giovedì 12 luglio 2012

DIETRO LE CIFRE SU PROMOSSI E BOCCIATI

Come ogni anno, i giornali riferiscono le modeste variazioni percentuali sui promossi e i bocciati come se si trattasse di svolte importanti. In ogni caso le cifre vanno interpretate, altrimenti non servono a nulla, come nota Giorgio Israel sul "Messaggero", tanto più in presenza di una diffusissima "licenza di copiare". Su "Libero", Marcello D'Orta torna con valutazioni equilibrate sul tema "bocciare/non bocciare".

31 commenti:

Enrico D ha detto...

Se le promozioni aumentano dell'1,2%, ciò vuol dire che uno studente in più ogni quattro classi è stato promosso: 'mbè?

Giorgio Ragazzini ha detto...

Giustissimo non essere assiomatici in fatto di bocciature. Anche D'Orta sottolinea la differenza tra chi non ha voluto studiare e chi si è impegnato ma non ce l'ha fatta. E di fronte a formulette come "la scuola bocciando boccia se stessa", non si deve neppure dare l'impressione che gli insegnanti non c'entrino nulla in tutti i casi. D'altra parte, che specie alle superiori far ripetere un anno sia un metodo troppo grossolano l'abbiamo detto più volte. Il rimedio sarebbe una diversa organizzazione, in cui si superano non gli anni, ma diversi livelli della stessa materia, più o meno come all'università si ripetono solo gli esami conclusivi dei corsi in cui non si sia dimostrata un sufficiente preparazione. Ma non mi sentirei di giurare, senza uno studio approfondito della proposta, che la cosa sia sicuramente fattibile.

V.P. ha detto...

Ma allora la bocciatura è un successo? di chi e perché?

Dal post originale: Su "Libero", Marcello D'Orta torna con valutazioni equilibrate sul tema "bocciare/non bocciare".

E' forse equilibrata la seguente valutazione? A me sembra tutt'altro.

Dall'articolo di Marcello D'Orta: .... Dall'ironia alla serietà. Credetemi, sono stanco di sentire professori seguaci di Rodari (maestro e scrittore che pure amo tanto), don Milani (prete cui pure mi sono ispirato), Lodi, Vecchioni e altri maître à penser di sinistra affermare che «la bocciatura è un'ammissione di insuccesso per l'insegnante e per la scuola». ecc. .... fesseria .... ipocrisia ....

Ma allora la bocciatura è un successo? di chi e perché? nell'articolo non è spiegato, oppure non l'ho capito e forse sono da bocciare!

Giorgio Ragazzini ha detto...

"La bocciatura è una sconfitta delle scuola" e frasi simili sono l'espressione di una visione unilaterale e un tantino onnipotente che vede l'allievo unicamente come oggetto e non anche come soggetto a cui si possano attribuire delle responsabilità, naturalmente in misura variabile a seconda dei casi. D'Orta quindi ha ragione di esserne stufo, anche perché il suo pendant è il crescente rivendicazionismo studentesco e soprattutto genitoriale, imperniato sulla colpevolizzazione degli insegnanti e sulla ricerca di appigli e alibi.Io voglio una scuola in cui si chiede il massimo sia agli allievi che agli insegnanti, che sostenga questi ultimi nel loro lavoro,e in cui ciascuno sia abituato a fare il proprio esame di coscienza.
Può aiutare questo video in cui Julio Velasco denuncia la "cultura degli alibi", cioè la tendenza a scaricare sugli altri la colpa di quello che non va. In questa visione l'allievo bocciato è sempre e solo vittima: ci vuole tanto poco, a parole, a fare un bel discorsino su quello che la scuola doveva fare!

V.P. ha detto...

Giorgio Ragazzini ha detto...
"La bocciatura è una sconfitta delle scuola" e frasi simili sono l'espressione di una visione unilaterale e un tantino onnipotente che vede l'allievo unicamente come oggetto e non anche come soggetto a cui si possano attribuire delle responsabilità, naturalmente in misura variabile a seconda dei casi. ...."

