venerdì 25 giugno 2010

BONTÀ E GIUSTIZIA NELLA SCUOLA DEGLI "AIUTINI"

Un criterio-guida per comprendere e contrastare la tendenza di una parte dei colleghi a “soccorrere” indebitamente i propri studenti potrebbe essere così enunciato: dobbiamo deciderci a impedire alla bontà di occupare abusivamente il territorio della giustizia. Di più: dobbiamo metterci bene in testa che la giustizia è una forma elevata di bontà, in quanto rivolta indistintamente a tutti e non solo a uno o a pochi individui, quelli che conosciamo personalmente e magari amiamo. Scrivono Veca e Alberoni (L’altruismo e la morale, p.8): in Italia “la bontà morale è identificata con lo slancio, con l’atto d’amore, con la dedizione verso qualcuno in concreto. Ad un italiano non viene in mente che sia buono chi fa uno studio accurato dei bisogni degli altri, di tutti gli altri. Non gli viene in mente, pensando alla bontà, lo studio razionale dei mezzi. In quanto fondata sull’impulso, la morale italiana è particolaristica. Si rivolge a questo, poi a quello, poi a quell’altro. Non riesce a porsi il problema di rivolgersi a tutti o a ‘chiunque’. Per gli italiani dovrebbe essere lo Stato, o l’amministrazione pubblica, a pensare a 'tutti'. Nessuno, però, singolarmente preso, si sente coinvolto in tale problema”.
Per lo stesso motivo molti insegnanti si sentono buoni perché aiutano i ragazzi in un momento difficile (cioè l’esame); e non gli viene in mente che stanno causando un triplice danno: privano i loro allievi della possibilità di mettersi alla prova, come richiede il loro processo di crescita; li educano alla slealtà; commettono un’ingiustizia verso chi si è basato soltanto sulle proprie forze. Guardando ai risultati, quindi, e non al vissuto soggettivo, questi colleghi sono piuttosto cattivi che buoni.
Questa consapevolezza morale è fondamentale, perché nutre la forza psicologica necessaria per assumere il ruolo imparziale di chi controlla che siano rispettate le regole e all’occorrenza è disposto a punire chi le viola. Il fatto che questo richieda di trattenere impulsi affettivi di carattere “materno” a favore di comportamenti improntati a un “paterno” senso della giustizia può farci percepire come “senza cuore”; ma in questa fermezza c’è, in realtà, un “voler bene” molto più vero e lungimirante.

91 commenti:

Emme ha detto...

Proprio oggi, facendo assistenza durante la terza prova, osservavo i colleghi "interni" che passando tra i banchi dispensavano aiuti "ad personam". Non ho avuto il coraggio di redarguirli perchè non mi sembrava bello di fronte ai candidati mala mia disapprovazione. Mi sono sentita dire che il compito dell'insegnante è quello di aiutare i propri studenti. Quando la smetteremo di essere volontari dell'istruzione e inizieremo ad essere dei veri professionisti?

Anonimo ha detto...

anch'io ho sempre visto tante mamme, anche nel caso di docenti maschi, aggirarsi tra i banchi,con un atteggiamento che chiedeva e chiede quasi scusa per essere dall'altra parte a giocare un ruolo che li fa sentire essenzialmente dei prigionieri. Altro che profesionisti! ci sarà pure una ragione se l'opinione pubblica ci disistima; i ragazzi crescono e diventano opinione pubblica. Si ricorderanno della nostra bontà e non della nostra personalità e coraggio che come diceva il milanese, se uno non ce l'ha....

cotugnoprof ha detto...

Il più grande regalo che noi possiamo fare ai nostri studenti è la nostra severità. Non parlo, naturalmente, della severità fine a sè stessa ma del rigore e del rispetto delle regole e delle leggi senza le quali non possiamo parlare nemmeno di democrazia. Concordo pienamente con quanto scrive Ragazzini e aggiungo che, spesso, gli insegnanti buoni sono quelli che non hanno buona coscienza di aver fatto il proprio dovere durante l'anno scolastico. Qui nel Sud, speciamente, abbiamo scuole e insegnanti che agiscono in piena illegalità.

25 giugno 2010 10.53

giò ha detto...

penso che quando un insegnante sa ben poco e trasmette quel poco ai suoi studenti a ben poco serve la sua severità. Chi sgobba e da tanto al gruppo classe deve dimostrare la serietà nel dare il meglio ai suoi studenti.Alla fine i risultati vengono non è più necessario essere buoni o cattivi,in realtà una tale divisione è sciocca e fuorviante.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Ma Giò trova giusto o no che un docente permetta di copiare o che addirittura passi il compito ai suoi allievi? Non svicoliamo, questa è la domanda a cui si deve rispondere.

Anonimo ha detto...

Parto dalla considerazione del prof Cotugno " Qui nel Sud, specialmente, abbiamo scuole e insegnanti che agiscono in piena illegalità ".
Da ex docente e Preside meridionale dico che in generale è vero. Ma in parecchi agiscono, come fa rilevare Emme,secondo la mia lunga esperienza scolastica,44 anni , sia per un errato " pensiero familistico" , ma sopratutto per una non corretta consapevolezza del ruolo che noi docenti dovremmo rivestire nell'esercizio della nostra funzione docente. Nessuno , penso, ci abbia fatto capire che il ruolo di docente di una classe è quello di dare il massimo delle proprie conoscenze e capacità per mettere gli alunni in condizione di acquisire una preparazione piena e consapevole, altra funzione è quella che si riveste da commissari di esame, sia che siamo interni che esterni. La situazione si è maggiormente aggravata da quando si è deciso , secondo il mio punto di vista maldetramente, di modificare la composizione delle commissioni. Tre interni e tre esterni. Gli interni sono rimasti legati alla vecchia regola del raprresentante di classe ,quale era nell'esame modello “ sperimentale “ di maturità , nato nel 1969. In quel tipo di esame il rappresentante di classe aveva il compito di aiutare la commissione nella conoscenza della classe. Tuttavia, anche in quel tipo di esame non era il difensore assoluto " delle cause perse" come si suol dire da noi in meridione.
Quando ero rappresentante di classe, il mio compito era quello di verificare se la commissione operava responsabilmete e correttamente. In un esame, la commissaria di Matematica e Fisica era una docente di Vicenza. Preparatissima. Per un mese ,essendo la prima volta che veniva in Sicilia, con mia moglie rappresentante di classe in altra commissione, gli ho fatto conoscere parecchi magnifici luoghi della Sicilia. Comprendete quale fu la sua disponibilità. Ebbene due alunni, che proprio nelle sue discipline erano andati malissimo, ma anche in altre furono dichiarati non maturi.
Averla aiutata a conoscere parte della Sicilia era un mio preciso dovere di docente ospitante, così come il suo dovere fu quello di valutare gli alunni per le loro capacità, avendo usato in tuttti i colloqui il massimo di comprensione . Io ero docente di matematica e fisica. Purtroppo quello che manca in noi docenti, è la consapevolezza dei due ruoli diversi fra docente della classe e commissario di esame. Non credo sia dovuto alla faccenda che si pensi che lo Stato deve pensare alla collettività e noi al singolo interesse. C'è carenza assoluta di una cultura dei ruoli da svolgere.
Anche per questo motivo e non solo,
sono sempre più convinto che il modello “ sperimentale “ dell’esame di maturità nato nel 1969 , grazie al Ministro Sullo. Uomo intelligente e serio, si dimise da Ministro dei LL. PP, quando non vollero approvare la sua proposta di riforma Urbanistica che avrebbe evitato i disastri attuali del nostro territorio, debba essere ripristinato con i dovuti aggiustamenti.
Conservare del nuovo esame : il criterio dei crediti , le tre prove , sostituendo la terza con una prova inviata dall’INVALSI, eliminare l’inutile e ripetitivo documento del consiglio di classe. sostituendolo con certificazioni delle singole discipline.
Eliminare il Colloquio su tutte le discipline. E’ illogico pensare che in , appena un’ora si possa verificare la capacità di argomentare, e di possesso delle conoscenze di un alunno in tutte le discipline. Il Colloquio dovrebbe essere sostenuto su quattro discipline, obbligatorie, stabile dal Ministero. La Commissione dovrebbe ritornare ad essere formata da quattro commissari esterni, da un commissario interno e da un presidente.
Giuseppe Moncada

letizia ha detto...

concordo pienamente con lo scritto "bontà e giustizia nella scuola degli aiutini" Bisogna essere giusti, comprensivi con i nostri alunni... non buoni nel senso di farli copiare agli esami ecc. altrimenti non cresceranno mai, aspetteranno sempre la pappa scodellata da qualcuno e non saranno responsabili di fronte alle prove della vita
ciao giorgio!

Anonimo ha detto...

Gli aiutini non sono sempre il frutto di bontà .Sono anche un modo per fare bella figura quando in classe si è lavorato poco e male .Un commissario esterno.

rossana ha detto...

Proprio in questi giorni ho incontrato un'ex allieva della scuola in cui insegno e che non è mai stata una mia allieva. Poiché mi ha salutato con molta riverenza le ho chiesto come mai si ricordasse di me. Mi ha detto: " Chissà perché si ricordano sempre gli insegnanti severi, anche se non sono stati i tuoi". La cosa mi ha fatto piacere.

maria ester ha detto...

Condivido quanto scritto, ma con una notazione: finiamola con questa obsoletra ripartizione fra "materna affettività e paterna giustizia". Visto che , come emerge dai commenti, ma anche dall'esperienza, che ad 'aiutare maternamente' sono anche uomini!
Andate a leggere quello che , molto meglio di me, dice sulla giustizia e sull'amore,la grande e ahime! quasi sconosciuta ai più, anche fra docenti, Simone Weil.
Con amarezza vedo che gli stereotipi sul maschile e femminile, continuano ad abitare nelle menti di chi dovrebbe farsi mediatore e mediatrice di una visione critica anche di questi fondamentali aspetti delle nostre vite.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Forse Maria Ester non ha notato che gli aggettivi “materno” e “paterno” nel testo sono virgolettati, a indicare che si tratta di due codici e di due sensibilità educative in una certa misura indipendenti dal genere biologico, nel senso che nella realtà sono mescolati in percentuali diverse nelle donne e negli uomini in carne e ossa. Non a caso ci sono i cosiddetti “mammi”, oltre agli insegnanti protettivi che aiutano “maternamente” i propri allievi; e ci sono le donne “mascoline” o quelle “con i pantaloni”. Le due attitudini devono trovare una loro armonizzazione e complementarietà. Tuttavia mi pare poco fondata la tendenza a cancellare ogni differenza tra i due generi e il loro tendenziale stile educativo, radicato non solo nella storia culturale, ma anche nelle differenti strutture biologiche.
Sullo stile educativo maschile si può leggere una puntuale trattazione in “Cuore di papà” dello psicologo Osvaldo Poli (Edizioni San Paolo).

Prof. Mirella Albano ha detto...

