venerdì 8 gennaio 2016

I DATI EUROSTAT E IL FUTURO DI SCUOLA E UNIVERSITÀ

È di questi giorni la notizia che in Italia solo uno studente su due, secondo i dati Eurostat, trova lavoro entro tre anni dalla laurea. La notizia non stupisce. Gli insegnanti e i presidi che hanno mantenuto rapporti con i loro ex allievi, come chi conosce le vicende dei propri figli o di quelli degli amici, sanno da anni che spesso la laurea ottenuta in Italia non garantisce un bel nulla. O meglio, in molti casi costringe ex ragazzi sulla soglia dei trent'anni e oltre a misurarsi con mestieri mai presi in considerazione. 
Non sto ad elencare tutte le cause di questa poco invidiabile situazione, a partire dalla crisi economica. Vorrei però sottolineare quella, a mio avviso, principale, e cioè la rovinosa riforma delle università a firma Berlinguer, varata anche grazie all’ignavia diffusa e trasversale delle forze politiche e culturali italiane.  Infatti la cosiddetta laurea breve ha portato nel giro di pochissimi anni al precipitare della qualità degli studi e al proliferare degli indirizzi. Molti corsi triennali si sono caratterizzati  (e si caratterizzano) per trasmettere conoscenze  e competenze  neanche degne delle scuole superiori pre-berlingueriane. Moltissime "tesine" triennali sono indecorose e assolutamente non in grado di far approfondire un argomento, né di creare un metodo di ricerca.
Mi sembra anche fuori discussione che le scuole superiori, a loro volta, non sono spesso in grado, per come sono strutturate, di creare giovani responsabili, preparati nelle materie d'indirizzo, formati in laboratori efficienti e affidati a docenti selezionati in maniera almeno decorosa. Non a caso la situazione dei diplomati in vista del lavoro è ancora peggiore di quella dei laureati: meno uno su tre lo trova entro tre anni dalla fine degli studi.
Il fatto poi che i più sentiti dibattiti intorno alla scuola si sviluppano pro o contro le occupazioni o sull’opportunità o meno di una seria applicazione delle regole è esso stesso specchio lampante della situazione. Né, rispetto alla deriva del sistema scolastico e formativo italiano, è esente da colpe il mondo economico, o almeno la gran parte di esso. A sua parziale discolpa, va detto che solo di recente è stato coinvolto dalla classe politica nel lavoro per migliorare il rapporto fra scuola e lavoro, non senza marcate resistenze da parte di settori politici e sindacali. Lo stesso Berlinguer, e prima di lui i "riformatori" dei primi anni '90, decantava una scuola che trasmettesse una cultura generale  finalizzata essenzialmente a formare "teste ben fatte", tanto ci avrebbe poi pensato il mondo del lavoro a specializzarle nel più breve tempo possibile.
Ora che le statistiche non lasciano adito a interpretazioni di sorta, il governo e il parlamento devono prendere senza indugi misure radicali. Tra queste innanzitutto l’abolizione di gran parte dei corsi di laurea triennali contemporaneamente a una rapida diffusione degli Istituti Tecnici Superiori (scuole post secondarie ad alta specializzazione tecnologica). Occorre inoltre dare precise informazioni sugli indirizzi universitari che destinano la stragrande maggioranza dei loro laureati alla disoccupazione. Sarebbe anche utile predisporre un piano di aggiornamento per i docenti universitari sugli aspetti metodologici e relazionali dell’insegnamento. Per quanto riguarda le scuole medie e superiori è urgentissimo tornare a rendere obbligatori almeno una parte dei programmi e rendere più stringente la verifica del possesso delle principali competenze di base, a cominciare dall’italiano scritto e dalla matematica. Ed infine si elimini, nei tecnici e nei professionali,  l’eccesso di discipline, spesso inutili se non dannose, perché impediscono ai ragazzi di concentrarsi sulle competenze strettamente legate all'indirizzo scelto.
Valerio Vagnoli
(“Corriere Fiorentino”, 8 gennaio 2016)

44 commenti:

Busiride ha detto...

