Dedicato
a quel gruppo di colleghe e colleghi di Via dei Bassi che negli anni
Settanta, pur coltivando nei bambini lo straordinario strumento della
fantasia, non vennero tuttavia mai meno al rigore e alla necessità di
contrastare alcune idee, non di rado distruttive, della didattica
imperante.
Finalmente si riscopre il dettato.
Naturalmente accade all'estero, precisamente in Francia, ma non è detto che prima o poi ritorni ad essere,
soprattutto alle elementari, l'esercizio chiave, un tempo quotidiano, della
nostra scuola di base, quello che ha permesso d'insegnare l’italiano agli
italiani. L'averlo ridotto ai minimi termini ha contribuito, come ha scritto
recentemente Tullio De Mauro, a formare un impressionante numero di disgrafici,
dietro al quale forse non mancano operazioni di carattere speculativo. Al
dettato aggiungerei anche il riassunto, esercizio anch'esso di primaria
importanza per abituare i bambini a strutturare i loro pensieri e le loro
competenze, non solo linguistiche. La consequenzialità dei fatti, l'ordine
della struttura grammaticale, soprattutto dei tempi verbali, la necessità di
scegliere le parole giuste e progressivamente diverse rispetto a quelle presenti
nel testo da riassumere, trasferiscono nella mente dei bambini un bagaglio di
strumenti indispensabili per affrontare tutte le materie con una maggior
sicurezza; una sicurezza che da decenni non riusciamo quasi più a trovare in
molti dei nostri studenti delle superiori e delle stesse università. Da molti
anni, inoltre, prendiamo purtroppo atto della sempre più scarsa attenzione per
la calligrafia e ciò, oltre a non dare ordine e struttura ai nostri pensieri e
alle nostre parole, contribuisce senz'altro a creare ulteriori disgrafici. Se
un docente delle superiori si “picca” di pretendere la scrittura in corsivo, è
facile che nel giro di pochi giorni spunti fuori una certificazione di dsa che
oggi mi sembra non si neghi a chiunque ne faccia richiesta. Devo tuttavia far
presente, almeno per la mia esperienza di docente di lettere nelle superiori in
tempi in cui i dsa erano meno di moda, che non sempre i miei colleghi erano
disposti a stabilire un tempo entro il quale l'allievo doveva imparare il
corsivo, pena una pessima valutazione dei compiti. Mi è capitato frequentemente
d'incontrare all'esame di Stato ragazzi che ancora non erano in grado di
scrivere in corsivo e che dovevano quindi concentrare i loro sforzi, piuttosto
che sui contenuti, nello scrivere in modo leggibile, talvolta senza
neanche riuscirvi.
Ma anche la tradizione letteraria era
sotto tiro in quegli anni. Come dimenticare una collega di un
istituto superiore livornese che al posto dei Promessi sposi faceva
leggere l'autobiografia di un calciatore considerato, allora,
impegnato! Quando incontro invece qualche mio ex allievo, a
volte sono stato benevolmente rimproverato perché non gli avevo fatto studiare
a memoria altri canti della Commedia o di Leopardi, avendo nel frattempo verificato
quanto sia importante, nella vita e nel lavoro, avere una memoria ben
sviluppata e allenata. Purtroppo l'ondata “progressista” dei docenti entrati
con me nella scuola negli anni settanta voleva rivoluzionare tutto quello che
sapeva di stantio, di passato, di borghese, senza nemmeno chiedersi se, insieme
a una didattica senz'altro da buttare, vi fosse una tradizione da mantenere.
Una tradizione che aveva saputo trovare e conservare strumenti di base
fondamentali per insegnare a leggere, a scrivere e a far di conto anche a
bambini i cui retroterra culturali e sociali non avevano nulla da invidiare (si
fa per dire) a certi contesti del nostro attuale terzo mondo. Non riuscì a far riflettere i nostri
pedagogisti e il nostro mondo scolastico (smettiamola di pensare che i docenti
non abbiano delle responsabilità sulla decadenza della scuola e che siano
sempre vittime degli psicopedagogisti o dei governi di turno!) quello che è
considerato il testamento spirituale di Italo Calvino, un modernissimo che,
poco prima di morire, aveva voluto lasciare agli uomini del nuovo secolo questi
consigli: “Se tutto è fantasia non si realizza niente. Imparare poesie a
memoria, fare calcoli a mano e combattere l'astrattezza del linguaggio. Sapere
che tutto quello che abbiamo ci può essere tolto da un momento all'altro”. (Valerio Vagnoli)
Mi complimento per questa battaglia. Spero che sia contagiosa, contro ogni tendenza a rimuovere carta e penna dalle scuole italiane.
RispondiEliminaRR
MaryC
RispondiEliminaMi sembra una posizione forte e condivisibile. Se pensiamo che il ministro francese dell'educazione, Vincent Peillon, ha dichiarato che la scuola pubblica deve eradicare l'individuo da ogni appartenenza storico-culturale!
Tutto è peggiorato da quando per diventare maestre si deve passare dall'università di scienze dell'educazione.
RispondiEliminadomanda per francesca
RispondiEliminanon conosco la situazione, ma forse a scienze dell'educazione "insegna" chi non ha mai fatto il maestro o la maestra?
Sono molto poche e con incarichi secondari.
RispondiEliminaScienze della formazione è diventato un contenitore di varia umanità. La formazione chiara dei nostri maestri (magistrali + event. Magistero), si è frammentata come tante altre cose nell'istruzione odierna. Il latino è stato distrutto (in compenso puoi seguire "Didattica della zoologia").
RispondiEliminaI libri per bambini non hanno più senso didattico: mio figlio avrebbe dovuto fare in pochi mesi: testo argomentativo, testo giornalistico, racconto giallo etc...
Si tratta di percorsi che vanno bene per ventenni! Questi libri di testo sembrano sogni frustrati di pedagoghi bulimici. I libri di cinquant'anni fa erano spessi un terzo, ma i bambini scrivevano meglio, facevano meno errori di ortografia, conoscevano belle poesie e le preparavano per gli esami.
Il modello Piero Angela nell'istruzione elementare produce una superficialità disastrosa, anche se forse andare a scuola è più divertente.
RR
Io fui colpito dal programma di scienze: darwinismo, DNA, apparato escretore. Tanta fatica a memorizzare concetti subito dimenticati: era ovvio. Un bambino non può studiare cose così complicate. Non capisco come si sia potuta confondere la scuola elementare con un liceo express.
RispondiEliminaIl darwinismo è una cosa troppo complicata?
RispondiEliminaMio figlio di otto anni i principi base dell'evoluzione biologica li capisce benissimo, anche molto prima di averli studiati a scuola.
Con tutta la mole immensa di libri e documentari sui dinosauri che si sciroppano a quell'età, come si fa a pensare che non li capiscano? :)
L.
darwinismo unito a DNA e ad apparato escretore adatti a bimbi di otto anni?
RispondiElimina