Marcello Dei, il sociologo
che ha dedicato alla scuola buona parte delle sue ricerche ed è noto per il
libro RAGAZZI SI COPIA. A lezione di imbroglio nelle
scuole italiane, ci ha inviato lo scambio
di lettere con un genitore a proposito dello svolgimento dei test Invalsi in
una scuola elementare, che pubblichiamo nelle parti essenziali, opportunamente
modificate per non rendere riconoscibili i protagonisti. Riprendiamo quindi il
tema, già trattato nei giorni scorsi, dell’assenza nella scuola italiana di
qualsiasi riflessione sull’etica professionale, i cui principi fondamentali non
dovrebbero mai essere sacrificati neppure alla più motivata delle battaglie, anche
perché non mancano i mezzi per farsi sentire, come ha dimostrato lo sciopero
del 5 maggio. Di particolare rilievo è il punto della responsabilità educativa,
anche attraverso i comportamenti, nei confronti degli allievi. Ma sarebbe forse
sufficiente prendere sul serio l’articolo 54 di quella Costituzione che in
tanti sbandierano di voler difendere a ogni costo. Dice: “I cittadini cui sono
affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di
adempierle con disciplina ed onore”. Continua a leggere.
giovedì 14 maggio 2015
LA TESTIMONIANZA DI UN GENITORE SULL'INVALSI TAROCCATO E SULL’INTIMIDAZIONE DI UN’ ALLIEVA
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24 commenti:
Qui si tratta di qualcosa di peggio e di più profondo del semplice essere scorretti e persino dell'insegnare la scorrettezza.
Si tratta della presunzione di essere in diritto di manipolare le coscienze degli alunni; a fin di bene, naturalmente: di un bene del quale ci si ritiene i depositari e che autorizza a compiere orrori in suo nome.
Io il 12 ho scioperato. Ritengo di dovermi opporre finché posso a queste prove, che trovo condannabili per ragioni che il prof. Israel ha spiegato più volte molto meglio di come potrei fare io. Ma con strumenti di lotta leciti e pagando di persona.
Non mi è neanche venuto in mente, mai mi sarei permesso, di chiedere il giorno prima ai ragazzi delle classi dove avrei dovuto fare da "somministratore" se avevano intenzione di venire a scuola per, magari, risparmiarmi il secondo sciopero in pochi giorni, pur avendo visto circolare volantini di boicottaggio di un presunto comitato studentesco (che sospetto avesse avuto suggerimenti da qualcuno che studente non è).
Né ho chiesto loro, il giorno dopo, quanti erano e cosa avevano fatto.
Figuriamoci sollecitarli a non venire a scuola o, persino peggio, a boicottare i test, a comportarsi scorrettamente. E ho a che fare con quindicenni e sedicenni. Con i bambini della primaria, ma come si fa? Che comportamenti orribili!
Francesco Merlo su "La Repubblica" di oggi:
"Purtroppo gli insegnanti italiani, che non ci stancheremo mai di difendere, ci mettono poco a mettersi dalla parte del torto, anche quando hanno ragione. E lo hanno fatto due giorni fa invitando gli studenti a non compilare i test di italiano e di matematica (Invalsi si chiamano). Ebbene, usare gli scolari, che basta una scintilla per incendiare, è un vecchio vizio della demagogia, una scorciatoia del professore che chiede aiuto invece di darlo, manipola la rabbia generazionale dei ragazzi e li manda avanti come scudi umani. E tradisce pure la propria missione perché invitare a non onorare i test d’esame è uno sciopero dei libri, una sconfitta per il professore e non per il governo: un insegnante che insegna a non fare i compiti in classe è come un prete che spara in Chiesa, come un medico che fa ammalare i suoi pazienti".
Invalsi ‘taroccato’, l’ira delle famiglie
La legittima protesta contro i quiz Invalsi
Mini dossier Invalsi: a cosa servono i test / è tutto da rifare / la falsa oggettività / link
Caos Invalsi: i risultati dei quiz già su Internet prima dei test
Solo un commento sull'articolo di Francesco Merlo:
invitare a non onorare i test d’esame è uno sciopero dei libri, una sconfitta per il professore e non per il governo: un insegnante che insegna a non fare i compiti in classe è come un prete che spara in Chiesa, come un medico che fa ammalare i suoi pazienti"
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Per favore, qualcuno gli spieghi che i test invalsi (tranne che per il caso della prova finale di terza media, di cui non si stava assolutamente parlando in questi giorni di maggio) NON SONO "test di esame" e NON SONO "compiti in classe".