Ormai con la nuova legge sarà impossibile garantire un minimo di serietà nella scuola superiori. I presidi spadroneggiano e ciò che nel 98% dei casi essi vogliono più di altra cosa è non aver problemi con i genitori e con i ricorsi, quindi la parola d'ordine è avanti tutti. Oltre a tutto, a quel che mi si dice, lo stesso stipendio dei presidi è in parte determinato anche dal numero di allievi dell'istituto cui sono a capo (mentre quello degli insegnanti è indipendente dal numero di alunni, che possono variare da un minimo di 30 per chi ha molte ore in due classi fino a quasi 300 per chi ha 2 ore in 9 classi) Gli insegnanti che pretendono un pochino di più già oggi sono guardati di sguincio e messi sul banco degli imputati e, con i nuovi poteri dei presidi, saranno ben presto a serio rischio di essere allontanati, a meno che naturalmente non si adeguino al nuovo corso e si pieghino a mettere 6 a tutti. Inoltre gli alunni che riportano troppe votazioni insufficienti vengono individuati dai presidi quali BES (tanto un motivo si trova sempre: è complessato perché ha i capelli troppo crespi o troppo dritti, gli è morto il gatto da poco...) e quindi alla fine si è tutti costretti a chiudere entrambi gli occhi.
Resta poi una questione fondamentale: perché dipartimenti universitari e conservatori hanno un direttore eletto all'interno del corpo docente, mentre alle scuole è imposto un preside-controllore esterno? Perché lo stato si fida di alcune categorie di suoi dipendenti e considera altri suoi dipendenti come potenziali pericoli pubblici, da controllare e sorvegliare? Nell'università ci sono forse meno scandali che nelle scuole? I concorsi universitari sono tutti svolti in maniera onestissima e ineccepibile? La risposta credo che la conosciamo tutti, però quelli da controllare sono i docenti delle scuole.

Boulayo ha detto...

Secondo me è necessaria una maggiore rigidezza della scuola e dell'università nel conferimento dei titoli di studio (onde evitare persone che ottengono la maturità e sono analfabeti funzionali, o tesine da laurea triennale non dignitose) ma NON ridurre l'offerta formativa.
Non capisco perché l'autore ritenga che una vasta offerta formativa contribuisca al dilagare della disoccupazione giovanile.
D'altronde se si prende un laureato in filosofia o in lettere, pur laureandosi in facoltà presenti molto prima della nascita dei più disparati corsi di laurea, si potrà constatare che anche egli avrà molta difficoltà a trovare un lavoro che venga incontro alle sue competenze. E allora che si fa? Si chiude anche filosofia o lettere antiche perché non garantisce il lavoro a chi esce da lì?
Parte della colpa è anche di datori di lavoro poco lungimiranti, non solo degli svariati problemi dell'istruzione pubblica.

Busiride ha detto...

Qui filosofia e lettere antiche stanno chiudendo per morte naturale, per estinzione degli studenti. Ormai da più di 10 anni a lettere antiche s'iscrivono ogni anno non più di due o tre matricole.

Anonimo ha detto...

Da tempo la mancanza di lavoro è strutturale in Italia: la meccanizzazione ha ucciso l'agricoltura, la delocalizzazione l'industria, internet una parte del terziario. In quest'ottica conviene tenere gli studenti a scuola fino a diciott'anni, perché in strada costituirebbero un bel problema e molti ragazzi italiani non fanno più lavori under 18 (ci sono extracomunitari più bravi e motivati).
In parallelo, lo studio è stato sgretolato da ondate successive di "odio" e snaturamento: prima con il '68, poi con l'idea psicosociale della scuola, poi con l'alternanza scuola-lavoro. Idee prese dai vari dommilanismi, egalitarismi e aziendalismi. L'istruzione più liberale, cioè svincolata dall'utile, è esplicitamente avversata, mentre la scuola superiore tende a livellarsi verso il basso con programmi-minestrone che ricordano le trasmissioni televisive tipo Focus.
All'Università vengono "erogati" crediti se uno studente fa il bigliettaio in un museo e non se dà un esame di approfondimento!
La legge Berlinguer in università ha RIDOTTO i programmi, imponendo corsi-burla da 54 e 36 crediti: nessun insegnamento serio si impartisce in così poco tempo! Un ministro esorta a laurearsi in fretta con voti bassissimi: ma voi vi fareste operare da un medico che si è laureato così?
Tutti i fenomeni che descrivete sono perciò frutto di un impianto scolastico che tende a ridurre la quantità di studio, approfondimento e necessario lavoro per entrare approfonditamente nelle materie, aumentando nel contempo in modo disumano la permanenza fra i banchi. I ragazzi sono poi storditi o plagiati da internet e si impegnano sempre meno a ragionare e a scrivere.
La lotta contro le materie umanistiche e la riduzione di cattedre al Liceo Classico causano il fenomeno descritto da Busiride: chi studia il greco (la culla della nostra civiltà) se poi non riuscirà a trovare un posto nella scuola? Forse un suicida o un riccastro.
Perché è stato voluto tutto questo? E quali vantaggi ha portato ai nostri studenti e al nostro paese?
Assolutamente nessuno.
RR

