“il Sussidiario.net”, 1°
febbraio 2019*
Da anni si riaccende ogni
tanto la discussione sul tema “bocciatura sì / bocciatura no”; e un’iniziativa
per abolirla nei primi otto anni di scuola – dove è già un’extrema ratio– è fortunatamente abortita per l’opposizione della
ministra Fedeli. Ma non è al riparo da queste intenzioni neppure la scuola
superiore, nella quale anche don Milani ammetteva la bocciatura (“Si
costruiscono cittadini specializzati al servizio degli altri. Si vogliono
sicuri”). Molti sono abolizionisti perché poco inclini alla valorizzazione del
merito e tendono a rifiutare le valutazioni negative per le loro conseguenze. Però
neppure il più acceso anti-abolizionista può negare in scienza e coscienza che
far ripetere l’anno, cioè tutte le materie, di fronte ad alcune insufficienze sia
un sistema poco soddisfacente, anche se in genere è il minore dei mali rispetto
a una promozione inopportuna. Il dilemma è noto. Se lo studente non viene
promosso, potrà recuperare conoscenze e competenze non acquisite, ma dovrà
ristudiare da capo anche le discipline in cui non aveva problemi. E se è vero
che per non pochi ragazzi bocciare ha costituito un’occasione per riconquistare
senso di responsabilità e conseguente impegno, in altri questo può causare frustrazione
e scoraggiamento o spingere addirittura all’abbandono, soprattutto se
l’insuccesso si ripete e se la famiglia non è in grado di sostenerlo con
ripetizioni private. Se invece gli vengono “condonate” le materie insufficienti
per evitare la bocciatura, lo studente si porterà dietro una preparazione
lacunosa; e per di più sarà portato a pensare che studiare tutte le discipline
non è poi così necessario. Venendo alla “sospensione del giudizio” (così il
ministro Fioroni ribattezzò, reintroducendoli, gli esami di riparazione), se è
sempre meglio di niente, è anche vero che il dilemma bocciare/non bocciare si
ripropone molto spesso anche a settembre. Quanti consigli di classe se la
sentono oggi di far ripetere l’anno per una materia o magari due, anche quando
è evidente che il rimandato non ha aperto libro? L’ovvio risultato sarà quello di
rafforzare la tendenza a prendere sotto gamba future “sospensioni del giudizio”.
Di fronte a questo evidente
stallo, l’abolizione pura e semplice della bocciatura sarebbe un rimedio
peggiore del male, cioè l’anticamera di un ulteriore occultamento delle
carenze. Non c’è corso di recupero o sforzo di variazione nella didattica che
possa rendere superflui gli esami e le verifiche rigorose. La maggioranza degli
studenti avrà sempre bisogno di questo per impegnarsi sul serio e per capire a
che punto si trova. L’amore per lo studio è un grande dono o una grande
conquista, ma è illusorio fondarvi a priori un sistema scolastico.
La soluzione che proponiamo come Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità è
un’organizzazione delle scuole superiori basata su corsi disciplinari invece
che sulla successione delle classi. In altre parole, come si legge nel
documento reperibile sul nostro blog “non si passerebbe più dalla prima classe
alla seconda e così via, ma dal primo al secondo corso di italiano, dal primo
al secondo di matematica e via dicendo”. Ogni corso termina con un esame, Non
c’è più quindi la bocciatura completa, ma si potrà essere bocciati negli esami
che concludono i corsi, con la possibilità di ripetere l’esame dopo un certo
tempo oppure il corso stesso in caso di nuovo insuccesso o di preparazione
gravemente carente.
Non siamo entrati volutamente nei dettagli, ma la struttura
didattica somiglia un po’ a quella universitaria, oltre che al sistema
finlandese delle scuole superiori, a cui la nostra ipotesi (che è poi uno
schema generale da studiare nei particolari) si ispira. C’è chi ne ha dedotto
la liquidazione della classe intesa come gruppo di riferimento, notoriamente importante
per gli adolescenti. Ma la scuola non è l’università e il gruppo classe non
solo è bene che rimanga, ma il suo mantenimento sarebbe probabilmente reso
inevitabile anche da motivi di semplificazione organizzativa. Infatti, come oggi è in genere impossibile far
scegliere la sezione, soprattutto quando alcune sono molto più richieste e
altre meno, così sarà nella nuova organizzazione rispetto ai corsi. La
soluzione più logica è dunque quella di costituire ugualmente dei "gruppi
classe" i cui membri dovranno tutti seguire lo stesso corso di italiano,
lo stesso di latino, di inglese, eccetera. In questo modo non cambierebbe
nulla sul piano della relazione con i compagni e i docenti sarebbero per tutti
gli stessi. Solo che, a differenza di quanto è successo fino a ora, la
composizione dei gruppi non cambia, come succede oggi, quando si perdono o si acquistano
dei ripetenti “totali”, ma a seconda delle materie. In parole povere, Giuseppe
Bianchi, bocciato a italiano e inglese, i suoi compagni non lo vedranno più nei
corsi successivi di queste materie, ma negli altri corsi resterà con loro. Si
potrebbe quindi verificare addirittura una maggiore continuità di rapporto fra
compagni di classe. D’altra parte, nell’ipotesi che i corsi siano di durata
annuale, magari con esami intermedi, la “sospensione del giudizio” acquisterebbe
ben altra serietà. A chi non volesse rifare il corso, potrebbe infatti essere
offerta la possibilità di corsi estivi intensivi per poi ripetere l’esame a
settembre; con la grossa differenza che nella nuova situazione l’interesse a
darsi da fare sarebbe molto forte, venendo a mancare il ricatto emotivo insito
nel far ripetere l’anno in tutte le materie per una sola insufficienza.
Una scelta di
questo genere, dunque, costituirebbe una grande opportunità per ridare
efficacia al nostro sistema istruzione. Naturalmente non si tratta di qualcosa
che è possibile attuare senza un’approfondita preparazione. Da parte nostra non
abbiamo voluto “appendere” a questa ipotesi altri cambiamenti, come in genere
si usa col risultato di fare tutto male o di non riuscire a fare niente. È solo
uno “schema di gioco”, che oltre a superare, ma nel senso della serietà, il
problema delle ripetenze, promette di essere efficace nel combattere la
dispersione e di rendere più credibili le valutazioni. Gli studenti sarebbero più
responsabilizzati e diventerebbe più semplice l’istituzione di corsi opzionali,
per esempio in vista della scelta universitaria. Un orientamento in questo
senso del Parlamento e del Governo dipenderà molto anche da quanto i colleghi e
i dirigenti degli istituti superiori apprezzeranno e faranno propria questa
proposta.
Giorgio Ragazzini
*Pubblicato con il titolo ll
Gruppo di Firenze: ecco come eliminare la bocciatura