domenica 29 marzo 2020

QUESTA ESTATE SCUOLE APERTE


È più che legittima la prudenza della ministra Azzolina sul futuro di questo disgraziato anno scolastico. E fa bene a raccomandare ai docenti di non rassegnarsi a un generalizzato «6 politico» e a insistere più volte che l’esame deve essere «serio» (aggettivo mai usato da un inquilino di viale Trastevere); anche perché la scuola per circa 5 mesi è rimasta aperta e molti docenti, malgrado le vergognose proteste dei sindacati, hanno sperimentato la didattica a distanza, con tutti i suoi ovvi limiti, tra cui quello di rendere problematica una valutazione affidabile; e speriamo che si faccia di tutto per salvaguardare il merito. Qualora i ragazzi rientrassero nelle aule entro aprile, qualcosa si potrebbe recuperare e senz’altro sarebbe possibile valutarli a giugno con maggiore consapevolezza. Ma se le aule resteranno chiuse per riaprirsi solo per l’esame di Stato (in versione probabilmente ridotta) per i nostri ragazzi si potrebbero aprire altre possibilità. Se è fondamentale licenziare gli studenti di quinta quanto prima, anche per permettere loro di frequentare le settimane estive di orientamento universitario o di iniziare, speriamo, ad avviarsi al mondo del lavoro; più opportunità ci sarebbero per gli studenti delle altre classi e degli altri cicli. Le scuole potrebbero infatti utilizzare parte dell’estate per consolidare la preparazione penalizzata in questi mesi. L’anno scolastico termina il 31 di agosto; e non a caso in molte scuole gli esami di riparazione si svolgono da anni proprio nell’ultima settimana di quel mese. Se ne deduce che, salvo i docenti impegnati negli esami (una netta minoranza), tutti gli altri hanno a disposizione intere settimane che potrebbero/dovrebbero dedicare a riordinare con i loro ragazzi le idee e gli argomenti, aiutandoli così a recuperare ciò che hanno perduto a causa della pandemia. E si potrebbero ugualmente confermare gli esami di riparazione, magari spostandoli alla prima settimana di settembre, per meglio organizzare i corsi di recupero estivi e per salvaguardare anche così l’anno scolastico. D’altra parte, se solitamente le settimane estive che vanno oltre le ferie servono alla maggior parte dei docenti per aggiornarsi e prepararsi al nuovo anno scolastico, quest’anno, questo drammatico anno, ha purtroppo concesso loro a questo scopo un ampio tempo supplementare; e saranno così in grado di affrontare i prossimi, complessi impegni con doverosa e meritoria responsabilità.
Valerio Vagnoli
(“Corriere Fiorentino”, 28 marzo 2020)

18 commenti:

Unknown ha detto...

Sono un docente delle superiori e x me questo periodo é più impegnativo , rispetto alla normale didattica , in quanto lacorrezione degli elaborati é molto più lunga , a causa delle difficoltà di consegna , di stampa dei file e di utilizzo di programmi x leconferenze o la restituzione degli elaborati corretti.
É un periodo tutt'altro che libero , x quel che mi riguarda é più impegnativo di prima

paniscus ha detto...

Si sta sostenendo che gli insegnanti dovrebbero lavorare a tempo pieno in giugno e luglio perchè in questo periodo anomalo NON hanno lavorato?

E allora tutto il martellamento sulla didattica a distanza che senso ha?

Casomai non fosse chiaro, noi stiamo lavorando già adesso.

Unknown ha detto...

Sono semplicemente basito dalla proposta di prolungare la scuola nei mesi estivi.
La maggior parte di noi, senza peraltro essere obbligati, sta rispondendo se non con entusiasmo certamente con serietà e professionalità alla chiamata della didattica a distanza resasi necessaria dalle circostanze. Per quel che mi riguarda, a parte i primi giorni dal cinque al sette marzo, svolgo regolarmente, nelle mie tre classi superiori di un ITIS, in video conferenza le mie diciotto ore di orario. Oltre a essere presente per molte altre ore alla settimana nel dare risposte e ragguagli ai miei ragazzi.
Inoltre, moltissimi altri colleghi lamentano lo sforzo, ora molto maggiore, di preparare lezioni per iscritto o in video, effettuare esercitazioni e correggere le medesime a un ritmo doppio o triplo del normale.
Ero già stato designato membro interno all'esame di stato, sto preparando i miei ragazzi di quinta alla seconda prova d'esame (sempre che venga effettuata...) con lezioni extra, e non finirò comunque il mio lavoro prima del quindici di luglio. Dopo tale data sarò in ferie.
A fare lezioni di luglio e di agosto mandateci i sindacalisti!

