mercoledì 17 aprile 2013

NELLA PROTESTA CONTRO I TEST INVALSI IL FINE NON GIUSTIFICA I MEZZI

 “Tenete a casa i vostri figli nei giorni in cui verranno fatti i test Invalsi” è il suggerimento che arriva dalla Rete delle scuole fiorentine,  come riferisce un  articolo  della Nazione di sabato 13 aprile. “L’alternativa”, secondo Valerio Cai, rappresentante sindacale di base, “è entrare in classe, ma non fare quei test che, ricordiamolo non sono obbligatori. Insomma chi li salta non rischia nessuna conseguenza sulla valutazione”. Quanto alle motivazioni dice Nino Moscato, docente del Liceo Michelangelo: “Non ci rifiutiamo di essere valutati, ma ci opponiamo a questo addestramento ai test, che finirà per annullare il vero obiettivo della scuola, chiamata a formare cittadini, quindi persone dotate di spirito critico”.
Come “Gruppo di Firenze” abbiamo più volte espresso dei rilievi critici nei confronti di queste prove, per la poca chiarezza sugli obiettivi da parte del Ministero, per la scarsa corrispondenza tra quello che i test richiedono e quello che si insegna e soprattutto per il grave rischio di andare verso un insegnamento prevalentemente orientato alla soluzione dei test stessi.
Tuttavia i colleghi della Rete mostrano di avere una ben scarsa consapevolezza del loro ruolo nel momento in cui  promuovono una forma di protesta che costituisce una indecorosa  strumentalizzazione degli studenti. Il fine non giustifica i mezzi, come dovrebbe essere chiaro soprattutto a degli educatori, e un minimo di scrupolo deontologico avrebbe dovuto scoraggiare una  simile  manipolazione  dei ragazzi,  che certo non hanno gli elementi per farsi autonomamente un’opinione in merito. Lo stesso dicasi del rappresentante sindacale di base che propone un’alternativa apparentemente più soft, ma ugualmente scorretta, suggerendo agli studenti di rifiutarsi di fare i test.  È invece legittima e certamente più appropriata l’indizione di uno sciopero nei giorni dei test Invalsi, anche se i sindacati di base non devono avere molta fiducia in una massiccia adesione, se hanno deciso di affiancare allo sciopero l’inaccettabile appello di cui sopra. Dopo tutto delegare la protesta agli studenti è certamente più economico.
(A.R.)

26 commenti:

Anonimo ha detto...

Io mi ritrovo molto nell'articolo di questa "antica filosofa"

http://www.ateniesi.it/chi-ha-paura-della-valutazione/

FR

Papik.f ha detto...

Io invece non mi ci ritrovo né punto né poco. Ritengo che affermare "chi non vuole l'Invalsi non vuole la valutazione" sia affermare una falsità al fine di imporre con la forza una forma di valutazione errata.
Esistono certamente insegnanti che non vogliono le prove Invalsi perché non vogliono essere valutati. Ma ne esistono altri (quorum ego) che riconoscono la necessità di essere valutati ma non vogliono che ciò avvenga attraverso le prove Invalsi; il che è quanto l'autrice dell'articolo finge di ignorare.
Una valutazione seria è necessariamente qualitativa e una valutazione qualitativa non può avvenire attraverso test. Questi possono essere utili per controllare il raggiungimento di alcuni obiettivi minimi comuni, e in questo senso potrebbe anche essere un bene introdurli all'esame di Stato. Ma per ogni altro scopo possono essere soltanto dannosi. E tra questi altri scopi c'è la valutazione degli insegnanti.
Una valutazione qualitativa è necessariamente soggettiva, quindi esposta all'errore. Per minimizzare il quale occorre mettere in gioco una pluralità di soggetti scelti casualmente, come aveva compreso molto bene Giovanni Gentile, il quale era un filosofo degno di questo nome, qualunque cosa si pensi delle sue idee.
Dire agli insegnanti: "vi valuteremo sulla base degli esiti conseguiti dai vostri studenti nei test" equivale né più né meno a dire loro: "dedicate tutta la vostra attività di insegnamento esclusivamente ad allenare gli studenti ai test". Se è questo il risultato che si vuole raggiungere, si continui pure così. Ma quello che non si può fare è continuare così fingendo di non voler raggiungere questo risultato.