Nella frase riportata da D'Oria «la bocciatura è un'ammissione di insuccesso per l'insegnante e per la scuola», non ci sono riferimenti alla "visione unilaterale ... ". Sempre nell'articolo di D'Oria appare una visione unilaterale contrapposta a quella citata, cioè una condanna senza prove e senza appello dei bocciati, implicitamente responsabili di TUTTO: dalle classi-pollaio, ai recuperi inadeguati, alla riduzione del sostegno, a tutte le conseguenze pratiche dei tagli sconsiderati (a mio giudizio) della Gemini.

il mio punto di vista è che la bocciatura è sicuramente una sconfitta della scuola, dove scuola sta per "sistema scuola" inteso per intero: dal ministro, al governo, al miur, al mef, ai d.s., ai prof, agli alunni, alle famiglie e senza escludere ata, edifici, sindacati, attrezzature, programmi, norme, leggi, ....

poi incolpare la sinistra, gli intellettuali da salotto, ancora il '68 è ozioso, ripetitivo, autoassolvente, non finalizzato a descrivere la situazione, individuare le cause, ipotizzare rimedi.

Giorgio Ragazzini ha detto...

VP ha letto molto distrattamente l'articolo di Marcello D'Orta, se dice che ne viene fuori una condanna senza appello dei bocciati. Non è affatto così. In ben due punti l'autore precisa che si riferisce solo a quelli che non hanno fatto niente per meritarsi la promozione, evidentemente volendo dire che in altri casi la bocciatura non è scontata:
1. "Chi non ha voluto (DICO VOLUTO)impegnarsi durante l'anno scolastico, chi ha preferito il Paese dei Balocchi alla scuola, va punito, e lo strumento di punizione che ha la scuola è la bocciatura".
2. "Promuovere tutti è un atto di irresponsabilità.Non promuovere chi non merita di essere promosso (ALTRO E' CHI HA DIMOSTRATO DI VOLER FARE MA HA OTTENUTO SCARSI RISULTATI)è un atto di responsabilità". E' in questo senso che la posizione di D'Orta è stata definita "equilibrata".

V.P. ha detto...

"VP ha letto molto distrattamente ..." forse, non so, non serve avviare una disputa in proposito. Di sicuro mi sono impegnato, ho stampato l'articolo e l'ho riempito di sottolineature e note a matita, l'ho davanti a me appena sopra la tastiera. E' vero che riporta le due frasi 1 e 2 virgolettate da GR, però senza maiuscole e una parentesi collocata altrove.
Peraltro la sensazione complessiva che si ricava (o che io ricavo) dalla lettura e rilettura dell'articolo è che 1°) praticamente tutti (o il 99%) i bocciati se la siano cercata cioè non abbiano voluto impegnarsi; e che 2°) la scuola (il sistema scuola) non abbia assolutamente colpe e omissioni e abbia fatto il possibile e magari di più (la mia esperienza dice invece che il sistema scuola non è affatto esente da pecche, inefficienze, contraddizioni).

Papik.f ha detto...

Caro V.P., non basta leggere attentamente e sottolineare, bisogna anche (e lo ricordo in primo luogo a me stesso) essere disposti a mettere in discussione i propri schemi interpretativi preconcetti. Altrimenti si rischia di fare soltanto ideologia.
"Il sistema scuola non è affatto esente da pecche, inefficienze, contraddizioni". E chi potrebbe pensare il contrario? non soltanto a proposito del sistema scuola, ma di qualunque aspetto della società umana. Allora le possibilità sono due: o si cerca di operare al meglio in una struttura pur imperfetta e accettando il fatto che perfetti non potremo esserlo mai; o si punta alla realizzazione dell'umanità perfetta nella società perfetta.
Per quanto mi riguarda non ho dubbi nello scegliere la prima opzione, data anche la banale constatazione che la seconda ha prodotto, nel secolo scorso, alcune centinaia di milioni di morti ammazzati tra atroci sofferenze.
Cercare di operare onestamente e correttamente, pur ammettendo la possibilità di sbagliare in buona fede, anche nella valutazione, è l'unica possibilità che resta.
E'possibile, in questo mondo imperfetto, pensare che ci siano persone non adatte a un certo tipo di studio o di attività? E'possibile pensare che sia nel loro interesse scegliere quanto prima vie alternative? a mio parere sì, mentre è una dannosa e orgogliosa illusione credere che un sistema scuola perfetto potrebbe produrre persone tutte allo stesso livello di formazione (che mondo squallido sarebbe, tra l'altro).
Nella vita a volte si è promossi e a volte si è bocciati, io personalmente sono stato promosso molte volte e bocciato alcune altre, dovendo rinunciare di conseguenza anche a cose che mi sarebbero piaciute molto.
Oltretutto è profondamente sbagliato identificare il valore di una persona o la sua felicità con il suo livello di istruzione o con il fatto di svolgere un'attività intellettuale. Ed è sbagliato identificare il livello di istruzione con l'adempimento di un obbligo che si conclude all'interno dell'istituzione scolastica e dei primi sedici - o diciotto - anni di vita.