Anonimo ha detto...

Parte II
In tale sistema gli esami sono sempre meno importanti, tanto è vero che alle elementari sono stati interamente aboliti e alla maturità la percentuale di promossi nega l'idea stessa di esame (premessa di ulteriore abolizione?).
Alle elementari ho avuto l'esperienza di maestre che, in piena consonanza con il preside, sottraevano ore alla didattica per iniziative politicamente corrette (Amnesty, teatro sociale, gitarelle), senza risponderne a nessuno.
Ho visto i libri depauperati da ogni patrimonio artistico-letterario prodotto dalla nostra storia culturale. Volumi inutili, enormi, pieni di qualunque cosa tranne che dei fondamenti.
La scuola attuale, ha scritto L. Russo, deve formare buoni consumatori e non più studenti competenti ("Segmenti e bastoncini", ed. Feltrinelli); deve anche, probabilmente, eradicare nello studente ogni idea di appartenenza a un territorio e a un percorso umano specifico.
L'unione dalla peggior sinistra con il peggior bocconianesimo, ora saldamente insediato al minister,o ha prodotto un disastro epocale in una scuola che, con tutti i suoi difetti, era impostata dignitosamente anche nei settori tecnici e professionali.

Aurelio ha detto...

"La legge Berlinguer in università ha RIDOTTO i programmi, imponendo corsi-burla da 54 e 36 crediti: nessun insegnamento serio si impartisce in così poco tempo! Un ministro esorta a laurearsi in fretta con voti bassissimi: ma voi vi fareste operare da un medico che si è laureato così?
Tutti i fenomeni che descrivete sono perciò frutto di un impianto scolastico che tende a ridurre la quantità di studio, approfondimento e necessario lavoro per entrare approfonditamente nelle materie, aumentando nel contempo in modo disumano la permanenza fra i banchi. I ragazzi sono poi storditi o plagiati da internet e si impegnano sempre meno a ragionare e a scrivere".

Concordo pienamente con questa sintesi perfetta di RR

Anonimo ha detto...

Sì, grazie, ma mi scuso. Intendevo 36 e 54 ore. In pratica un insegnamento che con le vecchie lauree quadriennali durava un anno, adesso si impartisce in un mese e mezzo. Capito la differenza?
Siamo arrivati a gravi aberrazioni: alcuni atenei impongono agli studenti il numero massimo di pagine da scrivere per una tesina: i ragazzi, per leggi liberticide emanate da docenti, NON sono liberi di fare di più!!!
Cari presidi, invece di evocare il solito dio tecnologico a risolvere i problemi dei corsi di laurea, invocate, di nuovo, libertà, serietà, competenza di ciò che si insegna. Qui stiamo colando a picco. Ci sono laureati che, ormai, non sanno più assolutamente niente. Neanche scrivere in corsivo. RR

Papik.f ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Papik.f ha detto...

