lunedì 25 luglio 2016

CRONACHETTE DAGLI ESAMI DI STATO

Ho saputo da colleghi e amici che anche quest’anno in certe sedi d’esame il presidente si è preoccupato fin dalla prima riunione di “tranquillizzare” tutta la commissione affermando che nessuno sarebbe stato  bocciato. E pare che qualcuno sia stato anche più esplicito: “Mi raccomando di non bocciare nessuno”. Forse per compensare la frustrazione di adempiere a una funzione resa così quasi  inutile, ecco che tutto l'esame spesso si è concentrato  sul riproporre ossessivamente le ritualità che da decenni si ripetono anche se anacronistiche, come quella di disporre i banchi per gli scritti in lunghi corridoi, in barba alla temperatura e alle più elementari misure di sicurezza. A quanto pare è anche irrinunciabile integrare l’apparato di sorveglianza con docenti non facenti parte della commissione, ma messi a disposizione dalla scuola. Dato che la commissione è composta da ben sette persone, viene il sospetto che la cosa sia funzionale a dare un giorno libero ai commissari e non a rendere più stringente la sorveglianza. Spesso ci si dimentica che i docenti a disposizione per la sorveglianza dovrebbero servire solo nel caso in cui le commissioni d'esame, come accadeva però molti anni fa, fossero incomplete.
Una cosa che rattrista e fa arrabbiare, specie se la si vede in un docente, è l’allergia alle assunzioni di responsabilità. Un commissario  interno mi ha riferito che una sua collega esterna si lamentava, a quanto pare giustamente, dell’impreparazione nella sua materia che stava riscontrando in una classe. Quando però le ha chiesto di far pervenire al dirigente scolastico una relazione in proposito, la proba docente ha smesso di lamentarsi, cominciando a trovare gli ultimi candidati senz’altro preparati. E della relazione neanche l'ombra… Vogliamo mica rischiare di andare incontro a qualche grana!
E poi di tutto un po’, come nel finale dei fuochi di artificio: membri interni di matematica che avrebbero svolto per conto dei loro allievi parte del compito; classi intere presentate con un punto di credito aggiuntivo in omaggio; più  ragazzi mandati in bagno contemporaneamente durante gli scritti; colloqui affrontati da candidati di fronte a membri della commissione intenti a guardare il cellulare e perfino a leggere il giornale (ancora gli studenti di quella commissione se la ridono con malcelata amarezza). Insomma, certi "maestri di vita" non ce la fanno proprio  a sentirsi dei professionisti e a comportarsi come tali, neanche nei giorni in cui il mondo della scuola potrebbe riscattarsi  un po' dal grigiore e dalla mediocre comicità con il quale certo cinema italiano lo rappresenta. E fa specie che da decenni nessuna autorità nazionale dica una parola sulla necessaria serietà degli esaminandi e degli esaminatori. 
Valerio Vagnoli

31 commenti:

  1. Sono stata presidente di commissione in un liceo milanese. In una riunione generale,pur non avendo detto nessuno esplicitamente di non bocciare ,e' stato fatto capire ,in molte maniere ,da chi preposto ,a chiarire i dubbi dei presidenti. Non solo, ma visto l'ignoranza dei candidati( non sapevano cosa fossero le trincee, la crisi economica americana del 1929 e' stata provocata dai consumatori che ormai non comperavano più aspirapolvere, frigoriferi,...) visto che i commissari esterni non ritenevano di dover premiare questi colloqui, e' stato chiamato un ispettore con urgenza ( non ha trovato nulla) che ha fatto una filippica ed è sbiancato quando,erroneamente, ha capito che avevamo bocciato un alunno. Ho messo a verbale tutto, ma a cosa è servito? L'ispettore e' stato chiamato dalla Dirigente scolastica, a cui una commissaria interna raccontava ogni cosa ( e il segreto d'ufficio?). Tutti promossi, tutti tranquilli perché non ci saranno ricorsi, ma non è questo che educa, non è questa la buona scuola.
    Per chi crede fermamente in una buona scuola ed in una preparazione adeguata , non sono certamente queste le modalità per attuarla: bisogna riformare esami, difendere la professionalità' ed avere coraggio di combattere per dare un senso al lavoro serio di quegli insegnanti che credono in esso.
    Debbono essere premiati quei discenti che hanno dimostrato impegno, studio , manifestando una seria preparazione.
    Per il resto bisogna avere altrettanto coraggio e determinazione per certamente aiutare gli studenti volonterosi, ma orientare gli altri verso altre direzioni.
    Questa non è scuola.

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  2. così dice il saggio25 luglio 2016 alle ore 21:07

    sperpero di denaro pubblico per esame ormai inutile. noi abbiamo abboccato nel renderlo più inutile dell'inutile. alla fine lo aboliranno con apprezzamento di tutti. con scuola sempre più inutile, italia sempre più vicina alle filippine di marcos

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  3. Ogni anno riparte la consueta e ormai sbadiglievole filippica secondo cui, "siccome gli esami non sono seri", allora bisognerebbe abolirli del tutto.