Un docente da bocciare

La scuola degli “aiutini”. In periodo di esami, la contrapposizione fra “buoni “ e “cattivi” divide anche i docenti. I “ buoni “ sono quelli che dispensano “aiutini” ad personam, i “cattivi” quelli che non si lasciano corrompere. Cedere al richiamo del buonismo è facile, ci fa sentire amati e ci procura immediata gratitudine, ma è una trappola in cui nessun docente certo di aver dato ed agito con scienza e coscienza cade. Ad aiutare gli studenti sono i docenti che hanno paura non di un fallimento degli studenti, ma del proprio fallimento e soprattutto di essere giudicati dei falliti dagli stessi colleghi che avendo lavorato malamente, fanno la parte del buon samaritano, nella speranza che il loro buonismo occulti la loro impreparazione e la mancanza di professionalità. Un docente che abbia lavorato e valutato con rigore e serietà non teme verifiche , né per sé , né per il suoi studenti. Per altro, "aiutare" gli esaminandi procura un danno enorme a tutti, ma soprattutto agli studenti che si sono impegnati , in quanto omologandoli nelle valutazioni a quelli che superano l'esame grazie agli "aiuti", li priva del riconoscimento del merito e rafforza nei negligenti la convinzione che nella vita sotterfugio e truffa paghino sempre. A chiare lettere: è un invito a delinquere mascherato da bontà, un passaporto di disonestà per entrare nel mondo dello studio e del lavoro "fregando" gli altri. Il docente che "aiutando" educa alla disonestà è, a mio parere, un docente da bocciare.

Per altro, la falsificazione della valutazione finale, che di questo in realtà si tratta, non solo è un falso ideologico legalmente perseguibile, ma provoca un danno sociale incalcolabile poiché , falsando la certificazione dei livelli di competenza, apre i cancelli dell'Università a orde di studenti non in grado di affrontare lo studio e destinati a bivaccare per anni nei corsi di laurea al costo di 20.000€ annui per la collettività. Peggio ancora: lo studente truffaldino etichettato come competente da un voto gonfiato, con la complicità della rete di conoscenze "familiari" spesso e volentieri scippa il posto di lavoro a quelli che sul mercato del lavoro si presentano dotati solo del loro cervello e di quanto hanno appreso. Perché fingere disperazione e sconforto davanti ai dati sulla disoccupazione, la crisi economica e la corruzione se poi siamo noi stessi a seminarne i germi sin dalla scuola? Aiutiamoli a sapere, non a truffare.

Prof. Mirella Albano

Roma

Anonimo ha detto...

Gli insegnanti che dispensano aiutini sono quelli che li hanno ricevuti, mediocri che cercano ogni tipo di escamotage per passare sulla testa degli altri.dispiace dirlo, ma sono più spesso gli insegnanti del sud e quelli schierati da una certa parte politica .Hanno fatto e fanno danni incalcolabili.

Anonimo ha detto...

Anonimo ha detto...

Gli insegnanti che dispensano aiutini sono quelli che li hanno ricevuti, mediocri che cercano ogni tipo di escamotage per passare sulla testa degli altri.dispiace dirlo, ma sono più spesso gli insegnanti del sud e quelli schierati da una certa parte politica .Hanno fatto e fanno danni incalcolabili.

27 giugno 2010 22.00


Affermazione profondamente viscerale, completamente falsa, fondata assolutamente sul nulla, non porta nessun contributo al dibattito ma esterna solamente rancore, astio, arroganza, razzismo, odio e pregiudizi dell'autore.

Valerio Vagnoli ha detto...

Lasciamo perdere nord e sud su questi temi, gli imbecilli non hanno confini geografici e si riconoscono facilmente per la loro cosmopolita impossibilità ad esprimere una riflessione degna di questo nome. Mi permetto, invece, di aggiungere alle tante e quasi tutte molto stimolanti, riflessioni, questa: e se nell'aiutare gli studenti vi fosse anche la frustrazione? In tanti "buoni" ho trovato un compiaciuto appagamento nel non prendere sul serio il "potere" in qualunque forma esso si presenti, sia pure attraverso l'esame finale di un corso di studi. Disprezzo tipico delle istituzioni da parte di chi, da queste, non si sente adeguatamente valorizzato/a nella consapevolezza che comunque in virtù del suo comportamento non ha nulla da temere. All'opposto, per le stesse cause potremmo assistere a comportamenti estremamente severi e dogmatici. Gran difficile professione quella del docente! un motivo in più per ritenere urgente una seria riflessione sulla loro deontologia professionale.

Anonimo ha detto...

E se fossimo più seri nello scrutinare non sarebbe meglio? Quanti colleghi o dirigenti impositori, pur di non scontrarsi con i genitori, elargiscono valutazioni gonfiate e ora anche valutazioni comportamentali che servono a far scattare medie e crediti? Forse dovremmo riflettere di più in questa fase.

Vincenzo Pascuzzi ha detto...

Anche a scuola “Mancò la fortuna non il valore”?

(1 di 2)


Premetto ed esplicito subito che posta la questione nei termini “bontà o giustizia?” la mia scelta è obbligata e sicura: la giustizia. Oppure se la domanda è “trova giusto o no che un docente permetta di copiare o che addirittura passi il compito ai suoi allievi?”, la mia risposta è: no, non è giusto. Le verifiche, i compiti in classe, i test vanno affrontati senza “aiutini”, copiature, suggerimenti da parte dei compagni, da libri o appunti scritti, da telefonini, dagli stessi docenti e commissari cui è demandato il controllo.

Chiarito ciò, bisogna osservare che la questione è – a mio giudizio – mal posta e ciò può portare a conclusioni solo in apparenza giuste, valide, condivise e consolanti ma sostanzialmente inadeguate e fuorvianti.

Il motivo va essenzialmente ricercato nella esasperata semplificazione della questione che è invece più complessa e articolata.

Segnalo quatto aspetti che conviene esplicitare e considerare.

Il primo è il termine improprio “bontà” con il quale si indica, sia pure criticandolo, il comportamento tollerante, di complicità o connivenza di alcuni docenti. Il termine risulta mutuato o subito dal linguaggio dei ragazzi potenziali beneficiari di comportamenti scorretti, sleali o illegali. Alcuni ragazzi usano il termine con intenti quasi ricattatori o di pressione morale in occasione delle verifiche in classe, negli esami, alla vigilia degli scrutini. Solo qualche anno fa mi sono sentito apostrofare letteralmente: “ah professo’, essi bono! a te che te costa?”

Il secondo aspetto è costituito dall’identificazione della scuola (che è un sistema vasto e complesso di operatori, risorse, strutture, organizzazione, strategie, scelte e decisioni) con i soli docenti. In genere, succede che i malfunzionamenti della scuola vengano imputati tout court ai soli docenti quali soggetti facilmente identificabili e che interfacciano direttamente studenti e loro genitori. Che questa identificazione semplicistica e impropria venga effettuata da altri, passi ma che siano gli stessi docenti a proporla mi sembra ingenuo, scorretto e autolesionista. Mi sto riferendo al fatto che la responsabilità della “bontà”, degli “aiutini” venga isolata e attribuita ai soli docenti e che perciò essi stessi, da soli, debbano in sostanza recuperare un certo andazzo.

(segue)

Vincenzo Pascuzzi ha detto...

Anche a scuola “Mancò la fortuna non il valore”?

(2 di 2)


(seguito)

Il terzo aspetto è che ci stiamo ponendo la questione “bontà o giustizia?” con riferimento agli esami di maturità in atto e anche agli esami di terza media appena conclusi. Su questi esami condivido il giudizio critico di Claudio Cremaschi, espresso su “Malascuola”, relativamente al loro costo eccessivo (un miliardo e mezzo di euro, senza considerare il costi indiretti per un milione circa di studenti e famiglie), alla loro sostanziale inutilità, al fatto che costituiscono un rito annuale patetico o peggio (ivi comprese le pattuglie dei Carabinieri). La domanda che pongo è questa: ha senso pretendere di sterzare bruscamente verso un esame serio, rigido, severo, “legale” al 100% (summum ius …), dopo anni di tolleranza, buonismo imposto dalla situazione, di promozioni agevolate o regalate, di programmi ridotti? Non si rischia di finire fuori strada? Oppure, non è come applicare un rubinetto nuovo al termine di una tubatura sforacchiata e corrosa? E poi, non c’è una legge che prevedeva corsi di recupero e che è stata largamente disattesa per mancanza di finanziamenti? In queste condizioni, un esame veramente serio e rigoroso non porterebbe le bocciature a percentuali a due cifre? Magari al 20%?

Il quarto e ultimo aspetto è che il topic, la nota originale di Giorgio Ragazzini (apparsa dapprima come post di commento al topic precedente) pone il dilemma “bontà o giustizia?” in termini teorici o quasi astratti. Quasi si potesse scegliere adesso ex novo tra un tipo di scuola e di comportamento e un altro tipo. Attualmente siamo in una certa situazione non soddisfacente della scuola (in cui quello in discussione è solo uno dei tanti aspetti). Si tratta di vedere come recuperarla gradualmente, insieme, con strategie idonee e risorse. È da escludere che possano farlo i soli docenti magari stimolati o messi alla gogna. Non mi sembra che governo e ministro attuali stiano operando (nella sostanza non nei proclami roboanti) nell’ottica corretta e nella direzione accennata.

Per questo mi sono permesso di riportare nel titolo (la citazione vuole essere puramente tecnica e dialettica) la scritta sulla lapide di El Alamein “Mancò la fortuna non il valore”. In realtà, allora, oltre alla fortuna mancò ben altro. La sproporzione delle forze in campo era pesantemente sfavorevole: almeno nel rapporto 2 a 1 relativamente a uomini, carri, mezzi, aerei. Inoltre i “leoni della Folgore” restarono senza rifornimenti di carburante, munizioni, viveri e acqua cioè appunto organizzazione e risorse. Insomma i soldati italiani furono mandati allo sbaraglio.

cotugnoprof ha detto...

Per non lasciare fraintendimenti al discorso che ho introdotto sulla severità e su una maggiore permeabilità al "buonismo" nelle scuole del Sud preciso che il dato è oggettivo: negli anni passati abbiamo avuto una maggiore percentuale di promossi e di massimo dei voti 100/100 e lodi proprio al Sud. Naturalmente non si può generalizzare.Lo dico da insegnante del sud e di"sinistra" tanto per essere chiari. Quanto al discorso su quanto dai, tanto ricevi, riporto uno stralcio di una mia relazione finale di qualche anno fa: "Educare è, comunque, tirare fuori dai nostri giovani studenti il meglio. Per questo bisogna essere non solo professori, ma psicologi, pedagoghi, padri, amici e, se necessario, anche complici dei nostri giovani studenti. Al buon senso, alla professionalità e alla esperienza vanno sempre aggiunte nuove competenze e nuove capacità.

E’ per questo, del resto, che la professione di insegnante è, forse, la più difficile.

All’insegnante tocca offrire non solo modelli di serietà e di impegno, di rispetto delle regole e di coerenza ma anche di adesione ai reali problemi e difficoltà della classe, ricercando le giuste risposte.

Sarebbe, però, oltremodo sbagliato premiare il disimpegno e considerare le difficoltà come alibi giustificativo di ogni insuccesso e mancato profitto.

