Attualmente la scuola italiana, come nella maggioranza dei
paesi europei, è interamente basata sul succedersi delle classi, a cui si viene ammessi
avendo almeno la sufficienza in tutte le materie. È un’organizzazione nel
complesso adeguata per il primo ciclo. Nelle superiori, però, la ripetenza viene sempre
più sentita come un sistema che non garantisce la serietà degli studi e di
conseguenza una buona preparazione degli studenti. Infatti, se a fine anno
vengono “abbonate” più materie (come spesso succede) per evitare la bocciatura,
percepita da molti docenti come un provvedimento draconiano, lo studente si
porta dietro lacune non colmate. Se invece lo studente non viene promosso, avrà
la possibilità di colmare quelle lacune, però al prezzo di ripetere anche le
materie in cui aveva avuto risultati positivi, con il concreto rischio che
prevalgano sfiducia e demotivazione.
Proponiamo
quindi per le scuole superiori una nuova organizzazione basata su corsi
disciplinari anziché sulla
successione delle classi, intese come livelli da superare. Come accade nelle scuole superiori
finlandesi, non si passerebbe più dalla prima classe alla seconda e così via,
ma dal primo al secondo corso di italiano, dal primo al secondo di matematica e
via dicendo. Si potrà quindi bocciare solo
nelle materie insufficienti e ripetere soltanto quelle, continuando però a
frequentare gli altri corsi con lo stesso gruppo classe, che rimane un
riferimento importante per gli adolescenti. Al termine di ogni corso, un esame accerta la preparazione del
candidato. Se l’allievo non lo supera, si potrà consentire di sostenerlo nuovamente
dopo qualche tempo, come succede nella scuola finlandese; in caso di ulteriore insuccesso, dovrà
seguire di nuovo il corso.
Non entriamo volutamente in questa sede in questioni pur
importanti come la durata dei corsi, la possibilità che alcuni siano opzionali,
la presenza di figure di “tutor” che seguano l’andamento complessivo dei
ragazzi e così via. Si tratta naturalmente di un cambiamento che richiede una
preparazione approfondita, anche mediante una fase di sperimentazione in un
certo numero di istituti. Siamo però convinti che questa scelta, con cui
verrebbe superato l’annoso dibattito bocciatura sì / bocciatura no, avrebbe
numerose conseguenze positive: sarebbe certamente un modo molto efficace di combattere
l’abbandono scolastico, la verifica degli apprendimenti acquisterebbe maggiore
credibilità e si darebbero agli studenti più autonomia e responsabilità nel
proprio percorso scolastico.
Chiediamo al mondo
della scuola e a tutte le persone interessate alla formazione delle nuove
generazioni di esprimere su questa proposta il proprio parere (favorevole,
contrario o problematico). I contributi –
possibilmente sintetici – si possono inviare all’indirizzo gruppodifirenze@libero.it. saranno pubblicati
sul nostro blog e sulla nostra pagina facebook. Grazie.
18 commenti:
Ho insegnato nelle scuole pubbliche , in particolare nelle superiori, per quasi 50 anni ed ho potuto assistere, impotente ed in prima persona, al progressivo svilimento del nostro sistema scolastico. Anche io ho sempre pensato che l'unica proposta, idonea a sottrarre la scuola dallo stato miserando in cui versa, sia quella di strutturarla per corsi anziché per classi. Sono estremamente felice del fatto che qualcosa finalmente si muove in tal senso e che qualcuno incomincia a pensarla così. Diamoci da fare, sono con voi.
Ezio Scaramuzzino
Concordo con l'impellenza che la scuola necessiti di una ristrutturazione disciplinare, ma mi lascia perplesso la contemporaneità del corso da "riscattare" con quello nuovo. Propenderei per un recupero disciplinare intensivo estivo/autunnale col tutor....
Faccio parte del gruppo Don Mazzolari di Gorgonzola.
Abbiamo un manifesto sulla riforma vera della scuola riferito specialmente ai primi 8 anni. L'asse fondamentale è la riduzione a 25 ore settimanali di cui 5 opzionali.
Parallelamente si chiede la riduzione del tempo docenza a classe intera di 1/4 cosa possibile con la riduzione a 25 ore del tempo scuola obbligatorio che adesso va dalle 30 alle 40 ore.
Il tempo docenza risparmiato dalla riduzione del tempo scuola andrebbe dedicato al recupero mirato e alle attività opzionali. Il recupero in piccolissimi gruppi ed anche con rapporto 1:1.
Sulle superiori abbiamo idee ma non abbiamo voluto pronunciarci perchè le superiori vedono 2 anni di obbligo con vari indirizzi, il professionale, il tecnico, i licei.
