responsabilità nel far funzionare la scuola, anche gli
studenti e le loro famiglie sono chiamati a fare la loro parte, che non è solo
rivendicazione di diritti. In proposito consiglio a questi genitori come
lettura estiva lo splendido discorso che nel 2009 Barack Obama rivolse agli
studenti americani all’inizio dell’anno scolastico. Cito solo una frase così
come è stata riportata dai quotidiani: “....noi possiamo avere gli insegnanti
più appassionati, i genitori più attenti e le scuole migliori del mondo: nulla
basta se voi non tenete fede alle vostre responsabilità. Andando in queste
scuole ogni giorno, prestando attenzione a questi maestri, dando ascolto ai
genitori, ai nonni e agli altri adulti, lavorando sodo, condizione necessaria
per riuscire.”
Secondo i
dati in nostro possesso, riportati anche nella lettera, all’esame di terza
media la percentuale dei promossi sfiora il 99 per cento, la metà di loro con
punteggi superiori al 7. Gli stessi dati dimostrano che dopo soli 12 mesi gli
stessi ragazzi ottengono, invece, voti disastrosi alla fine della prima
superiore, soprattutto nei tecnici e nei professionali. Qual è il suo commento
a riguardo?
“Secondo le
semplicistiche (e non disinteressate) conclusioni degli estensori della
lettera, la responsabilità ricade tutta intera sui docenti delle superiori, ma ovviamente
il problema dell’alto numero di bocciature nelle prime classi, in particolare
negli istituti tecnici e professionali, è un po’ più complesso. Sottolineerei
soprattutto due questioni, che sono state molte volte al centro delle
iniziative del Gruppo di Firenze. La prima
riporta, per contrasto, al discorso di Obama: come è noto, negli ultimi decenni
una parte maggioritaria della cultura pedagogica italiana e gli indirizzi del
Ministero, con rarissime eccezioni, hanno provveduto a cancellare l’idea che il
successo scolastico, quello vero, non può prescindere dall’impegno degli
interessati e dalla fatica che spesso comporta misurarsi con le
difficoltà e i limiti che ciascuno di noi si trova inevitabilmente ad
affrontare. Si sente spesso ripetere che “la bocciatura è sempre un
fallimento della scuola”, con il duplice risultato di colpevolizzare gli
insegnanti e di azzerare la responsabilità del discente. Ma l’educazione
all’impegno e alla responsabilità dovrebbe stare alla base di ogni percorso
didattico e formativo. Il poco credibile 99% di promozioni all’esame di terza
media è figlio anche di questo.
C’è una
seconda questione che penalizza il nostro sistema scolastico e produce la
maggior parte delle bocciature e degli abbandoni nella secondaria superiore. È
la questione dell’istruzione professionale, che a partire dai primi anni
Novanta e infine con la riforma Gelmini ha subito un continuo processo di
licealizzazione, per il pregiudizio tutto ideologico che vede nella cultura
“disinteressata” l’unico possibile strumento di compensazione delle
disuguaglianze culturali e sociali. Il bel
risultato che si è ottenuto è che gli istituti professionali continuano
ad essere considerati delle scuole di serie B, mentre i ragazzi che per
attitudini e interessi potrebbero ottenere gratificazioni e risultati positivi
in una scuola più orientata al fare, si scontrano con una pletora di materie
teoriche e con un numero risibile di ore di laboratorio. E molti di loro
naturalmente finiscono per fallire”.
A suo
avviso si intravedono soluzioni intelligenti per governare questo fenomeno? Il
Gruppo di Firenze cosa proporrebbe?
