Cresce
il numero dei Collegi dei docenti che rifiutano il bonus destinato a premiare i
migliori di loro e che chiedono di destinarlo a migliorare i sussidi didattici.
Pur attenendomi alla legge,
evitando di destinarlo a scopi da essa non previsti, mi trovo d’accordo con il
Comitato di valutazione della mia scuola. Il comitato chiede di destinarlo non
a pochi ma a un buon numero di docenti che hanno lavorato bene e con impegno, contribuendo
a migliorare la qualità della didattica. Tuttavia, insieme al dovere di
rispettare la normativa, mi preoccupo da tempo di sollecitare un’ inversione di
rotta a proposito di una misura che mi appare come uno sperpero di denaro
pubblico destinato, al di là delle intenzioni, a peggiorare la condizione della
scuola e dei suoi docenti anziché migliorarla.
Credo infatti che sia sbagliato
e improduttivo cercare d’individuare i migliori docenti secondo parametri
decisamente inadeguati quali quelli previsti dalla L. 107, dato il rischio di
demotivare quegli insegnanti che pur lavorando con passione e competenza ne
rimangono esclusi. Non dimentichiamo inoltre che la cifra lorda a disposizione
delle scuole è veramente un'elemosina, anche qualora il bonus si decida di
darlo a una ristretta minoranza. Non è questa la strada per far fare un salto
di qualità alla scuola italiana. Né lo farebbe la sanità se si affidasse a un
dirigente coadiuvato da un comitato, in genere sindacalizzato, il compito di
differenziare nelle corsie ospedaliere i medici bravi da quelli meno bravi.
Quello che occorre nelle scuole e nel pubblico impiego è colpire invece in
tempi rapidi il demerito che è, al contrario del merito, molto più facile da
individuare. Un docente inadeguato di sicuro fa dei danni enormi, spesso
definitivi, nella formazione dei ragazzi. Purtroppo, anche se minoranza,
docenti del genere esistono e attualmente si può fare molto poco per cacciarli
definitivamente dal loro ruolo, perché sono tutelati da normative
ipergarantiste, da generose sentenze di giudici del lavoro e anche da dirigenti
scolastici impreparati o neghittosi o convinti che attraverso “il dialogo” si
possa tutto, anche far diventare bravi docenti persone prive di preparazione
adeguata, di carattere adatto ad insegnare o di volontà a farlo. Ma se premiare
i migliori non migliora la scuola, esiste invece la necessità di individuare i
docenti in grado di farsi carico di altri ruoli e di altre funzioni rispetto
all’insegnamento. Figure destinate a coadiuvare a tempo pieno i dirigenti, a
coordinare i dipartimenti (tra cui uno dedicato al sostegno), a occuparsi di
alternanza scuola-lavoro, di orientamento, di aggiornamento, oppure della
formazione dei futuri docenti anche con distacchi presso l’università. Docenti
a cui dovrebbe essere legittimato uno stipendio naturalmente diversificato.
Questo permetterebbe di andare
verso una vera e propria carriera degli insegnanti che, utilizzando competenze
organizzative e progettuali presenti nelle scuole, possa finalmente valorizzare
al massimo ogni comunità scolastica. Per ora, pur interpretandola, applichiamo
la legge. Questa è la democrazia e questo si deve insegnare ai ragazzi.
Valerio Vagnoli
L'autore di questo articolo lavora nella scuola. Innanzitutto il denaro speso per la scuola non è uno sperpero, tenendo conto che gli stipendi dei docenti sono molto bassi. Poi vorrei capire secondo quale criterio riconoscere il demerito se è molto difficile individuare un docente più meritevole di un altro.
RispondiEliminaE ammesso che riuscissimo ad individuare un insegnate incompetente, come potremmo affidargli un altro incarico? Se è incapace ad insegnare, come potrebbe essre capace a fare altro?
