lunedì 25 luglio 2016

CRONACHETTE DAGLI ESAMI DI STATO

Ho saputo da colleghi e amici che anche quest’anno in certe sedi d’esame il presidente si è preoccupato fin dalla prima riunione di “tranquillizzare” tutta la commissione affermando che nessuno sarebbe stato  bocciato. E pare che qualcuno sia stato anche più esplicito: “Mi raccomando di non bocciare nessuno”. Forse per compensare la frustrazione di adempiere a una funzione resa così quasi  inutile, ecco che tutto l'esame spesso si è concentrato  sul riproporre ossessivamente le ritualità che da decenni si ripetono anche se anacronistiche, come quella di disporre i banchi per gli scritti in lunghi corridoi, in barba alla temperatura e alle più elementari misure di sicurezza. A quanto pare è anche irrinunciabile integrare l’apparato di sorveglianza con docenti non facenti parte della commissione, ma messi a disposizione dalla scuola. Dato che la commissione è composta da ben sette persone, viene il sospetto che la cosa sia funzionale a dare un giorno libero ai commissari e non a rendere più stringente la sorveglianza. Spesso ci si dimentica che i docenti a disposizione per la sorveglianza dovrebbero servire solo nel caso in cui le commissioni d'esame, come accadeva però molti anni fa, fossero incomplete.
Una cosa che rattrista e fa arrabbiare, specie se la si vede in un docente, è l’allergia alle assunzioni di responsabilità. Un commissario  interno mi ha riferito che una sua collega esterna si lamentava, a quanto pare giustamente, dell’impreparazione nella sua materia che stava riscontrando in una classe. Quando però le ha chiesto di far pervenire al dirigente scolastico una relazione in proposito, la proba docente ha smesso di lamentarsi, cominciando a trovare gli ultimi candidati senz’altro preparati. E della relazione neanche l'ombra… Vogliamo mica rischiare di andare incontro a qualche grana!
E poi di tutto un po’, come nel finale dei fuochi di artificio: membri interni di matematica che avrebbero svolto per conto dei loro allievi parte del compito; classi intere presentate con un punto di credito aggiuntivo in omaggio; più  ragazzi mandati in bagno contemporaneamente durante gli scritti; colloqui affrontati da candidati di fronte a membri della commissione intenti a guardare il cellulare e perfino a leggere il giornale (ancora gli studenti di quella commissione se la ridono con malcelata amarezza). Insomma, certi "maestri di vita" non ce la fanno proprio  a sentirsi dei professionisti e a comportarsi come tali, neanche nei giorni in cui il mondo della scuola potrebbe riscattarsi  un po' dal grigiore e dalla mediocre comicità con il quale certo cinema italiano lo rappresenta. E fa specie che da decenni nessuna autorità nazionale dica una parola sulla necessaria serietà degli esaminandi e degli esaminatori. 
Valerio Vagnoli

sabato 9 luglio 2016

NON OFFENDETE QUESTI RAGAZZI

A Firenze l'Istituto alberghiero "Saffi", in forte carenza di aule, dovrebbe utilizzarne alcune libere nella scuola media "Guicciardini". Ma una parte dei genitori si oppone. Il dirigente dell'alberghiero interviene in proposito sul "Corriere Fiorentino".

Per trovare aule agli studenti del Saffi altrimenti destinati a cambiare indirizzo, siamo andati in piazza; e per difenderli dalle offese dirette e indirette che in questi giorni piovono loro addosso siamo decisi fino in fondo a far valere i loro diritti. Il plurale beninteso si riferisce, oltre che al sottoscritto, anche al personale docente e non docente della scuola che dirigo. Fa specie che dei genitori (ma solo loro?) si smarriscano umanamente di fronte a un caso del tutto normale e già sperimentato in numerose scuole fiorentine: in mancanza di aule è naturale che si faccia riferimento a edifici scolastici che ne hanno invece disponiblità. Senza andare lontani nel tempo, basti ricordare che fino a pochissimi anni fa i ragazzini della media Calvino hanno convissuto per oltre un decennio con i ragazzi più grandi dell'alberghiero Buontalenti. Attualmente in un edificio adattato col tempo a scuola, l'Istituto dei ciechi, convivono senza alcun problema studenti delle medie e di due diversi istituti professionali, l'Elsa Morante e appunto il Saffi. In tempi anch'essi non lontanissimi non esitai un attimo nell'accogliere al Poggio imperiale la richiesta della collega dell'Istituto d'Arte di ospitare alcune loro classi in palestra. E, sempre in qualità di reggente dell'Educandato, nel progetto di apertura di una fattoria didattica che avrebbe utilizzato l'ampio podere in uso alla medesima scuola (pubblica), avevo preteso che lo spazio venisse aperto anche alle altre scuole del centro storico, senza distinzione di età, nella consapevolezza che tra le tante cose che mancano nel sistema scolastico italiano vi è proprio il contatto e il confronto tra ragazzi di esperienze ed età diverse, e forse vi è anche scarsa autentica educazione alla solidarietà. Dispiace che certi genitori della Guicciardini si arrocchino nella difesa di un edificio che non è solo loro ma che, appartenendo alla comunità, potrebbe risolvere i gravi problemi presenti in un' altra scuola; il Saffi, appunto, che è fra l'altro frequentato anche da ex studenti della stessa Guicciardini. Che ogni convivenza crei, oltre arricchimenti reciproci, anche dei problemi è del tutto normale e nessuno si sente di metterlo in discussione. Quello che mettiamo assolutamente in discussione è il pregiudizio che traspare nei confronti degli studenti del Saffi, almeno in alcune dichiarazioni di genitori, rispetto alle quali non sono state prese le distanze da chi ci si aspettava che venissero prese, in primo luogo dai responsabili della scuola, compreso il Consiglio d'istituto. I nostri studenti non sono diversi rispetto a qualsiasi altro studente della loro età: non sono né migliori né peggiori degli altri, sono ragazze e ragazzi non piovuti da un altro pianeta ma dalla nostra città, dalla provincia e anche da più lontano con la voglia disperata ed entusiastica di tutti gli adolescenti e di tutti i giovani di sentirsi accolti, capiti, guidati. Se degli adulti, peraltro a loro volta genitori, non hanno neanche questa consapevolezza c'è da preoccuparsi. E non poco se si pensa che tutto ciò accade in un quartiere che a partire dalla Madonnina del Grappa, ci ha regalato in passato degli esempi grandissimi di solidarietà e attenzione alla crescita, quanto più possibilmente serena, proprio dei bambini e dei ragazzi.
Valerio Vagnoli,
Dirigente dell'Istituto Alberghiero "Aurelio Saffi"

