martedì 5 aprile 2016

LA PROPOSTA DI TREELLLE SULL’EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA E L’IPOTESI DI ABOLIZIONE DEL VOTO DI CONDOTTA (Lettera aperta a “Tuttoscuola”)

Gentile dottor Vinciguerra,
gli ultimi due numeri di “TuttoscuolaFOCUS” trattano ampiamente di una proposta dell’Associazione TreeLLLe, che vorrebbe sperimentare in cento istituti superiori due ore settimanali di una nuova forma di educazione alla cittadinanza, basata non su lezioni teoriche, ma su “attività con contenuti interdisciplinari e modalità didattiche interattive. Esempi: giochi di ruolo, discussioni su spunti di cronaca, attività di volontariato, elaborazione di filmati, dossier, etc.”.
Nei paragrafi dedicati al problema c’è un importante riferimento ai sistemi educativi orientali, che danno  grande peso al comportamento, all’impegno, al rispetto dell’autorità, valori “che vengono addirittura prima delle conoscenze e competenze, a differenza di quanto accade nel mondo occidentale”. E hanno ragione loro, perché si tratta dell’indispensabile cornice in cui l’apprendimento raggiunge al meglio i suoi obbiettivi. Ma anche chi visita le scuole in molti paesi del nord Europa ha ottime possibilità di trovare un clima così tranquillo e operoso da sbalordire il visitatore italiano.
È semplicemente impensabile raggiungere mete analoghe a quelle indicate solo con la reintroduzione dell’educazione civica, sia pure nelle forme della didattica attiva (che personalmente ho spesso adottato da insegnante della materia alle medie, con indagini sul campo, raccolta di dati, discussioni guidate). L’educazione “alla cittadinanza” la si costruisce prima di tutto con l’educazione propriamente detta, quella che in prima battuta compete alle famiglie, purtroppo disorientate da teorie pedagogiche permissive che hanno fatto più danni della grandine. Si tratta di un costante allenamento al principio di realtà, che gradatamente fa acquisire le “competenze sociali e civiche” e che dovrebbe consegnare alla scuola dell’infanzia bambini già sostanzialmente educati, cosa che purtroppo raramente succede. Quanto poi alla scuola italiana e a chi la dovrebbe indirizzare, sono decenni che, in perfetta sintonia con quanto accade nella società, è in corso una vera e propria delegittimazione – anche a livello lessicale – della serietà, del rigore, del rispetto delle regole in nome di un “dialogo”, che spesso non è altro che abdicazione al proprio ruolo. E soprattutto vi perdura l’ostracismo per le sanzioni, di cui si nega in radice il valore educativo. Di conseguenza in molte scuole si può fare quasi tutto – dal disturbo continuo alla lezione agli insulti agli insegnanti, dalle occupazioni all’imbroglio nelle verifiche e agli esami – senza incorrere in un adeguato provvedimento disciplinare. E questo perché ancora si associa qualsiasi sanzione all’autoritarismo, mentre si tratta di garantire a tutti i ragazzi, compresi quelli che per tanti motivi hanno più difficoltà a comportarsi bene, la percezione del confine tra ciò che si può e ciò che non si può fare. È in questo senso che Massimo Recalcati parla di un “diritto a essere puniti”.
La conferma che quello “buonista” è ancora l’orientamento culturale prevalente nella riflessione sulla scuola viene proprio dal contributo che “Tuttoscuola” ritiene di offrire al dibattito aperto da TreeLLLe: “Offriamo una ipotesi alla discussione: la sostituzione del reperto storico del ‘voto di condotta’ con la valutazione collegiale (anche non numerica) del livello di global citizenship [!] progressivamente raggiunto dallo studente”. È davvero paradossale: in un testo tutto teso al recupero della “dimensione dei valori (norme morali, comportamento sociale, riconoscimento e rispetto dei ruoli ecc.)” il “reperto storico” che si vuole abolire (ma l’estensore si è trattenuto, stava per dire “archeologico”) è il più importante passo avanti degli ultimi anni (e quasi l’unico) verso una scuola più esigente nel rispetto delle regole. E si tratta, guarda caso, di una sanzione, perché con il cinque in condotta alla fine dell’anno non si può essere ammessi alla classe successiva. Un esito estremo, che però costituisce un deterrente proporzionato alla gravità di comportamenti effettivamente registrati anche di recente, come le occupazioni di scuole a lungo sequestrate da un’infima minoranza di studenti, con gravi danni erariali e al diritto allo studio. Non ci può essere scuola seria, né una società giusta senza la possibilità di punire chi viola gravemente o ripetutamente le regole della civile convivenza. Come lapidariamente scrive Leonardo da Vinci, “Chi non punisce il male, comanda che si faccia”.
Cordiali saluti,
Giorgio Ragazzini 
Per il Gruppo di Firenze

