mercoledì 3 febbraio 2016

IL 5 IN CONDOTTA SENZA CONSEGUENZE DELL’ONOREVOLE SANTERINI

 “Basta con il voto in condotta, va abolito”. A lanciare la proposta, destinata ad aprire un nuovo dibattito nel mondo della scuola, è l’onorevole Milena Santerini, ex “Montiana”, ora del gruppo “Democrazia solidale”. Da settimane la deputata sta lavorando ad un disegno di legge che ben presto sarà depositato alla Camera. L’obiettivo della Santerini è chiaro: contrastare il più possibile la dispersione scolastica alla scuola secondaria superiore e ridare legittimità all’educazione alla cittadinanza”. Così l’incipit dell’articolo di Alex Cortazzoli sul “Fatto Quotidiano” del 1° febbraio.
Com’è noto, il voto di condotta può influire in due modi sulla valutazione finale. Influisce sull’ammissione all’esame di Stato se va da 6 a 10, ma pochissimo, perché fa media con molte materie. L’obbiettivo principale di Milena Santerini è però il secondo modo, il 5 in condotta finale con il quale si ripete l’anno. Infatti afferma con sicurezza: “Non si capisce perché un giovane che ha un otto in matematica debba ripetere l’anno se ha l’insufficienza in condotta. Di fronte a dei comportamenti scorretti, dobbiamo trovare altre soluzioni, delle punizioni esemplari, dei percorsi di volontariato, ma non possiamo penalizzare con la bocciatura un ragazzo”.
La deputata di “Democrazia solidale”, tra l’altro docente di pedagogia all’università Cattolica di Milano, dimostra di conoscere poco il mondo della scuola; infatti in quasi tutti i casi di bocciatura l’insufficienza in condotta si accompagna a numerose e gravi insufficienze nelle materie. Ma anche se ci fossero casi di studenti virtuosi nello studio, responsabili però di comportamenti molto gravi, la loro mancanza di rispetto delle regole a maggior ragione dovrebbe pesare nel giudizio finale per l’esempio negativo che darebbero ai loro compagni. E comunque, quanti sono stati finora i casi di ripetenza per via del comportamento? La Santerini non ce lo dice, ma c’è da scommettere che siano una percentuale minima. È quindi assurdo pensare di combattere l’insuccesso scolastico “depenalizzando” il 5 in condotta.
Si tratta, allora, del buonismo tipico di buona parte dei pedagogisti, i quali ritengono che per far crescere la società italiana occorra creare un senso di cittadinanza, integrare le nuove generazioni, far dialogare le culture e mettere al centro del rapporto didattico gli allievi, ma poco parlano di una scuola esigente sul piano dell’apprendimento e del comportamento, svalutando così fortemente il ruolo dei docenti.
Infatti si affida alla scuola la funzione di formare l'uomo e il cittadino (possibilmente del mondo, non del proprio Paese, nei confronti del quale si è solo dei rivendicatori di diritti, liberi da ogni dovere), ma a questo scopo un voto di condotta che abbia delle conseguenze viene considerata una forma arcaica di controllo sugli individui e un’illegittima interferenza sulla valutazione del profitto. Invece la disciplina scolastica e il relativo voto di condotta non solo servono a educare alla convivenza civile, ma sono parte essenziale della formazione degli allievi e non una limitazione della loro personalità. Gli studenti sono ragazzi che crescono, che scoprono se stessi, che si misurano con gli altri e così conquistano il principio di realtà.
Ma il voto di condotta serve in modo particolare allo studente socialmente e culturalmente svantaggiato, tendenzialmente dropout, che non è certo il buon selvaggio guastato dalla società di cui parla Rousseau. È spesso un ragazzo cresciuto in un mondo senza regole, dove è frequente la prevaricazione, e ha bisogno più di altri di appoggiarsi alle certezze delle regole di una scuola in cui vige il principio di autorità e quello della responsabilità personale. Senza di che resterebbe confinato anche da adulto nel mondo di marginalità da cui proviene; e di questo dovrebbe ringraziare proprio il buonismo dei “progressisti” e dei pedagogisti. (Sergio Casprini)

22 commenti:

Papik.f ha detto...