E’, perciò, inaccettabile la figura dell’insegnante- parafulmine, che raccoglie su di sé tutte le contraddizioni e tutte le inadeguatezze e che risponde,alla fine dell’anno, con una ipocrita falsificazione dei livelli di profitto e di preparazione degli allievi. Una sorta di assoluzione e di amnistia finale che è anche una autoassoluzione.

Si ritiene che l’atteggiamento giusto e leale nei confronti dei giovani, delle famiglie e della istituzione sia quello di dare un quadro il più possibile rispondente alle reali capacità, competenze, conoscenze della disciplina che si è tentato di insegnare e di far comprendere. ( da una mia relazione finale )" tanto per spiegare come la penso sull'insegnamento, sull'impegno, sul merito e sulla responsabilità da sempre.

sergio casprini ha detto...

In alcuni commenti ,pur interessanti, si affronta la questione in termini generali sulla complessità dei problemi scolastici, sulla politica non adeguata del governo, sulla mancanza delle risorse, eludendo però la questione di fondo: nella scuola da anni vige il sistema degli "aiutini",il cosidetto "buonismo" dei docenti nei confronti degli allievi in difficoltà,non solo durante gli esami e gli scrutini, ma anche nel corso dell'anno scolastico e se una volta, in tempi di ideologia di sinistra imperante, tutto questo poteva passare per lotta alla selezione di classe negli ultimi anni è sintomo, come è stato detto giustamente in alcuni commenti, della mediocrità culturale e professionale di docenti, che purtroppo in buona fede compensano le loro frustrazioni e i loro sensi di colpa, o di docenti( ed è peggio) che non svolgono i loro compiti professionali(i "fannulloni" di Ichino) e quindi con gli "aiutini" nascondono le loro colpe.
Pertanto se vogliamo eliminare questo malcostume dobbiamo ricorrere adu un serio sistema di valutazione dei docenti,sia nell'ambito della formazione e del reclutamento, sia in itinere, ovviamente non nei termini cervellotici e mortificanti la professione come fu proposto da Berlinguer nei confronti degli insegnanti in servizio.Semplificando : una rigorosa valutazione delle capacità dei docenti versus un serio accertamento delle capacittà degli allievi.
E quando penso alla valutazione dei docenti in servizio credo sia proritario stabilire un'efficace sanzione del demerito professionale. piuttosto che inventarsi impossibili graduatorie di merito e ...di retribuzione .

Giancarlo Caputi ha detto...

La cattiva preparazione degli allievi a fine anno spesso dipende da un "buonismo" relativo all'aver tollerato il ripetersi dell'indisciplina "media", cioe' di quei comportamenti disattenti e ciarlieri per cui mentre tu spieghi quelli parlano sfacciatamente o fanno finta di litigare. Niente banchi rotti o lavagne sfregiate, o altri eventi eclatanti tali da provocare un intervento disciplinare. Loro sanno quale e' il limite di guardia e si dedicano alla piccola indisciplina quotidiana, umoristica e teatrale, per la quale in molte scuole si fa finta di non vedere. Tale "buonismo" irresponsabile puo' essere rilevato nelle scuole che non prevedono nel loro regolamento una sanzione commisurata al numero dei rapporti nel registro di classe. A fine anno si rimedia applicando il "buonismo finale", con le conseguenze gia' illustrate. Perche' tante volte il preside trascura di far rispettare la disciplina ? Secondo me e' lui il maggior responsabile, specie quando si vanno a leggere nei registri decine di rapporti disciplinari che non hanno avuto dal preside nessuna risposta, delegittimando la figura del docente.

Giancarlo Caputi

m. scarano ha detto...

Provo a inserire punti di vista diversi.
1)Sul piano giuridico, la giustizia, in sé, non ha nussun valore morale. C'erano le leggi anche al tempo del nazismo. Secondo il diritto, esse andavano rispettate. Ma era moralmente giusto osservarle e diventare correi della più brutale e disumana dittatura? Da un punto di vista morale domando: esiste una bontà ingiusta?
2) E se aiutare gli alunni sia da interpretare come una sorta, forse anche inconsapevole, di disobbedienza civile? Se i docenti lo facessero per rimediare ad un'ingiustizia, che le modalità di valutazione imposte dall'esame introducono fatalmente?
3) Se, invece di moraleggiare ipocritamente, ci si provasse a comprendere le ragioni di certi fenomeni e, magari, riconsiderare tutto il sistema scolastico della valutazione e riformarlo sul modello, per esempio, di quello universitario, che è più rispettoso del curriculum di ciascun alunno?

Anonimo ha detto...

Ho elargito qualche aiutino alla maturità e non mi sento affatto in colpa.Ho fatto il mio dovere di rassicurare, confortare un poco questi studenti spesso alla mecè di persone poco in pace con loro stesse, che manifestano comportamenti schizzoidi,non prevedibili che passano dal confidenziale all'auster nel giro di due minuti.I ragazzi danno agli insegnanti spesso più fiducia di quelle che meritano e in questo consiste la loro bellezza e il loro fascino.Farti sentire migliore di quanto sei.

V.P. ha detto...


"dobbiamo metterci bene in testa che la giustizia è una forma elevata di bontà"


1) e la bontà non è una forma elevata di giustizia? (non abbiamo forse il ministero di "grazia e giustizia"?);

2) la questione "aiutini" è stata malamente schematizzata e forzata nella contrapposizione artificiale bontà-giustizia (e deformata nell'alternativa materno-paterno) quasi a predeterminarne il dibattito e le conclusioni nascondendo la questione vera dell'esame di stato (e degli esami in generale), del suo ruolo, delle modalità di svolgimento;

3) forse sottotraccia si cerca una conferma della idea che una severità crudele possa - da sola - migliorare la scuola.

cotugnoprof ha detto...

cotugnoprof ha detto...

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Blogger cotugnoprof ha detto...

Mi sembra manchi in questo dibattito la parola serietà. Serietà non è certo il numero di bocciature agli scrutini e agli esami di stato. Serio deve essere stato il percorso di studio e di impegno pregresso da parte di alunni e docenti. Questo percorso diventa sempre più improbabile stante la scala di valori e gli esempi negativi che vengono dalla società. Ma qualche volta esso viene fatto da docenti e da studenti che hanno ogni diritto di non veder vanificato questo lavoro con l'amnistia e il livellamento finale che passa per uno scrutinio ed un esame poco serio. Quando facciamo gli esami di stato sappiamo bene qual è la realtà delle nostre scuole e dobiamo usare tutta la saggezza che ci deriva dall'esperienza per non fare disastri. Ma mi dite perché dobbiamo chiudere un occhio o dobbiamo dispensare aiuti e aiutini quando i nostri alunni devono svolgere le prove scritte che sono, per legge, prove individuali tese a saggiare la reale preparazione? A me, francamente, sembra fuoviante il discorso dei nostri modelli scolastici e di esame che pure hanno i grossi limiti che tutti riconosciamo. Mi sembra di tornare alla vecchia politica dei due tempi : intanto arrangiamoci in attesa di un secondo tempo che sappiamo non arriverà tanto facilmente. Sul discorso della valutazione del docente sono pienamente daccordo purché non si giudichino i docenti per i loro curricula pieni di inutili corsi di aggiornamento, di inutili progetti, di inutili e dannose funzioni-obbiettivo ma per il reale lavoro che fanno in classe per e con i loro alunni.

Anonimo ha detto...

"cotugnoprof ha detto...

Sul discorso della valutazione del docente sono pienamente daccordo purché[1] non si giudichino i docenti per i loro curricula pieni di inutili corsi di aggiornamento, di inutili progetti, di inutili e dannose funzioni-obbiettivo ma[2] per il reale lavoro che fanno in classe per e con i loro alunni.

30 giugno 2010 11.36
"

[1] d'accordo;

[2] ad esempio?

Anonimo ha detto...

Gelmini, scure sui programmi. Con la riforma si studia meno

Anonimo ha detto...

Reduce da una cena di fine anno con studenti e colleghi mi sono sentito un poco a disagio.Avrei voluto commentare che alcune battute sui docenti erano fuori luogo,rimproverare i ragazzi che alzano troppo il gomito, le ragazze in abiti troppo succinti, ma sono stato spesso in disparte facendo la figura del sostenuto, impacciato dal quale non c'è da aspettarsi nessun aiutino .Tornato a casa mi sono detto che per fare l'insegnante ci vogliono le p .

m.s. ha detto...

Condivido e vi segnalo i due interventi dei quali vi segno i link. La domanda è: perché masturbarsi nell'antinomia, astratta e vuota di contenuti, "aiuto sì-aiuto no", quando ciò che va rivisto è il modello esame scolastico nei suoi meccanismi essenziali? Perché il sistema valutativo deve dare tanta importanza alle prove finali e così poca al curriculum? Che valore hanno le prove d'esame?
Perché non avviare un movimento d'opinione serio sul tema?

http://gisrael.blogspot.com/

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/06/29/insegnanti-alunni-non-sono-dei-robot.html

Valerio Vagnoli ha detto...

Ripropongo anch'io un approfondimento sulla necessità di rivedere gli esami dai quali esco, come tutti, stremato ogni giorno per degli aspetti talvolta assolutamente paradossali, in primis la formulazione del verbale; barocca operazione in gran parte inutile. E' possibile che per una tesi di laurea occorrano tre righe di verbale e che per ogni prova d'esame di Stato vi siano schede da compilare,giudizi da emettere, firme, controfirme da apporre e registrazione anche di quello che il candidato esprime nel dare un'occhiata alle prove scritte?
Propongo anch'io di dare un peso maggiore al curriculum dello studente( maggior trasparenza, maggiore equità e maggiore responsabilizzazione, quando occorre, dei docenti curriculari). Infine un'ultima riflessione: e se dessimo più importanza alle prove scritte limitando il colloquio ad un commento di queste eliminando comunque il rito dell'argomento a piacere che contribuisce, anch'esso, a fare dell'esame una sorta di rito scaramantico e iniziatico anziché una valutazione seria di quello che uno studente sa? In seguito scriverò qualcos'altro sulla composizione delle commissioni, tenendo conto anche delle necessità di risparmiare soldi ed energie, così ridotte a questo punto dell'anno!

cotugnoprof ha detto...

Anonimo Anonimo ha detto...

Ho elargito qualche aiutino alla maturità e non mi sento affatto in colpa.Ho fatto il mio dovere di rassicurare, confortare un poco questi studenti spesso alla mecè[¹] di persone poco in pace con loro stesse, che manifestano comportamenti schizzoidi,non prevedibili che passano dal confidenziale all'auster nel giro di due minuti.I ragazzi danno agli insegnanti spesso più fiducia di quelle che meritano e in questo consiste la loro bellezza e il loro fascino.Farti sentire migliore di quanto sei.
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[1] mercé

Io insegno matematica e fisica? E tu?
Non risponderò più ad anonimi. Anzi mi sembra che gli anonimi da questa discussione dovrebbero essere esclusi...