“Per quanto
dicevo poco fa occorre prima di tutto una riforma dell’istruzione professionale
che ne ridefinisca in modo coerente l’identità e il curriculum. In un recente
convegno a Firenze, a cui hanno partecipato il Sottosegretario Toccafondi e
l’Assessore Regionale all’istruzione Bobbio, abbiamo indicato come prospettiva
l’unificazione di istruzione e formazione professionale, secondo un modello in
qualche modo affine, anche se non uguale, a quello sperimentato in Trentino,
che oltretutto costituirebbe una semplificazione e una razionalizzazione del
sistema. Nell’immediato
bisogna quanto meno rimettere mano al curriculum degli istituti professionali,
rivedendo completamente fin dal primo biennio l’equilibrio tra le discipline
teoriche e quelle professionali, in modo da corrispondere davvero alle
aspettative e ai talenti dei ragazzi che si iscrivono a questo percorso di
istruzione. È indispensabile però anche una forte battaglia culturale perché
l’istruzione/formazione professionale abbia il prestigio che ha in altri
paesi europei, prima fra tutti la Germania, dove oltretutto questo canale
scolastico è in grado di garantire una qualificata occupazione alla quasi
totalità degli studenti”.
A quanto
pare, nell’ambito del Ddl “La Buona Scuola” si sta discutendo della possibilità
di legare la valutazione dei presidi alla loro capacità di incidere
positivamente sulla dispersione scolastica. Questo non potrebbe portare
all’equazione meno bocciati = più soldi alle scuole? Come si fa a combattere la
dispersione senza inaugurare una nuova stagione del 6, o del 7, politico?
“Occorre
certamente una piena responsabilizzazione di dirigenti e insegnanti, il che
significa anche una seria attività di indirizzo e soprattutto di controllo,
tanto dell’operato degli insegnanti da parte dei dirigenti che di quello dei
dirigenti da parte del Ministero e dei suoi organi periferici. Nella mia
esperienza la maggior parte dei dirigenti scolastici preferisce far finta di
nulla o si limita a provvedimenti molto blandi di fronte a inadempienze o
scorrettezze anche gravi di qualche docente, anche se è vero che gli strumenti
a disposizione sono inadeguati. L’idea di dare
più risorse alle scuole che bocciano meno è ovviamente una sciocchezza e
sospetto che non sia una sciocchezza in buona fede, dato che, come Lei
giustamente osserva, sarebbe un incentivo per incrementare le
finte promozioni, che già oggi non sono poche. La dispersione, oltre che con
quanto abbiamo detto in tema di indirizzi di studio, si combatte con una scuola
più seria, che abbia veramente come obiettivo quello di fornire soprattutto a
chi parte con uno svantaggio sociale e culturale (“i capaci e meritevoli, anche
se privi di mezzi”) gli strumenti per affermarsi.
Quanto alla
valutazione, abbiamo detto in molte sedi che la priorità non è premiare gli
insegnanti più bravi, ma poter intervenire efficacemente nel caso di docenti
palesemente inadeguati o che tengono comportamenti in contrasto con i
propri doveri professionali. Si tratta certamente di una ridotta minoranza, ma
i loro studenti ne sono gravemente danneggiati”.
PROMOSSI O BOCCIATI
RispondiEliminaScritto da Sonia Bettati - Martedì, 09 Giugno 2015 06:56
Lettera aperta ai Dirigenti Scolastici, ai Docenti, ai Consigli d'Istituto delle Scuole Secondarie di Secondo grado della Provincia di Modena
Questa lettera è indirizzata ai Dirigenti Scolastici, ai Docenti ed ai Consigli d'Istituto delle Scuole Superiori di Secondo grado della Provincia di Modena. In particolare è rivolta ai docenti delle classi prime.
Nei prossimi giorni sarete chiamati al difficile e delicato compito di valutare i nostri ragazzi e di decidere sul loro futuro. Conoscendovi ed apprezzando la vostra competenza, preparazione, capacità e serietà siamo certi che saprete farlo con grande attenzione.
Ci permettiamo solamente di rivolgervi un accalorato invito a riflettere sulla situazione dei ragazzi delle prime superiori.