L'ennesima proposta lanciata da una persona che le aule scolastiche le ha viste solo sui libri di pedagogia.
Comunque, di fatto, scommetterei che già ora, se uno studente fosse bocciato per la condotta con tutti gli altri voti sufficienti, vincerebbe qualsiasi ricorso a qualsiasi TAR.
Come dice Sergio Casprini, peraltro, di alunni che hanno otto in matematica e cinque in condotta, come elucubra la professoressa nonché deputata, non se ne sono mai visti. Del resto, in tutte le scuole in cui ho lavorato, il criterio di fondo per l'assegnazione di questo voto è sempre stato "interesse a partecipazione all'attività didattica". Uno che mostri interesse e partecipazione, per prendere un'insufficienza in condotta dovrebbe compiere qualche atto delinquenziale e non mostrarsene pentito. Ma è ben difficile che uno che commette atti delinquenziali e non se ne pente possa conseguire risultati scolastici anche solo sufficienti.
Ma quello che conta è il principio: affermare che la scuola serve anche a insegnare a comportarsi civilmente e che questo non può avvenire solo sulla base di prediche moralistiche e letture della Costituzione Più Bella Del Mondo.
E' appunto questo principio quello che una simile proposta intende negare, identificando la correzione con la repressione.
Temo che il retropensiero sia quello della scuola come struttura oppressiva che reprime la genialità naturale degli allievi, un modo di pensare che ha già prodotto catastrofi.
Forse la chiarissima nonché onorevole dovrebbe leggere meno libri e vedere meno film per provare a confrontarsi con il mondo reale. Ma, purtroppo, non c'è nulla di più probabile che anche quest'altro sogno ideologico finisca per abbattersi disastrosamente sulla scuola come è già avvenuto tante volte in passato.

GR ha detto...

Perfettamente d'accordo.

Aurelio ha detto...

Buonismo catto-comunista in salsa pseudo liberale già fedele di Monti e in procinto di diventar renziana.
Una perfetta italiana.

"Il diabolico VP" ha detto...



Bocciare per il voto in condotta? Significa creare i delinquenti di domani


Milena Santerini nei giorni scorsi ha lanciato l'idea di eliminare la possibilità di bocciare per il solo voto in condotta. La proposta ha suscitato molte polemiche. Qui ne spiega le ragioni: educare i ragazzi senza scaricare il problema su una nuova classe e arginare la dispersione scolastica legata a queste bocciature

di Sara De Carli – 3 febbraio 2016

L’hanno attaccata chiamandola “Monti's girl” («ma per favore, ho 63 anni») e bollando la sua proposta come «tossica». L’idea di Milena Santerini - ordinario di Pedagogia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Direttrice del Master “Competenze interculturali. Formazione per l’inclusione sociale”, deputato alla Camera nel gruppo Per l’Italia-Centro Democratico - ha suscitato immediatamente un mare di interesse e un vespaio di polemiche. L’idea è quella di eliminare la possibilità di bocciare un alunno per il solo voto negativo in condotta.

Ha depositato davvero questa proposta di legge?

Non ancora, ma non perché abbia cambiato idea. Intanto perché è un discorso che in parte si collega alla discussione in atto sulla valutazione, all’interno della delega legata alla Buona Scuola. E poi perché quello che ho in mente non è solo un intervento tecnico sulla valutazione ma un ripensamento complessivo dell’educazione civica, che oggi si chiama alla cittadinanza. Ci sto ancora lavorando, ho diverse idee.

Perché questa proposta?

È una proposta legata a due aspetti fondamentali della scuola di oggi, da affrontare. Il primo è la dispersione scolastica, che come tutti sappiamo in Italia è a livelli inaccettabili. È un fatto che dei 12mila alunni che in Italia negli anni 2011/2012, dalla prima alla quinta superiore, sono stati bocciati per motivi di condotta, la metà è stata fermata al termine del primo anno. Questo è un anno particolarmente delicato per gli abbandoni, molti di quei ragazzi bocciati sicuramente hanno lasciato la scuola. La realtà dei fatti quindi qual è? Che invece di educarlo, la scuola espelle il ragazzino difficile, bullo, ribelle, complicato o come vogliamo chiamarlo.

La seconda ragione?

È collegata alla valutazione. Bocciare un alunno che va bene nelle altre materie per il suo comportamento è incongruente. A un problema di comportamento si risponde con sanzioni anche gravi a livello di comportamento, non di studio, come ad esempio un anno di volontariato o ridipingere tutta la scuola… E comunque le sembra utile, se un ragazzino si comporta male, scaricare il problema su un altro gruppo classe? Con la bocciatura si fa questo. Eludo il problema invece di impegnarmi a rieducare quel ragazzo.