V.P. ha detto...

Papik.f ha detto: "E' possibile, in questo mondo imperfetto, pensare che ci siano persone non adatte a un certo tipo di studio o di attività? .... "

VIVA Jacques de La Palice !!!!

- e se invece la mettessimo al contrario, cioè che certi tipi di studio non sono adatti per tutte persone?

- e non è possibile che certi tipi di studio siano giudicati validi proprio (principalmente o solo) da chi, in qualche modo, li ha superati?

- perché devono essere imperfette solo le persone e non anche i tipi di studio?

[lasciamo stare gli "schemi interpretativi preconcetti" che ovviamente sono sempre ALTRUI]

Papik.f ha detto...

V.P., certo che sono possibili tutte e tre le cose che tu proponi. Possibili e forse, in molti casi, realistiche. Forse, persino, lapalissiane anch'esse, a ben vedere.
E con ciò cosa cambia rispetto al caso concreto dell'alunno da promuovere o meno?
Quello che differenzia alla radice il mio modo di vedere le cose dal tuo, probabilmente, non è il fatto di ammettere che esistano tipi di studio che non sono adatti a tutte le persone. E' il fatto che tu sembri considerare questo come un difetto di questi tipi di studio, mentre a mio parere ne costituisce il pregio essenziale e la ragione di esistere.
Perché tutte le persone hanno lo stesso valore, ma non sono tutte uguali, non possono essere tutte uguali, e l'idea di un mondo in cui tutte le persone siano uguali mi fa ribrezzo.
Quindi, se qualcuno considera i problemi della scuola alla luce dell'idea di fondo che essa debba rendere tutte le persone uguali, tale idea di fondo a mio parere costituisce uno schema interpretativo preconcetto errato.
E se qualcuno considera il percorso di formazione come un servizio del qual lo studente è utente, anziché come un processo, faticoso e anche, a volte, doloroso, del quale lo studente è il protagonista e il principale responsabile, anche questo è frutto di uno schema interpretativo preconcetto errato. Puoi dissentire quanto vuoi, ma ti pregherei di risparmiare grassetti e punti esclamativi. Non mi sembra questa la sede opportuna.

paniscus ha detto...

Papik:
>> "E' possibile, in questo mondo
>> imperfetto, pensare che ci siano
>> persone non adatte a un certo tipo
>> di studio o di attività? .... "

VP:
> perché devono essere imperfette
> solo le persone e non anche i tipi
> di studio?

E che c'entra l'imperfezione delle persone? Papik non aveva assolutamente espresso una scala di valori, e tantomeno aveva detto che chi risulta inadatto a un certo tipo di studi sia "più imperfetto" di altri. Questa è una pura e semplice manipolazione tua.

E comunque l'alternativa quale sarebbe?

Quella di stabilire che solo il singolo individuo, sempre e comunque, debba essere qualificato a giudicare quale sia l'indirizzo di studi o il lavoro a lui "più adatto"; che se lui si ritiene adatto vuol dire che deve essere vero di sicuro; e che quindi, se non ci riesce, è sicuramente colpa dell'istituzione che non l'ha accolto abbastanza e non ha fatto abbastanza per farlo sentire a suo agio?????

Ma santa pazienza, per fare un esempio banale... io SO di essere totalmente priva di ispirazione artistica, e di essere una frana in disegno a mano libera e in qualsiasi attività correlata.

Se mi fossi messa in testa di voler fare a tutti i costi l'istituto d'arte, mi avrebbero bocciata, e GIUSTAMENTE.