Paolo ha detto...

alibi per gli aiutini non mancano mai. un aiutino lo si potrebbe dare anche in presenza di una commissione tranquilla, perché non si sa mai cosa si nasconde dietro una certa tranquillità e allora, nel rischio...

m. scarano ha detto...

Stanchezza a parte, direi che gli esami sono un’esperienza ogni anno più frustrante per ogni docente dotato di senso della responsabilità. Questo per tanti motivi, a partire dal dilagante imbarbarimento culturale che, in senso ampio, connota la nostra società. Ma tralasciamo questo aspetto deprimente.
Quando proponevo di riconsiderare il sistema esame (meglio avrei detto l’intero sistema valutazione) della nostra scuola, alludevo a qualcosa di simile a ciò che avviene all’università: lezioni, esami, stesura di una tesi discussione finale. Un sistema interamente modulato sull’alunno, dai tempi (che non si scandiscono più in anni), alle valutazioni in itinere fino alla valutazione finale che non deve piovere dal caso, come rischia di avvenire nel sistema scolastico.
L’intero sistema potrebbe ripensarsi a partire dall’esame: classi numericamente più ampie per le lezioni frontali (tenute da docenti esperti) e numericamente più esigue per le esercitazioni (svolte con docenti più giovani), commissioni esaminatrici (dipartimentali) per la certificazione del superamento dei vari step fino all’esame (o agli esami) finale su argomenti disciplinari liberamente scelti ma in maniera motivata e non, come giustamente dice Vagnoli, argomenti a piacere). Come nelle nostre Università.
Ma questa è fantascuola, me ne rendo conto. E l’Italia è un paese che riesce al più ad imitare, non a promuovere soluzioni originali. Per questo ama discutere di aiutini e non di proposte.

Giorgio Ragazzini ha detto...

E' evidente dal gran numero di commenti che la nota sugli "aiutini" ha toccato un tema che sta a cuore a molti; e che in alcuni ha toccato invece un nervo scoperto.
Nonostante certi inviti a parlar di ben altro, qui stiamo discutendo di etica pubblica e professionale, di imparzialità e di equanimità, di falsa bontà e di vera giustizia, di cultura della legalità,di stili educativi, di fermezza, della necessità di guidare i giovani e di fornire buoni esempi (e cioè di come diventare adulti credibili).
Altro che "moraleggiare ipocritamente", caro Scarano. Altro che "masturbarsi nell'antinomia - astratta e vuota di contenuti - 'aiuto sì-aiuto no' ", come dice m.s. Qui siamo in pieno "caso italiano", come dicono i radicali (che purtroppo però - salvo apprezzabili eccezioni - non capiscono nulla del ruolo che vi gioca, nel bene e nel male, l'educazione).
Quando abbiamo costituito il Gruppo di Firenze non intendevamo certo, centrandone l'iniziativa e la riflessione su merito e responsabilità,trastullarci su questioncelle marginali.

V.P. ha detto...

Gli "aiutini" sono una pagliuzza.

In fondo gli “aiutini” costituiscono una questione marginale e minima (sono una pagliuzza) ma se ne può ben parlare e magari trarne delle conclusioni. Una conclusione è che il Miur non è in grado di impedirli come non è in grado di garantire lo stesso esame dappertutto.

La questione nella quale sono inseriti gli “aiutini” è il ruolo dell’esame di stato o esame di maturità che forse non è neanche un esame e, se lo è, risulta praticamente e giustamente inutile (99% di promossi), è una specie di concorso facile, facile, una cerimonia, una specie di sacramento civile, serve a dare una effimera mano di vernice nuova a un edificio (la scuola) che ha carenze e criticità strutturali, serve a fare da megafono e piedistallo alla gerarchia ministeriale.

Bisognerebbe parlare anche dell’operato – in 24 mesi - dell’attuale ministro Gelmini magari anche con riferimento a “merito e responsabilità”

Al riguardo mi sembra interessante e seria la posizione espressa dalla Rete degli studenti. Clicca qui.

m.scarano ha detto...

Caro Ragazzini,
è proprio vero che il nostro paese è ormai diventato una Babele nella quale è diventato impossibile comprendersi. Speravo di aver espresso chiaramente il mio pensiero:
1)Parlare in astratto di etica pubblica non ha senso. I nazisti erano, per questo riguardo, impeccabili. Per questo motivo una grande e nota studiosa ha utilizzato per loro il concetto, che molti conoscono, di “banalità del male”.
2)Un altro grande uomo ci ha insegnato, col suo esempio, che esiste la disubbidienza civile. Se gli aiutini incarnassero una sorta di disubbidienza civile nei confronti del sistema esami e non l’ennesima forma di pubblica amoralità?
3) Si ritiene soddisfatto del sistema di valutazione finale della nostra scuola? Ritiene che il merito, di cui ha tanto bisogno la nostra società, si materializzi con la severità del giudizio finale? Non crede che al merito vadano consegnati contenuti, significati e orizzonti meno ipocritamente astratti?
4) Ritiene responsabile e meritoria la condizione in cui versa il sistema di istruzione in Italia?

lucia ha detto...

la bontà prevede la gratuità, invece lo scambio di favori del tipo ti aiuto gratuitamente a fare un progetto, tu fai bella figura con il dirigente e casualmente metti 9 a mio figlio ....
questa non è bontà.....

V.P. ha detto...

Intanto la Gelmini...

30 giugno 2010, oggi scade per la decima volta in 10 anni il mio contratto di lavoro. Per altri colleghi sarà la quindicesima ed anche trentesima volta! E’ il destino di circa 240.000 precari: 140.000 docenti, 100.000 non docenti assunti a tempo determinato annuale. E siamo anche fortunati, altri migliaia di colleghi non lavorano più già da qualche anno, grazie ai tagli dei “macellai” Berlusconi, Tremonti e Gelmini.

Sono in auto, come ogni mattina per recarmi a scuola. Quasi 200 km ogni giorno, su e giù per le montagne della provincia di Salerno, ad oggi sono quasi 35.000 km percorsi. Oggi è l’ultimo giorno di lavoro, da domani sarò nuovamente disoccupato... e il prossimo anno? Dove lavorerò? E soprattutto, mi chiedo se lavorerò?

Accendo la radio e la sintonizzo su un’emittente di Stato. Si, è proprio la sua voce, la voce del Ministro Gelmini. Bene, mi dico: “Il conduttore ed i giornalisti ospiti in studio e collegati non potranno non fare qualche DOMANDA al Ministro che ha massacrato la Scuola Pubblica Statale”. Aspetto, con fiducia. Nulla. Nessun contraddittorio politico: è sola in studio. Nessuna domanda, anzi, i giornalisti le fanno da spalla per la solita vuota propaganda di regime, che il ministro recita ormai a memoria da tempo: ”Più tempo pieno, nessuno docente di sostegno tagliato, Università più efficienti, meritocrazia….” Il solito bla, bla, bla insomma.

Tutte con il segno più, quindi, secondo la narrazione gelminiana, sono le condizioni in cui si trova la Scuola Pubblica sotto la sua guida politica. Una vera magia!

Eppure sarebbe bastato che il giornalista le avesse chiesto: “Com’è possibile, Ministro, ottenere questi risultati, quando TUTTI SANNO che alla Scuola sono stati sottratti 8 miliardi di euro in tre anni, e tagliati 150.000 docenti ed ata?”. No, in questa Italia le domande non le fanno più nelle radio e tv di Stato. E fra un po’ il bavaglio alla stampa sarà imposto anche per legge!

E’ inaudita la “violenza” che commettono, ormai da tempo, per schiacciare la verità attraverso la propaganda ”dei cieli azzurri” imposta dal capo. No, non s’illuda Ministro, non sarà la Sua, la Vostra propaganda a fermare la nostra voglia, la nostra forza di lottare e raccontare come stanno davvero le cose nella Scuola Pubblica Statale. Le diciamo, anzi, che le Vostre solite menzogne stanno alimentando in maniera esponenziale il dissenso nei Vostri confronti anche da parte di migliaia di persone che pure avevano dato il consenso elettorale.

Esca dal bunker mediatico che Le hanno costruito, fatto di tv e giornalisti consenzienti che fanno interviste in ginocchio, vada tra la gente, si colleghi ad internet, vada su facebook frequentato da milioni e milioni di italiani, o in qualsiasi forum, si accorgerà che gli italiani non credono più alle frottole preconfezionate da Voi, che sono arrabbiati verso una politica che taglia i servizi essenziali ai cittadini e si garantisce i privilegi e l’impunità per sé!

La Vostra ridicola propaganda somiglia tanto all’orchestrina che suonava sul Titanic… Che tristezza. Che pena.

Giuseppe Tuozzo
uno dei 240.00 precari licenziati per l’ennesima volta dallo Stato

(1° luglio 2010)

da www.ilmessaggero.it

Giuseppe Moncada ha detto...

E' interessante il fatto che in parecchi si sta intervenendo. Tuttavia sarebbe opportuno che ognuno di noi sottoscriva le proprie riflessioni. Certo la scuola è un sistema così complesso e caotico che occorreranno molti anni prima che possano crearsi situazioni positive per le nuove generazioni.La mia lunga esperienza, 44 anni, mi porta a considerare come primaria la formazione dei docenti. Purtroppo la presenza a scuola di docenti non appropriati al ruolo è deleteria. Se in un istituto prevealgono docenti responsabili e preparati quella scuola certamente sarà valida, se ciò non accade i giovani ne subiscono le conseguenze. Per GLI ESAMI DI STATO, tralascindo il problema degli aiutini o meno , ritorno sulla mia riflessione della mancanza di cultura sul , ruolo di docente di una classe o dirigente di un istituto e ruolo di PRESIDENTE o COMMISSARIO di esami. Sono due funzioni diverse e ben distinte che ogni docente o dirigente dovrebbe possedere.
La polemica fra docenti del Sud e del Nord non ha senso
VORREI SOTTOPORRE ALLA VOSTRA attenzione una nota che l'8.8.2008 inviai al prof Ichino Andrea proprio sugli esami di Stato.
Nella 2 PARTE

Giuseppe Moncada ha detto...