Siamo reduci dalla terribile vicenda del tentato suicidio della ragazzina 12enne di Pordenone: togliere il voto in condotta non è un segnale opposto alla necessità di condannare senza mezzi termini i comportamenti di bullismo dei ragazzi?

Il bullo, a maggior ragione, va affrontato con misure riparative ed educative, non con la bocciatura che di per sé non ottiene nulla. C’è bisogno di mettere a confronto il bullo con la vittima ma anche di prendersi cura dei suoi problemi, perché un ragazzo sereno non ha bisogno di maltrattare gli altri. Se dinanzi a un 12enne con enormi problemi ci limitiamo a “sanzionare il criminale”, ci limitiamo - per dirla con il linguaggio di chi ha più criticato la mia proposta - solo a creare il delinquente di domani, rimandiamo il problema. E allo stesso tempo non abbiamo aiutato la vittima, che ha bisogno di una riparazione non della punizione.

http://www.vita.it/it/article/2016/02/03/bocciare-per-il-voto-in-condotta-significa-creare-i-delinquenti-di-dom/138161/

Papik.f ha detto...

Se la chiarissima onorevole vuole venire in una prima che ho quest'anno, con quattro alunni pluriripetenti che non hanno neanche acquistato il materiale da disegno (per nessuna delle materie artistiche, in un Liceo artistico) e nessun libro, e che vengono a scuola soltanto per fare rumore in classe, andare al bagno presumibilmente per fumare (non tabacco) e coinvolgere in queste, e altre analoghe, attività il maggior numero possibile di compagni e soprattutto compagne, mostrandosi completamente disinteressati a qualsiasi richiamo o valutazione negativa, perché non è per studiare o per formarsi che vengono a scuola, sono pronto ad accoglierla e lasciarcela per tutto il tempo che desidera.
La chiarissima onorevole, purtroppo, come tutte le persone che, dal 1968 in poi, hanno più gravemente contribuito a ridurre l'Italia come è ridotta, mette in primo piano l'esigenza del recupero di chi ha comportamenti scorretti, non, come dovrebbe essere in una società civile, la difesa di chi si comporta correttamente o si trova prossimo a quel limite che l'esempio negativo altrui può portarlo a superare.
Bonis nocet qui malis parcet. Il motto è attribuito a Seneca, ma, che sia suo o meno, esprime una pura e immutabile realtà, che non può essere negata da alcun whisful thinking ideologico e politicamente corretto.
Ma purtroppo, si è già capito: probabilmente ci toccherà sorbirci anche questa.

Anonimo ha detto...

Ma basta con queste idiote. Che se ne vadano a Varallo o a somministrar minestra ai poveri. Facciano del bene senza rompere le palle alla società civile.

AR ha detto...

A Seneca o a chi per lui aggiungiamo Leonardo da Vinci:"Chi non punisce il male comanda che lo si faccia".

Aurelio ha detto...

La melassa dei soliti idioti

"Il diabolico VP" ha detto...

Bocciati per condotta? Studenti contro i compagni maleducati

Maleducati a scuola? Vi prego, bocciateci

Papik.f ha detto...

Non capisco il senso degli articoli linkati da VP (ovvio che la colpa non è di quest'ultimo, ma degli autori di Skuola.net).
Secondo quanto c'è scritto, in un campione di 2500 studenti, due su cinque si sono detti contrari alla proposta Santerini, quindi una minoranza del 40%. Si suppone che il 60% sia favorevole.
Però il titolo, il tono dell'articolo e le frasi riportate sono scritti come se fosse la maggioranza a essere contraria. Mi è sfuggito qualcosa?

Anonimo ha detto...

Chiedersi sempre il perché: se il progetto è dequalificare la scuola, come ormai succede da vari decenni a questa parte, occorre cercare la complicità delle vittime. E' la situazione ideale: il tacchino che collabora ad apparecchiare la tavola di Natale!
Qui ancora meglio: incentivare l'idea che a ogni sbaglio, errore, maleducazione NON corrisponde una pena - una sorta di cattocomunismo marcio e tardivo coltivato nelle menti più tenere. Sta dando, ha già dato, molti frutti. Ma persevera, non si fermano mai; hanno, come sempre, troppo potere rispetto alle opinioni velenose che rappresentano. Fate benissimo a opporvi.
RR

paniscus ha detto...