Sul valore di molte lauree triennali sono del tutto d'accordo. Come pure sulla scelleratezza di quella riforma che minò alle fondamenta percorsi formativi (come quello delle facoltà di Ingegneria) che davano esiti eccellenti.
Per completezza del discorso, tuttavia, si dovrebbe anche chiarire dove andrebbe posta, nella frase di VV "la laurea ottenuta in Italia non garantisce nulla", un'eventuale virgola: se prima o dopo "in Italia". O in qual misura siano valide le due varianti.
Per quanto ne so, infatti, in molti casi è vero che "la laurea ottenuta in Italia, non garantisce nulla". Ma in un numero assai maggiore di casi, invece, "la laurea ottenuta, in Italia non garantisce nulla"
A qualsiasi insegnante resti in contatto con un certo numero di propri studenti, è ben noto anche un altro fatto, oltre a quelli elencati nell’ottimo articolo di VV. Giovani che hanno conseguito una certa laurea, magari con votazioni eccellenti, non trovano lavoro in Italia. Mentre altri giovani che hanno conseguito LO STESSO titolo, con STESSI programmi e STESSI professori, magari con punteggi mediocri, trovano immediatamente lavoro all'estero con retribuzioni di ottimo livello. Parlo di casi numerosi e che conosco personalmente.
Questo significa secondo me che, per quanto il sistema formativo italiano sia stato minato da ripetuti provvedimenti, è ancora in condizioni migliori (meno peggiori) rispetto al resto della società italiana e in particolare al mercato del lavoro.
Ma non c'è da temere che lo rimanga a lungo. Come attestano anche tutti gli interventi precedenti, infatti, alla fuga dei cervelli si sta ponendo definitivo rimedio. Non già eliminando la fuga, bensì eliminando i cervelli.

VV ha detto...

Carissimo Papik, anch'io propenderei per la virgola prima della parola Italia e concordo anche sul fatto che, malgrado le scellerate riforme del passato, non mancano nelle università, esempi di qualità, per tradizione consolidata e per la presenza di docenti che malgrado tutto...La stessa cosa si può dire degli altri ordini di scuola che possono ancora contare su docenti fermi nella loro missione educativa libera da etichette e da formalismi, ma ligia al mandato costituzionale che ciascun docente dovrebbe sentire in tutto quello che fa. E per questo motivo non mancano scuole di eccellenza perché la tradizione che le ha caratterizzate per fortuna è dura a scomparire. Ciascuna scuola è dotata, nel bene e nel male, di un suo "carattere" dovuto a chi l'ha diretta, ma soprattutto alle figure di docenti che vi hanno insegnato. Nella mia lunghissima esperienza ho potuto constatare che in alcune scuole resistono vizi e virtù caratterizzati dalle esperienze passate. Una scuola tuttavia sempre più declinata su altri fini ( servizio sociale, psicologico, assistenziale, "progettuale", ricreativo...)e poco attenta a dare a tutti almeno le competenze di base, non può che fallire anche sul piano della mobilità sociale. Ho appena finito di guardare su Rai storia un servizio del 1967 curato da Gianpaolo Cresci e dedicato a ragazzi che avevano alle spalle esperienze di riformatorio e di prigione-scuola. Nell'esposizione, nella proprietà di linguaggio, nell'attenzione alle consecutio andavano oltre moltissimi laureati di oggi. Evidentemente non avevano ancora incontrato nella loro strada quella stupida di insegnante di una scuola media fiorentina alla quale presentai, nel 1980, i miei ragazzi del Riformatorio che sarebbero andati di lì a poche settimane a sostenere da privatisti l'esame di terza media. Non fece altro che rassicurarli confermando loro che tutto l'esame sarebbe stato una pura formalità. Naturalmente i miei allievi non mancarono di rimproverarmi per il lavoro faticoso a cui li avevo costretti e per come psicologicamente li avevo preparati ad un impegno serio e importante per il loro futuro. Quella nullità di docente vuol rappresentare in questo mio raccontino, quanto di peggio sia capitato alla scuola italiana a partire da un certo decennio. Rispetto ad una scuola del genere temo che a non trovare lavoro siano purtroppo sempre i soliti; ovvero coloro che non appartengono a famiglie e consorterie in grado di assicurare agli ignoranti e agli incapaci, soprattutto se non privi di mezzi, i privilegi di sempre.

Anonimo ha detto...

Tanto per capire a chi siamo in mano: dal 2009 a oggi l'università è stata definanziata per 1 MILIARDO di euro. Con politica da vero stato coloniale, l'Italia manda via i suoi migliori laureati, dopo aver speso anni e soldi per formarli.
Nel ministero si sono infiltrati personaggi come il seguente
"Quando si cita Gianfelice Rocca, oltre a indicarlo come presidente di Assolombarda, sarebbe utile, per far capire meglio ai lettori di chi si sta parlando, aggiungere che, è anche presidente del gruppo industriale Techint, dell’Istituto Clinico Humanitas (fonte wikipedia), e ottavo uomo piu’ ricco d’ Italia e 474-mo al mondo nella classifica Forbes, fino al 2012 vicepresidente di Confindustria con delega all’ education , e presenza italiana in recenti incontri del gruppo bilderberg (giusto per ricordare che si tratta di persona con possibilità di influenza non da tutti) e, last but not least, e’ anche membro onorario del Consiglio dell’ IIT (come da informazione su sito IIT)".
Credo che un'accurata formazione della cultura e della persona sia lontana anni luce dalle finalità attuali di chi ci governa.
RR

Aurelio ha detto...