2 PARTE LETTERA AD ICHINO
Gent.mo Professore,
mi permetta di esprimere alcune mie perplessità sul criterio che lei vorrebbe si utilizzasse, anche in Italia, per gli esami di Maturità. Sono un Preside di un Liceo Scientifico in provincia di Catania. Sono nella scuola da ben 46 anni. Da docente di Matematica e Fisica ho iniziato, fin dal 1969, con l’esame sperimentale introdotto dal Ministro Sullo. Dal sito web apprendo che lei ha l’età di 49 anni . Essendo nato nel 1959, al compimento del suo diciottesimo anno, 1977, ha certamente sostenuto gli esami di maturità con la formula sperimentale voluta da Sullo. Ho partecipato agli esami , quasi sempre nelle regioni del Nord. Primo anno ,1970, Crema , nei due anni successivi a Milano, periodo della contestazione e delle manifestazioni a Piazza Duomo. Abbiamo bocciato tre alunni. Poi, a Perugia , due anni a Torino, a Varese , a Mestre, intervallati dalla mia presenza a scuola quale commissario rappresentante di classe. Ebbene, non solo questa mia esperienza mi ha fatto arricchire , consentendomi di conoscere altri colleghi del Nord ,con i quali tutt’oggi sono legatissimo, ma mi ha permesso di verificare le varie metodologie che venivano praticate nelle scuole in cui andavo. Oggi , in nome del risparmio , in Italia la scuola e la cultura sono all’ultimo posto, così come la giustizia, si è costretti a fare esami nella stessa provincia. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Berlinquer ritenne quel tipo di esame superato ed inadeguato , si è modificato in peggio secondo il mio punto di vista. Ebbene , lei che ha sostenuto gli esami precedenti non pensa che anche allora si poteva verificare , e vi erano commissioni che lo facevano, la pluridisciplinarietà? Non pensa che se si fosse preteso il colloquio su tutte le quattro discipline, comunicate un mese prima , l’esame sarebbe stato più serio di quanto accade oggi? La burla del percorso da cui far partire il colloquio , invenzione dell’ispettore Tiriticco, se non ci fosse , permetterebbe agli alunni di essere più responsabili nella preparazione. E ancora, come si può pensare che in 50 minuti si possa effettuare un colloquio su tutte le discipline in modo serio? Alla fine degli esami, mentre con quello sperimentale di Sullo, le sorprese di voti superiori a quelli di ammissione si verificavano solo per pochi alunni, oggi la stragrande maggioranza ottiene voti parecchio più alti rispetto alla presentazione che hanno avuto dalla scuola. Ciò va a discapito dei giovani che veramente si sono impegnati durante il loro percorso scolastico e non stimola affatto un impegno maggiore dei giovani. Si sostiene ancora che , i voti degli alunni del Sud e della Sicilia sono più alti di quelli del Nord. E’ stato sempre così. Ricordo che nelle commissioni del Nord la promozione veniva data, ad alunni ammessi con la media quasi del sei e con una media di voti dell’esame di cinque, in Sicilia con una media di voti del 4-1/2 e giudizi di ammissione con la media del cinque si maturavano.
Purtroppo al sud il rigore è un optional . Vi è anche da considerare che, la Sicilia ha un numero di diplomifici , quasi quanti ve ne sono in tutto il Nord, e bocciare con la commissione formata da tre interni e tre esterni è quasi impossibile , così come attribuire voti bassi. Ciò spinge i docenti che operano nelle scuole dello Stato ad essere più larghi nei voti. Con l’esame di Sullo il commissario interno era solo uno, e quindi si poteva attuare un maggiore rigore.

Giuseppe Moncada ha detto...

Scusandomi per la ripetizione della secoda parte .
3 PARTE LETTERA AD ICHINO


Del resto, l’individuazione di diversi sistemi di verifica dovrebbe seguire una chiara indicazione intorno al sistema educativo che vogliamo. Ad esempio, se come docente sono chiamato a raggiungere alcuni obiettivi formativi complessi come le capacità argomentativa, logica, dialettica ecc., come posso verificare tali competenze attraverso un test che, per essere quanto più oggettivo possibile, deve necessariamente essere chiuso?
La cultura dei test in Italia non ha attecchito , come pensa lei che ciò possa risolversi nel giro di un anno? E con la correzione solo per test la prova del colloquio non esisterà più? E come potranno i giovani abituarsi al confronto con l’altro? Per due volte sono stato in Marocco, anche li ci si diceva che i compiti venivano valutati da commissioni centralizzate, non sono sceso nei particolari. In attesa di una possibile riforma che dovrebbe portare alle soluzioni da lei suggerite, ma la nostra formazione è diversa da quella dei paesi anglosassoni, sarebbe opportuno ripristinare la vecchia formula sperimentale . Obbligatorietà del colloquio in cinque discipline , aggiungendovi anche la disciplina della seconda prova scritta. Eliminazione della terza prova che non serve a nulla. Infine, se si vuole ritornare ad introdurre un po’ di serietà negli studi, è bene che si cominci dalle medie. Purtroppo oggi, nella stragrande maggioranza dei casi vengono considerate luoghi di socializzazione.

La ringrazio della sua attenzione , in attesa di un suo cortese riscontro.
Giuseppe Moncada

Giorgio Ragazzini ha detto...

Risposta a Scarano.
"In astratto" di etica pubblica hanno parlato per secoli i filosofi. Probabile poi che gran parte dei dittatori e dei macellai che affollano la storia siano stati e siano in perfetta buona fede quando parlavano e parlano della loro "giustizia". Questo ci dovrebbe impedire di parlarne noi da un punto di vista democratico, basandosi sulla carta dei diritti umani e sulla nostra costituzione?
Quanto alla "disubbidienza civile", ognuno, si sa, può cantarsela e suonarsela come gli fa comodo. Come forma di lotta, in ogni caso, prevede una pubblica assunzione di responsabilità e l'accettazione delle conseguenze,altrimenti è altro.
Infine, le domande che mi pone ai punti 3 e 4 non hanno nulla a che fare con l'argomento, cioè con la serietà professionale a cui tutti noi dovremmo essere comunque chiamati. Lei lo sa che, anche in assenza di un codice etico specifico per gli insegnanti, vige un codice di comportamento dei pubblici dipendenti, che li impegna a svolgere il proprio lavoro con "diligenza, lealtà e imparzialità"?

M.S. ha detto...

Risposta a Ragazzini
Perché non legge gli interventi che pubblica sul suo blog? Ho avanzato l’ipotesi che gli aiutini fossero un’inconsapevole forma di disobbedienza per superare i limiti di una discussione banale (non oso definirla lapalissiana ma sarei in grado di suggerirne delle altre: meglio edifici scolastici puliti o sporchi? Meglio studenti puntuali o ritardatari? Meglio prof. ignoranti o colti?).
Temevo che i punti 3 e 4 (confronto sul sistema di valutazione, confronto sulle condizioni reali del sistema scolastico italiano) fossero centrali in ogni discussione che riguardi la scuola, esami ed aiutini compresi. Grazie a Dio lei mi conferma che non è così. Siamo tutti più tranquilli adesso: le lenzuola del moribondo sono lavate e stirate, i fiori alla finestra profumano ancora anche se ci strugge il pensiero di quella macchiolina sulle tendine. Perché litigare sulla cura?!
P.S.
Mi spiace notare che qualche volta lei usa un tono sbrigativo e lievemente offensivo. Sono sicuro che lei non pensa di essere l’unico professore onesto del paese, né quello più capace.

Anonimo ha detto...

Ma cosa parliamo a fare di scuola, quando non sappiamo cosa farcene dei giovani, preparati o non che essi siano!Leggiamo i giornali, ascoltiamo i notiziari!
Quelli che non sono giovani si guardano bene dal praticare il merito, anche se amano riempirsene la bocca........

Roberto Tripodi ha detto...

L’ESAME DI STATO COME SEGNO DEI TEMPI
(
da "La letterina2, n. 246)

Non c’è niente da fare! Non è materialmente possibile durante le prove scritte, spiegare ai membri interni, in Sicilia, che loro sono pagati per vigilare e non per suggerire. È un atteggiamento costruito in 2.000 anni di occupazione straniera: i compiti vengono da Roma e noi dobbiamo allearci per resistere all’occupante che vorrebbe bocciare i nostri figli. Vai a spiegare, ai membri interni che da 150 anni non siamo più occupati da un esercito straniero. Non c’è niente da fare.
[...]
Nonostante tutto devo testimoniare che in Sicilia gli esami conservano una loro dignità perché esiste una maggioranza di docenti con alto senso etico e dello Stato, grande professionalità ed eccellente onestà intellettuale.

Roberto Tripodi, Presidente regionale Associazione Scuole Autonome SIcilia
Preside ITI Volta Palermo

Anonimo ha detto...

i compiti vengono da Roma

E se i compiti venissero da Palermo, Catania, Messina, ... o dalla scuola stessa?
Una maturità decentrata alle commissioni non sarebbe forse più seria e più semplice?

Anonimo ha detto...

L'esito della partita ghana paraguay può darci l'immagine esatta di quello che sono gli esami scolastici: partite di calcio decise ai rigori. Riflettiamo su quanto ha detto de gregori ..........

Papik.f ha detto...

Sono perfettamente d'accordo con il prof. Tripodi. Il danno, infatti, non è triplice, come si dice nel post originale, ma almeno quadruplice: ai tre ottimamente evidenziati, va aggiunto l'incremento della mentalità omertosa da sudditi che si alleano (e a loro si unisce anche qualche "sbirro buono") per sfuggire al controllo del tiranno. La stessa mentalità per cui in Italia sono assai più largamente accettati che altrove fenomeni come la raccomandazione diffusa, l'evasione fiscale, l'abusivismo edilizio e così via. Tanto più che, in un momento così delicato e simbolico della vita di un giovane, l'intervento salvifico dell'"aiutino" determina un "imprinting" indelebile.

Anonimo ha detto...

in Italia sono assai più largamente accettati[1] che altrove fenomeni come la raccomandazione diffusa, l'evasione fiscale, l'abusivismo edilizio e così via.

[1] da chi? piuttosto direi subiti dai cittadini onesti che ne sono vittime.

mai sentito parlare delle raccomandazioni della "cricca"? dello smantellamento delle misure anti evasione del governo Prodi? dei ricorrenti condoni? a queste cose non dovrebbe provvedere il governo? pensiamo forse che un predicozzo su un blog raddrizzi la situazione?

Valerio Vagnoli ha detto...

Complimenti a Papik, con poche parole ha condensato tutti i vizi e tutte le conseguenze che si nascondono dietro l'irrefrenabile desiderio di aiutare gli studenti agli esami. Vizi tipici di un paese famoso in tutto il mondo per il suo familismo( allargato) amorale. Vedere, dietro gli aiutini, come pure qualcuno ha visto, la pagliuzza rispetto ad una trave che invece rende cieco il Paese, mi sembra l'ovvia conferma dello scarso valore che si dà alla scuola anche da parte di chi nella scuola vi opera. Se si ignora che in occasione degli esami di Stato, questi, lo Stato, appunto, si presenta per la prima volta nella sua ufficialità davanti ai ragazzi e da' loro la consapevolezza che in un modo o nell'altro si trova la strada di beffarlo, è davvero inutile sperare che la trave possa scomparire dal nostro orizzonte. Sono le pagliuzze a formare le travi e sono gli esempi a formare i ragazzi: un docente cialtrone trasmette ai ragazzi il concetto che l'importante, in un modo o nell'altro, è cavarsela come singoli o come "famiglia classe". Degli altri non ci interessaa; che si coltivi il nostro orto e che si impari a fregare il prossimo! Questo alla fine del ciclo di studi è il messaggio ultimo che lasciamo agli studenti.
ps, mi permetto di segnalare la bellissima canzone di Gaber " Il paese dei più buoni". Anche lì, purtroppo c'è tutta la rappresentazione tragicomica dei " buoni" e talvolta del loro sfrenato egoismo.

Valerio Vagnoli ha detto...

