["ilsussidiario.net", 3 agosto 2016]
Nei giorni scorsi “Il Tempo” informava che la Corte dei Conti ha condannato tre ex alti dirigenti ministeriali a risarcire lo Stato per la faccenda delle cosiddette “pillole del sapere”, una ventina di filmati didattici di tre-quattro minuti da diffondere nelle scuole, che furono commissionati alla società “Interattiva Media”. Costarono la cifra astronomica di 769 mila euro, circa 39 mila l’uno. E pensare che c’era un istituto tecnico disposto a farle gratis. L’affidamento fu fatto senza gara e senza che nessuno si preoccupasse di verificare se altre aziende fornissero prodotti analoghi a minor prezzo. Quanto alla qualità, sono stati giudicati un po’ da tutti didatticamente inadeguati. Di conseguenza Giovanni Biondi, ex capo dipartimento della Programmazione del Ministero, dovrà risarcire 35 mila euro allo Stato; Antonio Giunta La Spada, già direttore dell’Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’Autonomia Scolastica (Ansas) 90 mila euro; Massimo Zennaro, capo della Direzione generale per lo studente, poi portavoce della ministra Gelmini, 10 mila euro. Totale 135 mila euro. Non sono, come ci si aspetterebbe, 269 mila, in quanto non sono stati chiamati in giudizio altri soggetti che pure hanno contribuito al danno erariale, cioè funzionari del ministero e dell’Ansas. Per questo sono state sottratte dall’importo le quote “astrattamente addossabili a tali soggetti”.
Com’è noto, fu un’inchiesta di “Report”
(che definì i filmati “le pillole della vergogna”) a far aprire un’indagine
penale e una contabile. La prima è finita in un “non luogo a procedere”, ma va
detto, come ricorda “Il Tempo”, che per i giudici contabili proprio la sentenza
di proscioglimento fa emergere manifesti profili di “mala gestio” e che
l’archiviazione fu dovuta a “gravi carenze nell’attività di indagine da parte
del P.M. penale”. La Corte dei Conti, oltre a rilevare “un meccanismo di spesa al
di fuori della normativa vigente, volto a instaurare un rapporto esclusivo con
un imprenditore privato e a depauperare le pubbliche finanze”, è drastica anche
sulla qualità dei prodotti: “palesemente scadente, come riconosciuto anche dal
giudice penale”. Se non bastasse, in precedenza la commissione indipendente
istituita dal Ministero si era espressa negativamente sui filmati: “Lo spirito
che permea questi prodotti non è didattico”. E più avanti: “Il 50% degli
argomenti trattati sembrano più pubblicità progresso che materiali didattici”.
Tanto premesso (come dicono i testi
ministeriali), si dà il caso che il dottor Biondi nel 2013 è passato a
presiedere niente meno che l’Indire, cioè l’Istituto Nazionale per la Documentazione,
l’Innovazione e la Ricerca Didattica, l’ente che si occupa istituzionalmente
anche delle materie oggetto dell’inchiesta e della condanna, cioè della
progettazione e realizzazione di supporti didattici. Non sappiamo se la sentenza
della Corte dei Conti verrà appellata o meno, e dunque se è da considerare
definitiva. Dato però che l’iniziativa del presidente Biondi è stata più volte
censurata sia nel metodo (procedure e danno erariale) che nel merito (qualità e
utilità dei prodotti ai fini della didattica), viene da chiedere al Ministro
Giannini: è ancora opportuno che continui a ricoprire quel ruolo?
Giorgio
Ragazzini
L'articolo del "Tempo".
Per favore nessuno tocchi il Biondi. Al suo posto potrebbe subentrare un tal Di Fede che in quello che fa (pochino)neanche lui ci crede.
RispondiEliminaLadri, ladri, ladri. L'etica è morta: usano la scuola, che dovrebbe essere il massimo valore dello stato, per i loro affaracci. E intanto tagliano pure i posti ... Non ho parole dallo schifo.
RispondiEliminaRR
Finalmente se ne parla.Io c'ero."Le pillole del sapere" un insulto all'intelligenza degli insegnanti LR
RispondiEliminaAssolutamente OT, segnalo questo brano di Goffredo Parise (1929-1986), uno spirito libero. Se ritenete che ne valga la pena, riproponetelo dove meglio credete.
RispondiElimina... Ecco perché mi sono battuto pubblicamente, e senza firmare manifesti [...], contro l’ignoranza. Per una scuola che selezioni, altro che scuola per tutti, per una scuola di falegnami e fabbri e contadini e operai e idraulici e panettieri. Tutti vogliono essere medici, oggi, e magari con il trenta e lode garantito. Una pagliacciata maturata dal ’68, in cui ci sono partiti che stanno a rompere il capello in quattro, giustificando, chi più chi meno, la disperazione armata degli scolari ...
Da un’intervista data a Marzio Breda il 14 febbraio 1978 (un mese prima del sequestro Moro) e all’epoca pubblicata solo in parte perché “troppo provocatoria”. Alcuni dei brani inediti, tra i quali quello riportato, sono pubblicati da Breda in un articolo su Parise in Corriere della Sera – Sette, n. 32, 12 agosto 2016
Beh, hanno tagliato centinaia di ore di istruzione per tutti i ragazzi, sbarrato l'ingresso a medicina, ridotto di 10000 unità la docenza universitaria in pochi anni, predicato l'importanza di fare i camerieri e le guide turistiche. Parise sarà soddisfatto?
RispondiEliminaRR
Non credo, visto che hanno anche raso al suolo gli Istituti d'Arte e semidistrutto l'istruzione professionale. Immagino che Parise intendesse riferirsi a una formazione appropriata, anche per gli artigiani e gli operai, eccetera. Comunque ripeto: è del tutto OT, quindi non commenterò più su questo punto.
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