Ci permettiamo di farlo perché in questi anni, nel nostro lavoro come associazione ‘Coordinamento Provinciale Consigli di Circolo d’Istituto e Comitati Genitori’, abbiamo denunciato con forza, ripetutamente, il disinvestimento feroce in risorse economiche ed umane attuato negli ultimi 15 anni nella scuola italiana.
Abbiamo ripetutamente sostenuto come il male supremo di questo paese sia la crescente e diffusa ignoranza, conseguenza dell’opera costante di dequalificazione della scuola e di delegittimazione dei docenti , da parte di chi li governava.
Nella scuola italiana il momento più arduo e complesso è certamente il passaggio dalle scuole medie alle scuole superiori.
I dati dimostrano come, alla fine del ciclo triennale delle scuole secondarie di primo grado, colleghi altrettanto bravi, preparati e coscienziosi come voi “licenziano” i nostri ragazzi in misura elevatissima: all’esame di 3° media la percentuale dei promossi sfiora il 99%, la metà di loro con punteggi superiori al 7.
I dati dimostrano che dopo soli 12 mesi gli stessi ragazzi, forse per una mutazione genetica intervenuta, hanno risultati disastrosi alla fine della prima superiore, soprattutto negli indirizzi di scuola “apparentemente più facili”, tecnici e professionali.
Diciamolo, c’è qualcosa che non va.
Non nei ragazzi, non nelle loro famiglie, ma nel funzionamento della scuola italiana.
I ragazzi e le famiglie pagano però le conseguenze, a volte anche molto pesanti in termini di dispersione scolastica, di questa situazione.
Come associazione Coordinamento Provinciale Consigli di Circolo d’Istituto e Comitati Genitori, non abbiamo soluzioni pronte, formule magiche da proporre. Non chiediamo il “6 politico”, la promozione per tutti. Sarebbe un’ingiustizia ancora maggiore per i nostri ragazzi.
Vi invitiamo semplicemente a riflettere su questa situazione nella convinzione che la vostra sensibilità, la vostra preparazione, la vostra professionalità vi aiuteranno a trovare la soluzione migliore per i nostri ragazzi.
Buon Lavoro
http://www.scuolemodena.it/
Sono anni che ci riflettiamo e con dolore constatiamo l'esistenza di una scuola pensata più per i docenti che non per gli studenti. L'onesta firmataria della lettera dovrebbe chiedersi se è legittimo sottoporre proprio i ragazzi dei tecnici e dei professionali ad una raffica di discipline molte delle quali con orari irrisori e senz'altro nemici di una buona didattica e della costruzione, come scriveva Montaigne, di teste ben fatte.
RispondiEliminaBrevemente:
RispondiElimina1) Ci stiamo confrontando mentre il governo sta forzando, ricattando e incalzando il parlamento per l’approvazione della sua contestatissima riforma, è orientato addirittura al imporsi ricorrendo alla mozione di fiducia su un ddl che interviene su una realtà vasta, complessa, che necessita di consenso vero e diffuso e di tempi lunghi di attuazione. Mozione di fiducia che include numerose e inquietanti deleghe in bianco al governo stesso.
2) La riforma ventura ha ignorato del tutto la questione segnalata dai comitati genitori di Modena: la strage didattica al 1° anno di tecnici e professionali e la discontinuità rispetto agli esiti della scuola media.
3) Il titolo del post di apertura riporta "NON BOCCIATE I NOSTRI FIGLI" è espressione che non ricorre (almeno così esplicitamente) nella lettera di Sonia Bettati che si conclude invece con “Non chiediamo il “6 politico”, la promozione per tutti. Sarebbe un’ingiustizia ancora maggiore per i nostri ragazzi.”
4) “l'esistenza di una scuola pensata più per i docenti che non per gli studenti” è sicuramente e principalmente anche responsabilità governativa, ministeriale e politica. Forse anche sindacale per omissioni.
