Erano circa centoquaranta, ieri, i presenti nella sala Brunelleschi dell’Istituto degli Innocenti. Assai più di quanto ci si potesse aspettare per un convegno su un tema che poteva sembrare per addetti ai lavori e che ha invece suscitato molto interesse tra insegnanti, presidi e amministratori. L’attuale esiguità di questo canale formativo, a cui i ragazzi toscani possono accedere a pieno titolo solo dopo i sedici anni, è a nostro avviso tra le cause principali degli abbandoni e degli insuccessi nelle superiori. In sofferenza soprattutto gli istituti professionali, troppo “licealizzati” e quindi inadatti a soddisfare le aspettative di chi ha attitudini più per l’apprendimento attraverso la pratica che per via teorica.
Ha aperto i lavori l’Assessore all’Istruzione Giovanni Di Fede della Provincia di Firenze, che ha patrocinato il convegno. Di Fede ha sottolineato l’impegno della sua amministrazione nel contrasto della cosiddetta “dispersione scolastica” (tecnicamente, l’incidenza delle ripetenze e degli abbandoni). Per quest’anno scolastico sono previsti ventotto progetti destinati alle scuole della provincia.
In rappresentanza del Direttore regionali Angotti è intervenuto il professor Roberto Bandinelli, che tra l’altro si è chiesto se, a fronte dei dati del recente rapporto sulla scuola in Toscana pubblicato dalla Regione, l’investimento di quattro milioni e mezzo di euro per combattere la dispersione sia andato a buon fine.
Hanno poi parlato i due relatori: Valerio Vagnoli, dirigente scolastico, per il Gruppo di Firenze, e Rosario Drago, qualificatissimo esperto del settore, da alcuni anni impegnato come ispettore tecnico della provincia di Trento, i cui risultati nella formazione professionale sono notevolissimi: basti pensare che la dispersione è scesa al 9%, contro il 20,8 della media italiana.
Nella sua relazione, Vagnoli ha condotto un’appassionata e applauditissima difesa della formazione professionale come alternativa di pari dignità all’istruzione. Più tardi, tirando le conclusioni del convegno, ha proposto di avviare in via sperimentale, fin dal primo anno delle superiori, dei percorsi di formazione professionale all’interno di un certo numero di istituti professionali. Forse, ha aggiunto, i più adatti a questa sperimentazione sarebbero gli Istituti alberghieri, per l’alto livello dei loro risultati e per l’importanza che il settore riveste in tutta la Toscana.
Nella sua relazione, Vagnoli ha condotto un’appassionata e applauditissima difesa della formazione professionale come alternativa di pari dignità all’istruzione. Più tardi, tirando le conclusioni del convegno, ha proposto di avviare in via sperimentale, fin dal primo anno delle superiori, dei percorsi di formazione professionale all’interno di un certo numero di istituti professionali. Forse, ha aggiunto, i più adatti a questa sperimentazione sarebbero gli Istituti alberghieri, per l’alto livello dei loro risultati e per l’importanza che il settore riveste in tutta la Toscana.
Il professor Drago ha insistito molto sulla necessità di rivalutare l’operatività nella scuola italiana, a cominciare dalla scuola media, impostata in modo eccessivamente teorico fin dalla riforma del 1963, che nei progetti avrebbe dovuto integrare la didattica del “piccolo ginnasio” con quella tipica dell’avviamento al lavoro.
Purtroppo non è stato possibile avviare in questa sede un confronto con la Regione Toscana, che avevamo invitato a intervenire, ma speriamo di poterlo fare nei prossimi mesi.
Il professor Drago ci farà avere una sintesi della sua relazione, che pubblicheremo sul nostro blog.