La vostra idea comunque può andare bene purchè si separato il lavoro a classe intera, sempre al mattino, da quello mirato e recuperante.
C'è da dire che alle medie di solito chi non va bene in italiano (1/3 , 1/4 della classe) di solito ha anche problemi in matematica e lingua straniera. Per cui gli sfaldamenti del gruppo classe applicando la ripetenza di materia sarebbero molto forti.
Probabilmente nei primi 2 anni delle superioori siamo ancora vicini alla media, poi, oppure anche dopo il primo anno, applicare il vostro metodo potrebbe funzionare. Purchè ci siano docenti presenti a scuola anche il pomeriggio. Ed è questo l'altro punto del nostro programma e cioè l'introduzione dell'INSEGNANTE A TEMPO PIENO. Si, noi vorremmo almeno una parte dei docenti A TEMPO PIENO e invece l'eliminazione della sarabanda del tempo lunghissimo obbligatorio per gli alunni.
Voi citate Don Milani che sicuramente sul tempo pieno dei docenti non aveva dubbi. Ho scritto molti articoli sul Sussidiario che trattano questi argomenti.
Ci piacerebbe stabilire un contatto con voi. Saluti Sergio Bianchini
GRAZIE PER QUESTI COMMENTI.
PER CONTATTARCI: gruppodifirenze@libero.it
Come ho scritto condividendo in FB sono favorevole e disponibile ad una collaborazione nello sviluppo dell‘idea.
Il commento precedente ( 14.20) é firmato da Marzia Vacchelli ( Brescia).
Si può benissimo discutere sulla strutturazione dei corsi e delle classi, ma per favore, l'esaltazione dei metodi della Finlandia proprio NO.
Il sistema finlandese è basato proprio sull'ideologia più bieca delle cosiddette "pedagogie innovative" e sugli aspetti più beceri del costruttivismo,
ossia le stesse accattivanti argomentazioni di chi strilla
"basta con la lezione frontale,
basta con l'insegnamento trasmissivo,
basta con i compiti,
basta con le materie tradizionali,
basta con le nozioni,
basta con lo zaino,
basta con la scrittura a mano perchè è meglio il tablet,
basta con i calcoli perché tanto ci sono i computer,
basta con la grammatica e con l'ortografia perché tanto l'unica cosa importante è "far capire che hai capito", poi se ci si esprime da cani non fa niente,
basta con qualsiasi forma di educazione al pensiero astratto perché si devono insegnare solo cose che siano utili nella vita reale"
e via discorrendo.
Tutto basato sulla facilitazione dell'autoapprendimento, sui lavori di gruppo, sulle cosiddette competenze (senza conoscenze di base), e roba del genere, e guai a dire che un insegnante può davvero trasmettere agli allievi qualcosa che lui sa già e che loro invece ancora non sapevano.
Il compiantissimo Giorgio Israel, che mi pare che fosse un amico e sostenitore di questo gruppo e di questo blog, aveva già dato l'allarme parecchi anni fa, almeno nel campo delle materie scientifiche:
http://gisrael.blogspot.com/2011/05/il-bluff-della-matematica-finlandese.html
per Sergio Bianchini:
gli insegnanti lavorano GIA' a tempo pieno, perché qualsiasi attività di lavoro in classe presuppone un ulteriore lavoro di preparazione e di revisione che occupa moltissimo tempo e che l'utenza non considera esistente solo perché non lo vede.
Se gli insegnanti fossero tenuti a stare in classe più ore di quanto ci stanno adesso, i casi sarebbero due: o aumenterebbe in proporzione anche il lavoro fuori classe strettamente correlato (e quindi finirebbero per lavorare, che so, 10, 12 o 15 ore al giorno, cosa non accettabile in alcun paese civile), oppure andrebbero in classe a fare soltanto la presenza senza essersi preparati niente, e quindi il loro lavoro in classe sarebbe improvvisato e inefficace.
Inoltre, anche se la mia posizione è considerata impopolare e fuori moda, io sono assoluamente scettica verso la convinzione che ci debba essere sempre più tutoraggio, sempre più recupero, e senpre più accompagnamento per la manina da parte di adulti, per ragazzi considerati assolutamente icapaci di fare qualcosa da soli.
A meno di non avere qualche disabilità, o qualche grave svantaggio sociale e culturale (e per questi casi sono già previste mmisure di aiuto speciale), si dovrebbe partire dal presupposto che un bambino o adolescente normodotato debba essere in grado di assolvere da solo gli impegni di studio e di esercizio che gli vengono richiesti, anche accettando il rischio di fare fatica, di annoiarsi e di beccarsi qualche contrarietà.