Papik.f ha detto...

Ciò detto, sono del tutto d'accordo con il post di A.R. Ci sono sedi e modi per protestare correttamente, senza coinvolgere gli studenti e senza venire meno ai propri doveri di ufficio. Se si ritiene di dovere contestare questi ultimi, lo si deve fare nelle opportune sedi sindacali e politiche .

V.P. ha detto...

per chi volesse approfondire, segnalo:


1) - (S)Valutare la scuola?

Snv, Invalsi e tanti, tanti test: test in II e V elementare, test in I e III media, test in II superiore e all’esame di Stato, test per accedere all’università, test al termine del corso di laurea triennale.

di Anna Angelucci – 12 aprile 2013

http://www.retescuole.net/contenuto?id=20130417203545

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e su facebook:

2) - INVALSICOMIO

Luigi C ha detto...

ma cosa insegna certa gente ai propri allievi? per coerenza si dovrebbero almeno dimettere visto che sono dipendnti dello Stato. Ai loro allievi non mi sembra insegnino a rispettarlo.

V.P. ha detto...

per il momento, ho postato il seguente commento all'articolo segnalato da anonimo:

Il titolo è ingannevole
Il titolo “Chi ha paura della valutazione?” è artefatto, ideato e scritto malamente di proposito, vuole ingannare, spiazzare l’interlocutore, aggirarlo, ricattarlo e costringerlo in qualche modo. Insieme però l’uso tentato di un simile artificio dialettico confessa implicitamente la carenza di altre valide argomentazioni a sostegno.
Facciamo un esempio per chiarire. Immaginate un giovane o una giovane cui venga insistentemente proposto il matrimonio rispettivamente con una vecchia strega o un vecchiaccio malandato. La frase “ma allora sei contrario/a al matrimonio?” è l’equivalente del titolo in questione.
Ancora e in altre parole, il titolo indicato scavalca, cortocircuita la validità e la conferma della bontà dei metodi Invalsi ai fini dichiarati.

V.P. ha detto...

Perché i test a crocette fanno male alla scuola

http://www.retescuole.net/contenuto?id=20130416195122

Massimo Primerano (da "La Nazione") ha detto...

“Riemergo dal torpore post-pensionistico per gridare a squarciagola tutta la mia indignazione per quanto letto a proposito del rituale boicottaggio delle Prove Invalsi promosso dalla Rete delle scuole fiorentine. In trentotto anni di scuola come docente e come dirigente scolastico mi sono sempre battuto per fare una buona scuola e per contribuire a costruire dei cittadini liberi di esprimere le proprie opinioni nelle forme ritenute più opportune ma all’interno di quanto previsto dalla legge.

Chi mi conosce sa bene che ho sempre collocato il rispetto della legalità al primo posto del mio stile di vita e di lavoro e quando sento docenti che invitano le famiglie a non mandare i propri figli a scuola nei giorni previsti per le Prove Invalsi allora mi chiedo dove andremo a finire. Sono questi i docenti che meritano i nostri ragazzi, oppure le famiglie preferiscono docenti che, oltre alle proprie discipline, insegnino anche il rispetto delle norme anche se queste non piacciono? Non è sufficiente il massacro della scuola italiana condotto da governi di ogni colore negli ultimi venti anni con una politica basata solo sui tagli e non sulla qualità del servizio? Dobbiamo sopportare anche queste sciocchezze? Queste uscite estemporanee e folli sono un bell’assist per la scuola paritaria che le stesse persone a parole cercano di contrastare ma nei fatti operano per favorirle.

Le Prove Invalsi ,nonostante le dichiarazioni dei partecipanti alla conferenza stampa, sono obbligatorie e sancite dalla legge 176/2007 per cui affermare che non sono obbligatorie è una balla spaziale creata ad arte per ingannare gli sprovveduti genitori. Le famiglie devono sapere che assentarsi in massa da scuola nei giorni previsti dalla Prove si configura come forca collettiva con possibili conseguenze disciplinari. Ma questi signori, ispirati solo da interessi di parte in quanto l’unico scopo è quello di evitare di essere valutati, queste cose non le dicono anzi affermano il contrario contando sulla non conoscenza dell’argomento da parte dell’utenza.