Vedi fotografie del Convegno
POSTILLA AL CONVEGNO DI FIRENZE: LA SPARIZIONE DEGLI ISTITUTI D'ARTE
di Sergio Casprini
Nel suo appassionato intervento al convegno su “Obbligo scolastico e formazione professionale”, Valerio Vagnoli ha fatto notare che con la svalutazione della formazione professionale si rischia di perdere definitivamente il ricco patrimonio di mestieri artigianali, che attraverso l’apprendistato si trasmettevano dal maestro all’allievo nelle botteghe di una volta. Un rapporto fecondo, che oggi possiamo ritrovare in quello tra docenti di laboratorio e studenti che a quattordici anni entrano in una scuola professionale.Voglio a questo proposito porre all’attenzione come emblematica la situazione degli Istituti d’Arte o “scuole d’arte”. Esse sono caratterizzate dalla presenza nei primi anni di molti laboratori, afferenti all’indirizzo professionale nell’ambito dell’artigianato artistico scelto dagli allievi. Per esempio, a oreficeria gli studenti trovano il laboratorio di cesello e sbalzo e quello di gioiello; a pittura, il laboratorio di lacche e doratura; a moda, decorazione su stoffa e taglio e confezione; ad arredamento, modellistica e metalli; ad arti grafiche, incisione e stampa; e così via.Già negli ultimi anni il peso di queste discipline - o meglio mestieri - nell’orario complessivo delle lezioni è diminuito a vantaggio delle materie teorico-culturali, come in tutti bienni degli istituti professionali.Il futuro si presenta ancor meno roseo: con la riforma Gelmini gli istituti d’arte confluiscono nel sistema dei licei, diventano appunto licei artistici, perdendo la loro identità culturale e professionale soprattutto nei primi due anni, con la conseguenza di più abbandoni e, quel che è più grave, di scomparsa dell’apprendistato nel campo dei mestieri artistici. Se la Regione Toscana avesse più coraggio nel superare vecchi pregiudizi sulla formazione professionale “precoce” e non ritardasse l’apprendimento dei fondamenti dei vari mestieri, avremmo sicuramente dati più confortanti sulla dispersione scolastica. Molti allievi frequenterebbe dal primo anno i laboratori con maggio profitto rispetto ad una acquisizione superficiale di nozioni di cultura generale. D’altronde su una sperimentazione maggiormente incisiva in questo senso la regione toscana non mancherebbe di punti di riferimento, in primis la provincia autonoma di Trento e la Regione Lombardia, che hanno da tempo imboccato questa strada.
10 commenti:
Sono d'accordo al 100% con la relazione del prof. Vagnoli. Mi permetto solo di far osservare che il primo verso della terzina dantesca finisce con la parola "trova" e non prima (com'è evidente dalla rima e dalla metrica); è ovvio che si tratta di un refuso nella digitazione del testo. Bellissima anche la citazione da Vasari. Purtroppo, il sottaciuto ma totale disprezzo per il lavoro manuale è stato lungamente radicato nell'ideologia della sinistra, per quanto ciò possa sembrare un paradosso; e anche (cosa ancora più assurda) di larga parte di quella cultura cattolica che pure si fonda sulla fede in un Dio che ha fatto per vari anni il carpentiere. E ciò ha prodotto danni gravi al nostro sistema formativo. La mia nonna materna aveva solo la licenza elementare e di mestiere aveva fatto la sarta (era giunta a dirigere il laboratorio di una casa di mode, ma pur sempre di lavoro manuale si trattava). Ma aveva tutta la collana della Medusa Mondadori e ricordo di aver discusso con lei di Tolstoj e Dostojevski. Mio padre mi raccontava sempre di un pastore delle Marche, che lui conosceva, che ogni giorno si recava a pascere le pecore con il volume della Divina Commedia sottobraccio, sino a sapere l'Inferno quasi a memoria. Mi chiedo di quanti laureati di oggi, anche in lettere, si potrebbe dire altrettanto.