L'insegnante più competente è quello che lecca il preside e si adopera per realizzare le riforme più insensate e dementi.
RispondiEliminaPremessa l'ennesima richiesta di non firmarsi "anonimo" (i due precedenti commenti sono di due diverse persone o della stessa?), si sperpera denaro quando il suo impiego non produce i risultati attesi o addirittura fa danni. In questo caso: si possono creare malumore tra colleghi e demotivazione in chi lavora bene, ma non viene premiato(come specifica il testo e come è accaduto in altri paesi); per di più non si ha un aumento di qualità media, visto che i premiati già lavoravano bene. Il demerito è grave inadeguatezza nella didattica o nella correttezza professionale. Si distinguono benissimo, ad esempio,l'assenteista cronico da chi è sempre a scuola, chi corregge i compiti subito da chi ci mette mesi, chi insulta gli allievi da chi li tratta con rispetto...
RispondiEliminaSe il primo Anonimo non ha mai incontrato, né ha mai avuto notizia, di un insegnante evidentemente incompetente o evidentemente scorretto in tutta la sua vita di studente prima e (suppongo) di insegnante poi, è stato certamente assai fortunato.
RispondiEliminaQueste figure secondo la mia esperienza esistono, come verosimilmente esistono personaggi simili in ogni categoria, sono una percentualmente una minoranza ma diffusa a macchia d'olio, e danneggiano l'immagine di tutti. Quindi negare che esistano non giova a nessuno.
Come si faccia a individuarli ufficialmente è certamente da stabilire per evitare scorrettezze di valutazione. Però, a differenza di quanto accade per altre categorie di lavoratori, data la natura stessa dell'insegnamento la loro presenza è nota a tutti.
Faccio solo un esempio di una persona che è in pensione ormai da tempo, quindi non posso fare danni: una mia insegnante di greco al liceo. Mi scuso con gli amici e gli abituali lettori del forum perché sono quasi certo di aver già raccontato quanto segue.
Costei era in grado di tradurre solo usando il traduttore interlineare; all'esame di Maturità (il MIO esame, ne quale era membro interno, quindi so quello che dico) telefonò al padre di una mia compagna di classe, che era un noto (in zona) professore di latino e greco chiedendogli di tradurre la versione che lei gli avrebbe dettato così poi lei l'avrebbe trasmessa alla classe. Poiché lui, in risposta, minacciò di rivolgersi ai carabinieri, danneggiò la mia compagna influendo per farle abbassare il voto.
Per tutti gli anni della sua carriera, almeno finché la formula dell'esame non cambiò, continuò ad adottare la politica di farsi nominare membro interno perché gli studenti e le loro famiglie non denunciassero la sua totale incompetenza, naturalmente nel timore che potesse vendicarsi danneggiandoli.
Da qualsiasi collega di quella scuola e delle altre dei dintorni cui la si nominasse, si otteneva una risposta del tipo "ah, la x..., per carità ...!"
Nonostante ciò e nonostante il fatto che più di un esposto, a dispetto della sua strategia dissuasiva, negli anni ci fu, la scuola non è riuscita a liberarsene fino al pensionamento.
Sono possibili cose simili? non ci danneggiano tutti? Non sarebbe il caso di buttare fuori soggetti del genere?
Il motivo fondamentale per cui sono drasticamente contrario alla "premiazione dei migliori" è il fatto che persone così, non dedicando il tempo necessario all'attività di insegnamento, ne hanno in abbondanza da dedicare alle attività che portano, appunto, alla premiazione.
Se si vorrà ascoltare (ed è ora) il monito che è venuto dalle periferie, non si potrà non intervenire anche su queste scuole che continuano a respingere una percentuale di ragazzi indegna di un Paese civile. Il tema è caldo perché è oggetto sia di un decreto attuativo della legge 107/2015, sia della riforma costituzionale.
RispondiEliminaSpesso,ed a lei sembra sfuggire, il pesce puzza dalla testa.
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