Se di fronte a uno studente che "non riesce" (in assenza di problemi specifici certificati), le uniche soluzioni considerate immaginabili sono quella di ridurgli il livello delle richieste e dargli consegne sempre più facili in modo che arrivi alla sufficienza lo stesso, oppure quella di affiancargli un adulto che gli faccia trovare la pappetta pronta... al potenziale apprendimento del ragazzo si fa un grave danno, invece di aiutarlo.
Paniscus dovrebbe sapere che siamo per una scuola che chieda impegno e serietà ai ragazzi, che valuti senza buonismi la preparazione, che sanzioni i comportamenti scorretti. Consideriamo sbagliato, quando non ridicolo, l'attacco alla lezione frontale e alla cosiddetta didattica trasmissiva, sia perché una lezione frontale (che poi spesso è anche dialogata) può essere fatta malissimo o benissimo, può insomma appassionare o annoiare, sia perché deve essere considerata una delle molte opzioni didattiche a disposizione dei docenti, che a seconda delle circostanze, per variare la didattica o per assecondare i propri talenti, devono essere liberi di scegliere come insegnare, cosa che del resto viene loro garantita dalla Costituzione e da diverse leggi.
Siamo contro la dissoluzione delle materie, contro la retorica delle competenze e via dicendo su compiti, scrittura a mano e tutto il resto. Ci limitiamo a proporre uno schema organizzativo neutro che in sé non ha nulla a che fare con quanto sopra e non pregiudica né esclude qualsiasi tipo di didattica. Valutare una per una le materie significa per noi poterla fare finita con i mercanteggiamenti negli scrutini,con l'occultamento delle insufficienze, con i condoni didattici, ma anche con l'obbligo di ripetere tutte le materie, che probabilmente è una delle cause (non la sola) della demotivazione e degli abbandoni ed espone a critiche sempre più forti l'attuale modello. E dato che la pressione per abolire la possibilità di bocciare, in nome di quanto elencato da Paniscus, aumenta di anno in anno, non ci sembra opportuno continuare a difendere a oltranza lo status quo. Poi di tutto si può fare un uso pessimo, ovviamente, data la bella semina ideologica dei decenni scorsi. Proviamo a farne la riscossa della scuola seria.
La proposta in sé non sarebbe disprezzabile, però la vedo assai difficilmente attuabile nella pratica. Io ad esempio insegno in un liceo che ha le classi dei primi tre anni in una sede e quelle degli ultimi due in un'altra, distante circa 1 km. Che cosa dovrebbe fare un alunno del IV anno che però dovrebbe frequentare per la seconda volta alcuni corsi del terzo? Oltre a tutto con questo sistema si dovrebbe per forza adottare il modello estero con i docenti fermi nelle classi e gli alunni che si spostano, cosa assolutamente inattuabile da noi, perché gli studenti si attarderebbero nei corridoi ed entrerebbero alla spicciolata nell'arco di 15-20 minuti, creando un caos totale, anche perché non disporremmo di alcun mezzo efficace per costringerli alla puntualità.
"Paniscus dovrebbe sapere che siamo per una scuola che chieda impegno e serietà ai ragazzi, che valuti senza buonismi la preparazione, che sanzioni i comportamenti scorretti. Consideriamo sbagliato, quando non ridicolo, l'attacco alla lezione frontale e alla cosiddetta didattica trasmissiva,
Siamo contro la dissoluzione delle materie, contro la retorica delle competenze e via dicendo su compiti, scrittura a mano e tutto il resto."
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Questo lo so benissimo, e lo condivido pure.
Ed è appunto per questo che vi invitavo a lasciar perdere i riferimenti alla Finlandia, che in questo contesto sono solo controproducenti.
" Valutare una per una le materie significa per noi poterla fare finita con i mercanteggiamenti negli scrutini,con l'occultamento delle insufficienze, con i condoni didattici, ma anche con l'obbligo di ripetere tutte le materie, "
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Per quanto riguarda questo, basterebbe un provvedimento semplice semplice:
l'abolizione del famigerato "voto di consiglio" (o meglio, lasciarlo in vigore solo per prendere decisioni a maggioranza sul bocciare o no nei casi dubbi, ma non per cambiare i voti delle singole materie)...
...associata magari alla possibilità di promuovere ugualmente lo studente anche con qualche materia insufficiente, se si ritiene a maggioranza che la situazione complessiva sia accettabile, però con le insufficienze che rimangono in chiaro.