14 ANNI
di LEONE BARBONE
Appartengo alla schiera di persone, quasi tutte in pensione, che hanno cominciato a lavorare a 14 anni. Molti di noi hanno frequentato le "scuole di avviamento professionale" che all'epoca erano sostitutive alla scuola media, quindi tra gli undici e i quattordici anni. Nel mio caso tra il 1956 ed il 1959. In quelle scuole abbiamo imparato i primi rudimenti di un mestiere, sempre nel mio caso, meccanica. Alla fine (quattordici anni d'età)eravamo in grado di capire, mediamente bene, il disegno tecnico e avevamo una conoscenza della tecnologia meccanica che gli attuali diplomati delle scuole professionali superiori difficilmente hanno. Avevamo anche imparato ad usare gli utensili e gli strumenti di misura più semplici e comuni nelle 6 / 8 ore settimanali di laboratorio. Gli attuali studenti delle superiori (professionali ) e i laureati di oggi, in molti casi, hanno visto quegli utensili e strumenti solo nelle illustrazioni dei testi. Detto questo dico che un mio compagno di scuola è diventato poi preside dello stesso istituto dove avevamo studiato, un'altro è andato in pensione dopo aver diretto per una ventina di anni una importante industria tessile, un'altro paio sono diventati piccoli imprenditori e se la sono cavata parecchio bene, per ultimo io stesso, sono attualmente responsabile del reparto produzione di uno stabilimento in Cina facente parte di un gruppo con stabilimenti in tre Continenti. Ovviamente abbiamo poi studiato sucessivamente per conto nostro DOPO L'ORARIO DI LAVORO. Chi alle serali, chi a casa propria.
I nostri Genitori non ci hanno allevato nella bambagia, non ne avevano neppure i mezzi, ma ci hanno insegnato a lavorare per guadarci una vita migliore, a me hanno anche insegnato l'onestà e l'umiltà.
Credo che il messaggio sia sufficientemente chiaro.
P.S. Gli esempi citati riguardano solo miei compagni di classe con i quali sono rimasto in contatto anche per via di interessi lavorativi comuni.
saluti a tutti.
Leone Barbone
pierluigitoniolo@yahoo.it
http://www.lastampa.it/forum/Forum3.asp?chiuso=False&pg=1&IDmessaggio=5149&IDforum=674
Torino , 11/11/2009
Il Gruppo Abele sulla dispersione scolastica
Carissimi,
vi segnaliamo che per GIOVEDì 10 DICEMBRE P.V. è in preparazione un grande convegno per insegnanti ed educatori sul tema dalla dispersione scolastica, a partire dalle realtà che incontriamo ogni giorno come Gruppo Abele, nelle nostre attività di educativa di strada, nell'accoglienza, nelle comunità, nei servizi a bassa soglia.
Con questa iniziativa, desideriamo riportare al centro del dibattito sulla Scuola, alcune questioni fondamentali dell'educare, quali il coraggio, la prospettiva, la sfida, la possibilità. Purtroppo oggi a scuola si usano altre "parole": selezione, controllo, valutazione, "scrematura"...
Tanti sono i ragazzi incontrati da noi, che rientrano nei dati della dispersione scolastica, ma ancor più alto è il numero di coloro che restano dentro la scuola, senza prendervi parte.
Per questo, come Gruppo Abele, vogliamo confrontarci con gli attori dei processi educativi e scolastici, perchè crediamo che la Scuola sia un'importante possibilità da offrire veramente a tutti e si debba sostenere l'impegno di chi si adopera per inventare e proporre idee perchè non ce ne sia "neppure uno di meno".
Vi informiamo che questo convegno nasce dalla collaborazione di vari settori del
Gruppo che operano nelle scuole e sul territorio.
Link alla LOCANDINA del convegno:
http://WWW.GRUPPOABELE.ORG/IMAGES/FILE/SCUOLA.PDF
Per maggiori informazioni potete contattare GRAZIA LIPRANDI (Piano Giovani) all'indirizzo SCUOLA@GRUPPOABELE.ORG
N.B. Le iscrizioni devono giungere alla stessa mail entro il 1 dicembre!
