nei giorni scorsi il sottosegretario Faraone ha annunciato che sarà abolito il divieto di usare il cellulare il classe, una misura del ministro Fioroni, che giustamente si preoccupava di evitare motivi di distrazione e di disturbo. Un divieto che oggi è più che mai attuale data la diffusione tra i ragazzi degli smartphone, tanto più attraenti dei cellulari di allora. Tutti abbiamo avuto modo di constatare quanto essi possano monopolizzare la loro attenzione; e non c’è alcuna seria motivazione didattica o educativa per un cambio di rotta che costituirebbe un forte incentivo alla distrazione e all’uso improprio di questi strumenti (copiare, giocare, praticare il bullismo via internet, schernire un docente). D’altra parte, per l’uso didattico dell’informatica, è bene usare strumenti assai più indicati come i tablet e le Lim.
Riteniamo quindi indispensabile che il vigente divieto venga mantenuto (e rispettato) nell’interesse degli stessi studenti e del lavoro degli insegnanti.
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Tra le adesioni fin qui pervenute segnaliamo: Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti; Paola Mastrocola, insegnante e scrittrice; Luca Serianni, docente di storia della lingua italiana; Giovanni Belardelli, storico e editorialista del "Corriere della Sera"; Adolfo Scotto di Luzio, docente di storia della pedagogia; Giulio Ferroni, docente di letteratura italiana; Vittorio Emanuele Parsi, docente di storia delle relazioni internazionali; Adriano Prosperi, docente di storia moderna e collaboratore di "Repubblica"; Michele Zappella, docente di neuropsichiatria infantile; Roberto Tripodi, presidentedell'Associazione delle Scuole Autonome Siciliane (Asasi).
1) Concordo con il mantenimento divieto d’uso di cellulari e smartphone;
RispondiElimina2) Ritengo del tutto anomala e controproducente la revoca del divieto per iniziativa arbitraria e immotivata di un sottosegretario;
3) Davide Faraone cerca, inventa e usa occasioni e iniziative per farsi pubblicità sui media, per apparire, evidenziare o simulare la sua attività, ruolo, importanza;
4) Non ritengo utile e significativo sottoscrivere la petizione al ministro perché “esautorato di fatto” (e acquiescente) da Renzi e dallo stesso Faraone.
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Ministro Giannini esautorato di fatto da Renzi e Faraone
Anche gli scioperi, quest’anno, dopo le cifre da record registrate un anno fa contro “la buona scuola” del premier,sono tornati ad essere un affare per pochi intimi, facendo gongolare il ministro dell’istruzione, che ha tratto, da questa notizia, la conclusione che il governo, sulla scuola, è sulla buona strada. Ora sul punto un paio di cose vorrei pur dirle: in primis credo abbia poco da gongolare una persona che si ritrova ad essere la prima ministra dell’istruzione della quale i più non ricordano nemmeno il nome, perché il premier ha usato il tema della scuola e il corollario del piano straordinario di assunzioni come fonte di consensi, esautorando di fatto la Giannini. In secondo luogo che la stessa suona falsa e un tantino incoerente avendo affermato lo scorso anno, quando scioperavamo quasi tutti, che ci eravamo fatti infinocchiare dai sindacati e oggi, che scioperiamo in pochi, che la categoria ha finalmente acquisito un’intelligenza autonoma tale da riuscire ad apprezzare le meraviglie della buona scuola.
La verità è che non eravamo eroici combattenti lo scorso anno, perché all’adesione allo sciopero di maggio non avevamo fatto seguire una necessaria azione di protesta continua ed una azione di informazione capillare, e non siamo consenzienti quest’anno. Direi, al contrario, che proprio per averne saggiato i primi velenosi effetti i lavoratori della scuola sono oggi ancor meno felici di ieri della riforma renziana.
Vivalascuola. La scuola del malessere
Per quanto scrive VP al punto 4): la petizione non è una comunicazione privata al Ministro Giannini, ma la pubblica espressione di un giudizio negativo su quanto annunciato da Faraone. Il destinatario della petizione non può che essere il titolare del dicastero, ma chiunque sia il vero ministro ne sarà informato, volente o nolente.
RispondiEliminaIl Piano Nazionale Scuola Digitale, lanciato a ottobre 2015, prevede tra gli strumenti l'azione 6 BYOD "Risorse – a valere sull’azione “Ambienti per la didattica digitale integrata”
RispondiEliminaStrumenti – tavolo tecnico; linee guida; Protocolli in Rete; accordi territoriali
Tempi di prima attuazione – Dicembre 2015
Obiettivi misurabili – promozione di politiche BYOD nelle scuole; risorse destinate a livello locale e regionale, anche attraverso finanziamenti dedicati; numero di studenti raggiunti da politiche attive
La transizione verso il digitale della scuola prevede un solido investimento per la creazione di ambienti digitali negli spazi delle scuole, promuovendo al contempo una visione di “classe digitale leggera”, perché ogni aula sia quindi pronta ad ospitare metodologie didattiche che facciano uso della tecnologia.