5) Sicuramente tecnici e professionali sono penalizzati dalla impropria licealizzazione imposta (Andrea Ragazzini), ma non solo loro anche scuola media e gli stessi licei sono troppo “licealizzati” (non è gioco di parole e mi riprometto di approfondire in seguito).
In proposito: “La scuola media unica del 1962 sembra essere, almeno in parte, fallita sia per chi sceglie i licei sia, e di più, per chi si orienta sugli istituti tecnici o professionali. Forse l’errore è stato quello di finalizzarla ancora e per inerzia agli studi liceali. Forse la media unica avrebbe dovuto conglobare, assorbire in parte la scuola del lavoro, i contenuti e le attività dell’avviamento professionale, ma così non è stato. Del resto chi fa scuola, la gestisce, la riforma periodicamente ha ancora una formazione da scuola elitaria, viene principalmente dai licei e dalle lauree umanistiche, letterarie.”
La “buona scuola” e l’abolizione delle bocciature
La frase riportata al punto 3) da VP (Non chiediamo il “6 politico”, la promozione per tutti. Sarebbe un’ingiustizia ancora maggiore per i nostri ragazzi.”), è pura ipocrisia, come altri passaggi della lettera. Mi ricorda la celebre intervista del Sottosegretario Faraone, che dopo avere inneggiato in ogni modo alle occupazioni, volle infine precisare:" nessuna istigazione a occupare le scuole, ovviamente".
RispondiEliminaBRRRR non paragoniamo assolutamente faraone ai comitati genitori di Modena !!!!
RispondiEliminala questione sollevata e denunciata dai comitati è reale e cruciale, faraone fece una gaffe madornale per cui avrebbe dovuto essere rimosso.
BRRRR non paragoniamo assolutamente faraone ai comitati genitori di Modena !!!!
RispondiEliminala questione sollevata e denunciata dai comitati è reale e cruciale, faraone fece una gaffe madornale per cui avrebbe dovuto essere rimosso.
il gonfiaggio dei voti inizia allegro alle elementari, prosegue poi alle medie, dove un sei significa quattro. Quando poi alle superiori qualcuno inizia a dire la verità', allora lo linciano. Tra Cristo e Barabba ....
RispondiEliminaMC
il gonfiaggio si auto-alimenta e si auto-trascina negli anni successivi e precedenti, si espande e contagia le scuole simili, ma viene negato e occultato ....
RispondiEliminasembra gratificare studenti, docenti, presidi e scuole, in realtà nasconde l'inadeguatezza dei programmi e insieme la vastità e gravità di se stesso.
la valutazione gonfiata produce una rappresentazione falsa delle condizioni della scuola.
prima o poi il caso esploderà e la sbandierata valutazione dei docenti serve proprio a poter dare la colpa a loro stessi, che sono anche vittime.
il gonfiaggio si auto-alimenta e si auto-trascina negli anni successivi e precedenti, si espande e contagia le scuole simili, ma viene negato e occultato ....
RispondiEliminasembra gratificare studenti, docenti, presidi e scuole, in realtà nasconde l'inadeguatezza dei programmi e insieme la vastità e gravità di se stesso.
la valutazione gonfiata produce una rappresentazione falsa delle condizioni della scuola.
prima o poi il caso esploderà e la sbandierata valutazione dei docenti serve proprio a poter dare la colpa a loro stessi, che sono anche vittime.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaNon si agiti, VP. Nel mondo nuovo verranno dati tanti punti premio ai docenti che non bocciano.
RispondiEliminacioè a quasi tutti ?! come adesso.
RispondiEliminap.s. difficile che mi agiti, sono flemmatico. cmq il mio discorso è maledettamente serio.
Non proprio come adesso. Se i dirigenti saranno valutati per la riduzione della dispersione e avranno il potere di scegliere i docenti, è elementare dedurre se preferiranno i docenti severi, o anche semplicemente corretti, oppure quelli di manica sempre più larga.
