L'articolo prende spunto dall'occupazione in corso al Liceo artistico di Porta Romana a Firenze (già Istituto d'Arte). Una settantina di ragazzi, tra i quali alcuni di altre scuole, si sono barricati nella scuola da tre giorni.
Ci risiamo con le occupazioni che, in alcuni casi, hanno assunto la forma di vera e propria prevaricazione violenta. In questi giorni, a distanza di 40 anni dalla sua morte, non sono mancati i richiami alla persona e alla personalità di Pier Paolo Pasolini e in occasione della recentissima visita del Papa a Firenze, l'applauso più intenso rispetto alle grandissime personalità cattoliche fiorentine del secolo scorso ricordate dal Cardinal Betori è andato a don Lorenzo Milani.
Ci risiamo con le occupazioni che, in alcuni casi, hanno assunto la forma di vera e propria prevaricazione violenta. In questi giorni, a distanza di 40 anni dalla sua morte, non sono mancati i richiami alla persona e alla personalità di Pier Paolo Pasolini e in occasione della recentissima visita del Papa a Firenze, l'applauso più intenso rispetto alle grandissime personalità cattoliche fiorentine del secolo scorso ricordate dal Cardinal Betori è andato a don Lorenzo Milani.
Rispetto a questa
sorta di saturnali moderni che da decenni assicurano a sparute minoranze di
studenti l'annuale appuntamento con il “rito” delle occupazioni, mi viene da
chiedere cosa avrebbero scritto e detto queste due complesse e importanti
personalità della cultura. Chi li conosce profondamente sa, senza tuttavia
poterlo naturalmente dimostrare, per dirla con Pasolini, che entrambi si sarebbero
fortemente indignati per quanto da decenni sta accadendo nelle scuole di certe
aree del nostro paese sottoposte al rito delle occupazioni contrabbandate come
forme di protesta. Ed invece, anche se gli studenti non vogliono sentirselo
dire, proprio le occupazioni rappresentano a volte occasioni per la miglior
iniziazione al consumismo, trasformandosi in discoteche, paninoteche, centri di
avviamento al fumo e alla goliardia più sfrenata, come si evince dalla
condizione in cui spesso si trovano le scuole alla fine dei saturnali.
Naturalmente con i
ragazzi dobbiamo avere pazienza, molta di più di quanto ne avrebbe avuta per
esempio don Milani che non rinunciava, anche per piccole trasgressioni, perfino
alle sberle, e non rinunciare pertanto al dialogo. Ma occorre anche saper
essere nei loro confronti degli adulti seri e metterli davanti alla loro
responsabilità anche prendendo, quando occorre, misure drastiche sul piano
disciplinare. A certi educatori, il solo accennare a delle misure disciplinari
nei confronti anche di studenti delle ultime classi, fa venire in mente lo
stato di polizia, o roba del genere. Ed invece forse ancor peggio dello stato
di polizia è quello di stampo permissivista che permette il venir meno di
qualsiasi obbligo nei confronti dei compiti che ciascuno di noi è chiamato a
ricoprire, siano questi propri dei ragazzi e adolescenti o degli adulti.
Recentemente una scrittrice, Dacia Maraini, grande amica peraltro di Pier Paolo
Pasolini, ha affermato che più regole ci sono e più è garantita la libertà che,
appunto, non consiste nel fare quello che si vuole senza pagarne peraltro il
conto. Il conto, invece, nel caso delle occupazioni lo pagano innanzitutto gli
studenti che vorrebbero andare a scuola e i cittadini che vedono sprecati i
loro soldi perché ogni giorno in cui saltano le lezioni vengono buttati al
vento migliaia e migliaia di euro.
Quello che ancora
stupisce è che vi siano dirigenti e docenti disposti ad opporsi a questo
sfacelo culturale accettando, nel silenzio immorale dell'apparato ministeriale,
di essere spesso soli a rivendicare quello che in un paese civile e democratico
dovrebbe essere ovvio: e cioè che la libertà di ciascuno finisce quando inizia
quella degli altri. Se non siamo in grado di indurre i giovani a rispettare ciò,
a che serve questa scuola?
Valerio Vagnoli
(Corriere
Fiorentino, 13 novembre 2015)
Per saperne di più: Occupazione, la prova di forza e Io, da sola a combattere l'illegalità.
Per saperne di più: Occupazione, la prova di forza e Io, da sola a combattere l'illegalità.
Innanzitutto ai giovani andrebbe insegnato il rispetto per il prossimo. Cosa che non mi risulta accada nelle scuole dove il signor Vignoli è' dirigente. Insomma non manderei certo mio figlio in una scuola con un dirigente come lei. Firenze è' piccola e se ne sentono dire molte sul suo comportamento con il personale. Spesso al limite della vera e propria vessazione
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