Tuttavia il compito di cambiare le cose più in profondità spetta innanzitutto alle scuole, a partire da quelle per l’infanzia, che dovrebbero ovunque investire in maniera convinta e culturalmente efficace anche sull’educazione all’arte. Non è utile che si portino gli studenti a incontrare capolavori della pittura e della scultura senza un’adeguata preparazione. Per fortuna nessun luogo del nostro Paese è privo di chiese, palazzi, centri storici, tabernacoli e musei che quasi sempre restano sconosciuti anche a chi ogni giorno ci passa davanti e che, oltre a meritare una maggiore attenzione in sé, possono funzionare come «laboratori didattici» da utilizzare per familiarizzarsi con le opere d’arte e anche per valorizzare finalmente i cosiddetti musei minori. In questo modo i grandi capolavori del passato saranno poi alla portata dei ragazzi, specialmente se si riesce a evitare che nella loro testa il bello della «gita» non consista in nottate caotiche, magari correndo gravi rischi. E lasciamo a certi «pedagogisti» l’idea che tutto è utile per accrescere l’esperienza, certificando così come la mancanza di ricondurre i saperi ai loro specifici ambiti di appartenenza ci faccia sempre più scivolare nella putrefazione della mediocrità.
Anche per questo è necessario far visitare ai ragazzi una città e ancor più un museo mettendoli davanti a poche opere, perché niente è più inefficace dell’affastellamento delle conoscenze. Sarebbe perciò importante pensare a biglietti speciali per le scolaresche, limitati a due o tre sale e con tempi misurati. E sarebbe altrettanto importante intervenire per governare i flussi anche degli altri visitatori, per esempio attraverso l’obbligo delle prenotazioni, aperture programmate dei musei a più alta affluenza alternando studenti, residenti e turisti. E ai residenti, come a tutti gli studenti, potremmo lasciare la gratuità o forti sconti. Un numero di ingressi controllato permetterebbe a molti turisti, anziché di buttare via il tempo in code lunghissime e spesso turbate da episodi di microcriminalità, di misurarsi con percorsi alternativi che permetterebbero loro di portarsi addosso, per tutta la vita, la soddisfazione di aver scoperto capolavori inaspettati. Certi provvedimenti avrebbero contro molti interessi. Ma la politica, come la scuola, se non è lungimirante non può che fallire.
Valerio Vagnoli
“Corriere Fiorentino”, 7 agosto 2018
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