CONVEGNO INSEGNANTI - 10 dicembre 2009 - Fabbrica delle “e” – Torino
LA SCUOLA E GLI ULTIMI DELLA CLASSE
Alcune riflessioni da cui partire:
Quotidianamente, nelle nostre scuole, incontriamo ragazzi che camminano lentamente e svogliatamente ai margini dei percorsi scolastici e… si perdono.
Molte volte proviamo a “gestirli” mettendo in atto azioni disparate e dopo vari tentativi, vi rinunciamo, lasciandoli nei corridoi, in presidenza, a casa… sospesi, bocciati, comunque abbandonati.
Oggi si afferma che la Scuola ha finalmente cambiato “aria” e sta diventando più seria, impegnata, per questo più selettiva.
È opportuno, allora, riflettere e confrontarsi su alcuni nodi importanti:
• Esiste davvero l’abbandono nella Scuola? Come, dove, quanto e quando?
• Cosa hanno da dire i soggetti della dispersione scolastica alla Scuola di oggi?
• Quale educazione alla “cittadinanza” si promuove in una Scuola che rinuncia ai ragazzi “difficili”?
• Una Scuola impegnata, includente, seria e “per tutti” è un sogno possibile?
• Esperienze che insegnano: le scuole di seconda opportunità. Le iniziative più interessanti contro la dispersione nascono solo nei contesti sociali più difficili? Un’alternativa è possibile anche nella prevenzione?
• Quale Scuola vogliamo “sognare”?
Programma (giovedì 10 Dicembre 2009)
ore 10.00 – 13.00
• PRESENTAZIONE DEL CONVEGNO: IL SENSO DI UNA RIFLESSIONE SULLA, NELLA, CON LA SCUOLA OGGI
Riccardo Barbero - Dirigente IC Drovetti - Torino
• INTRODUZIONE AL CONVEGNO – INTERESSARSI DEGLI“ULTIMI” O INTERESSARSI DELLA CLASSE?
Franco Floris – Direttore Animazione Sociale
• DISPERSIONE OGGI. LA PAROLA AGLI ESCLUSI :DAI DATI AI VISSUTI DEI RAGAZZI CHE INCONTRIAMO
video-intervista realizzato dal Gruppo Abele
• QUANDO LA SCUOLA CI PROVA: LE “CHANCE ” CHE NON ABBANDONANO
Cesare Moreno - Maestri di strada - Napoli
• ACCANTO AI RAGAZZI OGNI GIORNO: PROSPETTIVE DI PEDAGOGIA APPLICATA NELLE SCUOLE DI SECONDA OPPORTUNITÀ
Andrea Farioli - coordinatore Progetto Icaro - Emilia R.
ore 14.00 – 17.00
• DALLA SCUOLA CHE GUARDA AL SUO “OMBELICO“ ALLA SCUOLA CHE EDUCA IL TERRITORIO .
Domenico Chiesa - Presidente CIDI (Centro di Iniziativa Democratica degli Insegnanti)
• UN’ALTRA SCUOLA È POSSIBILE! VIDEO E RACCONTI DI UNA SCUOLA CHE PROMUOVE CULTURA,
RIPENSANDOSI, ALDILÀ DELLE EMERGENZE.
Silvana Puglisi - insegnante I.C. - Palermo
• DIBATTITO
CONCLUSIONI E PROSPETTIVE
Michele Gagliardo - Responsabile settore Piano Giovani - Gruppo Abele
Destinatari: Insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado del territorio nazionale
Proposte per continuare: Nascita di piccoli gruppi territoriali (pensatoi) scuola-territorio a partire dagli stimoli del convegno (Con la consulenza di Franca Manoukian)
Sede del convegno : Fabbrica delle “e” - Corso Trapani 91 - Torino
ISCRIZIONE: Inviare una e-mail a: scuola@gruppoabele.org (dati personali, ambito di insegnamento, e-mail, telefono, dati istituto scolastico di appartenenza) entro il 1° dicembre 2009 - La partecipazione è gratuita
GRUPPO ABELE - Ente accreditato presso il Ministero della Pubblica Istruzione con decreto del 4/4/2008
Ecco la scuola per mastri fornai
Il progetto diventa realtà. Nella Capitale apre la Scuola di Panificazione all'interno della "Città dei ragazzi", in via della Pisana.