Renzo Venturi

Gabbrielli ha detto...

Questa volta sono completamente d'accordo con Vagnoli! Vorrei che considerassimo che se recuperare durante la prossima estate almeno un mese di didattica può intaccare presunti diritti e/o abitudini, almeno in questo anno straordinario si potrebbe fare una eccezione! Ci sono docenti, come quelli della infanzia e primaria, ma anche docenti di talune discipline della secondaria, che, diversamente, potrebbero "rischiare" di tornare in classe solo a settembre, cioè dopo sei mesi di inattività, visto le limitate possibilità di DAD.
Capisco che può essere impopolare per la categoria, ma non bisogna dimenticare che i "bimbi ci guardano" assieme ai loro genitori, privati per mesi di un essenziale supporto per la conciliazione, non tutti sono in smartworking e al massimo possono fruire di soli 15 giorni di congedo parentale al 50%. In questo paese ormai in denatalità, ormai i genitori contano poco, lo dimostra il fatto che i loro disagi trovano ben poco risalto. Considerate se è educativo e sicuro per i vostri allievi rimanere mesi confinati in casa, spesso affidati ad anziani ad alto rischio di contagio, soprattutto quei genitori che operano in settori ritenuti essenziali.
Smettiamola di coprirci con la "foglia di fico" della DAD: gran parte dei docenti ha dato poco più che degli abituali compiti per casa e magari pretenderebbe anche così di valutare il rendimento.
Proprio perché le aule nei prossimi decenni saranno sempre più vuote, non sarebbe il caso di cogliere questa eccezionale occasione per cambiare finalmente mentalità e modo di lavorare?

Busiride ha detto...

La nostra scuola svolge l'orario regolare tramite la didattica a distanza. Tutte le classi hanno il loro orario completo: 27, 30 o 31 lezioni di 40 minuti ogni settimana.
Stiamo lavorando come se andassimo a scuola, se non di più.
Ogni prolungamento dell'anno scolastico non sarebbe altro che l'ennesima umiliazione, schiaffo, beffa ai danni della classe docente.

valerio vagnoli ha detto...

Capisco pienamente Paniscus e gli altri docenti che in queste settimane fanno fronte ad impegni ancora più gravosi rispetto a trovarsi a scuola a fare regolare lezione nelle loro classi. Anch'io conosco docenti e dirigenti che senza guardare alle domeniche hanno lavorato anche 14 ore al giorno per formare gli insegnanti e per mettere le loro scuole in condizione di poter far fronte nel modo migliore alla didattica a distanza. Ma conosco anche docenti e perfino scuole che neanche hanno pensato ad attivarsi per non perdere i contatti con i loro allievi. Sono queste scuole e sono questi docenti che dovrebbero utilizzare parte dei mesi estivi per per far recuperare ai loro ragazzi almeno parte di ciò che non è stato possibile svolgere durante questo periodo dell'anno scolastico. Tutti gli altri, compresi, come ho scritto, coloro che saranno impegnati negli esami, è giusto e legittimo che si riposino e, insieme a loro, si riposino anche i presidi che hanno lavorato perché la scuola funzionasse al meglio in queste settimane. Dirigenti che sanno benissimo chi tra i loro docenti è stato fino ad ora tranquillamente in ferie aggiuntive o, come scrive Gabbrielli, si è limitato a dare gli abituali compiti per casa. Vi pare giusto nei confronti di chi invece si è stremato e si sta stremando di lavoro non richiamarli alle loro responsabilità non solo pedagogiche ma, permettetimi, anche civiche?

Marco Duranti ha detto...

