giovedì 29 aprile 2010

ECCO PERCHÉ 84 PRÈSIDI "ROSSI" VOGLIONO CAMBIARE L'ISTRUZIONE IN TOSCANA

È il titolo dell'articolo pubblicato su "ilsussidiario.net" di oggi, che si riferisce naturalmente alla Lettera aperta ai candidati alle elezioni regionali firmata da 85 (non più 84) dirigenti scolastici, definiti scherzosamente "rossi" per dire che appartengono a una regione notoriamente di questo colore. Per inciso, lo scherzo ha dato origine a un curioso fraintendimento nel commento di un lettore, al quale abbiamo ritenuto opportuno far seguire un paio di precisazioni.
Il testo ha giustamente notato che in Emilia un documento per certi aspetti analogo è stato inviato ai candidati dai Centri di formazione professionale. Leggi

sabato 24 aprile 2010

IL NOSTRO METODO

Ogni tanto ci arrivano messaggi e commenti che danno per scontato un nostro schieramento governativo. Anche se per la maggioranza di chi ci conosce non ci sarebbe motivo di chiarire alcunché, ci è sembrato a questo proposito opportuna qualche precisazione.
La nostra origine e le nostre motivazioni come gruppo sono sintetizzate nel profilo (Chi siamo) che si può leggere sul blog, insieme a articoli e interventi dei quattro anni e mezzo dalla nostra costituzione (fine 2005). Siamo quattro amici insegnanti, dei quali uno è diventato nel frattempo preside. Abbiamo regolarmente pagato di tasca nostra tutte le spese (volantini, affitto delle sale e rimborsi ai relatori per i convegni, viaggi in treno, telefonate), a parte il primo e l'ultimo dei convegni per quanto riguarda il solo affitto della sala, offerti rispettivamente dalla Camera dei deputati e dalla Provincia di Firenze. Il resto è impegno, a volte faticoso, e ovviamente non retribuito, che comunque ci sobbarchiamo con piacere.
Abbiamo sempre tenuto in modo particolare al nostro metodo di lavoro, che consiste nel rivolgerci a tutti indistintamente, chiedendo adesioni su obbiettivi specifici senza alcuna pregiudiziale politica. Ci piace essere giudicati e eventualmente avere consenso sulla base di quello che diciamo e facciamo, non per affinità di etnia ideologica, anche se ovviamente abbiamo le nostre individuali storie politiche. Abbiamo sostenuto il Ministro Fioroni in tutti i provvedimenti che tendevano a rendere più seria la scuola (nuovi esami di maturità, esami "di riparazione", inasprimento dei provvedimenti per il bullismo, eccetera) e lo stesso abbiamo fatto con il Ministro Gelmini; quando, dopo aver inaugurato il suo ministero citando ampiamente alla Camera la Lettera aperta sul merito e la responsabilità nella scuola, da noi promossa e firmata da sedici noti studiosi e commentatori di diversissimo orientamento politico, ha proseguito nella stessa direzione del suo predecessore ripristinando l’efficacia dell’insufficienza in condotta. Di recente abbiamo promosso un’altra lettera aperta ai candidati nelle elezioni regionali firmata da 85 prèsidi, in cui si chiede che anche in Toscana si possa assolvere l'obbligo scolastico nella formazione professionale come in altre regioni. E anche questa lista di firmatari risulta quanto mai variegata sul piano politico e culturale.
Con chi rispetta questa nostra impostazione pragmatica e anti-ideologica non abbiamo avuto né avremo alcuna difficoltà a collaborare, se ci riteniamo in grado di dare un qualche contributo a progetti e iniziative utili alla scuola italiana, soprattutto se possono accrescerne la serietà e la credibilità.
Su questo blog in genere ci siamo espressi sui temi più legati alla nostra "ragione sociale", cioè merito e responsabilità. Su alcuni altri abbiamo dato giudizi e valutazioni di vario segno quando avevamo qualcosa di sensato da dire (e tempo per farlo), a volte con qualche punta polemica o ironica, sempre sforzandoci di rimanere nell’ambito di un “onesto e retto conversar cittadino”, direbbe Leopardi. Può succedere che non ci pronunciamo su cose che magari ad altri interessano moltissimo. Non abbiamo mai preso l'impegno di occuparsi di tutti i problemi riconducibili alla scuola, né è sempre possibile avere le idee chiare su tutto.
Ci sono infine alcuni colleghi che, vedendosi arrivare le nostre a-periodiche circolari, si chiedono se per caso qualcuno del Ministero dell’Istruzione ci abbia indebitamente fornito gli indirizzi di posta elettronica dei docenti italiani (quelli con “istruzione.it” a destra della chiocciola). Non è affatto così. In realtà è sufficiente sapere che tali indirizzi sono tutti composti allo stesso modo (nome.cognome@istruzione.it), per riuscire a ricostruirli, sia pure con un lavoro certosino, dagli elenchi degli insegnanti che i siti delle scuole a volte pubblicano. Abbiamo però sempre inserito con evidenza nelle circolari il modo per essere depennati dai nostri indirizzari.