Invece al liceo scientifico me la sono cavata benissimo.

Che vuol dire, che se mi avessero bocciata all'artistico, sarebbe stato un sopruso di tiranni presuntuosi dalle pretese di superiorità?

No, manco per niente... sarebbe stata la normale presa d'atto del fatto che io non sappia disegnare, decorare o dipingere, e che sono più adatta a studiare la matematica o le scienze sperimentali.

Che c'entrano le pretese di perfezione o le scale di valori?

Lisa

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
sono d'accordo con Lisa

Sofron ha detto...

"La scuola bocciando boccia se stessa" è un giudizio che, aspirando ad essere una verità assoluta, indipendentemente da una valutazione caso per caso, è solo un mediocre mantra buonista e mostra in quale marasma psicologico e culturale annaspa una parte rilevante di chi a vario titolo si occupa di scuola. Ha ragione Sartori quando dice che "l'ideologia è un pensare che ha smesso di pensare".

V.P. ha detto...

Bocciati, normalità colpa o ingiustizia? Questione aperta

V.P. ha detto...

Per Sofron:

1) ho scritto: "la bocciatura è sicuramente una sconfitta della scuola, dove scuola sta per "sistema scuola" inteso per intero: dal ministro, al governo, al miur, al mef, ai d.s., ai prof, agli alunni, alle famiglie e senza escludere ata, edifici, sindacati, attrezzature, programmi, norme, leggi, ...."

2) se "La scuola bocciando boccia se stessa" ....è solo un mediocre mantra buonista ....

allora il mantra giusto è:

a) "La scuola bocciando promuove se stessa",

b) "La scuola bocciando rimanda se stessa",

c) "La scuola bocciando _________ se stessa".

V.P. ha detto...

Bocciare o non bocciare? Rilanciamo l'interrogativo

V.P. ha detto...

.... il problema non era quello di bocciare o di non bocciare. Non bastava ammettere alla classe successiva. Il problema vero era quello di promuovere, era quello di creare le condizioni che consentissero all’alunno di acquisire le competenze necessarie per essere promosso.

Anche oggi il problema si pone negli stessi termini. .... il problema vero è un problema pedagogico.

LEGGI TUTTO

V.P. ha detto...

Scrutini, bocciare non serve

Ugolini: corsi personalizzati per evitare di perdere i ragazzi. Il sottosegretario all'istruzione: ripetere l'anno non aiuta se non cambia l'offerta della scuola

di Alessandra Ricciardi - Italia Oggi - Numero 169 pag. 33 del 17/7/2012

PARTE 1 DI 2

La classe come comunità resta. Ma può essere superata durante l'anno attraverso percorsi trasversali, finalizzati ad aiutare i ragazzi in difficoltà e anche quelli che hanno invece livelli di apprendimento più alti.
La ricetta, già in uso presso alcuni istituti, «dovrebbe essere portata a sistema, per mettere a frutto le competenze e le potenzialità di tutti», dice Elena Ugolini, sottosegretario all'istruzione. E per evitare di dover bocciare, «perché bocciare molto spesso non serve». A pochi giorni dalla rilevazione sugli scrutini di fine anno, la Ugolini ammette che l'aumento percentuale del numero dei promossi, dello 0,4% alle medie e dell'1,2% alle superiori, non è statisticamente rilevante.

Domanda. Aumentano i promossi. C'è chi parla di una scuola tornata ad essere più lassista.

Risposta. Non possiamo mettere in dubbio che gli scrutini siano veritieri, significherebbe dire che i docenti hanno smesso di essere tali. E poi le percentuali di aumento non sono statisticamente rilevanti, è un aumento minimo che non segnala un cambiamento di tendenza significativo.

D. Eppure, lo Stato risparmia centinaia di milioni...

R. Non credo che i docenti nel decidere se promuovere o no abbiano in mente che così lo Stato risparmia. Molti ragazzi piuttosto devono recuperare dei debiti, e stanno seguendo i corsi attivati dalle scuole.