Io credo che ci si debba mettere anche dalla parte dei ragazzi. Dopo mesi chiusi praticamente in casa, chiedere loro di venire a scuola “sacrificando” l’estate o parte di essa dove potrebbero recuperare quella mancanza di socialità vera, fatta di relazioni e contatti tra di loro, sia controproducente. Credo ci si debba tutti impegnare il più possibile per la didattica a distanza in questo periodo e poi recuperare il tempo perduto l’anno prossimo. Per esempio, se si cercasse di iniziare l’anno scolastico subito a regime con tutti i docenti in cattedra e non aspettare novembre a fare l’orario pieno, già avremmo recuperato un bel po’ di tempo.

GiovanniBagheria ha detto...

Quanti alunni frequenterebbero le scuole del Sud in piena estate, con lo scirocco e temperature superiori ai 30 gradi? Pochissimi credo. E i professori che hanno fatto didattica a distanza, dovrebbero lavorare pure in estate? Immaginando di tornare a scuola a giugno, dopo 3 mesi di sospensione delle lezioni, non si dovrebbe fare pure un periodo di recupero? ormai per quest'anno scolastico è andata.

Unknown ha detto...

Certo... come no.... dopo tutti questi mesi di didattica online andremo a scuola luglio e agosto .... “per consolidare la
Preparazione dei nostri studenti”.... e a settembre riprenderemo....
Seguo da anni il Gruppo di Firenze e ne condivido quasi sempre l’orientamento.... ma la proposta di questo articolo mi sembra davvero una follia!

Davide Cafiero - Liceo Scientifico Statale Leonardo da Vinci- MILANO

Massimo Benà ha detto...

Sono un insegnante di un istituto tecnico industriale. Prima di entrare nell'argomento specifico apro una sintetica parentesi. Normalmente quando ministri, politici e "classe dirigente" discutono pubblicamente di scuola lo fanno riferendosi prevalentemente, se non in via esclusiva, al liceo classico quasi che gli altri indirizzi (che contribuiscono alla formazione della maggioranza degli studenti, i cittadini oltre che tecnici del domani, ed occupano la maggioranza di docenti e non docenti) fossero figli di un dio minore. E' chiaro che con questo approccio vengono completamente trascurate le problematiche specifiche di questo tipo di scuole (ad es. la questione laboratori) con conseguenze nefaste per la didattica e la preparazione dei ragazzi.
Chiusa la parentesi vengo al tema specifico. Personalmente fra il dover imparare sconosciuti ed appositi programmi per creare video lezioni e tutorial (utilizzando strumentazione mia non fornitami dal datore di lavoro), impostare ex novo questo materiale sfruttando tutto ciò che nel corso degli anni avevo già predisposto ma che devo risistemare da capo per le subentrate esigenze, mandare il materiale, ricevere i compiti per casa e controllarli, tenere i contatti con gli studenti, i genitori, i colleghi, la dirigente, le ditte esterne con le quali si era organizzata l'alternanza scuola-lavoro e/o interventi nei laboratori sto impiegando più tempo di prima. Non è una impressione ma un dato di fatto: sto tenendo debito conto delle ore impiegate in tutto questo lavoro. Ma c'è un'altra questione, non secondaria, sulla quale vorrei soffermarmi perché che non la vedo trattata da nessuno. Qualcuno ha presente che cosa vuol dire lavorare d'estate nei nostri istituti? Evidentemente no altrimenti sarebbe al corrente che nelle aule non c'è traccia di aria condizionata e, con il clima che caratterizza gli ultimi, già a metà mattinata si lavora con un caldo soffocante e, dalle mie parti, con un'umidità altrettanto soffocante. E' l'esperienza diretta a dirmelo visto che da anni sono commissario agli esami di stato (l'anno scorso la seconda prova si è svolta in un'aula dove si sfioravano i 38°C con un tasso di umidità del 75%) e, salvo qualche caso fortunato, la situazione è sempre stata la stessa. In queste condizioni diventerebbe molto, molto difficile far lezione per i docenti ma ancor peggio, per ovvi motivi, andrebbe agli alunni. Sono osservazioni apparentemente banali ma che possono incidere pesantemente sui risultati attesi. A meno che, come spesso accade, non si miri ad un mero risultato di facciata. Aggiungo un'altra questione sulla quale però non mi dilungo: l'organizzazione dei mezzi di trasporto. Questo argomento non è di poco conto basti pensare che è richiesto oltre al coinvolgimento delle aziende di gestione dei trasporto pubblico e privato anche il coordinamento dei vari istituti sparsi per il territorio. Chiudo con un'osservazione: siamo certi che nel periodo estivo l'emergenza sia finita (sperando, lo preciso, che si concluda domani mattina)? Del doman non v'è, purtroppo, certezza e dunque in questo come in altre questioni riguardanti la scuola, per quel che mi riguarda, raccomanderei il vecchio adagio "un bel tacer non fu mai scritto".