Sono un ragazzo di 25 anni e da pochi mesi mi sono trasferito a Roma per cercare lavoro. Ho avuto esperienze come fornaio in alcuni forni del mio paese dove sono nato e cresciuto e sono diventato abbastanza bravo anche se non ho mai fatto scuola né ricevuto insegnamenti di tipo professionale. Vorrei continuare qui a Roma questo mestiere e per questo mi piacerebbe sapere se esistono scuole o corsi specializzati per imparare il mestiere di panificatore che diano la possibilità di ottenere un brevetto alla fine del percorso educativo e magari agevolino l’inserimento nel mondo del lavoro.
Grazie Sandro
Da oggi Roma ha la sua Scuola di Panificazione all'interno della «Città dei ragazzi», in via della Pisana, che è anche la prima scuola del genere del Centro Sud Italia. Il progetto, diventato finalmente realtà, ha impegnato diversi anni l'Assopanificatori-Cna nella ricerca di finanziamenti finché, grazie all'interessamento di un imprenditore privato, si è potuto arrivare al completamento della struttura fornita di aule, forno e tutte le attrezzature necessarie.
L'obiettivo, condiviso fin dall'inizio con il Presidente della Città dei Ragazzi Porfirio Grazioli, è quello di formare e preparare gratuitamente cittadini giovani e alla ricerca della prima occupazione ad intraprendere un percorso lavorativo. Ma anche di garantire l'aggiornamento professionale a datori di lavoro e lavoratori già inseriti, in un settore di eccellenza nella Capitale. Il pane artigianale, nonostante la crisi che ha attraversato il comparto negli ultimi anni, resta infatti l'alimento principe della tavola dei consumatori e la sua lavorazione è stata da sempre affidata all'esperienza di «maestri» fornai che l'hanno tramandata ai giovani che volevano intraprendere questo mestiere, in verità oggi sempre più spesso stranieri.
Con questa scuola l'insegnamento della lavorazione del pane e dei prodotti da forni sarà affidato a panificatori di grande esperienza che hanno già dato la loro disponibilità. Il primo corso di inserimento professionale della durata di 120 ore partirà a breve grazie ad alcuni fondi del Ministero dell'Interno in parte gestiti dall'assessorato alle politiche sociali del Comune di Roma. Al termine del corso sarà consegnato ai partecipanti un brevetto che consentirà anche un accesso più facile nel mondo del lavoro.
Il problema dei finanziamenti è però la spina nel fianco della Scuola di Panificazione. Senza soldi, infatti, i corsi non possono essere organizzati perché l'intento della scuola è quello di assicurare un supporto professionale ai giovani che vogliono diventare fornai, senza gravare sulle loro tasche. Per questo motivo il Presidente di Assopanificatori Bernardino Bartocci ha lanciato un appello a Comune, Regione e Provincia perché trovino i necessari finanziamenti per non far morire questa Scuola. L'intento dell'Associazione è anche di rilanciare attraverso la Scuola il pane di Roma, meglio conosciuto come Tottino.
Nato ormai più di un anno fa dall'esperienza di fornai specializzati il pane di Roma continua a riscuotere molto successo in termini di vendite nei forni che lo hanno a disposizione, ma l'Assopanificatori vuole renderlo disponibile in un numero maggiore di punti vendita e per questo la sua lavorazione diventerà una materia preziosa per altri corsi in programma.
