Ogni tanto ci arrivano messaggi e commenti che danno per scontato un nostro schieramento governativo. Anche se per la maggioranza di chi ci conosce non ci sarebbe motivo di chiarire alcunché, ci è sembrato a questo proposito opportuna qualche precisazione.
La nostra origine e le nostre motivazioni come gruppo sono sintetizzate nel profilo (Chi siamo) che si può leggere sul blog, insieme a articoli e interventi dei quattro anni e mezzo dalla nostra costituzione (fine 2005). Siamo quattro amici insegnanti, dei quali uno è diventato nel frattempo preside. Abbiamo regolarmente pagato di tasca nostra tutte le spese (volantini, affitto delle sale e rimborsi ai relatori per i convegni, viaggi in treno, telefonate), a parte il primo e l'ultimo dei convegni per quanto riguarda il solo affitto della sala, offerti rispettivamente dalla Camera dei deputati e dalla Provincia di Firenze. Il resto è impegno, a volte faticoso, e ovviamente non retribuito, che comunque ci sobbarchiamo con piacere.
Abbiamo sempre tenuto in modo particolare al nostro metodo di lavoro, che consiste nel rivolgerci a tutti indistintamente, chiedendo adesioni su obbiettivi specifici senza alcuna pregiudiziale politica. Ci piace essere giudicati e eventualmente avere consenso sulla base di quello che diciamo e facciamo, non per affinità di etnia ideologica, anche se ovviamente abbiamo le nostre individuali storie politiche. Abbiamo sostenuto il Ministro Fioroni in tutti i provvedimenti che tendevano a rendere più seria la scuola (nuovi esami di maturità, esami "di riparazione", inasprimento dei provvedimenti per il bullismo, eccetera) e lo stesso abbiamo fatto con il Ministro Gelmini; quando, dopo aver inaugurato il suo ministero citando ampiamente alla Camera la Lettera aperta sul merito e la responsabilità nella scuola, da noi promossa e firmata da sedici noti studiosi e commentatori di diversissimo orientamento politico, ha proseguito nella stessa direzione del suo predecessore ripristinando l’efficacia dell’insufficienza in condotta. Di recente abbiamo promosso un’altra lettera aperta ai candidati nelle elezioni regionali firmata da 85 prèsidi, in cui si chiede che anche in Toscana si possa assolvere l'obbligo scolastico nella formazione professionale come in altre regioni. E anche questa lista di firmatari risulta quanto mai variegata sul piano politico e culturale.
Con chi rispetta questa nostra impostazione pragmatica e anti-ideologica non abbiamo avuto né avremo alcuna difficoltà a collaborare, se ci riteniamo in grado di dare un qualche contributo a progetti e iniziative utili alla scuola italiana, soprattutto se possono accrescerne la serietà e la credibilità.
Su questo blog in genere ci siamo espressi sui temi più legati alla nostra "ragione sociale", cioè merito e responsabilità. Su alcuni altri abbiamo dato giudizi e valutazioni di vario segno quando avevamo qualcosa di sensato da dire (e tempo per farlo), a volte con qualche punta polemica o ironica, sempre sforzandoci di rimanere nell’ambito di un “onesto e retto conversar cittadino”, direbbe Leopardi. Può succedere che non ci pronunciamo su cose che magari ad altri interessano moltissimo. Non abbiamo mai preso l'impegno di occuparsi di tutti i problemi riconducibili alla scuola, né è sempre possibile avere le idee chiare su tutto.
Ci sono infine alcuni colleghi che, vedendosi arrivare le nostre a-periodiche circolari, si chiedono se per caso qualcuno del Ministero dell’Istruzione ci abbia indebitamente fornito gli indirizzi di posta elettronica dei docenti italiani (quelli con “istruzione.it” a destra della chiocciola). Non è affatto così. In realtà è sufficiente sapere che tali indirizzi sono tutti composti allo stesso modo (nome.cognome@istruzione.it), per riuscire a ricostruirli, sia pure con un lavoro certosino, dagli elenchi degli insegnanti che i siti delle scuole a volte pubblicano. Abbiamo però sempre inserito con evidenza nelle circolari il modo per essere depennati dai nostri indirizzari.
sabato 24 aprile 2010
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12 commenti:
Dite: "Abbiamo sostenuto il Ministro Fioroni in tutti i provvedimenti che tendevano a rendere più seria la scuola (nuovi esami di maturità, esami "di riparazione", inasprimento dei provvedimenti per il bullismo, eccetera) e lo stesso abbiamo fatto con il Ministro Gelmini. La quale, dopo aver inaugurato il suo ministero citando ampiamente alla Camera la Lettera aperta sul merito e la responsabilità nella scuola, da noi promossa e firmata da 16 noti studiosi e commentatori di diversissimo orientamento politico, ha proseguito nella stessa direzione del suo predecessore ripristinando l’efficacia dell’insufficienza in condotta."