Faccio ammenda. La canzone di Giorgio Gaber s'intitola Il POTERE DEI PIU' BUONI, per farmi perdonare vi propongo il testo.




IL POTERE DEI PIU’ BUONI.
La mia vita di ogni giorno
è guardare ciò che ho intorno
sono sensibile e umano
probabilmente sono il più buono.
Ho dentro il cuore un affetto vero
per i bambini del mondo intero
penso al dolore di ogni mamma
e anche al rilancio della nonna
penso a un levriero per ogni anziano
che altrimenti va troppo piano.

Penso ad un popolo multirazziale
penso a uno stato più solidale
quanto ci costa non ha importanza
perché il mio motto é l'accoglienza.
Penso al disagio degli albanesi
dei marocchini e dei senegalesi
penso a dei club con gli animatori
per i più tristi, per i più neri...
e per gli zingari degli albergoni
coi frigobar e le televisioni.

E’ il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
ci saranno più di mille associazioni
è il potere dei più buoni
si organizzano dovunque manifestazioni
è il potere dei più buoni.

La mia vita di ogni giorno
è guardare ciò che ho intorno
ho una passione infinita
per ogni forma di vita.
Penso alle vipere sempre più rare
e anche al rispetto per le zanzare
penso alla noia degli uccellini...
ai reumatismi dei pesciolini
penso alla cosa più importante
che è abbracciare le piante.

Penso ai dibattiti culturali
per il recupero dei criminali
a dei self-service di emergenza
per tutti i tossici in astinenza.
Penso a dei carceri più ariosi
alle crociere per gli ex mafiosi...
Penso alle donne per i barboni,
che dopo un po' si rompono i coglioni.

il potere dei più buoni
è il potere dei più buoni
costruito sulle tragedie e sulle frustrazioni
è il potere dei più buoni
che un domani può venir buono per le elezioni
è il potere dei più buoni.

Anonimo ha detto...

Geniale!

Alessandro ha detto...

Risposta a M.S.

Trovo interessante ciò che scrive un magistrato francese sul dovere che, qualche volta e in qualche occasione, i cittadini hanno di non compiere il proprio dovere:
“Io considero empia e detestabile questa massima: che in materia di governo la maggioranza di un popolo ha il diritto di far tutto; tuttavia pongo nella volontà della maggioranza l’origine di tutti i poteri. Sono forse in contraddizione con me stesso?
Esiste una legge generale che è stata fatta, o perlomeno adottata, non solo dalla maggioranza di questo o quel popolo, ma dalla maggioranza di tutti gli uomini. Questa legge è la giustizia. La giustizia è dunque il limite del diritto di ogni popolo.
Una maggioranza è come una giuria incaricata di rappresentare tutta la società e applicare la giustizia che è la sua legge. La giuria rap-presenta la società; deve essa avere più potenza nella società stessa di cui applica le leggi?
Quando dunque io rifiuto di obbedire ad una legge ingiusta, non nego affatto alla maggioranza il diritto di comandare: soltanto mi appello non più alla sovranità del popolo ma a quella del genere umano.”
Alessandro S.

L'ESPRESSO ha detto...

Gli "aiutini" della Brambilla


30 giugno 2010

Il messaggero ha detto...

Lettera aperta alla Gelmini di un
Presidente di commissione agli Esami di Stato conclusivi del primo ciclo di Istruzione

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=109415&sez=HOME_MAIL

Sergio Palazzi ha detto...

Leggo le giustificazioni addotte da Scarano (2/7) per il fatto di "autogestire" una serie di obblighi normativi che per un docente - ci dimentichiamo - fanno parte dei "doveri del proprio stato", ed uso di proposito la formula antica.

Non trasecolo e non mi indigno solo per assuefazione. Solo perchè sopravvivere nella scuola richiede una soglia molto alta di tolleranza all'indignazione.

Ma se per un attimo mi dimentico di vivere nella scuola, o di vivere nell'Italia che ha creato e coltiva questa scuola, mi sento ribollire il sangue.

Sig. Scarano, la mia opinione più volte espressa è che gli esami di stato siano sic et simpliciter il cancro della scuola italiana, e che la prima e più urgente riforma costituzionale sia l'abolizione di quel comma dell'art. 33. Ma, egregio sig. Scarano, fintantoché quella Costituzione e le conseguenti leggi restano in vigore, io LE RISPETTO e faccio quanto compete ai miei doveri professionali perchè SIANO RISPETTATE!
Così come pago le tasse e non passo col rosso!
Tanto più quando il lavoro per cui sono (malamente) retribuito ha a che fare con l'EDUCAZIONE delle prossime generazioni!

Non mi dimentico che in un tempo lontano qualcuno mi ha messo in mano un fucile, e mi ha dato l'opzione tra giurare di essere disposto ad usarlo per far rispettare quella Costituzione e quelle leggi, oppure rifiutarmi facendo disobbedienza civile, ma al modico prezzo di trascorrere un tempo equivalente di carcere miitare insieme ai tanti, primi i Testimoni di Geova, che davano a termini come "etica" e "disobbedienza civile" un significato decisamente più serio e dignitoso.

E dico "modico prezzo" perchè disobbedienza civile, negli altri contesti evocati da lei, comportava spesso una morte atroce: non era l'escomotage per giustificare il proprio lassismo.

Quando deciderò che la mia coscienza ha la nausea di vedere quel che succede nella nostra scuola, lo dirò e lo mostrerò con atti pubblici: primo e più semplice dei quali, quello di togliere il disturbo ed andarmi a guadagnare uno stipendio da un'altra parte.

Che è un po' diverso da fregarmene dei miei doveri bisbigliando sottovoce gli "aiutini" a chi ben difficilmente mi denuncerà per queste violazioni, ma al tempo stesso incassare l'indennità extra come commissario, e per di più prendersi gli applausi dei Franti di turno, che probabilmente taglieranno le gomme ad altre auto ma non alla mia.

Ed ergersi pure a maestro di moralità!

Marcello D'Orta ha detto...

Le mie vicende da professore le ho raccontate in un libro intitolato Il maestro sgarrupato, quelle da alunno (non meno significative) le racconto in questo libro [Aboliamo la scuola], non per narcisismo, solo per dimostrare che c’è stato un continuum tra i miei patimenti scolastici. E poi non solo miei, poiché sono convinto, come Giovanni Papini (al cui libello Chiudiamo le scuole! farò riferimento più volte), che fino a quando, su questa terra, esisterà un fabbricato denominato scuola, i ragazzi domanderanno al Padreterno perché mai li abbia messi al mondo se devono trascorrere una parte della stagione più bella della vita (l'infanzia e l'adolescenza, appunto) in cattività.

Anonimo ha detto...

Con un caldo micidiale ho finito stamattina i colloqui orali mentre molti miei colleghi dicevano che nel pomeriggio sarebbero stati impegnati nei corsi di recupero.Questa è una vita da cani, mi sono detto, ma c'e ancora qualche masochista che si prodiga in aiutini.Non sarebbe giunto il momento di vendere più cara la nostra pelle?

Annalisa ha detto...

Ogni tanto capita a tutti, come è capitato a me in queste settimane, di andare un po' in crisi, soprattutto alla fine dell'anno e di fronte ad esami a cui si fa sempre più fatica a credere, grazie anche al comportamento di alcuni dei nostri colleghi esaminatori. Poi si leggono le belle parole di Palazzi e si recupera il senso del nostro lavoro capendo bene tra chi ci marcia,tra chi fa il cinico, facendo però cassetta, e tra chi con aria di fare il ribelle finisce per diventare cugino di certi personaggi di crepuscolare memoria( Totò Merumeni). Grazie ancora Palazzi per avermi fatta sentire una vera "rivoluzionaria"del quotidiano. Annalisa

Sergio Palazzi ha detto...

Grazie, Annalisa.

Il m. D'Orta (che piacere scriverle direttamente!) ricorderà probabilmente un saggio di un anticonformista come Enzensberger, che molto tempo fa suggeriva di eliminare l'idea di "scuola", almeno a livello elementare, sostituendola con forme di educazione per piccoli gruppi, 5 bambini o giù di lì, con un maestro (precettore? educatore?) che si dedicasse a loro creando momenti di apprendimento, anche di tipo formale, ma in contesti domestici o magari all'aria aperta.
Nella prossima esistenza, su qualche altro pianeta?

Mi scuso per la duplicazione del post precedente.

Gruppo di Firenze ha detto...

Per chi volesse ascoltare la canzone di Gaber "Il potere dei più buoni" (con un testo in parte differente):

http://www.youtube.com/watch?v=ZRTkTQb-wfQ

Anonimo ha detto...

la mia opinione più volte espressa è che gli esami di stato siano sic et simpliciter il cancro [1] della scuola italiana, e che la prima e più urgente[2] riforma costituzionale sia l'abolizione di quel comma dell'art. 33.[3]

[1] d'accordo (lo dicono anche altri) ma lo sono diventati nel tempo; anni, decenni addietro erano cosa più seria;

[2] bisognerebbe allora dirlo al governo!

[3] più semplice e rapida sarebbe una riforma degli esami per legge ordinaria ma governo e ministro hanno altre priorità!

francini ha detto...

Non mi pare che l'"aiutino" all'esame sia classificabile come gesto di bontà, né invocherei alcun dualismo tra bontà e giustizia. L'aiutino è una forma di bontà che non costa nulla, danneggia la scuola, la sua credibilità, favorisce qualcuno a scapito di altri che non ne beneficiano. Mettiamo un eventuale futuro concorso o graduatoria, dove per un decimo di punto magari si è dentro o fuori: mentre ho favorito il ragazzo di Bergamo, magari senza saperlo ho segato le gambe a qualcun altro altrettanto meritevole che invece stava a Udine... Si dirà: e come potevo saperlo del ragazzo di Udine? Ma questo è il punto un'etica condivisa è quella che mi impedisce di danneggiare il lontano per aiutare il vicino. Un'etica condivisa è quella che si basa su comportamenti i quali, adottati da tutti, non generano di per sé arbitri o privilegi. La sede in cui combattere ingiustizie o storture è un'altra, non certo tramite l'espediente ad hoc che introduce un favore per qualcuno ritenuto per qualche ragione meritevole (la cui somma genera poi smarrimento di paradigmi di riferimento stabili e dunque in ultimo l'incapacità di distinguere tra merito e favore). Grave è che di tutto ciò non vi sia neppure consapevolezza. Quale etica pubblica trasmettere agli alunni con simili presupposti? Hai voglia coi corsi di educazione alla legalità ... tutta una proliferazione verbale che naufraga nella miseria degli esempi concreti.

Inoltre, lo stesso beneficiario dell'aiutino può approfittarne sul momento, ma nel lungo periodo non serberà stima verso gli insegnanti che si sono mostrati con lui complici invece che maestri.

L'aiutino è un formidabile e spontaneo momento di saldatura delle solidarietà in senso anarcoide spicciolo, che ci fa sentire uniti come pochi altri a noi italiani: un altro esempio è il lampeggiare coi fari alle macchine nel verso opposto se c'è nei paraggi una pattuglia della polizia stradale. E' sempre la medesima cultura dell'aiutino, al fondo.