Damiana Verucci
12/11/2009
http://iltempo.ilsole24ore.com/roma/cronaca_locale/roma/2009/11/12/1092538-ecco_scuola_mastri_fornai.shtml
“...e la scuola paga !!!!!” (1/2)
di Vilma D'Amato, dirigente sindacale Snals di Lecce
Lecce (Salento) - “...Non esiste nessuna guerra con i precari ed il Governo sta esprimendo loro solidarietà concreta con i fatti. ...Il motivo per cui noi vogliamo cambiare la scuola, cambiare l'Università e introdurre regole nuove è proprio perché non vogliamo essere corresponsabili dell'aumento del precariato che noi abbiamo ereditato e che stiamo cercando di contenere e di risolvere".
Con queste parole la ministra Gelmini, durante il Forum Ambrosetti, ha giustificato l'ecatombe degli ormai ingrigiti precari della scuola. Lavoratori e lavoratrici che hanno alle spalle migliaia di ore di insegnamento, migliaia di chilometri percorsi per raggiungere il posto di lavoro, migliaia di mutui da pagare ed infinite delegittimazioni.
Questa è la scuola pubblica anzi, ciò che rimane del nostro sistema di istruzione tristemente attaccato, vilipeso e alla fine ridotto all'ombra di se stesso.
Non avremo cordate di imprenditori che salveranno la scuola o che daranno certezza ai suoi lavoratori...non avremo il Miracolo dei miracoli...non saremo considerati alla stessa stregua dei lavoratori dell’Alitalia, visto che proprio la scuola è stata una delle ancore di salvataggio della spinosa vicenda della compagnia di bandiera.
La scuola, a dire di Tremonti e Gelmini, è un’azienda che crea deficit e che si salverà massacrando il segmento elementare con maestri unici dalla penna rossa, con la minaccia della bocciatura, con la “sana severità”ed un semplicistico ritorno ai voti al posto di una valutazione più complessa ma didatticamente più attenta e più valida.
L’intento e la scelta politica che sta a monte di tale decisione è abbastanza palese, svendere la scuola pubblica al privato. La parola d’ordine è riduzione. Riduzione di tutto, dagli orari scolastici, alle discipline e al personale penalizzando l’utenza, soprattutto la più debole e aumentando la dispersione scolastica che nel nostro paese raggiunge livelli elevati.
Vergognosa è la scelta di fare cassa sulle spalle dei bambini che non hanno voce per reclamare i loro sacrosanti diritti e ancora più indegno il progetto Aprea che mette in discussione l’esistenza delle oggettive graduatorie ad esaurimento per cercare di introdurre forme di reclutamento aziendalistico-clientelare.
Per bilanciare le casse dello Stato, si decurtano oltre 40 milioni di euro dal fondo per l’ampliamento dell’offerta formativa previsto dalla Legge 440/97 da trasferire alle opere di funzionamento delle istituzioni scolastiche.
Quanto prima “la ragionieristica filosofia ministeriale” darà l’avvio alla “eliminazione“ dei docenti specialisti nella scuola primaria aggiornando poco più di 2000 insegnanti di classe con uno stanziamento di 3 milioni di euro. Nel 2009/2010, ogni istituzione avrà a disposizione in media 5.000 euro per il funzionamento e 12.000 euro per le supplenze. Cifre veramente irrisorie per quelli che sono i reali bisogni delle scuole che vantano un pesante credito di oltre un miliardo di euro nei confronti del Miur.
Scuole in agonia ma….dotate di LIM (Lavagne interattive multimediali)! Con il progetto “scuola digitale” il governo Berlusconi ha voluto dare lustro e rendere tecnologiche le scuole italiane. Stanziato un iniziale investimento di 24 milioni di euro per ottomila lavagne, 40 milioni per una serie di altri strumenti multimediali e un budget ancora non definito per la formazione di 24.000 docenti all’uso di tali lavagne interattive. In pratica, (senza nulla togliere alla stimolante introduzione di tali supporti informatici),... una televisione al plasma …in una “scuola sgarrupata” - (42% degli edifici scolastici non è agibile) - priva di carta per fotocopie, gessetti, banchi ecc......E’ assurdo pensare di voler raggiungere i livelli di altre istituzioni europee informatizzando le scuole ma impoverendole di risorse umane.