D. Ma bocciare serve?

R. É dimostrato che non serve a nulla, lo testimoniano le ricerche dell'Invalsi condotte dal 2008 in poi, se con cambia l'offerta della scuola e di conseguenza l'interesse del ragazzo: lo stesso anno, ripetuto uguale a se stesso, non dà nulla in più, è l'anticamera dei Neet, i ragazzi che non studiano più e non lavorano. É utile invece se non si ripetono gli stessi errori, da parte degli alunni, ma anche di genitori e insegnanti.

D. Spaventa il gap che esiste tra medie e superiori. Che succede?

R. Alle superiori vengono fuori i problemi accumulati nel primo ciclo. E c'è un approccio dei prof che a volte disorienta i ragazzi. Noi stiamo rivendendo le indicazioni del primo ciclo, e lo scopo è proprio quello di individuare i traguardi essenziali che occorre raggiungere alla fine della scuola primaria e secondaria di primo grado. E intendiamo poi rafforzare la formazione dei docenti, perché sappiano intercettare i bisogni dei ragazzi sulle discipline fondamentali.

D. Tutti parlano dell'importanza della formazione in servizio, salvo poi ridurre i fondi.

R. Le risorse ci sono, non vanno disperse. Dobbiamo utilizzarle in modo preciso, per priorità.

D. Le bocciature colpiscono soprattutto i primi due anni delle superiori, e questo è un trend consolidato.

R. É necessario agire con prontezza, individuando già nel primo mese le difficoltà e i bisogni dei ragazzi. E poi ragionare attraverso moduli flessibili di insegnamento.

D. Che significa, abbandonare la classe?

R. No la tradizione del gruppo-classe come gruppo comunità va mantenuta, aiuta a crescere grazie alla ricchezza delle differenze. Ma si possono avere interventi personalizzati trasversali, attraverso lo strumento della flessibilità e dell'autonomia didattica, che già oggi molti utilizzano. Va portato a sistema. Così da creare all'interno di più classi gruppi differenziati per livello di apprendimento. Un po' come avviene nei corsi di lingue. E lo si può fare utilizzando gli stessi docenti su livelli diversi, incrociando così le classi.

SEGUE

Scrutini, bocciare non serve

V.P. ha detto...

Scrutini, bocciare non serve

Ugolini: corsi personalizzati per evitare di perdere i ragazzi. Il sottosegretario all'istruzione: ripetere l'anno non aiuta se non cambia l'offerta della scuola

di Alessandra Ricciardi - Italia Oggi - Numero 169 pag. 33 del 17/7/2012

PARTE 1 DI 2

La classe come comunità resta. Ma può essere superata durante l'anno attraverso percorsi trasversali, finalizzati ad aiutare i ragazzi in difficoltà e anche quelli che hanno invece livelli di apprendimento più alti.
La ricetta, già in uso presso alcuni istituti, «dovrebbe essere portata a sistema, per mettere a frutto le competenze e le potenzialità di tutti», dice Elena Ugolini, sottosegretario all'istruzione. E per evitare di dover bocciare, «perché bocciare molto spesso non serve». A pochi giorni dalla rilevazione sugli scrutini di fine anno, la Ugolini ammette che l'aumento percentuale del numero dei promossi, dello 0,4% alle medie e dell'1,2% alle superiori, non è statisticamente rilevante.

Domanda. Aumentano i promossi. C'è chi parla di una scuola tornata ad essere più lassista.

Risposta. Non possiamo mettere in dubbio che gli scrutini siano veritieri, significherebbe dire che i docenti hanno smesso di essere tali. E poi le percentuali di aumento non sono statisticamente rilevanti, è un aumento minimo che non segnala un cambiamento di tendenza significativo.

D. Eppure, lo Stato risparmia centinaia di milioni...

R. Non credo che i docenti nel decidere se promuovere o no abbiano in mente che così lo Stato risparmia. Molti ragazzi piuttosto devono recuperare dei debiti, e stanno seguendo i corsi attivati dalle scuole.

D. Ma bocciare serve?

R. É dimostrato che non serve a nulla, lo testimoniano le ricerche dell'Invalsi condotte dal 2008 in poi, se con cambia l'offerta della scuola e di conseguenza l'interesse del ragazzo: lo stesso anno, ripetuto uguale a se stesso, non dà nulla in più, è l'anticamera dei Neet, i ragazzi che non studiano più e non lavorano. É utile invece se non si ripetono gli stessi errori, da parte degli alunni, ma anche di genitori e insegnanti.