Gli imprenditori finanziano i partiti mica le scuole. Se avessimo avuto imprenditori illuminati e non sfruttatori sarebbero stati i primi a richiedere al miur riforme serie. Dallo stato tutti pretendono e niente danno e i dipendenti più sono sfruttati e più rendono.

SS ha detto...

Fra una trentina di anni saremo dieci miliardi sulla terra mentre i
posti e le opportunità di lavoro saranno molto meno di oggi . Non c'è
dubbio che il sistema scolastico , il quale con prepotenza pretende di
coprire il settanta per cento di vita degli individui, dato che gli
anni dell'infanzia e dell'adolescenza valgono almeno cinque volte
quelli dell'adulto , si è imballato . Per quelli della mia generazione ha funzionato , per i giovani d'oggi meno, oggi è una truffa e per domani sarà una supertruffa . Già oggi a scuola si va per socializzare, o perché
non si saprebbe dove andare ecc . Ma in quanto a trovare lavoro ,
dovessi io oggi, dare un consiglio , vedrei meglio entrare in qualche
associazione di volontariato o sindacale o politica sperando che da cosa poi nasca cosa. I bambini entrano a scuola a 3 anni e ne escono adulti. Quando va bene a 25 anni e il risultato è quello descritto nell'articolo. Perché insistere? Fate bene a battervi per una formazione al lavoro.

Anonimo ha detto...

Io insisterei con la scuola, prima o poi mi trovano un lavoro in qualche fascia come i docenti chiamati Per il potenziamento .Te la spassi bellamente imboscato tutta la mattina alla faccia di quei cretini che ancora correggono i compiti, li preparano, si sgolano in classe e hanno un sacco di beghe con i genitori.Vergogna!

SS ha detto...

Extra scholam nulla salus?

Anonimo ha detto...

Sì, tutti a lavorare. Il pensiero critico è morto in questo paese.

VV ha detto...

Al di là del contenuto a volte di stampo goliardico di qualche commento, non credo tuttavia che il pensiero critico si formi passando a scuola una ventina di anni in attesa che si materializzi un futuro che malgrado, e forse grazie alla scuola, non ci saremmo mai aspettato. E non credo inoltre che sia solo la scuola a formare il pensiero critico. E' sufficiente fare ricorso alla nostra storia per certificare che non è sempre così. Infatti, non mi sembra che i ceti intellettuali, nella loro maggioranza, durante il fascismo avessero maturato molto pensiero critico. E non era certamente una dote del mondo scolastico dei primi decenni del secondo dopoguerra! La scuola, come qualsiasi altra esperienza formativa ( e imparare bene un lavoro con dei bravi maestri e naturalmente con una esperienza scolastica di base molto forte lo è ) è in grado di formare spirito critico se funziona, se ha un progetto e soprattutto se serve ad aiutare i ragazzi a prepararsi un progetto di vita. Con tutto il rispetto per le eccezioni, non mi sembra che ciò sia di casa nella nostra scuola e SS non ha tutti i torti: come d'altra parte si addice alle persone che non hanno verità rivelate ma che sono, appunto, dotate di pensiero critico.

Anonimo ha detto...

Trovo la scuola odierna molto ideologica.
Tanto per citare un'antologia che conosco, ecco gli argomenti:
1) parità maschio e femmina (col maschio inferiore, sopraffattore e delinquente);
2) ecologia (studente fatti l'esame di coscienza: come te la cavi con la raccolta differenziata? E i tuoi familiari, non sprecheranno mica l'acqua?);
3) noi e gli altri: sei buono con gli stranieri? Dici per caso la parola negro?
4) società civile: sei consapevole della legalità? Sai che il Sud è flagellato da mafia e camorra?
RR

Anonimo ha detto...