Allora la scuola italiana è sulla buona strada? Gelmini sta facendo tutto bene? Però dal web e dai giornali, dagli scioperi e dalle manifestazioni risulta il contrario.
E poi Fioroni aveva programmato la stabilizzazione di 150.000 precari che Gelmini ha disatteso: possibile che abbiano fatto bene entambi?
Ci riferivamo esclusivamente ai provvedimenti citati. In genere ci siamo espressi sui temi più connessi alla nostra "ragione sociale", cioè merito e responsabilità, tematica già di per sé molto ampia. Su alcuni altri abbiamo espresso giudizi e valutazioni di vario genere quando avevamo qualcosa di sensato da dire (e tempo per farlo). Non abbiamo mai preso l'impegno di occuparsi di tutti i problemi riconducibili alla scuola.Gli interventi critici su provvedimenti dell'attuale ministro non mancano: basta cercarli.
E'da parecchio tempo che seguo i vostri interventi. In particolare, sono rimasto favorevomlemnte interessato alle tematiche sul merito e la responsabilità nella scuola. Sono un ex preside che dal 1° settembre, dopo 43 anni vissuti nella scuola è andato in pensione a 70 anni. Sono stato fra i pochi che ho vinto il ricorso sul famigerato decreto Bersani, voluto dai sindacati, sia dei docenti che dall'ANP. Vorrei sottoporre alla vostra attenzione la tematica sulle assunzioni sia dei docenti che dei dirigenti. La proposta tanto auspicata dalla Lega e , in certo qual modo dalla legge Aprea sulle assunzioni dei docenti, che dovrebbero essere effettuate dalle singole scuole , su graduatorie delimitate a livello Regionale siamo sicuri che innalzerà la preparazione dei docenti e la qualità della nostra bistratta scuola? Anche il Presidente della Fondazione Agnelli - Gavoto- auspica la suddetta soluzione. Nessuno chiarisce come ciò dovrà avvenmire e il perchè dovrebbe garantire la qualità degli insegnanti. Un collega ex Preside, docente di filosofia , conosciuto a Perugia nel 1976, eravamo nella stessa Commissione, quando per gli esami di Stato ci si consentiva di girare per l'Italia, il 21 c.m mi ha inviato la meil-
Caro Pippo,
Tu che hai sempre una parte di ombelico legato alla
Scuola- credo che farai, o già sai di far.-parte della
Commissione Esami di Stato, forse non ti sei ancora detto
"che fortuna essser uscito da Scuola!"
Io, di fronte a tutto quanto accade,di contraddittorio,
Paradossale e perfino funesto,al centro e a tutte le
Periferie del vivere scolastico, me lo sono ripetuto
Sempre..Ogni giorno ormai si assiste al tramonto delle
Certezze e nemmeno il buon senso argina giudizi e
Proposizioni... come quelle che insistono sulla
Presenza di docenti e certamente anche dirigenti
Tratti dal luogo..nelle terre del Nord e che oggi
su Repubblica sembrano raccogliere il consenso anche
del Ministro...
Che ne dici?
Vi informo che è stato un valentissimo Preside nella Versilia, andato in pensione due anni fa. Prima di dirvi il mio pensiero su dette tematiche deisdererei aver le vostre riflessioni sull'argomento. Penso che ne va del futuro della nostra scuola.
Giuseppe Moncada
Personalmente ho sempre apprezzato il vostro impegno per una scuola più seria e responsabile, mi aspetterei,però, una più chiara posizione, non solo polemica o ironica, sui provvedimenti ministeriali...
Per esempio, quelli annunciati per il prossimo anno sulla valutazione dei docenti e sul reclutamento degli stessi su base regionale, vi sembra che rispondano a principi democratici? Che ne pensate?
Brevemente.
Buon proseguimento, che spero non si riduca a sterili polemiche sul metodo.
Alberto Delcorso
Dirigente scolastico.
Radicale.
A proposito della regionalizzazione, personalmente rimpiango il tempo in cui potevamo partecipare alle commissioni d'esame dislocate in qualsiasi parte d'Italia: era un’occasione per misurarsi con esperienze realmente diverse e non viziate dal fatto che, come accade da qualche anno, siamo tutti costretti, commissari e presidenti, a rimanere nel circuito ristretto della propria provincia. In particolar modo, oramai, i presidenti di commissione si alternano più o meno nelle stesse scuole.