venerdì 16 aprile 2010

NUOVE INDICAZIONI PER I LICEI: UN CONFRONTO/SCONTRO A PIÙ VOCI

Dopo la pubblicazione in prima stesura delle nuove indicazioni programmatiche per i licei riformati, si sono letti molti pareri in proposito: dal favorevole al furibondo, anche se nessuno può negare che siano finalmente sintetiche e scritte in italiano comprensibile, anziché in un esasperante didattichese denso di vuotaggini. Soprattutto su “ilsussidiario.net” si sono alternati parecchi interventi in merito; chi ne avesse voglia può servirsi dell’elenco pubblicato qui sotto. L’ultimo collegamento è invece al sito dell’ADi, sito molto documentato e sostenitore di idee convergenti con le nostre sull’istruzione e la formazione professionale; ma il commento (integralmente distruttivo) ai nuovi programmi ci sembra tra l'altro un esempio di come non ci si dovrebbe mai rivolgere agli insegnanti, liquidati in blocco come "guardiani della conservazione".
Non pochi interventi contestano queste indicazioni in nome delle competenze. A mio avviso, leggendoli si rafforza la convinzione che l’obbiettivo principale degli “esperti” è (ed è stato anche per tutte le altre mode pedagogiche) quello di imporre una metodologia ai docenti italiani. Esisterebbe cioè un unico modo buono e giusto di insegnare e quello si dovrebbe esigere da tutti. Ma l’esperienza sembra dimostrare che il miglior metodo è quello che funziona, cioè quello che tiene conto di chi apprende, ma anche dei talenti, dello stile, della personalità dell’insegnante, il tutto ovviamente coltivato e irrobustito nel corso della formazione e dell’esperienza sul campo. Invece di trattare i docenti come ignoranti da rieducare - come si è fatto negli ultimi decenni - è essenziale favorire in ogni modo il confronto professionale permanente, che parte dall’idea che ogni docente ha esperienze positive e negative da condividere e discutere con i colleghi. Quindi, indicazioni nazionali magari anche più prescrittive, ma piena libertà metodologica (compresa quella di utilizzare una didattica per competenze), accompagnata dal confronto e dalla valutazione tra pari. (Giorgio Ragazzini)

▪ Giorgio Chiosso, Meno Stato, più autonomia e più sapere, così cambiano i licei, 18 marzo 2010
▪ Giorgio Rembado (Anp), Attenzione, troppo enciclopedismo non farà un buon liceo, 24 marzo 2010
▪ Giorgio Bolondi, E' questa la riforma della matematica che manda in pensione Gentile, 25 marzo 2010
▪ Luisa Ribolzi, I licei? Per favore non dividiamoci in guelfi e ghibellini, 29 marzo 2010
▪ Fabrizio Foschi, Bene i nuovi licei: più contenuti (e autonomia) aiutano le competenze, 30 marzo 2010
▪ Tiziana Pedrizzi, Sapere o saper fare? Senza competenze non si impara nulla, 1 aprile 20210
▪ Feliciana Cicardi, Le Indicazioni “parlano” finalmente una lingua diversa, ora i prof sapranno usarla? 2 aprile 2010
▪ Luca Serianni, Per insegnare con libertà e autonomia ci vogliono ancora Dante e Manzoni, 6 aprile 2010
▪ Claudio Gentili (Confindustria), I licei ancora al bivio tra passato e finte riforme, 7 aprile 2010
▪ Giorgio Israel, Gli esperti che criticano la Gelmini sono mai stati in classe? 9 aprile
▪ Silvano Tagliagambe, ….. le sole conoscenze affossano la ragione, 12 aprile
▪ Daniela Notarbartolo, …… la riscoperta del piacere di imparare, 13 aprile
▪ Sergio Belardinelli, … meno tabelle, più libertà, 15 aprile
▪ Vittorio Campione, Il poco spazio alle tecnologie…….. 16 aprile 2010
▪ ADi, C’è qualcosa di nuovo, anzi di antico ...

martedì 6 aprile 2010

LA SCUOLA, IL "MADE IN ITALY" E I MESTIERI DA SALVARE

Nel post del 1 febbraio riportavamo una dichiarazione della stilista Raffaella Curiel ("Abbiamo centinaia di stilisti, ma non riusciamo più a trovare un sarto"), che ben sintetizzava i guasti provocati da molti lustri di svalutazione culturale e sociale dei mestieri e dei relativi percorsi di formazione e di studio. In un articolo del 26 marzo scorso sul Corriere della Sera, "Il made in Italy a caccia di artigiani", leggiamo che nel 2009 le aziende artigiane non sono riuscite a trovare personale qualificato per più di 23.000 posti di lavoro, in particolare nel settore calzaturiero, tessile, dell'arredamento, che sono tra i settori produttivi che più hanno contribuito al prestigio del "Made in Italy" nel mondo.
Sul Corriere di oggi Dario di Vico torna sul tema con un commento intitolato "Le scuole d'arte e i mestieri da salvare". C'è bisogno di un intenso lavoro di rivalutazione culturale e di comunicazione perché i giovani smettano di considerare preferibile un lavoro mal pagato in un call center all'esercizio di professioni magari più faticose da conquistare, ma che possono essere infinitamente più gratificanti. E soprattutto c'è bisogno di ridisegnare la formazione professionale nei suoi diversi livelli, prima di tutto quella che riguarda i ragazzi dai 14 ai 18 anni, ma anche la formazione post-secondaria. (AR)

Il commento di Valerio Vagnoli

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L'TALIANO E IL LATINO NEI PROGRAMMI LICEALI

I criteri che hanno guidato la loro stesura (ancora non definitiva) in un articolo di Luca Serianni su "ilsussidiario.net". Leggi.