RispondiEliminaHo scritto "se", ma avrei dovuto scrivere "poiché" ...
laddove non arrivò Berlinguer
RispondiEliminac'è riuscita la Giannini ter
Papik.f ha detto... “Non proprio come adesso. Se i dirigenti saranno valutati per la riduzione della dispersione e avranno il potere di scegliere i docenti, è elementare dedurre se preferiranno i docenti severi, o anche semplicemente corretti, oppure quelli di manica sempre più larga. Ho scritto "se", ma avrei dovuto scrivere "poiché" ... “
RispondiElimina26 giugno 2015 19:08
1) La valutazione dei docenti e addirittura dei presidi è argomento mitizzato, spacciato per efficace, risolutivo, salvifico, taumaturgico. In realtà è questione complessa, controversa, costosa, non di immediata o rapida attuazione, che nasconde il grosso macigno “chi sono i valutatori?” il macigno non è proprio nascosto ma si glissa sistematicamente e seraficamente al riguardo. Impensabile valutare ricorrendo a dosi
massicce di quiz invalsi, quasi aspirina rapida effervescente ….
2) Sembra semplicistico imputare la causa della dispersione o abbandono solo all’ultimo anno scolastico frequentato e pretendere di curarla con la severità.
3) Come faranno i poveri presidi a valutare a priori nei docenti la severità o la larghezza di manica? Ricorreranno agli oroscopi, alla lettura della mano?
4) Per la mia esperienza, chi allarga le maniche dei docenti sono soprattutto i presidi stessi, che e volte commettono prepotenze e irregolarità sistematiche e organizzate, cominciando a influenzare i docenti in posizione più debole, cioè i supplenti.
5) La mia idea è che in Italia valutazioni, promozioni, diplomi sono, in buonissima parte, falsi ed alterati, non rappresentano la realtà. Ne sanno qualcosa i rettori di università che organizzano per le matricole – così si legge – corsi elementari di italiano e di matematica.
@V.P.
RispondiEliminapunto 3), certo non potranno valutare a priori, ma a posteriori potranno eccome;
punto 4), quindi potranno esercitare anche sui docenti a tempi indeterminato le pressioni che oggi, come tu dici, esercitano (in alcuni casi, non tutti e non sempre) sui supplenti, dato che potranno scegliere chi riconfermare l'anno successivo.
Solo che a un simile comportamento saranno indotti ancor più dalla pressione che a sua volta eserciterà su di loro il fatto di essere valutati in base alla riduzione della dispersione.
Per quanto riguarda la probabile valutazione dei dirigenti su tale base, se ne parla nell'intervista ad AR sopra riportata. Quindi non vedo in quale modo le tue affermazioni, che in buone parte condivido, potrebbero smentire le mie.
senza offesa, ma curare la dispersione con la severità e migliorare la scuola frustando i docenti con il merito, ecc. sono scelte incredibili, assurde, irreali insomma enormi, autentiche boiate! lasciamole ai politici incapaci.
RispondiEliminaANONIMO GENOVESE INDIGNATO
RispondiEliminaSemplicemente perché la bocciatura è percepita come un'onta, mentre è un'occasione per maturare e frenare, non di rado, il delirio narcisistico dell'andare avanti a tutti i còsti, senza studiare e impegnarsi. Per i ragazzi più problematici, faccio presente che nella mia città esisteva fino al 1974 una scuola-lavoro chiamata Garaventa, che formava con una certa disciplina e avviava alla carriera nautica le schiene dritte. La scuola fu chiusa perché non conforme alla pedagogia degli anni Settanta, con il risultato che quei ragazzi finirono "democraticamente" in mezzo alla strada.
Aggiungo che non pochi di loro fecero brillanti carriere nella Marina.