    Si vuole sostenere VERAMENTE che se gli esami venissero aboliti (o se fossero rimessi nelle mani di una commissione totalmente interna, come è già avvenuto qualche anno fa), il giudizio e la certificazione finale diventerebbero magicamente PIU' SERI?

    O non si pensa ragionevolmente che il livello peggiorerebbe ancora?

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  4. Gentile Paniscus, la consueta filippica finirà quando gli esami saranno stati aboliti. Un obiettivo cui si mira da anni, il completamento della metodica distruzione del sistema scolastico pubblico che si sta attuando senza sosta (solo con qualche pausa tattica) da un trentennio.
    Probabilmente solo la necessità di una modifica alla Costituzione ha impedito che si eliminasse l'ultimo ostacolo residuo sulla strada della scuola che accoglie e non emargina e non propone sfide da superare, non sia mai i giovani dovessero crescere e diventare adulti (orrore!).
    E' vero che non si boccia quasi nessuno; è pur vero, tuttavia, che l'esame, per quanto scalcinato, è ancora percepito come una prova nella quale misurarsi, davanti alla quale ci si deve organizzare e preparare, e che va affrontata con un po' di sano stress, e comunque c'è ancora un'incertezza nel risultato costituita dal punteggio.
    Siccome tutto ciò è intollerabile, si arriverà presto all'eliminazione, quando si sarà convinto un numero sufficiente di persone che la prova è inutile, anzi dannosa. Come si sta facendo ora, con la messa in campo dei più qualificati opinionisti-tuttologi della scena nazionale, specialisti nell'esprimere pareri definitivi e inconfutabili su argomenti dei quali non sanno nulla.
    E' vero che l'esame è ridotto come è ridotto. Ma è anche vero che è stato così ridotto per volontà proveniente dall'alto, o quanto meno per un'azione a tenaglia dall'alto e dal basso, come dimostra quanto sopra esposto dalla prof. Righi. Chi può aver voglia di perdere le vacanze estive o di essere richiamato a settembre a causa di eventuali ricorsi davanti ai quali si è lasciati inermi e senza supporto, anzi si rischia di vedere il proprio comportamento deprecato dai propri superiori gerarchici?

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  5. Cosa c'è dietro? Intendo: perché nessuno boccia più o poco?
    Paura di ricorsi? Sfiducia generalizzata? Conformismo della classe docente?
    Ci sono pressioni del DS?
    Altra considerazione: nell'èra del merito, sbandierato e conclamato ovunque, di merito in giro se ne vede pochissimo. Dobbiamo dedurne che è tutta fuffa, come sono fuffa o, peggio, dànni veri e propri, le politiche ministeriali degli ultimi decenni.
    RR.
    Concordo totalmente con Paniscus: abolire è sempre una soluzione peggiore del male.

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  6. Gentile RR, cosa c'è dietro risulta chiaro dalla lettura degli interventi che hanno preceduto il suo, da quello della collega (suppongo, non si è qualificata come dirigente, se lo è mi scuso) Righi, sino al mio.
    Anch'io ho il mio piccolo aneddoto sugli esami di quest'anno, come su quelli di ogni anno dl resto.
    Un collega nominato presidente in una scuola superiore ha avuto modo di constatare che l'insegnante di storia aveva dichiarato il falso nel suo programma, poiché questo abbracciava completamente 800 e 900 mentre la stessa insegnante (commissaria interna) si limitava a fare sempre le stesse tre domande, sugli stessi tre argomenti, a tutti i candidati.
    Cosa poteva fare il collega? cosa avrei fatto io al suo posto? chiamare un'ispezione, inimicandosi tutti e conseguendo risultati del tipo di quelli sopra esposti dalla prof. Righi? Imporsi per bocciare qualcuno o per abbassare i punteggi, commettendo qualche ingiustizia nei confronti di studenti incolpevoli del comportamento della loro docente? rischiare ricorsi a una giustizia amministrativa che ormai da tempo non si limita più agli aspetti formali ma entra anche negli aspetti specifici della valutazioni?
    Dovrebbe essere possibile, in situazioni del genere, stendere relazioni su quanto avvenuto, senza danneggiare i candidati che in linea di principio sono incolpevoli, ma con la certezza, o almeno la probabilità, che qualcuno le legga e dia disposizioni per il controllo del comportamento professionale di quel docente.
    Poiché, in linea di fatto, tutti sanno bene che non accadrà nulla di simile, si tira a campare e ad andare in ferie appena possibile.
    A proposito del dubbio se tutto ciò sia frutto di un progetto perverso, di incompetenza diffusa o di lassismo generalizzato, faccio solo presente che l'una cosa non esclude le altre.
    Per quanto riguarda i premi agli insegnanti migliori, sono proprio docenti come quella sullodata che hanno le maggiori probabilità di aggiudicarseli, dato che il tempo sottratto alla corretta attività professionale ne lascia altro a disposizione per le attività premiate.
    PS: se qualcuno pensasse che il tono di questo e del mio precedente post sia da considerarsi paradossale o estremizzato, chiarisco che così non è.