I compiti in classe sono degli atti formali di cui è responsabile l'insegnante stesso, che li prepara personalmente secondo i criteri che ritiene opportuni in base al percorso didattico della propria classe, e che li valuta secondo criteri autonomi, che devono giustamente essere trasparenti, ma sempre autonomi restano.
Per cui, i test invalsi non sono affatto dei "compiti in classe".
Se lo fossero, andrebbero clamorosamente contro il principio della libertà di insegnamento.
Anzi, è proprio la normativa vigente che lo prevede, visto che è proprio VIETATO usarli come verifiche formali e attribuirvi un voto che fa media per la valutazione personale...
...e sarebbe anche vietato che gli stessi insegnanti della classe vengano a sapere come sono andati i risultati individuali dei propri allievi.
saluti
L.
aggiungo un'altra considerazione personale: MAI visti insegnanti che invitino gli studenti a boicottare i test.
Gli insegnanti che conosco io si dividono in tre grandi catetgorie:
- quelli supinamente esaltati all'idea di quanto siano importanti i test invalsi per la speranza che la propria singola classe faccia bella figura, e che quindi semmai fanno le pressioni esattamente contrarie, ossia minacciano gli alunni di sanzioni e ritorsioni individuali se NON vengono a farli;
- quelli che pensano che i test invalsi non valgano niente e siano totalmente inutili, ma che li accettano PROPRIO perché non vi attribuiscono nessuna importanza... e non si sognano certo di manipolarne i risulttai, proprio perché totalmente disinteressati a quei risultati medesimi;
- e quelli che sono contrari e che quindi li boicottano personalmente, ossia che quel giorno fanno sciopero (lo sciopero è ancora legittimo, o qualcuno pensa che si debba abolire anche quello?), ma senza aver minimamente coinvolto gli studenti nella propria scelta.
L.
Se Lisa Paniscus non ha mai visto insegnanti che invitano a boicottare le prove Invalsi, questo non vuol dire che non esistano (esistono e come, anche a Firenze). Quanto alla distinzione tra compiti in classe e prove Invalsi, che non sarebbero "prove formali", spero che non sia una giustificazione per l'indecente comportamento di troppi colleghi. E se non lo è, a che serve?
Quanto alla classificazione proposta, manca per l'appunto la categoria esemplificata nel post:
" quelli che sono contrari e che quindi li boicottano personalmente, facendo copiare gli studenti o addirittura fornendo loro le risposte". Lisa si sta forse specializzando nella negazione della realtà?
OT: sto leggendo "La scuola impossibile" di Giulio Ferroni, Salerno Editrice (l'autore prima di insegnare all'Università è stato professore di Liceo, anche se non mi sembra che lo dichiari nel testo), sono arrivato a p. 17 (ove affronta l'argomento Davide Faraone) e ne sono già entusiasta.
Consiglio la lettura a tutti.
Varrebbe anche la pena di estrarne dei passaggi e discuterli.
Paniscus non conosce docenti che invitano i loro allievi a boicottare i test Invalsi? Una bella fortuna e una rarità nello stesso tempo. Venga a scuola mia, venga in una scuola qualsiasi della mia Napoli e ne conoscerà quanti ne vuole.
GR scrive:
Lisa si sta forse specializzando nella negazione della realtà?
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Stiamo arrivando alle campagne di denigrazione personale?
Giuro che dai fondatori e attivisti del Gruppo di Firenze, che seguo con interesse da anni, non me lo sarei mai aspettata.
L.
E scusate, per quale motivo uno che vuole BOICOTTARE i test invalsi dovrebbe preoccuparsi di fornire le risposte giuste ai ragazzi, o di lasciare che si suggeriscano tra loro?
Se esiste un comportamento del genere, non è certo da parte di chi vuole boicottare le prove...
...ma esattamente al contrario, semmai sarebbe da parte di quelli che sono FAVOREVOLI alle prove perché credono davvero che abbiano un impatto concreto sulla valutazione della scuola, e sperano che le proprie classi ci facciano bella figura.
Il che è l'esatto opposto della mentalità del boicottaggio.
Uno che li volesse davvero boicottare non ha nessun interesse a manipolare le prove perché i risultati siano buoni, anzi semmai dovrebbe avere tutto l'interesse a renderli meno significativi possibile.
Quindi perché mai dovrebbe avere interesse a spendersi di persona per suggerire agli alunni le risposte giuste?
Quello semmai lo farebbero i sostenitori strenui delle prove invalsi, quelli che credono davvero che queste abbiano importanza nella valutazione della scuola, e che vogliono a tutti i costi che i propri studenti ci facciano bella figura!
L.
Aggiungo un'ultima osservazione e poi chiudo:
va bene l'indignazione verso chi fa pressioni esplicite sugli studenti perché non vengano a sostenere le prove o perché le lascino in bianco o le riempiano di sciocchezze, ok.