La scuola digitale, in collaborazione con le famiglie e gli enti locali, deve aprirsi al cosiddetto BYOD (Bring Your Own Device), ossia a politiche per cui l’utilizzo di dispositivi elettronici personali durante le attività didattiche sia possibile ed efficientemente integrato.
Perché ciò sia possibile, occorre che le politiche di BYOD affrontino con decisione diversi temi, che includano la coesistenza sugli stessi dispositivi personali di occasioni sia di didattica, sia per la socialità; la sicurezza delle interazioni e l’integrazione tecnica dei dispositivi personali con la dotazione degli spazi scolastici; l’inclusività e i modelli di finanziamento per quelli personali.
Come già avviene in altri paesi, occorre bilanciare l’esigenza di assicurare un uso “fluido” degli ambienti d’apprendimento tramite dispositivi uniformi, che garantiscano un controllato livello di sicurezza, con la possibilità di aprirsi a soluzioni flessibili, che permettano a tutti gli studenti e docenti della scuola di utilizzare un dispositivo, anche proprio.
Le disposizioni finora adottate (tra cui la Direttiva del Ministro del 15.3.2007, Linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di “telefoni cellulari”) con cui si disciplina l’utilizzo di dispositivi personali durante le attività didattiche hanno affrontato spesso in modo troppo drastico la questione, generalmente chiudendo ad ogni possibilità di uso misto, senza discriminare tra il fascio di attività potenzialmente svolte nell’ambiente scolastico.
A tale scopo, il MIUR, in collaborazione con AGID e il Garante per la Privacy, svilupperà apposite linee guida in aggiornamento delle attuali disposizioni, per promuovere il Bring Your Own Device, con standard e pratiche chiare, identificando i possibili usi misti dei dispositivi privati nella pluralità di attività scolastiche, che vanno dalla compilazione del registro elettronico alla partecipazione alle attività progettuali tra studenti e docenti.
Fermi restando gli investimenti sugli ambienti digitali e sul registro elettronico, specifici accordi territoriali realizzeranno sinergie di investimento per le finalità descritte sopra. Infine, tramite la sottoscrizione di Protocolli in Rete, accordi con partner privati potranno offrire un’azione collaterale a sostegno dell’ICT nelle istituzioni scolastiche.
Non c'entra lo sciopero o la petizione ma una misura presa a suo tempo, in attuazione in tutte le scuole insieme al PNSD, che serve a gestire la situazione e a sfruttare al meglio le potenzialità di aggeggi che possono essere efficacissimi nella didattica al posto o insieme a quello che c'è nelle aule( i ragazzi e i docenti hanno in tasca strumenti che in media sono 5 volte più potenti ed efficienti del pc attaccato alla LIM - che resta solo un interfaccia, si usa il computer che sta sotto)
Un brutto programma scritto in pessimo italiano.
RispondiEliminaChi, in quale sede e sulla base di quali analisi e riscontri scientifici sull'utilità, ha deciso che la scuola DEVE (sic) aprirsi al cosiddetto BYOD?
RispondiEliminaChi, sulla base di quali analisi e riscontri scientifici, ha dimostrato che per la scuola sia importante la potenza degli strumenti informatici utilizzati al punto da passare sopra alla relazione tra docente e studente e da rischiare di minare la capacità di concentrazione e di riflessione di quest'ultimo?
Chi si sente in diritto di affermare, e chi ha dato a costui il potere di imporre di autorità, che l'uso di strumenti che "possono" essere utili debba diventare obbligatorio per i docenti prescindendo dalla materia, dall'impostazione didattica, dalla situazione, e così via? (infatti chi voglia farli usare può farlo benissimo anche ora) anche quando non lo ritengano opportuno? Come è possibile un simile scavalcamento di forza delle competenze professionali e della libertà di insegnamento di ciascuno?
Questa intenzione di modifica normativa è un evidente esempio di come si fanno ormai le cosiddette riforme nella scuola: se sei d'accordo con la pedagogia di regime, bene; altrimenti, fuori dai piedi, a fare da riempitivo o vagare tra una scuola e un'altra quale anima in pena. Questo, almeno, nelle intenzioni, perché per fortuna la pratica applicazione ancora non è proprio così, almeno non dappertutto.