(segue)
http://www.ilpaesenuovo.it
“...e la scuola paga !!!!!” (2/2)
di Vilma D'Amato, dirigente sindacale Snals di Lecce
(seguito)
Per effetto della legge 133/2008 (Brunetta-Tremonti) e della “riforma” Gelmini nei prossimi quattro anni 150.000 lavoratori della scuola non avranno più un posto di lavoro, non vi saranno assunzioni su turn-over e posti disponibili, le classi saranno sempre più affollate con la crescita del rapporto tra insegnante e numero di alunni.
L’ottica governativa è sempre la stessa: taglio e risparmio! Tagli per 8 miliardi di euro come indicati nel decreto fiscale di Tremonti relativi al periodo 2009/11. Un killeraggio legalizzato che evidenzierà che l’offerta formativa non sarà quella degli anni precedenti e qualche attività in più sarà a totale carico delle casse comunali e delle famiglie dai bilanci già provati e impoveriti.
Il ministro dell'istruzione ripetutamente parla di qualità della scuola. Ma la si potrà fare con insegnanti più motivati la cui esperienza sia tenuta in maggiore considerazione e non additati come “fannulloni”. L'istruzione è un bene pubblico e deve essere potenziato con investimenti umani ed economici perché, secondo la “strategia di Lisbona”, l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica sarà in grado di realizzare una crescita economica sostenibile con nuovi e migliore posti di lavoro e una maggiore coesione sociale.
Siamo a ridosso dei traguardi deliberati da Lisbona per il 2010, ma in Italia siamo veramente molto, molto lontani!
http://www.ilpaesenuovo.it
15/11/2009.
LA DEVASTAZIONE DEI PROFESSIONALI
Una riforma assurda, irragionevole, che nessun operatore della scuola con un minimo di conoscenza della realtà degli Istituti Professionali si sarebbe mai sognato di concepire.
Istituti in cui da decenni un intero esercito di insegnanti si è impegnato e sacrificato per limarne gli aspetti più spigolosi e migliorarne la qualità, investendo buona parte della propria vita lavorativa nel rafforzamento di una scuola in cui credeva, piena di difficoltà quotidiane, ma con gli obiettivi primari del successo formativo, della crescita individuale e della reale integrazione. Ora lo scempio. Senza alcuna logica didattica, ma con l'unica finalità del risparmio ad ogni costo, insegnamenti e curriculi, consolidati e funzionali, vengono stravolti, lasciando ogni decisione in mano ad esperti che esperti non sono, nella piena convinzione che basti essere seduti su una sedia per possedere il dono della competenza e del potere sulla vita altrui.
Per raggiungere l'obiettivo economico del governo (riduzione di 2 ore settimanali e di alcune compresenze) era sufficiente un semplice ritocco dell'attuale ordinamento, senza fantasiosi stravolgimenti, del tutto inutili e che impoveriscono inesorabilmente l'offerta formativa e distruggono gran parte di quanto di positivo in questi anni si era faticosamente costruito.
Vergognose le menzogne poi sul potenziamento dei laboratori: nei nuovi indirizzi, nel quinquennio, le ore di laboratorio si riducono del 30-50%, a seconda dell'indirizzo, rispetto alle attuali ore. Si tagliano inoltre drasticamente le compresenze, fulcro dell'azione didattica in una scuola così complessa come i Professionali. Accettabile l'individuazione di alcune compresenze eliminabili, ma non uno stravolgimento selvaggio della didattica.
L'ADI, Associazione Docenti Italiani, ha recentemente pubblicato le proprie osservazioni negative sulla riforma depositate in occasione dell'Audizione presso la VII Commissione Istruzione della Camera dei Deputati del 12/11/09 ed il commento alla notizia che "Trento chiude gli Istituti Professionali di Stato di fronte allo snaturamento della Riforma".