Non sei d'accordo con la scuola- lavoro sei contrastivo, non ti piace veder sempre più gente a non far nulla, sei stronzo.

paniscus ha detto...

Intanto godiamoci questa.

Davide Faraone, sottosegretario all'istruzione, con i titoli e il curriculum (sia culturale che professionale e mediatico) che ben sappiamo... nel magnificare le mitologiche modalità innovative del nuovo imminente concorso, che saranno completamente diverse da quelle di due anni fa (non di 10 o 15, ma di DUE anni fa), partorisce la seguente perla:

"Stiamo parlando di un concorso in cui passerà un docente su tre.
Finora il rapporto è stato di uno a trenta.
Uno su tre vuol dire fare passare l'eccellenza e non scegliere a caso.
Vuol dire assumere solo i migliori insegnanti di cui la scuola ha bisogno."


Qualche anima pia (e abbastanza mansueta da non incorrere in sbrocchi di violenza inconsulta mentre prova a comunicare)...

...gli spiega che 1/3 è una quantità DIECI VOLTE maggiore di 1/30... e che quindi un concorso in cui passano uno su tre è dieci volte più "facile" e dieci volte MENO selettivo di quello in cui ne passavano uno su trenta??????

A me sembra un'esibizione molto ma molto più indegna anche rispetto a quella in cui esaltava le occupazioni, perché quella almeno aveva solo la valenza di una chiacchiera demagogica priva di qualunque sostanza, ma questa denota un'ignoranza bestiale e una grossolaneria spudorata MAI VISTA.

Si può fare qualcosa per diffondere la notizia di questo obbrobrio?

L.

Antonio ha detto...

E' una vergogna che il Ministero si fregi di tal caprone.
USQUE TANDEM ABUTERE..Fate girare la notizia. Facciamola girare

Consigliato ha detto...

http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2016/01/14/news/la_grande_fuga_dall_universita_-130049854/?ref=HREC1-15

"Il diabolico VP" ha detto...

Un investimento di due miliardi all'anno che va in fumo, ....

CENTOMILA CERVELLI VIA DALL'ITALIA, MA CHI NE PARLA E' UN GUFO

"Il diabolico VP" ha detto...

La stima di Curzio Maltese mi sembra ottimistica ed errata:

2.000.000.000 euro : 100.000 cervelli = 20.000 euro/cervello (troppo poco).

mentre risulta essere "300.000,00 euro, La spesa per un figlio dalla culla alla laurea" questo alla famiglia,

aggiungendo il costo dell'istruzione stimato a 100.000,00 euro per 17 anni di scuola e università e facendo i calcoli, si arriva a 40 miliardi/anno che è la spesa-investimento che fugge dall'italia. 40 mld sono pari a circa i 2/3 del bilancio del miur ...,

grato se qualcuno/a controlla i calcoli e le stime ....

Paola ha detto...

Professori del Gruppo di Firenze, cosa ne pensate?

Alternanza Scuola - Lavoro: i prof si lamentano

http://www.tecnicadellascuola.it/item/17115-alternanza-scuola-lavoro-i-prof-si-lamentano.html

GR ha detto...

Bisognerebbe avere dei dati per valutare bene come vanno le cose. Ma il dubbio che non tutte le aziende potessero considerare poco conveniente il rendersi disponibili all'alternanza scuola-lavoro l'abbiamo sempre avuto. In Germania il sistema fa sì che le aziende formino i ragazzi che in grande maggioranza saranno i loro futuri operai e tecnici. Ma qui?

Leggi una sintesi del sistema tedesco.

16 gennaio 2016 00:29 Elimina

"Il diabolico VP" ha detto...

NE VEDREMO DELLE BELLE !

dall'articolo Alternanza Scuola - Lavoro: i prof si lamentano segnalato da Paola:

"Togliere 80 ore di presenza scolastica degli alunni da scuola e per giunta in un solo quadrimestre, significa ridurre gli spazi di didattica e creare molti disagi al percorso curricolare.
Come è possibile, si chiedono i prof di tutta Italia, prevedere questi percorsi di 200 ore nei licei e lasciare le linee guida dei programmi ministeriali invariati?"

il danno alla didattica è sicuro. vedremo se e quali aziende pubbliche o private troveranno o si inventeranno uno stagetto di 2 settimane che abbia qualche senso, significato e dignità per loro e per gli studenti.