Il problema del mercanteggiamento e dei voti gonfiati deriva esclusivamente dal fatto che, per promuovere una persona, sia obbligatorio dichiarare la sufficienza in tutte le materie. Così, va a finire che nei consigli di classe, di fronte a un caso dubbio, prima si discute in generale se bocciarlo o no, e poi, se ha prevalso la decisione di non bocciarlo, si è costretti a cambiare i voti e a trasformare i 4 e i 5 in 6, che fanno media e fanno crediti esattamente come i 6 veri di chi se li è conquistati con le sue forze.
Se si potesse promuovere, con voto a maggioranza, ANCHE con qualche materia insufficiente (e magari con dei vincoli ferrei su quante possano essere queste materie insufficienti, o sul fatto che non ci si possano trascinare materie insufficienti per più anni di seguito, quindi obbligo di recupero nell'anno successivo altrimenri si boccia lo stesso), ma lasciando questi voti insufficienti in chiaro, sia sulle pagelle che sui verbali e sula media dei crediti per l'esame finale...
...ci sarebbero meno sceneggiate patetiche da mercato delle vacche sul gonfiaggio dei voti, e meno blitz alle spalle dei colleghi per invalidare il loro giudizio contro la loro volontà.
Io penso che sia ora di rivalutare il sacrosanto diritto di ogni insegnante di valutare autonomamente i risultati ottenuti nella sua materia, senza che i colleghi di altre discipline possano avere voce in capitolo per cambiargli i voti, come avviene di routine.
Se Pippo ha 4 in matematica, ma tutti gli altri membri del consiglio di classe lo vogliono promuovere, bene, che lo promuovano, ma che il 4 in matematica rimanga scritto tale e quale come stava, senza dover diventare 6 per forza.
A quanto mi risulta, negli ultimissimi anni, alle medie si fa già così, e molti insegnanti coinvolti sono contenti della situazione. Le pressioni personali per far innalzare i voti, o i colpi di mano per cambiarli a forza, sono quasi scomparsi.
C'è un aspetto che non mi è per niente chiaro. Supponiamo che Pippo, studente del I anno, nell'a.s. 2018-9 venga bocciato solo in matematica; l'anno successivo (2019/20) frequenterà le stesse lezioni dei compagni di classe, ad eccezione di matematica, poiché dovrà seguire matematica 1 anziché matematica 2. Al termine dell'anno scolastico 2019/2020, mi pare di capire, farà un esame; orbene, quando seguirà matematica 2?
Buongiorno vorrei dire che sono a favore di una sperimentazione seria che tenga conto di molte variabili e che possa inserirsi nella scuola senza stravolgerne l'assetto. Mi piacerebbe aggiungere alla discussione un aspetto che è quello dell'autoefficacia che gli studenti potrebbero sperimentare durante le lezioni "al loro livello" invece di tentare di mimettizzarsi il più possibile per vergogna o paura di essere giudicati durante lezioni che non riescono più a seguire perchè promossi all'anno successivo senza gli strumenti per affrontarlo.
Ci sono alcune discipline che ben si prestano all'insegnamento per livelli che sono matematica e inglese. Si potrebbe cominciare con quelle e a costi ridotti.
Concordo con la necessità di rigore dell'insegnamento nella scuola ma con una didattica flessibile e pragmatica svincolata da teorie varie e che permetta ai nostri studenti di imparare soprattutto a fare, nel senso di saper usare le conoscenze trasmesse, il saper fare include anche anche operazione astratte molto complesse impossibili senza il necessario bagaglio di conoscenze trasmesse. Il punto è come avviene la trasmissione ottimizzando risultati rispetto ai tempi.
Anche io vedo bene questa proposta solo alla scuola superiore.
Un insegnante
MGB
Sto seguendo i vari commenti e mi suscitano un blando sorriso tutte le preoccupazioni su dettagli più o meno importanti. Gradirei che fosse chiaro almeno un fatto: al punto in cui siamo, sarebbe già importante accettare il principio dei corsi al posto delle classi. Poi, per accapigliarsi sui dettagli, ci sarà tempo. Ma riusciremo mai a far accettare il principio? Io, per esempio, vedrei bene un libretto personale per gli alunni, sulla falsariga di quel che avviene nelle università, dove ad ogni esame superato verrebbe attribuito un punteggio, con il presupposto che per andare avanti negli studi, bisognerebbe superare un certo punteggio. Ma è solo una proposta, niente altro che una proposta.
Il principio è sacrosanto: non far ripetere le materie per le quali è stata conseguita la sufficienza. In genere, si arriva alla bocciatura con un numero consistente di materie insufficienti. Con la vs proposta si creerebbe uno studente che tiene continuamente i piedi su due staffe (meglio dire su due corsi: niente di male!): nel caso concluda il quinto anno con tre materie insufficienti, delle quali due corrispondente al quarto corso e una al quinto, che si fa?
Buongiorno
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