IN COLLEGIO SULLA CORAZZATA
RispondiEliminadi Mario Veronesi - 1 novembre 2014
Sul finire del XIX un docente di matematica di Genova, Nicolò Garaventa, decise di creare un collegio galleggiante ormeggiato nel porto. Obiettivo: aiutare i ragazzi disadattati a inserirsi nel mondo del lavoro
Nicolò Garaventa (Uscio 1848-Genova 1917), docente di matematica presso il Ginnasio-Liceo “Andrea D’oria” di Genova, fu l’ideatore e l’artefice della “Scuola Officina di Redenzione sul Mare”, un istituto di recupero per giovani difficili, allestito su una nave scuola, una sorta di collegio galleggiante. La nave scuola chiamata: la Garaventa, fu attiva dal 1883 al 1977, e ospitò durante la sua attività migliaia di “garaventini”.
.......
L’esperienza della Nave Scuola Garaventa
Strano paese. I minorenni possono fumare, tatuarsi, farsi il piercing, avere rapporti precoci. Ma guai a chiedergli di studiare: le mamme insorgono, i pedagoghi pontificano, i presidi falsificano. R
RispondiEliminaAnonimo ha detto... “Strano paese. I minorenni possono fumare, tatuarsi, farsi il piercing, avere rapporti precoci. Ma guai a chiedergli di studiare: le mamme insorgono, i pedagoghi pontificano, i presidi falsificano.” R - 28 giugno 2015 22:04
RispondiEliminaNient’affatto strano!
“fumare, tatuarsi, farsi il piercing, avere rapporti precoci” sono attività gradite, gratificanti e scelte in prima persona dai minorenni.
“studiare” è attività faticosa, ingrata, non ricompensata, imposta e con modalità inadatte, anche scoraggiata, se chi non studia poi la fa franca. Per tecnici e professionali, testimonia Andrea Ragazzini “i ragazzi ….. si scontrano con una pletora di materie teoriche e con un numero risibile di ore di laboratorio”. I ragazzi di queste scuole a volte abitano molto distanti dai loro istituti, si devono alzare presto e rincasano tardi ed esausti.
“mamme, i pedagoghi, i presidi” Sonia Bettati, a nome di mamme e papà, ha gridato: “Diciamolo, c’è qualcosa che non va. Non nei ragazzi, non nelle loro famiglie, ma nel funzionamento della scuola italiana.” Non risulta presa in considerazione e in questa discussione è stata messa sotto accusa, equivocata. Sulla pletora di teoria e sulla carenza di laboratori, non risulta che esistano altre denuncie o iniziative da parte dei presidi, tanto meno da parte della laboriosa e gloriosa fucina della “buona scuola”.
Ma sì, la teoria lasciamola a quei pochi che riusciranno ad arrivare all'università! Per gli altri tante belle ore nei laboratori. Il laboratorio salverà tutti dalla bocciatura e dall'eccessivo sforzo mentale! R
RispondiEliminaPS: facciamogli anche credere che le dipendenze siano una libera scelta e non una pressione sociale per diventare consumatori e quindi ospiti paganti del mondo in cui vivono.
Guardate quest'altra genialata:
RispondiEliminahttps://www.change.org/p/ministro-dell-istruzione-stefania-giannini-abolisca-gli-esami-di-licenza-media-e-di-maturit%C3%A0?recruiter=132897880&utm_campaign=signature_receipt&utm_medium=email&utm_source=share_petition
Qualcuno che preme semplicemente per l'abolizione del valore legale del titolo, ovviamente in senso liberista e aziendalista... e che però ha confezionato una bella petizione coccolosa e strappalacrime che sembra sostenere tutt'altro, per invogliare all'adesione le mamme iperprotettive che di economia e di politica sociale non capiscono nulla, ma che vogliono semplicemente evitare qualsiasi forma di stress e di fatica ai propri figli.
Complimentoni a chi c'è cascato, eh.
L.