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  7. Riflettendoci su, io al posto del collega una relazione l'avrei fatta comunque. Ma solo per non rendermi complice e senza la speranza che potesse servire. Tuttavia, se non ci si prova neanche ...
    Ma io il presidente cerco di non farlo perché purtroppo sono affetto da una forma fobica nei confronti degli adempimenti burocratici. Anche andare a firmare la dichiarazione dei redditi preparata dal commercialista rischia di procurarmi attacchi di panico. Dico questo non perché possa interessare a qualcuno ma perché, in qualche misura, mi sento in colpa per il fatto di sottrarmi a tale incarico.

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  8. Quest'anno ero commissario interno e, per la prima volta, mi sono trovato di fronte a candidati che non si erano neppure preparati. Alcuni studenti, con indubbie capacità, si sono presentati davanti alla commissione improvvisando l'orale, attingendo qua e là da quel che ricordavano. Singoli alunni di scarse capacità o svogliati capitano sempre, ma che su 14 maturandi almeno un terzo di loro si sia presentato con questo atteggiamento noncurante è indifferente è stata una novità più o meno per tutti membri della commissione.
    I motivi di questo atteggiamento sono due. Da un lato ormai sanno di essere promossi, perché almeno da noi può sì capitare che qualcuno non sia ammesso all'esame, ma non superare l'esame dopo che si è stati ammessi è una cosa che non capita quasi mai. A questo primo motivo se n'è aggiunto negli ultimi anni un secondo: quasi tutti i corsi universitari ad accesso non libero programmano i test di ammissione già nella primavera precedente rispetto all'inizio dei corsi stessi. Così noi siamo costretti a vedere i nostri alunni dell'ultimo anno che già a gennaio cominciano a trascurare le materie scolastiche per prepararsi ai test universitari. In sostanza da qualche anno con questo sistema i docenti universitari ci dicono impunemente in faccia quel che han sempre pensato di noi: siete delle nullità, il vostro stipendio sta al nostro come il vostro valore e la vostra dignità sta al nostro valore e alla nostra dignità. Il messaggio che arriva agli alunni è: "ragazzi, non badate a quel che cercano di dirvi quei miserabili tapini, pensate a quel che farete l'anno prossimo con noi, che siamo gente capace e di successo". Già qualche anno fa, quando l'ex mistra Carrozza (o era ancora Profumo?) fissò per la prima volta i test di medicina ad aprile, tutti i docenti di scuola superiore si sarebbero dovuti sollevare come un sol uomo contro un provvedimento che, quanto a umiliazione della classe insegnante, ha avuto pochi eguali nella storia recente. Invece nessuno fiatò (io feci un intervento in collegio docenti, che a dire il vero fu pure applaudito, ma che risonanza ha avuto?). Oggi ne paghiamo le conseguenze.

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  9. cosa c'è dietro? c'è una categoria di ex piccoli borghesi capaci di difendere solo il proprio orticello fatto di attenzione all'orario, al giorno libero, alla scelta delle classi meno numerose e robe del genere. Lo stipendio infame rende la nostra professione sempre più femminile e sarebbe l'ora che qualcuno rivendicasse le pari opportunità. Non facciamoci illusioni perché andrà sempre peggio.

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  10. A me appaiono evidenti sprattutto due cose:
    - che l'esame con comissione mista (metà interna e metà esterna) non funziona e si riduce ad una sorta di impropria negoziazione tra due fazioni, con tutte le conseguenze del caso;
    - che l'autonomia scolastica stride con l'esame di Stato: nella scuola dell'autonomia, ciascun istitutto mira a mettersi in luce per il livello di "successo" che è in grado di garantire ai propri alunni, elemento che confligge con lo svolgere funzioni di esaminatore imparziale, mancando la necessaria terzietà. Se la logica è quella aziendae, è inevitabile che il dipendente debba lavorare sempre èer la ditta. Anche durante l'esame. Soprattutto durante l'esame. E, per il bene della ditta, tutto o quasi tutto è lecito, giusto?

    Conclusione: per rendere più credibile l'esame, un passo necessario (anche se non sufficiente) sarebbe quello di passare a commissioni d'esame del tutto esterne, o quasi. Sarebbe un ingrediente di crucile importanza, il segno che si vuole un esame serio e credibile. Con la formula attuale non lo potrà mai essere, come i fatti si incaricano di mostrare.