"Il diabolico VP" ha detto...

un cenno al sistema tedesco si trova anche nell'articolo di Adolfo Scotto di Luzio:

Vent’anni di buona scuola

vv ha detto...

Si tratta di avviare un percorso nuovo e di farlo lentamente accettare da tutte le componenti interessate. Che molto sia ancora da affinare non vi è dubbio, a partire dalla necessità di rivedere i programmi scolastici. Tuttavia l'alternanza rappresenta finalmente un recupero del rapporto con il mondo del lavoro e con le attività pratiche che un tempo i liceali e a maggior ragione gli studenti dei tecnici e dei professionali, sperimentavano durante il tempo libero e d'estate. La diversità con la Germania è evidente e di questo è giusto che se ne lamentino le aziende perché i tempi degli stage sono troppo brevi e rischiano di essere per loro dispersivi. Ma resta il fatto che questa novità potrà se non altro contribuire a ritrovare una mentalità che guardi finalmente all'esperienza pratica come altamente formativa e serva altresì ad orientare i ragazzi verso scelte maggiormente consapevoli per il loro futuro.

"Il diabolico VP" ha detto...

"Si tratta di avviare un percorso nuovo e di farlo lentamente accettare da tutte le componenti interessate."

questa è un'interpretazione giustificativa a tutti i costi?

(se ne trova un'altra simile in rete: "I dirigenti scolastici saranno all'altezza della Buona Scuola?")

chi è che decide d'autorità queste scelte improvvisate e poi le cala dall'alto?
le componenti interessate non devono essere coinvolte ex ante in questioni che le riguardano?

VV ha detto...

Carisssimo Diabolico V.P. La mia affermazione non vuol giustificare la norma contenuta nella 107. C'è una legge da rispettare e da acquisire completamente; una legge, quella sull'alternanza che peraltro non mi dispiace se non nel trovarla ancora troppo lontana, per i professionali, dal far realizzare ai ragazzi una piena esperienza nel mondo del lavoro. Come tutte le novità contenute da una legge, che si condividano o meno, occorre che vengano accolte e attuate da chi di dovere. Lei non ha idea di quante circolari, leggi, decreti etc etc io non condivida ma ho il dovere di accettarle, rispettarle e attuarle al meglio.
Buona domenica VV

"Il diabolico VP" ha detto...

"C'è una legge da rispettare e da acquisire completamente ...."

ma a chi l'ha voluta così fermamente e subito (cioè imposta tipo "Vae victis") si potrà pur chiedere di chiarire cosa intende in dettaglio e in termini operativi? oppure troviamo logica e pertinente la domanda e la sfida "I dirigenti scolastici saranno all'altezza della Buona Scuola?" ?

"non ha idea di quante circolari, leggi, decreti etc etc io non condivida"

qui la questione diventa professionale e di tipo sindacale. non credo che VV sia solo ed isolato in questa valutazione, coloro che non condividono dovrebbero costituirsi in soggetto collettivo e segnalare, protestare informare l'opinione pubblica.

Anonimo ha detto...


Stiamo andando verso un sistema in cui i minorenni sono manovalanza a basso costo per datori di lavoro senza scrupoli.
Uno stato che decide di sottrarre ore ai programmi scolastici è uno stato che decide di tagliare istruzione ai ragazzi, che non si basa su principi socialdemocratici, ma su un'idea di cultura riservata a pochi (il resto è bestiame).

Davvero inquietante la frase "bisogna farlo lentamente accettare".
Sembra tratta dal romanzo di Orwell.
RR

GR ha detto...

RR trova inquietante la frase di VV ""bisogna farlo lentamente accettare" (che è seguita nel contesto dalla precisazione "da tutte le componenti interessate. Se ci si infila in una logica paranoide si comincia a sospettare di tutto e di tutti. E' ovvio che quello che non va va cambiato, ma alcune difficoltà si possono affrontare e superare anche a legislazione vigente. Il Gruppo di Firenze ha alle spalle un patrimonio di iniziative e di lotte per la formazione professionale, certo non di supina accettazione di alcunché. C'è anche una nostra recente proposta di rivedere profondamente i piani di studio e il quadro orario, proprio perché era prevedibile il conflitto tra il pletorico orario attuale e l'alternanza scuola lavoro. La prospettiva per noi è l'unificazione di istruzione e formazione professionale.

vv ha detto...