Che nulla ha a che vedere, si noti, con la disobbedienza civile. La disobbedienza civile non si manifesta in piccoli sotterfugi ma la si proclama a testa alta, disposti ad andare incontro alle possibili conseguenze. Quindi, non facciamo ridere coi paroloni, per favore. Piuttosto è un modesto mezzuccio per cavarsela in qualche modo e tirare a galleggiare nello stesso brodo.

L'impatto negativo di un simile comportamento di massa è facilmente sottostimato, ma è in realtà notevole.

La pratica dell'aiutino alimenta, ponendola sotto una luce di una sorta di apprezzabile complicità cameratesca, un'etica pubblica rovinosa e inconcludente. Allergia a regole uguali e condivise, slealtà nel perseguire i propri obiettivi, che si manifesta nell'incapacità di distinzione dei ruoli, nell'incapacità di vestire (in sede di esame) i panni del funzionario pubblico incaricato di svolgere un compito a carattere costituzionale (non di "fare il tifo per"), nella patologica immedesimazione tra esiti dello studente ed autostima del docente, nell'incapacità di comprendere lo stesso valore formativo dell'esame Che risiede ANCHE nella sua rischiosità e nella possibilità di un esito in qualche misura "ingiusto". Ma preparare gli studenti a un esame è anche prepararli a questo: a dare il meglio e poi sapere eventualmente accettare un risultato deludente, per poi riscattarsi in futuro. E' così che, per tutti, vanno le cose: ci sono momenti nei quali le cose o vanno bene o vanno male, il calcio di rigore o entra o esce, il salto mortale o riesce o si cade a terra. Il bravo insegnante non garantisce che non si finirà gambe all'aria, ma piuttosto insegna a rialzarsi. I cultori dell'aiutino questo non l'hanno capito nemmeno un po', il che mi preoccupa più d'ogni altro elemento, per questo tipo di insegnanti e per il retaggio che lasciano: perché si tratta del nucleo vero di ogni insegnamento. Senza insegnare questo si finisce per insegnare niente.

Paolo Francini

Anonimo ha detto...

I cultori dell'aiutino

esistono i cultori dell'aiutino! addirittura!

Anonimo ha detto...

I membri esterni nelle scuole private giudicano spesso in base a pregiudizi ideologici .Chi paga per andare a scuola è un figlio di papà e deve essere mortificato da chi trova normale agevolare i propri studenti .Quello che manca è sentirsi dei professionisti con un vero codice deontologico.

Angela ha detto...

Non aiuto durante i compiti in classe (e sono tra i pochi che continuano a farli), non aiuto alle interrogazioni. I miei studenti sanno che durante l'esame non possono chiedermi nulla, in compenso spiego come metto i voti e basandomi su quali criteri così non ho mai avuto contestazioni (a volte, quando porto i compiti corretti alcuni degli alunni mi dicono che sapevano già quale sarebbe stato il voto). Ho incontrato ex alunni che mi hanno detto di non aver avuto problemi con la mia materia alle superiori. Io sono la "cattiva" della scuola, ma se questi sono i risultati ne sono felice.

V.P. ha detto...

Esami di stato, i due commissari

E’ tempo di esami di maturità. Anzi, per l’esattezza, è tempo di orali. Dovete sapere che agli esami di stato compaiono, in genere, due tipi di insegnanti: il professore quando è commissario interno e il professore quando è commissario esterno.

Eh, sì. Perché queste prove rappresentano il "redde rationem" di tutta un’istituzione, la scuola italiana, agonizzante, moribonda e pronta ad esalare l’ultimo respiro. Di questo c’è profonda consapevolezza nella classe docente, che però, un po’ come il famoso struzzo che nasconde la testa nella sabbia, finge di non vedere e non sapere.

Dunque se il prof è commissario interno ha un’aria sempre sorridente e mite, nel disperato tentativo di salvaguardare, tranne rare eccezioni, i suoi alunni. Tenta di creare un’atmosfera cordiale e distesa, in particolare prima che entrino i candidati da cui ci si aspetta qualche orale bomba, di quelli che stecchiscono, in negativo, l’intera compagine esaminante. Giustifica gli allievi, ma non troppo, per non dare l’idea poco conveniente che voglia far stare in piedi i sacchi vuoti. E alla fine, sempre sorridente, si congeda, quasi con l’aria di volere chiedere scusa per la modesta preparazione dei suoi discepoli.

Però può succedere una sorta di mutazione genetica. Cioè prendete lo stesso docente divenuto commissario esterno. Lì il gioco in mano ce l’ha lui. Lui comanda e tutti lo temono. Succede nel suo animo una strana cosa: dimentica i suoi alunni, quelli che ha lasciato nella sua scuola, dimentica le sue classi, quelle dove ha sbattuto un anno intero alla ricerca di un minimo risultato. Adesso lui può. Può essere tutto quello che non gli hanno consentito le situazioni e le contingenze. All’esame si scatena il suo alter ego. Adesso critica tutto e tutti: i docenti che lo hanno preceduto, il loro modo di valutare, il programma svolto. E alla fine infierisce su ragazzi e istituto, bollandoli come ignoranti. Molto meglio la sua, di scuola, quella da cui pochi mesi prima avrebbe voluto scappar via a gambe levate.

Accade anche questo agli esami di stato. Sono queste le piccole soddisfazioni di una parata di sana mediocrità che quasi nulla attesta: né conoscenze, né competenze, né, in barba al nome, maturità di alunni… e docenti.

Silvana La Porta (da Vivere, inserto de La Sicilia dell'8 luglio 2010)

Anonimo ha detto...

MATURITA': MIUR, MENO AMMESSI E VOTI PIU' BASSI

16:57 08 LUG 2010

(AGI) - Roma, 8 lug. - Aumentano i non ammessi alla maturità: quest'anno sono stati 23.121, il 6,6%. E diminuiscono i voti alti. Stabili, invece, le bocciature degli studenti ammessi.

Dai primi dati sugli esiti della maturità (campione del 10%), resi noti dal ministero dell'Istruzione, emergono i seguenti risultati. I voti agli esami di maturità si abbassano: diminuiscono i voti da 81 a 100 e lode; i voti da 81 a 90 diminuiscono dal 15,3% del 2008/2009 al 15,2% del 2009/2010; i voti dal 91 al 99 passano dal 6,2% al 5,2%; i 100 scendono dal 4,5% al 4%; i 100 e lode passano dallo 0,7% allo 0,6%. Rispetto al 2008/2009, i 60 diminuiscono dall'11,2% al 10,7%; i voti dal 61 al 70 aumentano dal 33,7% del 2008/2009 al 35,1%; i voti da 71 a 80 aumentano dal 28,5% al 29,3%.

I non ammessi agli esami aumentano sensibilmente: nel 2008/2009 erano 17mila (5,1%), nel 2009/2010 sono oltre 23mila (6,6%). A causa dell'aumento dei non ammessi, le bocciature di studenti ammessi agli esami rimangono stabili, diminuendo leggermente: quest'anno sono il 2,05%, l'anno scorso erano stati il 2,175%.

Aumentano notevolmente, sottolinea infine la nota del Miur, gli studenti non ammessi agli esami per aver riportato l'insufficienza in condotta: nel 2008/2009 erano 5.041; nel 2009/2010 sono 8.403. (AGI) .

Valerio Vagnoli ha detto...

E ora parliamo di come cambiare gli esami di Stato, aprendo un dibattito che possa alla fine tradursi in una proposta concreta da inoltrare allo stesso ministero.
Per prima cosa ribadisco l'insulsa, offensiva e spesso idiota prassi della tesina. Un gioco delle parti che fa perdere solo tempo. Al limite, proprio di fronte a situazioni di terrore "iniziatico" si può, come si faceva anche prima della riforma degli aiutini, partire chiedendo un argomento a piacere.
Inoltre, ritengo doveroso sostenere la necessità di abbreviare l'iter ed eliminare, come qualcuno ha giustamente sostenuto, l'indecoroso gioco delle parti tra la componente esterna e quella interna. Perché ciò accada si potrebbe limitare l'esame alle tre prove scritte con la presenza di altrettanti commissari esterni coadiuvati da un solo rappresentante di classe. L'orale potrebbe vertere sulla discussione degli elaborati che potrebbero offrire una seria occasione per valutare le reali capacità di approfondimento da parte dei candidati. A conti fatti si risparmierebbe sul piano economico, si eviterebbe il frettoloso enciclopedismo che caratterizza l'attuale formula e si metterebbero i candidati di fronte ad una prova in grado di provocare in loro almeno qualche attesa. Un'attesa che possa essere almeno in grado di competere con quella che essi hanno per l'esame della patente che per loro è di gran lunga più " adrenalinico" rispetto all'attuale esame di Stato.
Dimenticavo! Per coloro che si dichiareranno disposti a partecipare alle commissioni d'esame e a trasferte anche più onerose rispetto alle partite casalinghe degli ultimi anni, sarebbe opportuno prevedere, oltre ad un compenso adeguato, un riconoscimento di qualsiasi tipo che li differenzi però rispetto ai colleghi che negli stessi giorni si godono le ferie. Per esempio, si potrebbe prevedere, dopo un triennio d'impegno in commissioni d'esame, un avanzamento negli scatti d'anzianità o un riconoscimento nel punteggio valido per le graduatorie d'istituto e per i trasferimenti.
Chi ha idee più chiare si faccia avanti, ma che la formula cambi, perché ha già ampiamente cambiato noi e, ahimè, gli studenti (tutti in peggio, ovviamente)!

Anonimo ha detto...

"Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare..."

francini ha detto...

Condivido il parere di Vargnoli: la formula dell'esame attuale va rivista, e la cosa fu chiara fin dall'inizio. Non penserei però a uno stravolgimento, ma ad una rimodulazione migliorativa.

1. Modificare gli equilibri della commissione (per esempio 4 esterni e 2 interni). Sarebbe opportuno anche fissare vincoli geografici più stretti (es: almeno 1 esterno da altra regione, almeno 1 da altra provincia, almeno 1 da altro comune). Si potrebe risparmiare scegliendo il presidente tra i 4 commissari esterni effettivi.

3. Rivedere la 3° prova: l'autocostruzione non ha dato grandi risultati, la prova va resa più omogenea e va definita centralmente (ad esempio su 3 materie fisse per tutti: lingua italiana, matematica, inglese, con prove comuni a tutti i corsi di studio, più una quarta variabile per indirizzo, ma sempre con tracce inviate centralmente)

4. Rivedere l'orale. Via la tesina, guazzabuglio senza capo né coda, sgradevole frutto della mitologia pluridisciplinare (infarcite di agganci forzati e banalità veramente poco edificanti). Ridurre le materie oggetto di prova, per esempio 2 fissate dal MIUR per ogni indirizzo e 2 a scelta dello studente. Riportare l'esame alla sua natura, umile se vogliamo, di verifica dell'apprendimento nelle discipline di studio, senza trasformarlo in imprecisato sproloquio sull'universo. Meglio poco ma più a fondo che un'infarinata di tutto quanto.