Non mi pare ad esempio che nella conferenza stampa sia stato detto che l’Unione Europea ci ha chiesto esplicitamente di allinearsi agli altri paesi della Comunità in tema di valutazione del servizio scolastico e che il mancato allineamento comporta delle conseguenze sul piano dei finanziamenti comunitari.
E’ stato piuttosto detto che nella scuola media i docenti fanno solo un lavoro impiegatizio di addestramento degli alunni per consentire loro di svolgere i Test Invalsi nella prospettiva dell’Esame di licenza. Concetto falso e molto offensivo nei confronti dei docenti della scuola secondaria di primo grado: prima di fare simili dichiarazioni forse occorre informarsi su come lavorano e cosa fanno veramente tali docenti, oppure si sta zitti.

Da parte mia, come ex docente ed ex dirigente scolastico ritengo:
1)che la legge vada sempre rispettata;
2)che gli studenti vadano educati alla legalità e non strumentalizzati
3)che essere un buon docente non significa essere un buon educatore;
4)che la scuola italiana ha bisogno di buoni docenti e per questo è necessario introdurre la valutazione sia di sistema che individuale;
5)che la scuola italiana ha bisogno di tante cose ma non di predicatori improvvisati.

Massimo Primerano, ex preside del Michelangelo

Lauretta ha detto...

Una cosa è certa: i docenti avrebbero un disperato bisogno di comunicare e di collaborare con lo Stato, attraverso in primo luogo il Miur. La scuola italiana è in disagio per tanti motivi, ma pochi sembrano accorgersene e desiderosi di prendersene cura. Andiamo avanti, anzi, tiriamo avanti come e dove possiamo, chissà fino a quando e verso quale meta con la consueta testa bassa, per carità.

Mario ha detto...

Per carità, basta con i demagoghi. Basta con i rivoluzionari da strapazzo.Basta con i riciclati in eterna ricerca di un ruolo e di visibilità per dare un senso alla loro consapevole nullità.

V.P. ha detto...

PROVE INVALSI: NOTA INFORMATIVA SULLE OPZIONI CHE OGNI STUDENTE HA A DISPOSIZIONE

può risultare utile anche a genitori, docenti, presidi in servizio o anche pensionati!

Alessio ha detto...

Registro in diretta la debacle della sinistra storica. I suoi militanti spesso presuntuosi e arroganti, hanno per anni dialogato tra di loro compiaciuti e compiacendosi a vicenda. Chi dissentiva era più nemico del nemico per antonomasia. Silvio. Nulla sarà più come prima. Potevano salvare l'onore e la patria. Si sono disonorati e hanno portato la Patria sull'orlo dl baratro. Perché non create un gruppo per la plitica del merito e della responsabiltà?

Giorgio Ragazzini ha detto...

Grazie a Alessio per la fiducia, ma non sarebbero "da ciò le proprie penne", direbbe Dante; e comunque è già molto politico promuovere merito e responsabilità quotidianamente dove siamo e dove lavoriamo. E la responsabilità forse più del merito, per quanto vediamo ogni giorno in ogni dove.

FR ha detto...

Papik

però tu rispondi a cosse che l'articolo non dice. Dove dice Ipparchia che "vi valuteremo sulla base degli esiti conseguiti dai vostri studenti nei test"?

A me sembra che l'autrice abbia delineato chiaramente il senso della valutazione: è uno strumento diagnostico.

Il resto sono fantasmi e vecchie abitudini.

Lauretta invece secondo me ha detto una cosa importantissima. Oggi la comunicazione avviene in un senso solo, quello della circolare ministeriale.
Approfitto quindi per citare un articolo mio (scusate l'autocitazione).

http://www.imille.org/2013/03/scuole-autonome-scuole-unite-scuole-coordinate/

pippo ha detto...

Docenti trattati come animali
dalle circolari ministeriali

Papik.f ha detto...