Papik.f ha detto... " passare sopra alla relazione tra docente e studente"
RispondiEliminaquesto è il punto, questo è ciò che sta avvenendo sistematicamente: marginalizzare e sottomettere la didattica a burocrazia, organizzazione, gerarchia costruita artificialmente su queste due (burocrazia e organizzazione) su tecnologia scelta, decisa, imposta da altri al docente (che viene privato della libertà di insegnamento e così ri-diventa anche lui scolaretto da istruire, esaminare e a rischio bocciatura).
sono altri (politici, governo, miur, fino ai ds e ai genitori) a decidere, comandare, scegliere, imporre, pretendere ma comodamente e senza assumersene le responsabilità (in corpore vili).
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segnalo:
Docenti come fanti controllati da droni
Papik.f ha detto... " passare sopra alla relazione tra docente e studente"
RispondiEliminaquesto è il punto, questo è ciò che sta avvenendo sistematicamente: marginalizzare e sottomettere la didattica a burocrazia, organizzazione, gerarchia costruita artificialmente su queste due (burocrazia e organizzazione) su tecnologia scelta, decisa, imposta da altri al docente (che viene privato della libertà di insegnamento e così ri-diventa anche lui scolaretto da istruire, esaminare e a rischio bocciatura).
sono altri (politici, governo, miur, fino ai ds e ai genitori) a decidere, comandare, scegliere, imporre, pretendere ma comodamente, prescindendo da fattibilità, risorse, consenso, monitoraggio e controllo, e senza assumersene le responsabilità che vengono tranquillamente lasciate tutte sulle spalle dei docenti (in corpore vili).
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segnalo:
Docenti come fanti controllati da droni
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[sostituisce il commento precedente del 18 giugno 2016 07:21]
Caro Gruppo di Firenze, più che una petizione contro le sparate di Faraone è necessario invitare ad andare a votare NO ad ottobre/novembre al Referendum della Riforma costituzionale.
RispondiEliminaRenzi non ha detto che votando NO se ne va a casa? Andandosene a casa lui, lo deve fare pure Faraone portandosi dietro tutte le loro leggi imbecilli e massoniche comprese quelle per la scuola.
Oggi come oggi bisogna essere più pratici che sognatori.
A proposito di " passare sopra la relazione tra docente e studente". leggete, se vi è sfuggito, questo articolo caustico e terribile, apparso sul Domenicale de " Il sole 24ore" del 15 maggio c.a. Roberto Casati è un filosofo che, malgrado sia un quarantenne ( e quindi orientato alle novità), critica con cognizione di causa l' enfasi modernista che vorrebbe introdurre nella scuola acriticamente le nuove teconologia. Ha scritto un bel testo " Contro il colonialismo digitale" ( Laterza 2013), dove tra l' altro afferma più o meno che non è così indiscutibile che la scuola debba adattarsi allo sviluppo della società, perché sarebbe più opportuno che essa debba invece aiutare la società a capire se certa traiettoria del suo sviluppo sia così ineluttabile.
RispondiEliminahttp://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2016-05-14/l-abbaglio-fine-scuola-181747.shtml?uuid=ADALDKH
concordo con le osservazioni di Rebert.
RispondiEliminal'articolo di Roberto Casati era stato ripreso da ReteScuole:
L’abbaglio della fine della scuola …. la scuola leggera del futuro
segnalo l'articolo di Curzio Maltese sul Venerdì di Repubblica:
La scuola pubblica minacciata da chi teme la meritocrazia
ripreso da Tecnica della Scuola:
Chi ha voluto le riforme che hanno rovinato la scuola? Benestanti e figli di papà
Infatti avevo letto il bell'articolo di Casati. Un autore che tengo d'occhio da quando ho letto il suo "La scoperta dell'ombra" e da quanto ha recensito favorevolmente "Disegnare e conoscere" di Giuseppe Di Napoli.
RispondiEliminaDue volumi che dovrebbero essere altrettanti punti di riferimento per chiunque si occupi di didattica del disegno e di istruzione artistica in generale. Se fosse ancora consentito occuparsi di didattica disciplinare, se l'insegnante dovesse essere ancora qualcuno che trasmette dei contenuti disciplinari anziché il facilitatore di scoperte che gli studenti debbono fare da soli navigando in rete.
Faccio presente, però, che Casati ha 55 anni, essendo nato nel 1961.