Ciò non toglie (si veda su questo blog quanto scritto l'estate scorsa sulle graduatorie rimaste "aperte" in molte regioni dopo l'ultimo concorso per il reclutamento dei presidi) che sempre di più il personale della scuola provenga dall'Italia meridionale, portandosi appresso dinamiche che in altre parti d'Italia, sempre pensando al problema delle graduatorie dell'ultimo concorso a preside, sono da tempo scomparse. C’è inoltre, pensando ai docenti che provengono dal meridione, il problema del loro pendolarismo di lunga distanza non accompagnato, ahimé, da stipendi decorosi e dignitosi. Si pensi soltanto alla distanza dalla propria famiglia (spesso il personale della scuola, di provenienza meridionale, non può certamente permettersi, soprattutto se precario, di tornare a casa ogni fine settimana, tantomeno su mezzi di trasporto di “lusso”) e come tutto ciò finisca anche per condizionare la didattica. La si pensi come si vuole, ma se si vuole, come è giusto che sia, che un docente abbandoni al momento di entrare in classe i suoi problemi personali, è doveroso che sia messo in condizione d'essere un professionista dignitoso e quanto più possibilmente sereno. Nelle scuole di provincia i ragazzi sanno che i loro docenti del sud vivono in camere d'affitto condivise anche tra due-tre colleghi, e sanno altresì che periodicamente molti di questi loro insegnanti finiscono con l’ammalarsi in coincidenza di festività infrasettimanali che, grazie alla malattia, possono protrarsi per tutto il fine settimana.
Infine un accenno al legame col territorio. E’ innegabile che la scuola debba sempre più misurarsi con la realtà culturale, sociale ed economica del territorio di riferimento: le quote di autonomia e flessibilità dovrebbero servire soprattutto a questo scopo. Che i docenti siano ben inseriti nel contesto in cui operano è una necessità ineludibile, come lo è, da parte degli studenti, il poter contare su una continuità didattica che garantisca loro una programmazione delle attività a lungo respiro.
Ovviamente i docenti meridionali non hanno alcuna colpa di questo sistema raffazzonato e caotico che negli ultimi quarant’anni non ha saputo, o voluto, neanche individuare criteri di reclutamento dei docenti univoci e certi. Se ancora una volta, dietro il tema, per niente banale, delle graduatorie delimitate a livello Regionale, il dibattito si dovesse limitare alla sola diatriba nord-sud, si rischierebbe di perdere un’altra importante occasione per cercare almeno di capire quale scuola e quali docenti dovranno far fronte ad un sistema di istruzione che, se non sarà legato al proprio territorio, difficilmente potrà identificarsi anche in un sistema nazionale dal quale, ovviamente non si potrà, anzi non si dovrà, prescindere.
né merito né responsabilità.
segnalo:
"Bocciare tutti o regalare 6 politici"
Risposta a Vagnoli 1 parte
Gen.mo Vagnoli, non ho avuto una risposta alla mia domanda se si ritiene che quanto si sta proponendo vada nella giusta direzione o no. Riprendo la riflessione su quanto si vuole proporre per il reclutamento dei docenti, partendo dall’inizio delle sue amare considerazioni sugli Esami di Stato . Purtroppo il caro Ministro Berlinquer , ha costretto i docenti a rimanere all’interno del circuito ristretto della propria provincia e i presidenti all’interno della propria regione. Perché ? In nome del risparmio. Con la Gelmini, per risparmiare ancora di più si è passati all’interno della provincia. Tutto vien fatto non nell’interesse della scuola ma per risparmiare. Infatti , tenuto conto che furono stabilite delle somme fisse per i compensi dei commissari e presidenti, non si comprende perché non si doveva dare la possibilità di andare in qualsiasi parte d’Italia. La percentuale dei docenti o presidenti che avrebbero chiesto di andare in sedi distanti ,sarebbe risultata , forse, solamente poco superiore a quella di oggi. La stessa cosa si vuol fare per il reclutamento dei docenti. Viene richiamata la dinamica dell’ultimo concorso a preside delle regioni meridionali per giustificare la stretta regionalizzazione delle nomine . Ma, se il concorso fosse stato a carattere nazionale, con svolgimento in sede decentrate, non sarebbe successo tutto quello che è successo. Nessuno avrebbe superato la soglia del 10% in più , e non ci sarebbero stati presidi in attesa di nomina per più dei posti programmati quale conseguenza dei pensionamenti. Oggi, a causa della vertenza per il concorso svoltosi in Sicilia, con criteri regionalizzati, tutto è fermo. Per ritornare al reclutamento dei docenti , mi sembra che il quadro delineato dalla bozza Aprea è chiaro .