Da un’intervista di Giovanni Vitali a Georges Prêtre sulla rivista “Musica” dell’agosto 2004. Il maestro Prêtre, oggi ultranovantenne, è uno dei più famosi direttori d’orchestra del mondo. Ha diretto due volte il più prestigioso appuntamento mediatico del mondo della musica classica: il Concerto di Capodanno dell’Orchestra Filarmonica di Vienna, cui sono chiamati, nel corso della loro carriera, solo pochissimi direttori d’orchestra.
RispondiEliminaRicordando il suo periodo di studi al Conservatorio di Douai il maestro diceva: “Ho scelto la tromba per caso, perché ... costava meno ... e mio padre non aveva molti soldi! ... le lezioni iniziavano alle sei e mezzo del mattino, per permettere anche ai ragazzi CHE GIÀ LAVORAVANO NELLE MINIERE di frequentarle ... per tutta la settimana partivo da casa alle sei meno dieci ... con tre assenze, via! Si veniva espulsi. Con tre ritardi, via! Espulsi. Una disciplina di ferro che però, mi creda, alla lunga paga”.
Superfluo ogni commento.
Scuola: il rischio di crescere una generazione di finti eccellenti
RispondiEliminaMia figlia e gli esami
RispondiEliminadi Nino Baio - la Repubblica - 29 giugno 2015 - pag. 26
Venerdì mia figlia ha sostenuto, brillantemente, la prova orale degli esami di maturità. Ma hanno questi esami, se mai lo hanno avuto, un senso? Cosa aggiungono o cosa tolgono al corso di studio di cinque anni sostenuto dallo studente? A mio avviso non danno o tolgono niente se non il sonno di qualche ragazzo ed una spesa che mi pare sia stata quantificata in molti milioni di euro.
Nino Baio
Noventa Padovana (PD)
Perché nessuno considera il fatto che ci sono studenti che NON FANNO NULLA? Ragazzi che rendono impossibile fare lezione (e non parliamo di UNO), che se ne fregano di voti e valutazioni perché tanto durante i compiti e le verifiche COPIANO, consegnano un cellulare e ne hanno altri due... perché deve essere sempre colpa della scuola e degli insegnanti? Genitori che istruiscono i figli "guarda che quella troia non ti può interrogare così, diglielo, a quella troia, che può chiederti solo quello che hai studiato". Ma vogliamo calarci nella realtà? Il lavoro a scuola ha due attori, l'insegnante e il discente e se quest'ultimo non fa la sua parte...
RispondiEliminaSono stato bocciato due volte alle elementari, negli anni sessanta succedeva spesso. Purtroppo rimanevo indietro e faticavo a seguire, forse sono dislessico, perché no? in fondo in ogni classe ce ne sono diversi. Non mi vergogno di dire che mi fu imposto anche l'esame per le scuole differenziali con esito negativo.
RispondiEliminaIn età adulta ho spesso riflettuto sul mio percorso scolastico e un giorno mi sono chiesto: ma se fossi stato sempre promosso, ce l'avrei fatta a prendermi una laurea in Ingegneria, a vincere due concorsi a cattedre e a diventare docente? io credo di no, perché sarei stato sempre ad inseguire obiettivi troppo alti per l'età con la quale li dovevo perseguire. Avevo bisogno di più tempo per sbocciare, così mi sono ritrovato ad affrontare quelle prove con due anni di maturità in più, evidentemente ha funzionato. La non promozione non è un fallimento e alla lunga lo si vede.
chiara ha detto... "Il lavoro a scuola ha due attori, l'insegnante e il discente e se quest'ultimo non fa la sua parte..."
RispondiElimina(concetto già espresso su questo blog, così mi sembra di ricordare)
condivido. io lo chiamo binomio docente-discente/i e cito malala. per attivare in modo virtuoso e utile questo binomio, occorrono alcune condizioni, fra cui l'interesse del discente e la corrispondenza vera e congrua fra la realtà degli apprendimenti e la sua valutazione (voti, diplomi). se la valutazione viene alterata .....