"Certo, l’Invalsi non basta, ma il legislatore ha non solo il diritto, ma soprattutto il dovere di valutare un servizio essenziale come l’istruzione".
"Le rilevazioni Invalsi e gli altri strumenti di valutazione aumentano l’autonomia delle scuole perché danno strumenti oggettivi per l’autovalutazione".
"... l’Invalsi si è dovuto ritagliare una quarta prova che pesi nel voto finale. Per aumentare la veridicità del test. E del voto finale, dato che i criteri di correzione sono oggettivi e uguali per tutti".
Quello che io penso è che una valutazione "oggettiva e uguale per tutti" non può riguardare alcunché di qualitativo. Si può valutare oggettivamente se uno studente ha appreso una singola nozione e null'altro. Per cui trovo immiserente che una simile valutazione rientri nel punteggio finale che dovrebbe dar conto di un percorso complessivo di tredici anni di corso.
Allora non si può valutare oggettivamente? certo che si può, ma soltanto il rispetto di standard minimi. Si può valutare oggettivamente se un vino contiene o meno additivi chimici dannosi e la sua gradazione alcolica. Ma il gusto, il bouquet, l'idoneità all'accostamento con questo o con quello debbono essere valutati da esperti sommelier. E siccome ciascuno di essi avrà i suoi gusti e le sue predilezioni, occorrerà comporre giurie eterogenee.
Si può valutare oggettivamente il consumo di un'automobile, la sua resistenza all'impatto o la tenuta di strada in relazioni a situazioni standardizzate e si può imporre che determinati criteri minimi siano rispettati per poterla mettere in commercio. Ma se l'automobile incontrerà o meno il gusto del pubblico non può misurarlo alcuna prova oggettiva; al massimo si possono fare dei sondaggi con tutti i limiti di attendibilità.
Perché dovrebbe essere diverso per l'istruzione?
Inoltre, a me è capitato e capita di preparare corsi che debbono essere sottoposti a valutazione attraverso prove strutturate. La conseguenza inevitabile è che l'esposizione degli argomenti si modifica in modo da facilitare la predisposizione delle prove stesse. Cioè a moltiplicare le enunciazioni elementari a scapito dei ragionamenti complessi. E non lo considero un fatto positivo.

FR ha detto...

Puntualizzo: valutare gli esiti degli studenti non significa valutare ipso facto gli insegnanti. Né l'invalsi ha questa pretesa. Tutt'altro, anzi continua ad affermare ogni volta che si tratta di elementi utili all'autovalutazione e che l'SNV non si baserà anche su un monitoraggio ricorrente "dal vivo".

E' stancante, ma 'ste cose vanno ripetute sempre, anche se sembra che le si voglia costantemente ignorare.

Papik.f ha detto...

1. Forse non sono riuscito a spiegarmi,ma quello che intendevo dire è che considero i test Invalsi - e ogni altro tipo di prova strutturata - inidonei appunto alla valutazione degli esiti degli studenti, al di là dell'esclusivo controllo dell'acquisizione di alcuni contenuti minimi di base.
2. Non ho tempo per ricercare in rete le numerose affermazioni, di esperti e di opinionisti, per le quali la valutazione attraverso i test Invalsi dovrebbe costituire una base per la valutazione degli insegnanti. Tuttavia queste affermazioni esistono, sono state avanzate ripetutamente e da varie parti, e se mi capiterà di ritrovarne qualcuna la posterò. Ammesso che l'Invalsi non abbia mai affermata esplicitamente una simile intenzione, ciò, personalmente, non mi tranquillizza per nulla.
3. Nonostante ciò, lo ripeto, considero le varie forma di boicottaggio come da condannare in tutto e per tutto, a maggior ragione se si esercitano pressioni di qualsiasi tipo sugli studenti.

Papik.f ha detto...

Aggiungo: lo stesso titolo dell'articolo "Chi ha paura della valutazione?" lascia ben pochi dubbi a proposito di quale ne sia il fine, come ha già osservato più sopra V.P. (con il quale, una volta tanto, mi trovo d'accordo)

V.P. ha detto...