    Altra domanda, in coda: siamo pronti, però, a sopportare il trauma di un buon 10% di bocciature all'esame? Elemento che andrebbe a infrangere miseramente la narrazione ufficiale della scuola dell'ultimo ventennio, con percentuali di successo in crescita inarrestabile, tutti felici e contenti. Come tutti sanno benissimo, la marcia trionfale che ci ha portato ad innalzare le percentuali dei diplomati si fonda in buona misura su un processo su larga scala di mistificazione. Su una rappresentazione profondamente edulcorata della realtà. Non certo su strategie ed interventi didattici che hanno permesso un reale innalzamento dei livelli di preparazione, del quale non c'è alcuna evidenza.

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  11. Grazie Busiride: dimostri che a questa classe dirigente interessa distruggere la scuola. Il tuo post dovrebbe avere la massima diffusione: però, se sono così menefreghisti, perché non li bocciate?
    Per la cronaca: intorno al 1968 la percentuale dei bocciati alla maturità era del 18%.
    Ancora per la cronaca: la Carrozza fu scelta da Letta in quanto sua amica, figlia di un potente barone, sorella e moglie di un altro.
    RR

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  12. entrambi pisani di origine o di adozione universitaria

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  13. Anonimo 27.7.2016 ore 12.54.
    La risposta è evidente: per non finire sbattuti sul giornale (il quotidiano cittadino è peggio di "STOP"), con tanto di nomi e cognomi, quali mostri crudeli, miseri repressi che sfogano sugli alunni le loro frustrazioni ecc. E più ancora, per noi interni, per non essere umiliati dai presidi con discorsi del tipo: "Se gli alunni han fatto male è colpa vostra, non avete saputo interessarli, coinvolgerli, motivarli ecc.; dovete rimodulare la progettazione, ecc. ecc.", che ormai sono le uniche cose che i presidi sanno dire.
    Avendo studiato a Pisa, delle famiglie Letta e Carrozza so molto. Tutte carriere accademiche a dir poco fulminanti.

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  14. Un'altra delle cose che non mi quadrano è che tutti gli anni, regolarmente, torni fuori questa polemica lagnosa e scandalizzata sulla presunta inadeguatezza degli esami )perché promuovono tutti, perché distribuiscono voti distorti e non significativi, e perché certificano competenze false)... ma nessuno si scandalizza per il fatto che queste stesse cose avvengano di routine, diffusamente, e con la massima naturalezza per tutti i cinque anni precedenti.

    E infatti il vero motivo per cui "agli esami si promuovono tutti" è uno solo: e cioè che questo non è atro che il compimento naturale di un atteggiamento che permea TUTTO il percorso scolastico fino al giorno prima.

    Quelli che arrivano all'esame gravemente impreparati e che però riescono a diplomarsi senza problemi(magari con un voto basso, ma ci riescono), ed escono dalla scuola superiore semianalfabeti ma col diploma, perchè nella prassi degli esami la bocciatura è considerata fuori questione... sono persone che non solo non avrebbero dovuto essere ammesse agli esami, ma non avrebbero nemmeno dovuto essere in quinta. Si tratta di ragazzi a cui è stato tranquillamente permesso di portarsi dietro per ANNI delle lacune grosse come la crepa sul lungarno Torrigiani, intervenendo sempre con aiutini umanitari, sanatorie e voti gonfiati, per i motivi più vari, alcuni (parzialmente) ragionevoli e altri per niente.

    Solo che curiosamente questo non indigna nessuno e anzi è considerato un bene, perché dimostra che la scuola è inclusiva, è accogliente, "valorizza i percorsi di recupero" (e come no... se uno prima aveva 4 e poi gli regalano 6 nonostante sia ancora su livelli da 4, si chiama "recupero"!?), "è attenta ai bisogni individuali di ogni singolo studente", "mette in atto la didattica personalizzata", "combatte la dispersione scolastica", e "previene il disagio"...

    Mi sembra molto ma molto ipocrita stracciarsi le vesti solo per l'esame finale.

    L.

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  15. In tutta sincerità vedo alcune analisi sfociare in qualche alibi di troppo. Credo che un insegnante consapevole di ciò che è giusto e ciò che non lo è, eticamente e professionalmente parlando, debba essere conseguente e votare per la bocciatura di studenti scandalosamente impreparati (anche se sa che finirà in minoranza) e anche opporsi a comportamenti censurabili di colleghi solo preoccupati di non avere problemi. E certo non si dovrebbe sentire umiliato dalle stupidaggini di qualche ominicchio di Dirigente Scolastico, tanto meno da quello che potrebbero scrivere sui giornali. Quelli che conoscono un insegnante serio (gli studenti più degli altri), sanno come stanno le cose.