Eppure VP ci segue, forse a differenza di RR, da molto tempo e dovrebbe aver acquisito che la nostra accettazione delle norme non è supina, quando naturalmente non le condividiamo.

"Il diabolico VP" ha detto...

credo che il pensiero di RR sia quello delle prime righe:

"Stiamo andando [stanno andando, ci stanno portando] verso un sistema in cui i minorenni sono manovalanza a basso costo per datori di lavoro senza scrupoli.
Uno stato che decide di sottrarre ore ai programmi scolastici è uno stato che decide di tagliare istruzione ai ragazzi, che non si basa su principi socialdemocratici, ma su un'idea di cultura riservata a pochi (il resto è bestiame)."

e l'istruzione la stanno tagliando proprio a tutti (non si salvano nemmeno in pochi), stanno smagrendo e anoressizzando il sistema. scotto di luzio lo testimonia e rappresenta in modo efficace.

Anonimo ha detto...

Le scuole superiori unificate esistono solo in paesi in cui hanno bassissimo valore (eccetto per chi paga), gli Stati Uniti e il Brasile.
RR

GR ha detto...

La mia frase finale era equivocabile, almeno per chi non è al corrente delle nostre precedenti prese di posizione: la nostra proposta è di unificare non l'istruzione superiore, ma l'istruzione professionale e la formazione professionale, perché la distinzione tra istituti professionali "delicealizzati" e i corsi di formazione professionale diventerebbe artificiosa. In molte regioni, poi, la fp non è mai decollata, mente ovunque ci sono Istituti professionali con tanto di laboratori (oggi sottoutilizzati). Siamo anzi nettamente contrari alla superiore unica, una scelta di puro stampo ideologico.

Anonimo ha detto...

Ma cosa sarà della scuola superiore?
Reduce da un delirante consiglio di corso di laurea in cui ci viene annunciato che verranno dei minorenni a fare l'alternanza scuola-lavoro, rispettivamente:

200 ore per i Licei
400 ore per Tecnici-Professionali.

A occhio, sono parecchie settimane di scuola NEGATE agli studenti, ovvero, riduzione dei programmi, che non saranno più svolti come prima, per seguire qualcosa che non si sa ancora cosa sia né a cosa serva, mentre noi non riusciamo più neppure a svolgere il nostro mestiere perché in fase di totale dismissione degli organici.
Inoltre tutto questo suscita enormi problemi organizzativi e assicurativi che il ministero non ha contemplato.
Infine, per ogni studente viene assegnata una quantità di tabelle da compilare pieni di parole come focus, obiettivi,target ... A occhio una decina di fogli in anglo-burocratese da moltiplicare per i malcapitati allo sbaraglio.
Continua a sfuggirmi l'utilità di tutto questo,
RR

Anonimo ha detto...

Serve a far guadagnare qualche altro furbetto del quartierini, chiaro.

Ottobre Rosso ha detto...

Da troppo tempo il paese e tutta la scuola in mano a chi é alla affannosa ricerca di : o clientele e situazioni vantaggiose alla propria condizione di imprenditore corruttore circondato da puttane saltimbanchi e vili servì del denaro, o smidollati politicanti privi di ogni minima voglia di incidere e buoni solo a perseguire i voleri del capo di turno, tutte cose che non servono alla scuola e che la scuola non puó dare loro. Si dovrebbe azzerare gli ultimi 23 anni della NS storia e ricominciare da lí. Quindi per la scuola ante Gelmini e pietose buffonate di cartongesso venute dopo.

Paola ha detto...

Buone notizie?

http://www.tecnicadellascuola.it/item/17336-armatori-prenotano-50-allievi-dei-corsi-its.html

Busiride ha detto...

No, Ottobre Rosso, non basta azzerare gli ultimi 23 anni: io ho ferquentato la scuola dal 1977 al 1990 e devo dire che solo le elementari funzionavano ancora bene, le medie e le superiori erano già ridotte a una buffonata. Sono gli ultimi 50 anni che si dovrebbero azzerare; anzi, per la precisione gli ultimi 48.

Aurelio ha detto...

Condivido pienamente ciò che scrive Busiride. Identica alla sua anche la mia esperienza.