D. Spaventa il gap che esiste tra medie e superiori. Che succede?

R. Alle superiori vengono fuori i problemi accumulati nel primo ciclo. E c'è un approccio dei prof che a volte disorienta i ragazzi. Noi stiamo rivendendo le indicazioni del primo ciclo, e lo scopo è proprio quello di individuare i traguardi essenziali che occorre raggiungere alla fine della scuola primaria e secondaria di primo grado. E intendiamo poi rafforzare la formazione dei docenti, perché sappiano intercettare i bisogni dei ragazzi sulle discipline fondamentali.

D. Tutti parlano dell'importanza della formazione in servizio, salvo poi ridurre i fondi.

R. Le risorse ci sono, non vanno disperse. Dobbiamo utilizzarle in modo preciso, per priorità.

D. Le bocciature colpiscono soprattutto i primi due anni delle superiori, e questo è un trend consolidato.

R. É necessario agire con prontezza, individuando già nel primo mese le difficoltà e i bisogni dei ragazzi. E poi ragionare attraverso moduli flessibili di insegnamento.

D. Che significa, abbandonare la classe?

R. No la tradizione del gruppo-classe come gruppo comunità va mantenuta, aiuta a crescere grazie alla ricchezza delle differenze. Ma si possono avere interventi personalizzati trasversali, attraverso lo strumento della flessibilità e dell'autonomia didattica, che già oggi molti utilizzano. Va portato a sistema. Così da creare all'interno di più classi gruppi differenziati per livello di apprendimento. Un po' come avviene nei corsi di lingue. E lo si può fare utilizzando gli stessi docenti su livelli diversi, incrociando così le classi.

SEGUE

Scrutini, bocciare non serve

V.P. ha detto...

Scrutini, bocciare non serve

Ugolini: corsi personalizzati per evitare di perdere i ragazzi. Il sottosegretario all'istruzione: ripetere l'anno non aiuta se non cambia l'offerta della scuola

di Alessandra Ricciardi - Italia Oggi - Numero 169 pag. 33 del 17/7/2012

PARTE 2 DI 2

D. I livelli di bocciatura più alti sono registrati nei tecnici e nei professionali. Restano una formazione di serie B?

R. Sono fondamentali per la ripresa economica, ma vanno rimessi in sesto. Stiamo lavorando a nuove linee guida che rendano omogenei i livelli della formazione sul territorio attraverso la sinergia tra imprese, scuola e università.

D. Le linee guida non sono ancora passate al vaglio della conferenza stato-regioni. Ce la farete per il prossimo anno?

R. Spero che vadano in conferenza per agosto, ma comunque noi già ci muoviamo in piccolo. Siamo riusciti per esempio a trovare, attraverso la camera di commercio, le attrezzature necessarie per il laboratorio di moda dell'istituto Falcone-Borsellino di Brindisi. Certo, il tempo è quello che è.

Scrutini, bocciare non serve

Giorgio Ragazzini ha detto...

Per la sottosegretaria Ugolini, a quanto pare, non esiste la necessità di un'educazione ai doveri, alla responsabilità, al rispetto per gli altri. Non esistono ragazzi che non studiano, che non sono abituati all'impegno alla fatica, alla collaborazione; esiste solo l'incapacità della scuola di suscitare il loro interesse. Se questa è la diagnosi, come potrà essere appropriata la terapia?

V.P. ha detto...

I pericoli di promuovere tutti

di Daniele Orla - 17/07/2012

Si riaffaccia la malsana idea di abolire la bocciatura a scuola... Le sbandierate nobili finalità di questa intenzione a mio giudizio nascondono solo il disperato bisogno di risparmiare quattrini. Ma si è pensato ai danni che le promozioni indiscriminate procurerebbero? Sì, perché se adesso alcuni studenti - intelligenti ma svogliati - grazie al deterrente della bocciatura studiano almeno il minimo indispensabile per essere promossi, un giorno che questo sano spauracchio non ci fosse più non studierebbero neanche più questo minimo ("tanto mi promuovono lo stesso!"). Gli studenti che la sufficienza, o anche più di essa, se la conquistano meritoriamente non sarebbero più incentivati a studiare ("tanto promuovono tutti!").