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  16. Andrea Ragazzini: purtroppo noi a "qualche ominicchio di dirigente scolastico" siamo sottoposti e, anzi, da quest'anno si può dire che ne siamo alla mercé. Hai troppe insufficienze? Ti sbatto sul potenziamento, così hai l'orario tutto sminuzzato tra mattino e pomeriggio, e soprattutto agli occhi degli alunni sei stato "adeguatamente punito". Se continui a non piacermi tra un po' ti sbatterò pure sul sostegno quando la legge me ne darà la facoltà (e non ha che da passare qualche anno perché questa facoltà sia data), e se non ti adegui al PTOF che io ho fatto approvare dai miei docili scondinzolatori va a finire che ti mando proprio via dalla scuola. E uno che dovrebbe fare? L'eroe solitario per 1.500 euro al mese? Che resteranno comunque tali fino al pensionamento visto che ora vogliono toglierci pure gli scatti? Ma per piacere!

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  17. @ francini: "passare a commissioni d'esame del tutto esterne": potrebbe essere una soluzione interessante; "o quasi": il Cielo ci scampi. Abbiamo già visto la formula con UN membro interno, io personalmente l'ho sperimentata da candidato e poi da commissario, e la considero "'a schifezza e 'a schifezza e 'a schifezza ...", infinitamente peggiore dell'esame attuale da tutti i punti di vista.

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  18. Per quanto riguarda Busiride, ha perfettamente ragione. I docenti sono stati messi in un rapporto di dipendenza gerarchica dal dirigente che non è più quello delle vecchie note di qualifica, che erano sottoposte a livelli di controllo ed erano comunque appellabili.
    Ora il rapporto è di tipo privatistico: se mi piace quello che fai, ti premio, se non mi piace metto in mobbing, e se mi piace ancor meno ti metto in mobilità (e il prossimo passo sarà il licenziamento diretto).
    Ciò è stato venduto alla pubblica opinione, con il supporto entusiastico e del tutto acritico della stampa mainstream, come accrescimento della qualità dell'insegnamento.
    Trascurando però un dettaglio. Anche il dirigente è sottoposto a verifica e a premialità. Quindi il dirigente tenderà a premiare i docenti che gli consentono di essere premiato a sua volta e ad emarginare quelli che frappongono ostacolo, anche prescindendo dalla qualità dell'attività didattica di ciascuno di essi.
    Questo pone ovviamente chi decide dall'alto quali siano gli aspetti da premiare nelle condizioni di esercitare un controllo assoluto sul sistema scolastico che non era mai esistito nella storia d'Italia; neanche, io credo, durante il deprecato "ventennio".
    Quindi, facendo teoricamente l'ipotesi che si decida che nessuno debba più essere bocciato per migliorare le statistiche, nessuno più lo sarà.
    Queste considerazioni non sono il frutto di un momento di sconforto, né di volontà di polemica. A me sembra che la situazione che si va affermando sia proprio questa, anche se non è ancora del tutto stabilizzata.

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  19. Una piccola postilla. Quello che si è preso a modello è probabilmente il sistema anglosassone. Ma lo si è fatto con l'onnipresente capacità italica di imbastardire tutto e restare sempre al mezzo del guado.
    Perché in quel sistema il dirigente risponde a un consiglio di amministrazione che decide i target di mercato dell'istituto e, quindi, ad esempio, se convenga puntare sulla qualità o sulla quantità.
    Qui, invece, risponde alla politica, o - molto peggio - all'amministrazione ministeriale, che nessuno ha eletto e ma ha poteri incontrastati di indirizzo.
    Il sistema anglosassone può essere, forse, deplorevolmente liberista, ma è comunque compatibile con uno Stato democratico.
    Su quello che si sta imponendo qui, non sarei altrettanto sicuro.

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  20. Papik.f dice bene. Nelll'ordinamento gentiliano il docente aveva dignità di studioso, il preside era un primus inter pares che assicurava l'ordinato svolgersi della vita scolastica, faceva da raccordo con il Provveditorato e il ministero e interveniva là dove c'era effettivo bisogno.
    Ora il docente è stato ridotto a un profilo di tipo impiegatizio, con tutti gli svantaggi connessi e senza alcun vantaggio. Ad esempio: perché sussiste l'obbligo della partecipazione al collegio docenti, quando ormai non ha quasi alcun potere? Nel mondo del lavoro privato (assicurazioni, banche ecc.) esiste forse il "collegio impiegati" a partecipazione obbligatoria? Visto che durante le mattinate scolastiche siamo già vessati e umiliati da alunni genitori e presidi, ci lascino almeno l'ultima libertà di farci una passeggiata al pomeriggio invece di costringerci a prender parte a sempre più prolissi quanto sempre più inutili collegi.
    Tanto per fare un esempio: nell'ultimo collegio della mia scuola i colleghi (non certo io) si sono accapigliati per un'ora per decidere la conformazione del calendario scolastico del prossimo anno: quando iniziare, quando finire, quali "ponti" introdurre... E attenzione: non si trattava di decidere il calendario per poi approvarlo, ma di decidere appena quale proposta di calendario sottoporre all'approvazione del consiglio d'istituto! Perché noi docenti non possiamo decidere neppure sul calendario senza il grazioso e benevolo consenso di genitori e alunni! Mi chiedo: ma non era molto meglio quando il ministero diceva: "In tutte le scuole dello stato, da Vipiteno a Lampedusa, da Ventimiglia a Otranto, le lezioni s'iniziano il giorno tale e terminano il giorno tal altro"? Almeno non si sprecava tempo in discussioni inutili e che ci privano di ogni residuo di dignità.