5 commenti:

Anonimo ha detto...

State attenti. Questa gente ce la sta mettendo tutta per distruggere la scuola. Opponetevi con forza: stanno entrando a gambe tese dove prima non erano ammessi portando ovunque le loro velenose metastasi.
I permissivismo è il loro modo di guadagnarsi il consenso degli studenti e dei vari pedagogosinistri. Potranno così procedere sempre più indisturbati nella loro opera di fabbricatori di schiavi consenzienti.
RR

Mario ha detto...

Intanto proliferano i progetti e girano i quattrini a go go. Per chi li sa intercettare e motivare.

Papik.f ha detto...

Ieri, in un consiglio di classe ordinario, si è parlato delle'eventualità di sospendere alcuni alunni per i loro comportamenti, naturalmente indicendo (si può immaginare con quanta gioia da parte di tutti) l'apposito Consiglio straordinario previsto dalle norme. La coordinatrice ha opposto un netto rifiuto, affermando che in una classe parallela si era impiegato oltre un mese per svolgere tutta la procedura prevista, dal Consiglio straordinario sino al consenso (dato a denti stretti, secondo quanto diceva la collega) della Dirigente, sicché il provvedimento era arrivato a freddo, quando ormai era di fatto inutile.
Il non rimpianto ministro Luigi Berlinguer e i suoi consulenti, a mio parere, erano ben consapevoli di quello che facevano quando introdussero, con il loro Statuto, procedure degne della giustizia penale.
Iniziò allora la distruzione della scuola, ora la si sta solo completando. Poi, per tacitare l'opinione pubblica e nascondere le vere cause del male, il sistema mediatico getta la colpa sul fatto che "non si insegna più l'educazione civica".

Roberto ha detto...

Non sono d'accordo. Per arrivare ad un provvedimento di sospensione è sufficiente una settimana, purché i docenti siano concordi. Non si può dare la colpa solo a Berlinguer. L'atteggiamento antieducativo appartiene ad una parte importante del mondo scolastico,

Papik.f ha detto...

Per quanto mi riguarda, sono tanto convinto dell'importanza della questione che faccio parte della Commissione di Garanzia della mia scuola, ho accettato non appena la Dirigente me lo ha proposto, mentre è raro che io sia disponibile a svolgere incarichi aggiuntivi.
Un provvedimento preso in una sola settimana, però, non l'ho mai visto, e la semplice convocazione del consiglio di classe straordinario l'ho sempre vista richiedere molto più tempo, trattandosi di mettere d'accordo una decina di colleghi che hanno orari di servizio completamente diversi e debbono tutti riprendere o accompagnare figli o nipoti da questa o quell'altra parte, in una scuola che, per di più, non sempre è aperta tutti i pomeriggi, data la scarsità del personale ATA.
Personalmente sono convinto, e credo di avere fondati motivi per questa convinzione, che l'intento nel complicare così l'assunzione dei provvedimenti fosse proprio quello di ostacolarli, e che con tale intento sia stato formulato lo statuto di Berlinguer nella parte riguardante la questione.
Il che non vuol dire dare solo la colpa a lui, la colpa non è mai solo di una persona o di un gruppo di persone.