Berlinguer junior, emanando lo Statuto delle
studentesse e degli studenti, pensò di traghettare finalmente la gestione della
disciplina scolastica dal pieno arbitrio dei docenti a un sistema di garanzia
che tutelasse i ragazzi. Emanò così la più diseducativa delle normative, in
quanto sottopose qualsiasi misura disciplinare a una procedura burocratica, che
ricorda il barocco sistema penale italiano, con tanti saluti alla logica di un
rapporto educativo. Continua.
giovedì 13 novembre 2014
BERLINGUER, LO STATUTO DEGLI STUDENTI E LA DISFIDA DI BARLETTA
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17 commenti:
Naturalmente condivido al 100% e sono pronto a sostenere qualsiasi campagna in proposito. Intanto stampo e affiggo in sala docenti oltre a condividere su FB.
Condivido. E se fosse proposta una campagna mediatica per denunciare questo schifo?
Ma che vergogna questo Berlinguer! Che schifo di ministri abbiamo avuto ...
NIENTE ANONIMI, PLEASE. Ci si può firmare in tanti modi...
Pienamente d'accordo. Sarebbe ora di abolire queste norme insensate. E pian piano abolire tutte quelle emanate dal 1968 in poi.
Solo dei malati di populismo potevano pensare cose del genere. Ludovica, se ci sei batti un pugno!(magari chiuso) perché un comunista vero queste schifezze non gli sarebbero passate neanche per la capa.
In realtà, se è forse vero che Berlinguer conosceva (e conosce) poco la scuola, credo che tra i suoi più ascoltati consiglieri ci fosse qualcuno che la conosceva benissimo. E quindi sapeva perfettamente in quali punti selezionati collocare le cariche di tritolo. Che il ministro se ne rendesse conto o meno.
Penso che il ministro non se ne rendesse conto. Le riflessioni che espresse a casa mia in occasione di una riunione con docenti delle scuole fiorentine del centro storico in occasione della sua campagna elettorale, come ho già scritto, esaltarono un modello di scuola del tutto diverso da quello che poi uscirà dal suo ministero.
Concordo con Papik sul fatto che altri, molto più preparati di lui, probabilmente gli imposero le disastrose riforme che hanno contribuito in modo rilevante a compromettere l'intero sistema scolastico italiano. Fu talmente succube del sindacato, da adottare lo sciagurato tentativo del concorsaccio che fu ispirato proprio dalla cgil. Da anni cerca di riscattarsi confermando costantemente le istanze che animarono la sua politica di ministro, per me naturalmente pessimo, come pessimi furono i suoi consiglieri tra i quali non mancarono i furbi, che sappiamo essere assai presenti quando si tratta di "consigliare" uomini dabbene.
Questo post è davvero interessante, perché mostra come chi emana le direttive di distruzione agisca sempre un po' nell'ombra. Mi sembrano anche sempre più evidenti gravi responsabilità dei sindacati che ora tuonano e, giustamente, hanno pure fatto il ricorso contro la sperimentazione dei quattro anni.
Ignoravo questa burocrazia!!! Nella mia scuola i provvedimenti disciplinari non esistono malgrado siano necessari. capisco perché i miei colleghi siano contrari a comminarli. Come dar loro torto?
Quanto scritto da Lory conferma la necessità di una campagna su questo aspetto. Io stesso, del resto, ignoravo numerosi (aberranti) particolari resi noti da VV. Speriamo che il tema sia ripreso da qualcuno dei pochissimi, tra coloro che si occupano di scuola con reale consapevolezza dei veri problemi, che hanno accesso ai media.
Per quanto riguarda la storia dei capelli blu... non ne faccio una questione di missione educativa o tantomeno di "anima", ma solo e brutalmente di CONTRATTO.
Chi manda il figlio alla scuola privata (e per di più, privata CONFESSIONALE) lo fa per scelta.
Visto che oltretutto è anche una scelta economicamente impegnativa, si presume che chiunque decida di farla, abbia soppesato bene i pro e i contro, e abbia concluso che valeva la pena, perché (secondo il proprio libero e consapevole giudizio) ha ritenuto che il servizio offerto fosse MIGLIORE di quello della scuola di stato.
E come fanno le scuole private (e in particolare le paritarie confessionali) a pubblicizzare il loro servizio come "migliore"?
Mica vanno a dire in pubblico che "loro fanno cose DIVERSE da quelle della scuola statale". Col cavolo, altrimenti non ci andrebbe più nessuno!
Ma no, vanno a dire in pubblico, e a presentarlo come un motivo di vanto, che loro fanno esattamente tutto quello che fa la scuola statale , ma IN PIU' garantiscono dei valori aggiunti, ai quali le famiglie tengono molto ma che purtroppo la scuola statale non garantisce.
E quali sono i punti fondamentali su cui le scuole private (e in particolare le paritarie confessionali), insistono molto per "dimostrare" che il loro servizio è migliore e che implica dei valori aggiunti in più, OLTRE a quelli della scuola pubblica?
Ma sì, indovinato... è proprio quello di vantarsi pubblicamente di dare un'educazione più rigorosa, di avere regole più ferree, di attribuire un grande valore al decoro formale, e di concedere meno spazio ai capricci frivoli.
Chi sceglie di mandarci il figliolo, LO SA, e si presume che lo condivida e che gli vada bene così (e non a caso FIRMA una dichiarazione in cui si conferma di accettare e condividere tali regole).
Per cui, santa pace... MA CHE PIFFERO VOGLIONO, QUESTI?
Se volevano a tutti i costi mandare la figlia nella scuola che si vanta di avere regole più rigide della media, e poi si offendono perché le viene chiesto di rispettare una regola, non potevano pensarci prima??????
A zappare!
Ma a zappare TUTTI, genitori, figlia, e probabilmente anche le suore... ma in questo caso le suore un po' meno degli altri!
L.
Nella mia città c'è un alberghiero statale ai cui studenti non sono concessi piercing, abiti succinti ed esibizioni stravaganti: tutti lo sanno e si adeguano. Per le pagliacciate c'è posto fuori dalla scuola. La libertà non si manifesta con comportamenti inappropriati in luoghi istituzionali; ma neppure su questa minima decenza ci si mette d'accordo.
Il discorso di Paniscus non fa una piega, direi. Avevo pensato anch'io più o meno le stesse cose.
PIenamente d'accordo.
A proposito di quanto sopra, si potrebbe integrare un famoso aforisma di Montanelli per cui gli italiani vogliono fare la rivoluzione col permesso dei carabinieri. E se i carabinieri non glielo danno, si può aggiungere, ricorrono al TAR.
proposito di quanto sopra, si potrebbe integrare un famoso aforisma di Montanelli per cui gli italiani vogliono fare la rivoluzione col permesso dei carabinieri.
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Beh, mi sembra ESATTAMENTE la stessa identica posizione degli studenti che vogliono occupare la scuola concordando il permesso col preside (che spiega pternamente quali aule si possono occupare e quali no) e con la mamma (che si presenta due volte al giorno al cancello della scuola occupata portando il cambio di biancheria e il thermos di tè caldo)...
L.
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