M.Stella Fusari ha detto...

Ad una prima lettura della proposta mi sale lo sconforto.
Come già segnalato da altri lettori, anche nel mio istituto la stragrande maggioranza dei docenti sta facendo regolarmente lezione via Meet in corrispondenza delle proprie ore cattedra curriculari.
Il lavoro di didattizzazione, gestione e restituzione dei materiali è veramente considerevole e supera di gran lunga quello che era richiesto in condizioni normali di lezione in presenza.
Mi riconosco in pieno nei rilievi di Massimo ed aggiungo che noi stiamo continuando via webinar a tenere regolarmente anche colleghi docenti consigli di classe e riunioni per materie.
Chi, come la sottoscritta, ha una linea domestica con giga limitati sta anche pagando di tasca propria i costi di "splafonamento" della connessione....
In tali situazioni l'applicazione generalizzata e cogente di una proposta di prolungamento delle attività didattiche oltre il 7 di giugno non farebbe altro che aggiungere al danno anche la beffa.
Concludo affermando che, se l'autonomia scolastica non è solo una sterile espressione burocratica, la cosa potrebbe essere al limite gestita su base volontaria limitatamente a quelle situazioni che durante il periodo di chiusura siano effettivamente rimaste inattive, tenendo comunque conto del fatto che, in ogni caso, gli studenti necessiteranno di un periodo di vacanza (se non dalla scuola almeno dalla cattività) per elaborare malattia/lutti che alcuni hanno vissuto da vicino, ritemprarsi e presentarsi motivati alla ripresa del nuovo anno scolastico.

Valerio vagnoli ha detto...

Mi dispiace ma non sono d'accordo che "al limite lo si faccia su base volontaria". E' giusto invece che lo facciano i suoi colleghi che in queste settimane non si sono preoccupati dei loro studenti confortati in questo, ripeto, da sconsiderate posizioni sindacali che ancora una volta vanno a penalizzare le famiglie e i ragazzi più svantaggiati. Perché fare i corsi su base volontaria quando i presidi sanno benissimo chi ha attivato una vera DaD e chi non ha fatto nulla o si è limitato a dare qualche compitino e poco altro?

Gabbrielli ha detto...

Ritorno sull'argomento per chiarire che proporre di fare lezione durante l'estate è chiaramente una utile "provocazione" che mette in evidenza la mentalità di molti insegnanti e che il Ministero sta solo timidamente cercando di contrastare. In concreto basterebbe non rinviare tutto a settembre, ma recuperare, se le condizioni dell'epidemia lo consentiranno, almeno tutto il mese di giugno, esami compresi.
Riguardo alla mentalità domando se è mai possibile che gli insegnanti che dovrebbero essere l'intelligenza del paese, debbano seguire sempre gli stessi stereotipi, della difesa delle ore di aula, del periodo feriale, del rispetto formale delle norme, della carenza di strutture e di organici (fattori che quando non sono un alibi, si dimostrano risolvibili, altrimenti la scuola non funzionerebbe mai!), ma soprattutto che c'é sempre qualcuno che "copre" i colleghi scagliando l'evangelica "prima pietra". Non dubito che ci siano esperienze eccellenti e chi oggi lavori più di prima, ma quanto questi comportamenti sono diffusi e generalizzabili, in tutti i gradi e ordine di scuole? Ho seguito per tanti anni progetti di innovazione didattica, la gran parte davvero eccellenti, ma che coinvolgevano al massimo una ristretta minoranza del corpo insegnante di una Istituzione scolastica, spesso una meritevole "avanguardia" che copriva con la propria qualità la sostanziale indifferenza dei colleghi che continuavano a insegnare nello stesso modo di sempre, al punto che mi sono convinto che più che fare progetti di didattica innovativa, sarebbe più utile aiutare i colleghi a far bene la didattica tradizionale, così ci sarebbero meno resistenze di principio e si potrebbe pretendere un maggiore impegno professionale: ma anche questa è solo una (spero utile) provocazione!