Ma come mai nei post e nei commenti dedicati all'argomento, non si vede quasi mai la stessa indignazione riservata a quegli insegnanti che (illegalmente) usano il risultato della prova invalsi come normale voto di verifica che fa media per la valutazione complessiva, o a quei DS che (illegalmente) consentono ai singoli insegnanti di avere accesso ai risultati individuali dei propri studenti, in maniera che possano tranquillamente usarli come voto di verifica?
L.
Paniscus, è vero che chi suggerisce le risposte corrette non tanto boicotta, quanto tenta di sfruttare i test a suo vantaggio. Ma chi suggerisce di dare risposte chiaramente provocatorie li boicotta eccome. E anche chi suggerisce di lasciare tutto in bianco oppure fa capire che sarà molto apprezzato il comportamento di quanti restano a casa. E ce ne sono, purtroppo. E sottolineo purtroppo, nonostante la mia decisa opposizione ai test Invalsi.
PS per il GdF: ho visto con piacere che Ferroni cita la vostra battaglia per il silenzio, della quale qualcuno non aveva visto la relazione con la scuola.
Confermo la mia opinione: si tratta di un pamphlet prezioso e in larga misura condivisibile, pieno di osservazioni preziose, pur se, dal mio punto di vista disciplinare, incompleto (del resto l'Autore è uno storico della letteratura).
Ora, come prossimo compito, leggerò l'Elogio della lentezza di Lamberto Maffei (pensare che oggi in libreria sono stato sul punto di comprarlo, se avessi già letto Ferroni l'avrei fatto).
Ferroni non l'ho ancora comprato solo perché ho accumulato tanti libri iniziati che prima li devo smaltire... Ma lo farò, anzi lo faremo.
A Lisa ha già risposto Papik.f sulle prove Invalsi. Mi spiace se l'interrogativo ironico le è suonato peggio del previsto, anche se parlare di "campagna di denigrazione" è un po' esagerato.
per papik:
PS per il GdF: ho visto con piacere che Ferroni cita la vostra battaglia per il silenzio, della quale qualcuno non aveva visto la relazione con la scuola.
Ora, come prossimo compito, leggerò l'Elogio della lentezza di Lamberto Maffei .
Mi permetto di aggiungerci anche questo:
http://www.castelvecchieditore.com/horror-pleni/
105 anni e non sentirli.
Va bene che questo libro l'ha pubblicato a 99, ma il principio rimane :)
L.
GR:
A Lisa ha già risposto Papik.f sulle prove Invalsi. Mi spiace se l'interrogativo ironico le è suonato peggio del previsto, anche se parlare di "campagna di denigrazione" è un po' esagerato.
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Allora ripeto la domanda: quello che si pensa degli insegnanti che boicottano le prove l'abbiamo già capito; ma oltre a questo, cosa si dovrebbe pensare degli insegnanti che fanno pressioni sugli studenti in verso opposto, facendo credere loro che il risultato della prova sarà importantissimo per la loro valutazione personale (quando invece è vietato dalla normativa), oppure che effettivamente usano quel risultato come valutazione formale (nonostante sia vietato), o che minacciano ritorsioni personali pesanti per chi si oppone?
E cosa pensare dei DS e delle segreterie che consentono agli insegnanti di avere accesso ai singoli risultati individuali dei propri alunni per poterli usare come valutazione personale, nonostante la normativa preveda l'anonimato?
O di quelli che addirittura fanno credere ai genitori che "se le prove invalsi vanno male, l'anno prossimo la scuola riceverà meno soldi" (giuro che ho sentito anche questa)?
Francamente, qui finora ho visto solo indignazione contro chi manipola le prove invalsi da un punto di vista "contrario" alle medesime.
Ma su quelli che le manipolano da un punto di vista "favorevole", ossia caricando studenti e famiglie di un investimento e di una responsabilità esagerati riguardo a queste prove, e totalmente sproporzionati rispetto al loro significato effettivo, non c'è da dire niente?
Su quelli che passano settimane a far esercitare i ragazzi solo su quello, trascurando il programma ordinario?
E su quelli che spingono le famiglie a comprare libri in più fatti apposta per la preparazione alle prove invalsi, e di fatto totalmente superflui, visto che basta tirarsi giù da internet i testi delle prove degli anni scorsi?
Quelli NON SONO scorretti?
L.
Certo che diminuiranno i finmanziamenti. Se una scuola affonda e se i risultati verranno resi pubblici, come avverrà, è chiaro che i genitori non iscriveranno i loro figli nelle scuole che manifestano risultati disastrosi. Di conseguenza......