Qui ancora meglio: incentivare l'idea che a ogni sbaglio, errore, maleducazione NON corrisponde una pena - una sorta di cattocomunismo marcio e tardivo coltivato nelle menti più tenere.
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Scusa, ma a me non sembra affatto "cattocomunismo": al contrario, mi sembra proprio il massimo della mentalità consumistica, gaudente, frivola e deresponsabilizzante che negli ultimi 20 o 30 anni è stata fieramente portata avanti dai più strenui oppostitori del vero o presunto "cattocomunismo".

L'idea che il mondo intero, scuola compresa, sia un grande supermercato, un grande luna park o una grande discoteca in cui si ha il diritto di entrare quando si vuole, uscire quando si vuole, pretendere un servizio su misura senza nessun impegno, e scegliersi solo i dettagli che piacciono di più rifiutando gli altri...

...non mi pare proprio un esempio di "cattocomunismo".

L.

Papik.f ha detto...

Bisogna vedere che cosa si intende per cattocomunismo.
I cattolici comunisti come Franco Rodano erano comunque gente seria, anche se su una posizione secondo me non condivisibile.
Quello degli autoproclamati seguaci di Don Milani era abusivo, perché l'eroe eponimo, comunque lo si voglia considerare, era certamente anticomunista, casomai filo socialista.
Quello di tempi più recenti ha avuto effettivamente una componente buonista, un'illusione ideologica di poter sopprimere i reati sopprimendo le carceri. In questo senso, per un'eterogenesi dei fini, ha aperto la strada alla mentalità deresponsabilizzante che dice Paniscus, che, in teoria, è fortemente divergente sia dalla concezione cattolica che da quella comunista. Non è un caso se una certa linea di tendenza è passata con continuità da governi di cosiddetta destra a governi di cosiddetta sinistra.
Il primo che ha tentato di sopprimere il voto di condotta, come mi risulta da testimonianze dirette, è stato il ministro D'Onofrio, primo governo Berlusconi; ma il suo successore Berlinguer, con il suo Statuto, ha fatto più danni della peronospora, come si dice nel mio paese di viticultori.
Fioroni e la vituperata Gelmini hanno cercato di porvi rimedio, pur tra altre scelte discutibili.
MA l'idra ideologica rigenera le sue teste, ed è innegabile, cara Paniscus, che l'autrice della proposta qui discussa sia una docente dell'Università Cattolica.

paniscus ha detto...

che l'autrice della proposta qui discussa sia una docente dell'Università Cattolica.
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...ma non certo "comunista", a quanto mi consta.

Anzi, l'esatto contrario, ovvero una sostenitrice sfrenata del liberismo economico.

L.

Turi ha detto...

come la Giannini. queste/i fanno come le canne al vento. Più tira forte e più si piegano. La ministra pur di non perdere il posto si convertì al pd. Stava avanzando il vento del sottosegretario della mia città.

Papik.f ha detto...

"Al di sopra di questa razza di uomini sta un potere immenso e tutelare, che si incarica di assicurare loro le gratificazioni che desiderano e di vegliare sulla loro sorte. Questo potere è assoluto, pignolo, metodico, previdente e mite. Esso potrebbe somigliare all’autorità di un genitore se, come questa autorità, avesse come scopo quello di tirar su degli individui maturi, ma, al contrario, esso cerca di tenerli in una perpetua infanzia, ed è ben lieto che la gente faccia di tutto per essere allegra, purché non pensi altro che a questo”
F. Fukuyama. La fine della storia e l’ultimo uomo, BUR 2003, pag. 319

Come non pensare allo "star bene a scuola", all'accoglienza, al successo formativo garantito, alla soppressione di ogni forma di esame (personalmente ricordo bene di avere affrontato il primo già in seconda elementare, non che fosse un esame di cui avere paura, ma comunque incominciava ad abituare all'idea) e, dunque, della valutazione del comportamento?
Ma la via a questo tipo di società, tipica del mercatismo attuale, è stata aperta dal buonismo, dal perdonismo, dall'egualitarismo, che hanno imperato in precedenza e che, in Italia, vanno sotto l'etichetta, non so quanto appropriata, di "cattocomunismo", perché i suoi protagonisti provenivano (provengono) dalle file della DC e del PCI. Ma è ovvio che si trattava di una caricatura del Cattolicesimo e anche del Comunismo, che personalmente aborro, ma comunque era una cosa seria (anche troppo).

Anonimo ha detto...