Effettivamente, ho preso un abbaglio, disorientata dal suo piglio giovanile ( e poi le foto lo rendono meno "maturo") e dalla sua competenza degli strumenti digitali che peraltro critica assai. Il suo testo sul colonialismo digitale mi è piaciuto molto. Penso che scriverà un intervento contro la decisione di Faraone, teniamo d' occhio
RispondiElimina" Il Sole 24 ore".
Non vi preoccupate, fra poco andrà a casa Faraone, Giannini ed anche qualcuno di voi.
RispondiEliminaInshallah
RispondiEliminaSperiamo. A casa tutti.
RispondiEliminaQuando Renzi apre il suo portatile Apple davanti a tutta l'Italia nessuno protesta,
RispondiEliminaeppure è pubblicità palese.
Come si può pensare che da questi politici venga il divieto di smartphone?
Ludovica dovrebbe avere ormai chiaro che in questo blog ci occupiamo solo di problemi della scuola e di politiche scolastiche, proponendo e sollecitando argomentate opinioni nel merito. Figuriamoci se possiamo metterci a dare indicazioni di voto per il Referendum costituzionale, ammesso che la cosa interessi a qualcuno.
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2016/06/21/cultura/opinioni/buongiorno/il-lanciafiamme-e-lappendino-RnE71gzePA9MnICtwrQn1K/pagina.html
RispondiEliminaRenzi certamente non leggerà il vostro blog e allora fategli sapere che con il MIUR in mano ai convertiti alla Di Fede e alla De Pasquale andrà poco lontano.
Parole sante.
RispondiEliminabella questa!!
RispondiEliminaAR ha detto... "Ludovica dovrebbe avere ormai chiaro che in questo blog ci occupiamo solo di problemi della scuola e di politiche scolastiche, proponendo e sollecitando argomentate opinioni nel merito. Figuriamoci se possiamo metterci a dare indicazioni di voto per il Referendum costituzionale, ammesso che la cosa interessi a qualcuno." 21 giugno 2016 12:32
ma i problemi e le politiche della scuola fanno capo al governo (o no?), allo stesso governo Renzi che sta cercando di imporre una modifica costituzionale "governativa" pasticciata e deleteria (almeno secondo alcuni), che ha imposto una legge elettorale maggioritaria azzardata e simile a una lotteria, allo stesso governo Renzi che ha preso sonore sberle alla amministrative di 2 giorni fa, allo stesso governo Renzi che se non modifica orientamenti e comportamenti (ammesso che ne sia capace .... ) andrà QUASI sicuramente a sbattere magari anche prima di ottobre.
Imbecilli e massoniche mi sembra, tutto sommato, una buona definizione.
RispondiEliminaDa almeno due decenni le politiche scolastiche sono in mano a una 'cupola' ben più che nazionale che spinge per abbassare il livello medio dell'istruzione in modo sempre più aggressivo.
Quindi ben vengano le iniziative 'contro'.
In ogni caso la battaglia contro il cellulare è una piccola cosa ma sacrosanta.
Gutta cavat lapidem.
RR
Non vedo bene cosa c'entri la qualifica di leggi "massoniche", visto che storicamente la maggior parte degli attivisti politici che hanno gettato le fondamenta per una scuola pubblica, statale, laica, gratuita e uguale per tutti... venivano proprio da una formazione massonica o comunque vicina allo spirito massonico (indipendentemente da chi fosse personalmente iscritto alla massoneria e chi no).
RispondiEliminaAnzi, un secolo e mezzo fa, l'accusa era esattamente quella contraria, ossia era proprio l'ideale dell'istruzione pubblica per tutti quello che veniva osteggiato e infangato (sia dai cattolici che dai difensori dei corporativismi locali) proprio in quanto accusato di essere "massonico".
A scanso di accuse complottistiche, preciso che io non ho niente a che fare con la massoneria, e che non ho la minima simpatia per le conventicole autoreferenziali, eh :)
"Non vi preoccupate, fra poco andrà a casa Faraone, Giannini ed anche qualcuno di voi". Nel suo zoppicante italiano, l'anonimo di dura cervice (quante volte abbiamo ripetuto di scegliersi magari uno pseudonimo qualsiasi, per esempio "Lo sbruffone"?) minaccia di mandarci a casa... Da dove non saprei, ma questo è il nuovo che avanza. Con le scemenze non si fa politica. O forse sì, ma di infima qualità.
RispondiEliminaInvito anch'io Ludovica a non fare l'agit-prop e a parlare di scuola, cosa che sa fare benissimo.