venerdì 1 luglio 2016

COMUNICATO STAMPA: DUEMILA DOCENTI E DIRIGENTI SCRIVONO AL MINISTRO: “NO AL CELLULARE IN CLASSE”

Tra i firmatari la scrittrice Paola Mastrocola, il linguista Luca Serianni,  Giovanni Belardelli, storico e editorialista del “Corriere della Sera”, Adolfo Scotto Di Luzio, storico della pedagogia, il politologo Vittorio Emanuele Parsi, Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti.

Alcuni giorni fa il sottosegretario Faraone ha preannunciato che verrà “liberalizzato” l’uso del cellulare in classe, superando il divieto stabilito nel 2007 dal ministro Fioroni. Continuare a insistere su questa misura sarebbe addirittura “luddismo”. Meglio insegnare “un uso consapevole” di questi strumenti. Ma conoscendo la realtà della scuola, moltissimi sono convinti che questo incauto provvedimento, se attuato, farà molti danni, rendendo più facile copiare, distrarsi durante lezioni e magari perseguitare  un compagno o una compagna di classe.
Per questo oltre duemila fra insegnanti e dirigenti (per la precisione 2066, tra cui anche alcuni cittadini non docenti interessati alla serietà della scuola) hanno deciso di sottoscrivere la seguente lettera al Ministro dell’istruzione Stefania Giannini:
Gentile Ministro,
nei giorni scorsi il sottosegretario Faraone ha annunciato che sarà abolito il divieto di usare il cellulare il classe, una misura del ministro Fioroni, che giustamente si preoccupava di evitare motivi di distrazione e di disturbo. Un divieto che oggi è più che mai attuale data la diffusione tra i ragazzi degli smartphone, tanto più attraenti dei cellulari di allora. Tutti abbiamo avuto modo di constatare quanto essi possano monopolizzare la loro attenzione; e non c’è alcuna seria motivazione didattica o educativa per un cambio di rotta che costituirebbe un forte incentivo alla distrazione e all’uso improprio di questi strumenti (copiare, giocare, praticare il bullismo via internet, schernire un docente). D’altra parte, per l’uso didattico dell’informatica, è bene usare eventualmente strumenti assai più indicati come i tablet e le Lim.
Riteniamo quindi indispensabile che il vigente divieto venga mantenuto (e rispettato) nell’interesse degli stessi studenti e del lavoro degli insegnanti. 

Tra i firmatari segnaliamo (in ordine alfabetico)

ADOLFO SCOTTO DI LUZIO, docente di storia della pedagogia;
ADRIANO PROSPERI, docente di  storia moderna  collaboratore di “Repubblica”;
AMEDEO QUONDAM, docente emerito di letteratura italiana;
EMILIO PASQUINI, docente emerito di letteratura italiana; 
GIORGIO ALLULLI, dirigente dell’ Isfol, esperto di formazione professionale;
GIOVANNI BELARDELLI, storico e editorialista del “Corriere della Sera”;
GIULIO FERRONI, docente di letteratura italiana;
LORENZO STRIK LIEVERS, docente di didattica della storia, già senatore della Repubblica;
LUCA SERIANNI, linguista e accademico dei Lincei;
MARCELLO DEI, docente di sociologia e autore di Ragazzi si copia. A lezione di imbroglio nella scuola italiana;
MICHELE ZAPPELLA, docente di neuropsichiatria infantile;
PAOLA MASTROCOLA, insegnante, scrittrice e collaboratrice del “Sole24Ore”;
PAOLA TONNA, coordinatrice dell’Apef (Associazione Professionale Europea Formazione)
PAOLO CARETTI, docente di diritto costituzionale;
PAOLO PADOIN, già Prefetto di Firenze;
PIER VINCENZO ULERI, docente di Scienza della politica;
REMO BODEI, docente di filosofia all'University of California, Los Angeles (UCLA);
RENZA BERTUZZI, Responsabile di redazione di “Professione Docente”, organo della Gilda degli insegnanti;
RINO DI MEGLIO, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti;
ROBERTO TRIPODI, presidente dell’Associazione Scuole Autonome della Sicilia;
VITTORIO EMANUELE PARSI, politologo e editorialista del “Sole24Ore”.

Elenco completo dei firmatari

I commenti dei firmatari