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  21. Caro Busiride, non si tratta di fare gli eroi, solitari o meno, si tratta solo di assumersi le responsabilità del proprio ruolo, a meno che non si voglia sostenere che un insegnante non ne ha o che sono subordinate a più o meno legittime convenienze. Non è a partire dalla legge 107, ma da alcuni decenni (lo dico anche a Papik.f) che tanti consigli di classe si esimono dall'esercitare tali responsabilità, volentieri adeguandosi ai desiderata di dirigenti privi di scrupoli professionali. E quante volte mi sono sentito dire "per quello che prendo di stipendio faccio anche troppo!" ad esempio da colleghi che si sentivano così legittimati a non insegnare una delle discipline di cui erano titolari. Con la colpevole connivenza di dirigenti tutt'altro che persecutori e con buona pace dei loro studenti, che venivano così gravemente danneggiati. Quanto alle storture premiali della 107, penso sia noto che come Gruppo di Firenze siamo da sempre convinti che l'unico modo di migliorare la scuola non sia "premiare i migliori", specie con discutibilissimi criteri e cifre ridicole, ma sanzionare, anche economicamente, chi non fa il proprio dovere.

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  22. Le responsabilità me le sono sempre prese (a inizio carriera in una classe in cui insegnavo 3 materie fui determinante per la bocciatura di 3 alunni in una scuola dove non si vedeva un bocciato da anni), ma che si può fare quando in una classe dell'ultimo anno arrivano una ripetente con un'altra bocciatura alle spalle e una che addirittura frequenta la classe per la III volta (ci vuole il benestare del collegio docenti, lo so, però guardate un po' il caso la votazione si è svolta ad anno già ampiamente avviato con l'alunna che già frequentava, perché la segreteria "non si era accorta" che si trattava di una terza frequenza. Che si fa a quel punto? Si vota contro? Io lo ho fatto, ma quanti con me?) e la maggioranza dei colleghi decide di dichiarare queste due BES perché "il diploma lo devono avere in qualche modo, se no che fanno nella vita?". Io e la collega di matematica (materia in cui entrambe queste alunne consegnavano ogni verifica in bianco) ci siamo opposti, ma eravamo minoranza e quindi BES son diventate, con tutto quel che consegue, anche quanto a impegni supplementari per noi.

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  23. Caro Andrea, io non penso minimamente che il GdF abbia responsabilità sia pur solo morali in quanto sta accadendo, oppure ne condivida l'impostazione, altrimenti non starei qui a commentare ma mi troverei un passatempo più rilassante.
    Né ho mai affermato che prima delle L 107 non esistessero docenti che non facevano il loro dovere o consigli di classe che scantonavano dalle responsabilità.
    Quello che io penso è una cosa diversa, e cioè che la L 107 rischia con forti probabilità di portare a premiare proprio i docenti che non fanno il loro dovere e i consigli di classe che scantonano dalle responsabilità, almeno per come i termini "doveri" e "responsabilità" sono qui intesi (dal GdF e da me, per quello che conto).
    So bene come la pensate sulla questione della selezione dei docenti e sapete bene che la penso come voi, anche sulla base dei messaggi privati che ci siamo scambiati.
    Però una cosa posso affermare, sulla base della mia esperienza ormai trentennale: ho visto dirigenti che si disinteressavano degli scrutini, altri che vi partecipavano facendo quello che potevano per "salvare" almeno uno studente (meglio due o tre), anche con quattro o più insufficienze gravi; ma non ho mai sentito, neanche una volta, un dirigente dire: "questo meglio buttarlo fuori", neanche per chi avesse commesso atti di una certa gravità disciplinare. Sarà un caso questo? francamente mi è difficile crederlo.
    PS: so bene, sia chiaro, che VV non è di questa stoffa, ne sono profondamente convinto da quello che scrive e da quanto so della sua attività, anche se non lo conosco personalmente.