Per Lisa: si deve pensare male, malissimo anche di quelli che agiscono scorrettamente per fare bella figura o per paura di essere giudicati. Non è escluso che le due categorie si sovrappongano in parecchi casi.
per mario L.
Certo che diminuiranno i finmanziamenti. Se una scuola affonda e se i risultati verranno resi pubblici, come avverrà, è chiaro che i genitori non iscriveranno i loro figli nelle scuole che manifestano risultati disastrosi. Di conseguenza......
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Se un giorno avverrà, staremo a vedere. Per adesso, non mi risulta affatto che la cosa sia già in vigore e che abbia un effetto immediato sui singoli finanziamenti direttamente da un anno all'altro.
Io stavo parlando di insegnanti che ADESSO, ossia una settimana fa, hanno tentato di far credere agli alunni e alle famiglie che il meccanismo fosse già operativo così, e che se le prove invalsi DI QUEST'ANNO fossero andate male o avessero registrato troppi assenti, la scuola sarebbe stata immediatamente "punita" ricevendo meno fondi per l'anno prossimo.
Sto parlando di gente che ha detto ai ragazzi "guardate che se DOMANI non venite a fare le prove, L'ANNO PROSSIMO non ci daranno i soldi per far funzionare tutti i giorni il riscaldamento", o comunque roba dello stesso identico livello.
Secondo te è onesto?
Se le scuole hanno performance pessime molti iscriveranno i loro figli in altre scuole. Noi docenti perderemo posto e c minori saranno i finanziamenti che mi sembra siano concessi in base al numero dei docenti per ciascuna scuola.
Papik, ho una grande stima di Ferroni, sia come Italianista che come intellettuale. Il suo " La scuola sospesa"è stato uno dei primi testi ( insieme con
" Segmenti e bastoncini" di Lucio Russo ) acuti e lucidi nell'identificare la metamorfosi nefasta della fisionomia della
" buona scuola" italiana. Di quest' ultimo testo sulla scuola, ho letto con interesse alcune parti sul Domenicale de " Il Sole 24 ore" del 3 maggio, in cui Ferroni parlava dell' importanza del discorso argomentativo nella scuola, come educazione alla parola democratica. ( Tra parentesi, capita spesso, anche qui purtroppo, che l' invettiva sostituisca il ragionamento argomentato e che la censura verso il pensiero altrui diventi argomento principale nel dibattito). Leggerò anch' io il libro di Ferroni, anche se, in questo periodo, per motivi personali, ho bisogno di nutrirmi con molta narrativa. Adesso sto leggendo i Racconti di John Cheever , Feltrinelli, davvero un grande e - guarda guarda- nella descrizione della provincia americana compaiono qua e là alcune " perle" antropologiche. Tipo la situazione in cui in una " comunità" una signora, membro più influente, si oppone- riuscendo nell' intento- all' apertura di una biblioteca pubblica perchè, sostiene, " la pericolosità di ogni servizio pubblico di questo genere che possa incoraggiare qui le costruzioni di alloggi popolari". E' la scuola regalata al territorio, bellezza!
Dopo la lettura di Ferroni, un Collegio docenti tutto all'insegna dei nativi digitali, delle classi 2.0, dell'apprendimento in rete e multimediale e dell'eccellenza raggiunta acquistando attrezzature informatiche (di rado, peraltro, messe poi in condizioni di operare in completa efficienza).
Credo, come ho già detto più volte, che abbia ragione Lucio Russo e che si stia andando inesorabilmente verso una società nella quale un livello di conoscenze avanzate e una capacità di riflessione teorica saranno riservate a pochissimi.
E questo non tanto perché qualcuno complotta e progetta dall'alto, quanto perché è di questo che ci sarà soprattutto bisogno: di abili esecutori, come li selezioneranno, appunto, le prove strutturate, e come li formeranno, appunto, docenti il cui "merito" sarà valutato sulla base dei punteggi raggiunti dai loro allievo nelle prove stesse.
In questo contesto, libri come quelli che abbiamo qui citato (compreso quello di Dorfles, che ringrazio Livia per aver segnalato), assumono il valore più che altro di testimonianze, perché in futuro qualcuno possa venire a sapere che c'era chi se ne era accorto e ha cercato di opporsi.
Dall'altra pare ci sono coloro che, proiettando sugli insegnanti i tratti della propria interiorità, ritengono che questi non vogliano essere valutati (certo, c'è anche una componente che è realmente così).
Ma chi dice che la riduzione dell'insegnamento ad addestramento comporta una maggiore fatica e difficoltà per gli insegnanti? E' vero il contrario. E' un punto di principio quello che si cerca di sostenere.
Che, comunque, tanto più perché è di principio, non tollera di essere sostenuto con scorrettezze.
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