Il livello - già decisamente basso - scenderebbe ulteriormente e i diplomi - già poco qualificanti adesso - varrebbero ancora meno. "Ma ci sarebbero i percorsi di recupero personalizzati, individualizzati, su misura", dice qualcuno. Parliamoci chiaro: chi intenzionalmente rifiuta lo studio perché non ha voglia di studiare rifiuta qualsiasi strumento di studio gli venga offerto. La promozione d'ufficio sarebbe solo un regalo immeritato a costoro e un'atroce presa in giro nonché uno schiaffo morale a chi invece nello studio riesce veramente!

Daniele Orla

I pericoli di promuovere tutti

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Allo stesso modo delle promozioni dovute e non sudate che abbassano il livello culturale ed etico delle nuove generazioni , si pone la pericolosità nell'abolire il valore legale del titolo di studio. questo perchè: nessun spauracchio di essere bocciati o promossi e quindi zero impegno e zero livello di preparazione delle nuove generazioni.
Invece, promozione difficile perchè si vuole il titolo di studio = impegno al massimo per ottenerlo = nuove generazioni più preparate e abituate ai sacrifici ed eticamente più elevate.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
E vorrebbero promuovere ( o mandare avanti senza bocciature nel caso di non validità legale del titolo di studio) canaglia (e non alunni) del genere?

http://www.youtube.com/watch?v=M3enVIja2lI&feature=related

V.P. ha detto...

La "canaglia" del video esiste e prospera nel sistema attuale.

V.P. ha detto...

Promuovere e bocciare sono di destra o di sinistra?

V.P. ha detto...

Aumentano le promozioni, risparmi fino a 380 milioni

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Appunto! la canaglia vige nel sistema attuale in cui è d'obbligo concedere la promozione. Chissà se esisterebbe in un altro sistema in cui è difficile raggiungere il traguardo di ottenere l'attuale titolo di studio legalmente riconosciuto.
Sarei curiosa di sapere come verrebbe costruito un sistema scolastico, con l'attuale canaglia, senza il riconoscimento di un titolo di studio legalmente riconosciuto.
Un incubo o mi sbaglio?

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Attuale canaglia + sistema senza validità del titolo di studio (e quindi né promozioni, né bocciature ogni anno) = Che risultato ???

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Attuale canaglia + meritocrazia nel concedere promozioni, bocciature e titoli di studio legalmente riconosciuti = Che risultato???

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Ma ne discutiamo un po' su come dovrebbe essere organizzato pragmaticamente un sistema scolastico senza legalità del titolo di studio?
Con le attuali informazioni in mio possesso lo vedo come il perfezionamento della degenerazione di quello attuale che garantisce a tutti la promozione. Se attualmente in parecchie scuole vi sono le bolgie infernali con docenti e alunni bullizzati da canaglie e zero preparazione, senza validità del titolo di studio cosa vi sarà e cosa si otterrà?
Non ho ancora trovato spiegato da nessuna parte (oltre che in diversi discorsi ideologici) come sarà LA VITA SCOLASTICA DI OGNI GIORNO in una scuola senza titoli di studio legali, senza promozioni, bocciature e sospensioni e come si fronteggeranno i vari problemi di convivenza, di struttura didattica e di preparazione.
Ancora ( e solo) visioni costruttivistiche senza la bontà di discreti risultati pratici?

Chi propone una scuola senza bocciature oppure senza validità del titolo di studio DEVE (secondo me) per una questione non solo morale ma anche professionale spiegare NEL PARTICOLARE l'organizzazione didattica e relazionale CHE INTENDE METTERE IN SOSTITUZIONE.

Quale programma e quali metodi di studio?
Quali TIPI PREVISTI DI relazioni fra docenti e docenti, docenti e alunni, alunni e alunni, dirigente e docenti, dirigente e alunni, scuola e territorio. GENITORI O NON GENITORI. Organi collegiali si' oppure organi collegiali no.
Come deve essere organizzato l'edificio scuola: le aule, i laboratori, le palestre, le piscine, le mense, le sale (con armadietti e tavolini) da studio, i campi di calcetto, i campi di pallavolo, la sala teatro, la sala Yoga...