Ci uniamo pertanto a quanti (es. Gilda e Flc-Cgil) richiedono con forza un rinvio della riforma del secondo ciclo ed in particolare degli Istituti Professionali per i quali è indispensabile un profondo ripensamento del testo di riforma presentato dalla Gelmini.
http://www.alpebra.it/Cpds_venezia/News/
news.htm#newsvita
La devastazione dei professionali
Andrea Florit dal Coordinamento Precari di Venezia, 15.11.2009
Una riforma assurda, irragionevole, che nessun operatore della scuola con un minimo di conoscenza della realtà degli Istituti Professionali si sarebbe mai sognato di concepire. Istituti in cui da decenni un intero esercito di insegnanti si è impegnato e sacrificato per limarne gli aspetti più spigolosi e migliorarne la qualità, investendo buona parte della propria vita lavorativa nel rafforzamento di una scuola in cui credeva, piena di difficoltà quotidiane, ma con gli obiettivi primari del successo formativo, della crescita individuale e della reale integrazione. Ora lo scempio. Senza alcuna logica didattica, ma con l'unica finalità del risparmio ad ogni costo, insegnamenti e curriculi, consolidati e funzionali, vengono stravolti, lasciando ogni decisione in mano ad esperti che esperti non sono, nella piena convinzione che basti essere seduti su una sedia per possedere il dono della competenza e del potere sulla vita altrui.
Per raggiungere l'obiettivo economico del governo (riduzione di 2 ore settimanali e di alcune compresenze) era sufficiente un semplice ritocco dell'attuale ordinamento, senza fantasiosi stravolgimenti, del tutto inutili e che impoveriscono inesorabilmente l'offerta formativa e distruggono gran parte di quanto di positivo in questi anni si era faticosamente costruito.
Vergognose le menzogne poi sul potenziamento dei laboratori: nei nuovi indirizzi, nel quinquennio, le ore di laboratorio si riducono del 30-50%, a seconda dell'indirizzo, rispetto alle attuali ore. Si tagliano inoltre drasticamente le compresenze, fulcro dell'azione didattica in una scuola così complessa come i Professionali. Accettabile l'individuazione di alcune compresenze eliminabili, ma non uno stravolgimento selvaggio della didattica.
L'ADi, Associazione Docenti Italiani, ha recentemente pubblicato le proprie osservazioni negative sulla riforma depositate in occasione dell'Audizione presso la VII Commissione Istruzione della Camera dei Deputati del 12/11/09 ed il commento alla notizia che "Trento chiude gli Istituti Professionali di Stato di fronte allo snaturamento della Riforma".
Ci uniamo pertanto a quanti (es. Gilda e Flc-cgil) richiedono con forza un rinvio della riforma del secondo ciclo ed in particolare degli Istituti Professionali per i quali è indispensabile un profondo ripensamento del testo di riforma presentato dalla Gelmini.
http://www.gildavenezia.it/
Ritengo che sia un'ottima cosa indirizzare i ragazzi restii allo studio verso attività manuali, subito dopo le medie, ma come? Di solito i genitori ne fanno una questione di prestigio, di status,costringendo i loro figli a frequentare un tipo di studio non adatto a loro. Vedo questa realtà quotidianamente nella scuola in cui insegno. In classi anche numerose non più di tre alunni, in media, sarebbero in grado di recepire i contenuti culturali di un liceo. Vogliamo parlare del latino? Io che insegno questa disciplina misuro con mano l'assoluta mancanza di logica nonché di conoscenze basilari della lingua italiana, presupposti indispensabili per lo studio di tutte le discipline. Voi che siete nel vivo del dibattito sulla nuova scuola, considerate anche questo, cioé che le scuole medie costituiscono sempre più un vuoto, una pausa nel processo di apprendimento dei ragazzi ed i licei non possono più rimediare i danni che sono alla base della formazione.
Posta un commento