Elisa ha detto...

Condivido pienamente quanto afferma Gabbrielli

MRDL ha detto...

Mi sembra un dibattito del tutto autoreferenziale, tipico del personale della scuola: non si cerca di guardare al di fuori dell'istituzione scolastica e ciò mi sembra molto sconfortante. Per esempio: qualcuno ha pensato che, prolungando la scuola in estate, si comprometterebbe anche quel poco di vacanze che potremo concederci (coronavirus permettendo, contribuendo, in tal modo,al tracollo del settore turistico?
MRDL

Eleonora Favaro ha detto...

Il prof. Vignoli ha la posizione tipica dell'ANP (alla quale penso sia iscritto) che, per la cronaca, è il sindacato dei dirigenti scolastici, il più corporativo della storia della scuola italiana. Secondo l'ANP gli insegnanti sono una massa di sfaccendati sindacalizzati (?). Ricordo a Vignoli che gli insegnanti che in queste settimane lavorano da casa in cosiddetta didattica a distanza, lavorano il doppio rispetto a quando sono in classe. Ovviamente ci sarà pure qualcuno che lavorerà poco (su 700.000 insegnanti già un 10% equivarrebbe a 70,000), ma questo succede sempre, anche in didattica normale e in tutte le categorie. O Vignoli pensa, tanto per fare un esempio, che tutti i medici italiani in questi giorni siano in prima linea contro il coronavirus. Quindi la sua proposta di recuperare in estate la trovo irricevibile sotto tutti i punti di vista. Quanto a Gabbrielli....no comment.

Gabbrielli ha detto...

Per quanto mi riguarda, chiudo qui, però mi permettetemi di chiarire che i miei "antipatici" interventi sono stati motivati dall'esigenza che il dibattito non si chiudesse all'interno del mondo degli operatori della scuola, ma che dovesse responsabilmente tenere presente anche le esigenze della nostra utenza, che si troverà priva di un essenziale punto di riferimento, probabilmente fino a settembre prossimo. Molti genitori, soprattutto i soliti garantiti, nonostante questa eccezionale tragedia, probabilmente si preoccupano solo di non compromettere le ferie e magari temono che un esame di maturità declassato possa compromettere l'ammissione all'università, ma invece una grande parte, comprese le famiglie meno fortunate e dotate, soprattutto nel primo ciclo, dovranno farsi carico dei propri figli per sei mesi senza poter contare del fondamentale supporto della scuola. Anche se la scuola, neppure nell'infanzia, non può avere funzioni assistenziali ma essenzialmente educative, come potranno regolarsi i genitori che, già oggi, con il loro lavoro garantiscono i servizi essenziali e gli altri che tra poche settimane (si spera) dovranno ritornare a lavorare per riavviare le attività economiche del paese. Potremmo rispondere che non è nostro compito, ma sarebbe come mettere la testa sotto terra. Forse "si può dare di più, senza essere eroi"?

Anonimo ha detto...

Sono Peter di Milano... Alcuni dicono che l'incantesimo d'amore non funziona, ma ho visto che l'incantesimo d'amore funziona tutto a causa del dottor ADELEKE il miglior lanciatore che ha lanciato un incantesimo per me e ha riportato mio marito a me e ora stiamo vivendo come una famiglia tutto grazie al dottor ADELEKE. È possibile contattarlo su WhatsApp: +27740386124 o inviarlo via e-mail: ( aoba5019@gmail.com )