Sì concordo. Nella storia è successo molte volte: quando si fa astutamente terra bruciata di valori pregressi (perché sono retrivi, passati di moda, autoritari antidemocratici) si spalanca un vuoto che viene colmato dagli affaristi, liberoconsumsti etc. Da questo punto di vista la sinistra nella scuola ha avuto colpe storiche davvero gravi.RR

VV ha detto...

L'ha distrutta in dispregio allo Stato; disprezzo che è proprio anche di quei cattolici che hanno incontrato e sposato il comunismo. Gente che non ha padri, e che pur di averli si è inventata dei padri putativi, qualche pedagogista opportunista, un don Milani quasi del tutto falsificato e liberamente, molto liberamente interpretato,e altri ancora a seconda del vento che tira, passando da Berlinguer che auspicò al pari di Togliatti il trionfo del cattocomunismo.

Anonimo ha detto...

Berlinguer le figlie le sistemò come si deve: una a Italia 1 e l'altra al tg3. per merito?

Papik.f ha detto...

Se, poi, le idee della on. prof. Santerini sono così tipiche di una sostenitrice sfrenata del liberismo economico, c'è da chiedersi come mai si ritrovino, pressoché testualmente, all'interno della cosiddetta (e, spero, defunta) LIP.
Dei cui sostenitori e promotori l'ultima cosa che si può dire è che abbiano simpatie liberiste.

Papik.f ha detto...

Qualche chiarimento, perché non vorrei passare per cinico. Non credo di esserlo.
Sono ben consapevole, naturalmente, del fatto che certi comportamenti devianti sono spesso il frutto di un vissuto personale e di una situazione familiare problematici e dolorosi. Come sono ben consapevole che, trovandomi nella situazione di certe persone, avrei potuto comportarmi ben peggio di loro.
Ma, in primo luogo, non è con il perdonare a prescindere – cioè con il lasciar passare senza conseguenze – che si possono aiutare queste persone. Occorre innanzitutto metterle di fronte alle conseguenze delle loro azioni, non deresponsabilizzarle.
In secondo luogo, pretendere che il loro recupero possa avvenire nelle stesse strutture, e da parte degli stessi operatori, che al contempo debbono offrire una formazione liceale adeguata ad altri studenti, è una tipica negazione ideologica di una realtà evidente.
Innanzitutto occorre porre al riparo gli altri studenti, soprattutto quelli “borderline”, che da simili esempi negativi possono essere coinvolti con gravi conseguenze.
Poi occorrono interventi attuati da persone che abbiano una vocazione specifica e una formazione specialistica, diverse, entrambe, da quelle necessarie a un buon insegnante di liceo.
Infine, bisogna offrire proposte formative più dirette ed immediatamente efficaci rispetto a un futuro di studi di lunghezza imprecisata, che evidentemente non può attrarre chi si trova in queste situazioni.
Tutto questo si bassa sulla profonda convinzione che non sono il possesso di un determinato titolo di studio o il tipo di attività che svolge a fare la qualità di una persona.
La bocciatura è inutile per chi la subisce se non induce una svolta nel comportamento, una revisione della propria situazione. Ma una promozione a tutti i costi è sempre inutile per chi la riceve, e dannosa per tutti gli altri.

Paolo ha detto...

La bocciatura ripetuta all'infinito è utilissima e promuovere ad ogni costo è stupido.
Una volta esisteva in tante scuole la norma che si sospendeva senza problemi (anche per tutto l'anno) per cattivo comportamento e dopo due bocciature ripetute ( o per comportamento o per cattivo rendimento) si doveva cambiare istituto e ciò era garanzia di buon andamento della scuola e di allontanamento di coloro che o non erano adatti a quel tipo di scuola o che erano dei gagliolfi.
Oggi i gagliolfi si chiamano ridicolmente BES e per giunta da grandi li si onora come politici meglio se affiliati alla massoneria, alla camorra e alla mafia invece di metterli dietro un bel po' di sbarre e a lavorare con la palla al piede per la società.
Chi non era adatto se ne andava a lavorare i campi oppure andava a fare l'operaio.
Oggi chi lavora i campi e fa l'operaio è l'immigrato irregolare (non parlo dei signori accolti negli hotel che certa becera cultura cattocomunista fa arrivare a vagonate tramite il Mediterraneo).
Riportare la scuola e la società a certi doveri e modi di vivere dell'epoca passata sarebbe garanzia per costruire un futuro migliore.