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  24. Caro Papik,
    alle persone a cui sono stato più intellettualmente legato nella mia vita e che più hanno contribuito alla mia formazione ho dato ad alcune del Lei e ad altre addirittura del Voi. Con te mi sembra si fosse concordato via mail di darci del tu, ma senz'altro sei tra le persone che più stimo sul piano dell'onestà intellettuale e non solo di quella. Spero che finalmente ci si possa conoscere di persona e teniamoci questo tu malgrado...... Confesso che da dirigente anch'io durante gli scrutini non ho mai detto qualcosa del genere, ma solo perché quando l'ho detto, e mi è accaduto, mi sono rivolto direttamente allo studente e alla sua famiglia e talvolta non ho atteso lo scrutinio per allontanare definitivamente uno studente dalla scuola. Beninteso, per lui e per la sua famiglia le porte rimanevano, e rimangono, aperte, ma al pomeriggio e in particolari attività anche di carattere psicologico tuttavia prendendoci noi come scuola la responsabilità di dirigere l'orchestra, dove questo termine significa appropriazione della nostra funzione, del nostro compito e perfino della nostra missione. Credo tuttavia che anche altri colleghi si comportino alla mia stessa maniera e di qualcuno, per fortuna anche giovane e pertanto in grado di incidere positivamente a lungo nel mondo scolastico, potrei anche fare il nome. Voglio dire che talvolta è sbagliato generalizzare sia parlando dei docenti che dei dirigenti. Spesso ci tocca farlo perché siamo tutti abbandonati a noi stessi e lo siamo anche perché abbiamo una classe dirigente sia a livello nazionale che locale, arrogante, spesso indecorosa, imbarazzante, capitata a ricoprire i ruoli che ricopre non per concorsi trasparenti e veramente pubblici, ma per affiliazioni varie o per altri motivi impossibili da decifrare a noi comuni mortali che non facciamo parte di consorterie e che non siamo interessati a sistemare mariti, figli, mogli seguendo logiche che fanno rimpiangere la fogna degli anni ottanta e novanta. Se questo è capitato lo dobbiamo anche a molti normali operatori del mondo scolastico, alle tante persone perbene che popolano le scuole e che magari credono sinceramente alla Costituzione, al rispetto delle regole, della legalità ma che amano spesso anche il quieto vivere. D'altra parte, a parziale loro, ma non condivisibile, discolpa, non posso che prendere atto che esporsi, affermare le nostre idee, prendere posizione, rivendicare i diritti e i doveri costa ancora caro in questo paesucolo che sempre di più è l'Italia.

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  25. Ci domina la retorica e i retori furbi ci sbattono addosso ogni tanto, per farci tacere, non solo le loro arroganze, ma i santini alla don Milani e con quello si sentono a posto e magari si sentono anche superiori a noi che invece abbiamo poca inclinazione a guardare ai santi del passato interessandoci invece molto più il futuro dei ragazzi di oggi che non sarà per niente bello, salvo naturalmente essere figli dei cerchi magici che si consolidano nelle cene, nelle terrazze estive di qualcuno che conta, nelle conventicole sindacali, nelle torri d'avorio piene di convertiti, di saltafossi, di nullità intellettuali sempre prone e sempre obbedienti al poterucolo che è al di fuori delle aule scolastiche. Siamo così caduti in basso che non c'indignamo neanche per quella oscenità dell'oscar al migliore insegnante italiano, del premio alla migliore scuola digitalizzata, a quella che boccia di meno e a quest'ultime, solo a quest'ultime si riconoscerà, come accadeva in certe dinamiche pomeridiane passate in parrochia, il giusto premio al vincitore della gara. Di fronte a questo furbo populismo che fa fronte a interessi disgustosi, ma forti, non accontentiamoci più di fare il nostro dovere e bene, o al massimo delle nostre possibilità, il nostro lavoro. Gli onesti, anche intellettualmente, escano allo scoperto, siano questi docenti o dirigenti, e non limitiamoci come rischiamo di fare, di darci l'un l'altro le colpe che fa solo contenti i furbi, i disonesti, le consorterie, coloro che hanno interessi sbalorditivi a proposito delle pedagogie alternatiive, agli strumenti informatici, alle terre da conquistare alle mafie, agli intrallazzi dei progettifici e a quant'altro sta soffocando la scuola, anche la scuola. Una scuola ove invece dovrebbe dominare la consapevolezza che col nostro lavoro di insegnanti e presidi dovremmo contribuire a rendere liberi e pensanti i ragazzi che dovranno affidare il loro futuro non alle furbizie, alle loro capacità di riciclarsi e di scegliere il ristorante giusto ove incontrare chi conta, ma ai loro reali talenti e alle loro reali vocazioni. La posta in gioco è la democrazia, quella vera, e su questo non ci sono attenuanti di sorta: ognuno faccia il proprio dovere e pretenda che anche gli altri lo facciano, senza tacere, senza alcuna paura, senza alcuna ipocrisia e compromesso. Non è più ammissibile che si accetti di soffocare in questa torbida aria sempre più irrespirabile, sempre più fascio-comunista e sempre più ripiegata sul peggio del nostro passato facendoci credere che il nuovo è questa miseria morale che non ha eguali nella nostra storia, se non in certo fascio-comunismo che demonizzando chi la pensava diversamente e additandolo al pubblico ludibrio perché non allineato, lo isolava e al massimo gli permetteva di becchettarsi tra i propri simili. Più o meno, se non stiamo attenti, quello che rischiamo di fare anche noi che pur non avendo tante certezze di una cosa siamo certi: fare bene il nostro lavoro significa non tradire noi stessi, il nostro pensiero e la nostra libertà di giudizio.