Luigi C ha detto... «ma cosa insegna certa gente ai propri allievi? per coerenza si dovrebbero almeno dimettere visto che sono dipendnti dello Stato. Ai loro allievi non mi sembra insegnino a rispettarlo.»
17 aprile 2013 21:44

credere, obbedire, insegnare, tacere anche? NO!!

la Stato, il governo, il Miur, il ministro NON fanno forse errori? legiferano e operano ex cathedra? non è forse DOVERE avvisare, denunciare? i prof devono essere anche complici, o fare da palo?

e allora perché la scuola si trova come si trova? destino? fatalità?

V.P. ha detto...

Papik.f ha detto...«Aggiungo: lo stesso titolo dell'articolo "Chi ha paura della valutazione?" lascia ben pochi dubbi a proposito di quale ne sia il fine, come ha già osservato più sopra V.P. (con il quale, una volta tanto, mi trovo d'accordo)»

anch'io ho notato concordanza, ma ho taciuto. però l'accordo è sulle questioni in discussione non con le persone.

(poi - in genere, ma non in questo caso - se qualcuno concorda con me, mi fa riflettere se ho sbagliato.)

V.P. ha detto...

segnalo a chi può interessare e anche a Luigi C. i due art. seguenti. nel 1° si parla anche di invalsi. il 2° è una pecie di lapide ....

Scuola: ma siamo sicuri che il problema siano solo i soldi? (*)

Cultura e Istruzione in Europa: Italia, che brutta figura.

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(*)
il titolo si presta a essere banalizzato e strumentalizzato.

1) "Scuola: ma siamo sicuri che il problema siano solo i soldi?"
"solo" verrà trascurato. allora passerà il messaggio che il problema non sono i soldi!

2) "I soldi, dunque servono: ....Ma non sono solo quelli il problema. Il problema fondamentale, secondo me, è che noi tutti, docenti, dirigenti, anche genitori, vorremmo sapere e capire, prima di avere i soldi e presentare i progetti, che cavolo di scuola si vuole in Italia."
"noi tutti"?! e il miur che ci sta a fare?? idem per governo e parlamento ma questi .....

3) l'inconsapevole M.G.V. è cascata nella trappola per cui il male, i mali della scuola sono colpa dei docenti che vanno posti sotto accusa, mentre si prescinde dalle responsabilità (scelte e omissioni) dei politici e delle istituzioni.

V.P. ha detto...

Mi pare che i test INVALSI equivalgono a dotare un ospedale di un paese povero, con un (presunto) laboratorio di analisi in linea con gli standard europei, dove le macchine permettono di dare informazioni su un paziente, a cui non abbiamo fatto gran che di cure, da parte di medici trattati come.... constatiamo le (presunte) malattie e "scartiamo i pezzi difettosi" o se preferisce come diceva Don Milani: un ospedale che cura i sani e respinge i malati. Non ho lo spazio per descrivere la società in cui poi "immettiamo" questi ragazzi o se preferisce dove mandiamo o "dimissioniamo" il paziente. Tralascio le considerazioni sui test universitari alla "granita checca".

Giancarlo Memmo su fb

V.P. ha detto...

La logica punitiva che viene applicata dall’Invalsi agli studenti è identica a quella delle tre fasce che il “Decreto Brunetta” applica ai dipendenti pubblici: a prescindere, il 25% dei dipendenti deve essere collocato nella “terza fascia di merito”, quella dei “fannulloni”. A prescindere, almeno la metà degli studenti deve finire nell’elenco dei “copioni”.

Mario Piemontese

http://www.retescuole.net/contenuto?id=20130421234539

Anonimo ha detto...

We are happy for that bride and groom since they are going to begin a new life together.
These days, even though the shoe box brimming with pictures has
rapidly replaced by the hard drive on a computer, the problems remain the same, people never seem to think of, or have
enough time, to think about those beautiful photos.
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V.P. ha detto...

papik.f ha detto "Ritengo che affermare "chi non vuole l'Invalsi non vuole la valutazione" sia affermare una falsità al fine di imporre con la forza una forma di valutazione errata."

concordo con papik.f perdippiù è una minestra riscaldata, oltre che sgradita:

Chi ha paura della valutazione nelle scuole? - 12.02.13 - Paolo Sestito