Io ho firmato la petizione perché trovo assurda e irresponsabile la sparata di Faraone, che pur dovrebbe sapere che l'uso del cellulare in classe non fa altro che provocare distrazione dalle lezioni; è evidente infatti che, tranne alcuni lodevoli casi, la maggior parte degli studenti lo userebbe per giocare, mandare sms o messaggi su whatszapp, insultare i professori su facebook e così via. Dico anzi che secondo me andrebbe ridimensionata l'ubriacatura ministeriale per l'informatica e il digitale: questi apparecchi elettronici possono essere degli strumenti, dei sussidi utili, ma non possono e non potranno mai sostituire quelli tradizionali (i libri e i quaderni cartacei) e neanche stimolare più di tanto le qualità umane. Se un alunno è mentalmente debole o svogliato, non diventerà un genio solo perché usa lo smartphone, il tablet o la lim.
RispondiEliminaFaraone è del tutto inadeguato come sottosegretario. Ciò non significa però che tutto il governo sia inadeguato.
Oltretutto, mi pare asolutamente pacifico che l'uso del cellulare sotto il controllo dell'insegnante e a puri fini didattici è GIA' consentito: l'insegnante è liberissimo di scegliere se far usare il cellulare o no ai ragazzi, ad esempio per prendere delle misure cronometriche, per registrare un filmato durante un'esperienza di laboratorio, o per cercare un'informazione in rete se in classe non c'è un altro collegamento. Basta che la cosa sia fatta in chiaro e sotto le regole decise dall'insegnante, quindi di che stiamo a parlare?
RispondiEliminaIl divieto generale di uso del cellulare (e non solo per gli studenti, ma anche per gli insegnanti) riguarda il suo uso PRIVATO, per ragioni che non c'entrano niente con la lezione.
Tale uso privato, nel migliore dei casi, costituisce solo distrazione e perdita di tempo (mandare messaggi personali, giocare a videogiochi, leggere bacheche di lazzi, scherzi e frivolezze), e nel peggiore implica anche scorrettezze gravi e illegalità (copiare informazioni per le verifiche, riprendere foto e filmati senza il consenso degli interessati, scambiarsi messaggi che implicano molestie, bullismo e diffamazioni assortite).
Cosa ci sarebbe da difendere in questa eventualità?
Da anni coi miei allievi delle medie faccio periodicamente delle esercitazioni facendo loro usare i cellulari. Per esempio attivo gare di velocità per far risolvere quesiti matematici che mettano alla prova la loro rapidità nel trovare risposte sul web. Vincono sempre i più bravi in matematica, naturalmente. Il mio collega di lettere fa qualcosa di simile per lavori di storia, facendo cercare direttamente nei loro smart documenti e notizie poi da verificare attraverso ricerche in biblioteca. Ma a legalizzare i cellulari a scuola non ci sto. Se Faraone intendeva qualcosa del genere se ne poteva stare zitto. Se parlasse di più con noi docenti anziché coi lacché che lo circondano e lo adulano al ministero, avrebbe evitato di sputare sentenze come questa sui cellulari. Se le scelte dei nostri rappresentanti al ministero avvengono in base alle loro esperienze personali, figli, mode del momento, occupazioni delle scuole vissute decenni fa, viene quasi da piangere. A tutto questo c'è da aggiungere che il faraone forse nei suoi proclami si adegua al capo supremo che fa politica allo stesso modo. Ma il naufragar non è dolce in questo mare!
RispondiEliminaLa figlia autistica deve essere una foglia di fico. Probabilmente riceve soldi da chi produce questa roba e strizza l'occhio agli studenti contro i professori, nella miglior tradizione ministeriale degli ultimi decenni.
RispondiEliminaper Fulvio: faccio presente che (almeno alle medie) non è affatto scontato che tutti abbiano lo smartphone, e non per mancanza di possibilità economiche, bensì per precisa scelta educativa dei genitori.
RispondiEliminaA quell'età, il diritto di scelta su quali strumenti tecnologici e quali mezzi di comunicazione concedere e quali no, spetta ancora alla famiglia... e (che piaccia o no) esistono anche dei genitori che ritengono consapevolmente che non sia ancora il caso di mettere in mano a un bambino di 11 anni uno strumento che gli consente per 24 su 24 libertà assoluta di collegamento in rete e di accesso a qualsiasi informazione fuori dal controllo dei genitori.
E a tali genitori, francamente, girerebbero le scatole assai, se al figlio di 11 anni (al quale la scelta è stata spiegata e motivata in tutte le salse), l'insegnante delle medie dicesse pubblicamente in classe: "dai, tirate fuori lo smartphone, che tanto ce l'avete tutti, perché facciamo la gara a chi è più veloce a fare la caccia al tesoro su internet".
L.
Lo facciamo in terza e capita che con uno stesso smart vi lavorino contemporaneamente anche due studenti.
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