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  26. Perfettamente d'accordo, ma nulla si realizza se questa classe dirigente di pagliacci americanoidi non se ne va a casa. Hanno fatto tanti di quei danni che la scuola ha urgente bisogno di liberarsene e ne promettono di ulteriori.
    Hanno avvilito un'intera classe docente, tolto risorse, tagliato posti, boicottato lo studio e l'impegno. Trasmettono ogni giorno ai ragazzi messaggi velenosi, nel profondo odiano la scuola e gli fa piacere abolire qualsiasi cosa di buono e sensato abbiamo messo su in un centinaio d'anni.
    Con costoro nulla è possibile: non c'è speranza. Se rinasceremo, rinasceremo contro di loro e senza di loro. Bisogna prenderne atto.
    RR

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  27. Caro Papik.f, so bene come la pensa e nella mia risposta non c'era alcun intento polemico nei suoi confronti, tanto meno avevo considerato le sue osservazioni come una critica a me o al gruppo. Intendevo solo puntualizzare che certi comportamenti erano ben precedenti alla legge 107, che certamente rischia di aggravare la situazione da questo come da altri punti di vista.
    Per quanto riguarda l'ultimo intervento di Busiride: sono del tutto d'accordo che in alcune delle situazioni da lei citate ci si trova in grande difficoltà e a volte si deve prendere atto della propria impotenza. Lei però si è posto il problema, mentre altri hanno fatto spallucce o si sono inventati soluzioni di comodo.

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  28. Vedo solo adesso questa interessante discussione, alla quale vorrei dare un piccolo contributo ritornando al tema iniziale, che era quello dell'Esame di Stato. Sull'argomento vorrei proporre alcune osservazioni:
    1. Non sono d'accordo con chi dà la colpa ai politici ed ai vari ministri succedutisi negli anni del fatto che l'esame è divenuto ormai una ridicola farsa, in cui nessuno viene bocciato e tutti sono valutati molto al di sopra del loro reale valore. La colpa è nostra, dei docenti, interni o esterni che siano. La legislazione sull'esame non impedisce di bocciare, siamo noi che non lo facciamo per evitare noie o per un malinteso senso di "umanità". Questa risposta qui riferita mi fu data dall'ex ministro Berlinguer durante una conferenza sulla scuola a cui partecipai come uditore.
    2. Il malaugurato concetto di "scuola azienda" ha peggiorato di molto le cose rispetto a prima. In un'azienda il successo è dato dalle vendite e dai profitti; nella scuola così concepita il successo è dato dai buoni risultati degli studenti, che favoriscono le nuove iscrizioni e gratificano chi ci lavora. Più volte ho detto, anche sul mio blog, che i membri interni che aiutano ignobilmente gli studenti facendo loro il compito di latino o di matematica, oppure dicendo loro in anticipo le domande che faranno all'orale, non agiscono così per il bene dei ragazzi, ma per se stessi: l'alto numero di voti alti significa infatti, per chi osserva dall'esterno, che i docenti che hanno preparato quei ragazzi erano brevi e meritavano il "bonus" gratificatore. Con la 107 le cose vanno ancor peggio, ma andavano male anche prima.
    3. I risultati degli esami sono purtroppo esposti all'arbitrio dei TAR, i quali si permettono nonostante la loro incompetenza totale in materia, di entrare nel merito delle valutazioni e di annullare decisioni prese da un consiglio di docenti. Non si può quindi condannare chi evita questioni e bocciature per timore dei ricorsi, perché si rischia effettivamente di vedere annullato il proprio giudizio e di fare la figura degli idioti. La prima cosa da fare, pertanto, sarebbe di eliminare la possibilità di ricorso al TAR e rendere quindi insindacabile il giudizio dei docenti, il che renderebbe anche in parte giustizia ad una categoria sempre più bistrattata.

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  29. Scusate, nel commento precedente (riga 13) volevo dire "bravi" e non "brevi", altrimenti il senso non c'è. Sarà il caldo...
    Massimo Rossi
    Blog: https://profrossi.wordpress.com

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  30. In effetti mi rendo conto di aver dato l’impressione di voler generalizzare, cosa che detesto, quindi me ne scuso.
    Avrei dovuto aggiungere che sono convinto che VV non sia un caso unico, come lui stesso ha cortesemente evidenziato.
    Inoltre, con “sarà un caso?” non intendevo riferirmi alla quantità di dirigenti che si comportano in un certo modo (non dispongo di alcuna base statistica seria per una simile affermazione), ma al sospetto che certi comportamenti siano sollecitati e incentivati “dall’alto”, forse fin dalla fase di selezione concorsuale.

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  31. Aggiungo che sono pienamente d'accordo, questa volta, con il collega Massimo Rossi e che personalmente sono sempre pronto a uscire allo scoperto. Se qui uso uno pseudonimo è solo per evitare ricerche troppo facili da parte dei miei alunni.

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