Creare , così come successo per le Aziende Sanitarie Locali, una maggiore influenza della politica . Altre argomentazioni, pro o contro, sono fuori luogo e superflue. Sembrerebbe che le commissioni dovrebbero essere su base micro regionale (i singoli istituti o i
consorzi-rete di istituti), ebbene tutto ciò non è garanzia di qualità. Se do un potere
enorme ai presidi e alle commissioni su base locale (probabilmente formate
in modo misto con una componente dell'istituto e una provinciale - regionale,
da quello che ho capito), è facile immaginare che lo spazio per gli arbitrii, le lobby, il nepotismo e così via si allargherà a dismisura e sarà addirittura "legalizzato" da un sistema concorsuale che già sulla carta riconosce un potere preponderante rispetto al passato al dirigente
scolastico (di fatto: è colui che ti assume e decide della tua carriera professionale). Bene, visto che il nostro non è un mondo normale, è verosimile che in alcuni luoghi il meccanismo funzionerà bene, in altri no. E questi ultimi saranno la maggior parte dei casi. La forma migliore sarebbe: concorsi pubblici su base nazionale e/o regionale, dislocazione del personale da parte del provveditore sulla base delle disponibilità, secondo graduatoria. Esattamente come i concorsi che furono ripristinati dopo i famigerati corsi abilitanti del 1972. Dopo gli anni 80 vi fu una legge in cui si stabilì che ogni tre anni dovevano farsi i concorsi. L’ultimo fu indetto nel 1988. Poi si è passati al concorso del 1997, assieme ai corsi abilitanti indetti nello stesso periodo( Ministro Berlinquer) . Ebbene , per l’esperienza vissuta dal 1963, prima da docente vicario e successivamente da preside , dal 1982 al 2009, posso con certezza affermare che i docenti venuti fuori dai concorsi sono stati preparati e motivati .
Usare l'argomento del radicamento nel territorio per sostenere il metodo di reclutamento micro locale, come mi piace chiamarlo, dell'Aprea è un artificio retorico che copre un interesse materiale, e politico-culturale, piuttosto evidente, e facile da svelare.
2 Parte
Altra considerazione : <>.
Analisi corretta di una situazione reale, e soluzione errata e miope (ma
in realtà, temo, pretestuosa). Faccio un esempio: un insegnate bergamasco
insegna a Bergamo. Solo per questo sarà più integrato nel territorio, o
meglio inserito? Se insegna, con ogni probabilità, non gode che di quel
reddito, col risultato che le sue condizioni di vita saranno al limite
dignitose, senza lo stress di dover tornare a casa al sud ogni tanto,
spendere per i viaggi ecc., ma certo non tali da permettergli un
<>. Significa che il punto non è geografico (chi
insegna deve vivere nel posto, o peggio: provenire, dal luogo in cui è nato e/o
vive), ma economico e sociale: se il docente è pagato male e non ha
nessuna autorità o rispetto o dignità sociale che gli proviene dalla
professione, allora, è ovvio che, ovunque sia nato o viva, sarà un
disadattato sociale, non avrà la necessaria stima e ascendente sulle
famiglie e sugli studenti. e quindi? Quindi il problema non è geografico
ma, al solito, sociale e politico, cioè economico e culturale in senso
lato. Le graduatorie delimitate a livello regionale sono un controsenso culturale,
un abuso giuridico, un nonsenso pedagogico. E, in mancanza di stipendi
adeguati e di autorità sociale dei docenti (che si guadagna solo selezionando i
migliori, cioé facendo alzare il livello di competenza e rispettabilità
dei cocenti.. e quindi concorsi!) , la situazione è per
chiunque la stessa. Altro che <>.
Mi scuso , se sono stato un po’ lungo, ma sono convinto che se non si aprirà una riflessione seria, priva da qualsiasi pregiudizio sulle suddette tematiche il futuro dei nostri giovani sarà triste.
Giuseppe Moncada
In attesa della risposta di Vagnoli a Moncada, può essere utile rivedere come la pensa la Lega.
e anche come la pensa Formigoni
Gentilissimo Moncada, condivido del tutto ciò che scrive Giorgio Ragazzini a proposito della proposta di Formigoni e che può leggere da ieri sulla prima pagina del nostro blog. Nel commento dell'amico Giorgio è contenuto tutto ciò che probabilmente non è emerso nella mia analisi ma che tuttavia è nella mia testa da lungo tempo. Buona lettura e sinceri saluti.
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