E anche per l'esame di 3° media servirebbe una commissione con una composizione in parte esterna.

Andrea Ragazzini ha detto...

Sono d’accordo con Valerio Vagnoli e con Francini sulla necessità di rivedere molte cose nella formula dell’Esame di Stato e trovo interessanti diverse modifiche prospettate. Sono però convinto che anche la più sensata riforma dell’Esame non sposterebbe di un millimetro la questione centrale posta dall’articolo sugli aiutini: la perdita da parte di troppi insegnanti di una chiara coscienza del loro ruolo. Non parlo solo di deontologia, ma della capacità di assumersi fino in fondo le responsabilità culturali e professionali che questo ruolo comporta e di rivendicarne le prerogative. Prendiamo solo il caso della cosiddetta “tesina”, che giustamente Valerio Vagnoli e Francini propongono di eliminare. La trovata berlingueriana era certamente furbesca, come furbesche e ammiccanti, lo ricordo bene, erano le veline ministeriali (nel senso di circolari, di note..), che accompagnarono la riforma, tese a diffondere l’idea che da un “collegamento” all’altro il candidato poteva condurre il colloquio dall’inizio alla fine. Ma chi, se non tanti insegnanti, ha consentito senza fiatare che questo effettivamente avvenisse ? Chi ha incoraggiato o almeno tollerato la presentazione da parte dei candidati di “scalette” in cui, materia per materia, si annunciava l’argomento che si sarebbe trattato nel colloquio, con la risibile copertura dell’impostazione pluridisciplinare? Chi ha avallato l’idea, senza riscontro nelle norme, che la “tesina” possa trattare di argomenti anche totalmente estranei ai programmi svolti e che magari nessuno dei commissari è minimamente in grado di valutare?

Anonimo ha detto...

la questione centrale posta dall’articolo sugli aiutini: la perdita da parte di troppi insegnanti di una chiara coscienza del loro ruolo.

dagli all'insegnante e solo a lui! ma se il miur volesse veramente inpedire copiature, aiutini e aiutoni (alcuni hanno usato il telefonino durante gli scritti) non potrebbe provvedere sul serio e reprimere?

e la ministra? su questo blog non viene messa in discussione. perché? solo perché ha citato "merito e responsabilità" in un suo discorso?

il merito voi lo avete visto?

Anonimo ha detto...

Siamo su Consorzio AetnaNet

Anonimo ha detto...

Ieri mio ultimo giorno di esami da commissario esterno... Oggi molta, molta stanchezza, ma soprattutto tanta, tanta rabbia per l'aver assistito, ancora una volta, a come tanti docenti si trasformino in vere e proprie "mamme orsa", pronte a lottare con unghie e con denti pur di portare a casa il maggior numero di "100" per i loro tanto coccolati cuccioli! Si difende l'indifendibile, si giustifica l'"orrore", si arriva addirittura a scaricare la colpa dell'ignoranza, non all'alunno (da salvaguardare ad ogni costo), ma al collega di corso (tanto quello/a ora non è qui a difendersi). I cento sono decisi a tavolino già al primo quadrimestre, i tanto discussi bonus vanno dati assolutamente(altrimenti ignoriamo il 25 di credito?). Nulla conta se i colloqui di matematica e inglese sono praticamente monologhi del docente, quel che conta è la carriera scolastica!
Sono stufa e arcistufa. LA SCUOLA PER ME E' PROPRIO ALTRA COSA!

Valerio Vagnoli ha detto...

Bene, senza assolutamente tralasciare ciò che afferma Andrea Ragazzini (è vero, il problema è quello dell'etica professionale, aggravato dal fatto che è praticamente impossibile intervenire nei confronti di chi trasgredisce ogni elementare norma morale legata alla nostra professione), mi sembra che si stiano concretizzando alcune proposte e alcuni punti fermi legati alla attuale incongruenza degli esami di stato. Anche Francini mi sembra vada verso questa direzione. Un punto fermo è dato dalla necessità di eliminare la farsa iniziale della tesina. Inoltre mi sembra da approfondire il problema degli equilibri all'interno delle commissioni tra membri interni ed esterni, unitamente al reclutamento dei commissari e dei presidenti che dovrebbe tornare a sconfinare anche oltre la provincia e la regione di riferimento. Un altro aspetto importante che sta prendendo quota è quello legato alla necessità di rendere la prova meno dispersiva e più selettiva valorizzando le discipline
d'indirizzo; se non altro una scelta del genere potrebbe risultare importante per dare ai ragazzi una definitiva opportunità per orientarsi per le scelte future.
Infine una risposta all'intervento di uno degli Anonimi che mi precedono (nonostante il nostro cortese invito). Il Gruppo, piuttosto che privilegiare un dibattito a slogan, preferisce articolare e garantire attraverso l'articolazione delle proprie posizioni un confronto sereno e critico, nei confronti di tutti. Lo schematismo non si addice alla nostra visione culturale, umana e politica della scuola e in generale della vita. Preferiamo, insomma, senza nasconderci per esempio nell'anonimato,
approfondire le cose che ci stanno a cuore con la forza delle idee e delle nostre convinzioni esponendoci, quando riteniamo giusto farlo, con forza e con
dignità nei confronti di tutti. A tale proposito potrei citare, e lo faccio, una mia recentissima lettera aperta contro certi aspetti della riforma dei
professionali e rivolta direttamente alla Gelmini, pubblicata dall'Unità e da
altri giornali politicamente orientati contro il governo Berlusconi: non per
dovere di giustificazione (figuriamoci poi nei confronti di un anonimo!), ma a conferma di quanto tenga alla mia libertà d'opinione, che in quanto tale non trova confini (né li ha mai trovati neanche da ragazzo,quando gli slogan erano ben più cogenti) in nessuna forma di autocensura!

Anonimo ha detto...

Una mancanza di dati rigorosi da paese premoderno, in cui di conseguenza le discussioni si fanno sugli apriori ideologici o sulle convenienze politiche. Perché c’è anche chi dubita che i dati non escano, perché non corroborerebbero a pieno le tesi sui risultati salvifici della linea “severista” del ministro sui voti.

Del resto, senza fare il piagnisteo buonista sul “non uno di meno”, non è che i sistemi scolastici diventino più efficaci, se si boccia o non si ammette di più. Da decenni i ricercatori che si occupano di economia dell’istruzione ritengono quello delle bocciature un sistema antiquato ed inefficace, a paragone di sistemi di rinforzo non aleatori e di sistemi di certificazione veritieri.

per tutto l'articolo chicca qui

Anonimo ha detto...

Dicono gli studenti sulla maturità:

L.S. Lussana di Bergamo

L.S. Mascheroni di Bergamo

Anonimo ha detto...

Gli studenti che ho incontrato quest'anno avevano una forte propensione a sopravvalutarsi.Si sentivano dei geni solo per aver scopiazzato una tesina di effetto.Ben venga chi, senza abusare del proprio ruolo. li rimetta con i piedi per terra,loro e anche gli insegnanti che per quieto vivere li coltivano.Ben vengano i commissari da altre province e regioni.

Anonimo ha detto...

Ben venga chi, senza abusare del proprio ruolo. li rimetta con i piedi per terra,loro e anche gli insegnanti che per quieto vivere li coltivano.

e i commissari che poi li promuovono? ma voi li avete pur promossi? con quali voti?

francini ha detto...

Sottoscrivo il discorso in merito alla diffusa perdita del senso del proprio ruolo tra i docenti. Non stupiamoci che ne segua anche una certa caduta morale. Le due cose vanno insieme: se non è più chiaro cosa il paese voglia dalla sua scuola e da coloro che la popolano, se ciascun docente è chiamato a una morale "fai da te", è fisiologico il moltiplicarsi delle pressioni, fino a forme anche molto spicciole di agevolazione nelle più varie situazioni. Semplicemente perché non c'è più una bussola che dia un orientamento generale, la serietà nei comportamenti cessa di essere un tratto conseguente al compito che si percepisce e che ci si aspetta connaturato alla propria opera: qualsiasi serietà finisce dunque per risultare estranea, astratta.

E' vero che serve una riqualificazione autentica della scuola, che investa nel profondo anche gli aspetti etici ed educativi, che rompa con gli aiutini, con la piccola scuola dell'iniziazione all'arte italica del galleggiamento e del sotterfugio. Ma una simile riqualificazione passa inevitabilmente per una nuova consapevolezza ed una diffusa riappropriazione del proprio compito. Fino a che una discussione nazionale non si sarà compiuta fino in fondo e non avrà portato a un chiarimento condiviso, non si scioglieranno questi nodi.

Nel frattempo possiamo, con taluni accorgimenti, almeno cercare di instaurare comportamenti più virtuosi. Si tratta di moltiplicare le occasioni di controllo incrociato, non pilotabile, e ridurre quanto più possibile l'autoreferenzialità. Tutte cose che con la presente implementazione dell'autonomia sono state scelleratemente trascurate. Quindi, in occasione degli esami, una buona politica sarebbe quella di rendere più indipendente la valutazione, modificando gli equilibri nella commissione (4 esterni e 2 interni invece di 3 e 3 muterebbe molto il contesto) e con vincoli di lontananza più stringenti circa la provenienza dei commissari (suggerivo almeno 1 degli esterni da altra regione e almeno 1 da altra provincia). Nulla di risolutivo, ma almeno un parziale riequilibrio. I voti attualmente assegnati sono infatti affetti da distorsioni statistiche profonde e non accidentali, dimostrabili, che si manifestano, tra l’altro, con pesanti squilibri nella distribuzione geografica: la quale va tutta in controtendenza rispetto ai dati disponibili e dotati di qualche affidabilità (ma, ripeto, si tratta solo della manifestazione macroscopica di un assetto tutto quanto zoppicante). Rendere meno autoreferenziale lo svolgimento dell'esame di Stato contribuirebbe sia a portare le valutazioni verso un terreno di maggiore credibilità (con un beneficio del suo valore percepito e socialmente riconosciuto), sia a favorire un lavoro più serio nelle scuole in vista della preparazione all'esame stesso.

Ciò si potrebbe accompagnare con altre misure volte a ripristinare criteri più omogenei. Per esempio che la 3° prova contenesse una parte, a carattere strutturato, sul curricolo di base comune a tutti gli indirizzi su alcune materie fondamentali (lingua italiana, matematica, lingua inglese). O che, almeno nelle 2° prove, le tracce siano fornite di punteggi parziali per le diverse parti o quesiti.

Nulla di strano, così accade in tutto il mondo: ad esempio, la prova di matematica è ovunque costituita da una serie di quesiti o problemi ciascuno con un punteggio parziale indicato nella traccia stessa. Ovunque tranne che in Italia, dove l'arbitrio della commissione è totale, senza alcun vincolo rispetto ai risultati effettivi. Può succedere (è successo) che il punteggio massimo vada a candidati che hanno svolto metà scarsa della prova richiesta: tutto in perfetta legalità e senza contravvenire ad alcuna disposizione, senza che sia possibile (neppure in linea di principio) alcuna contestazione o eventuale revisione. E' anche con semplici accorgimenti capaci di ovviare a un simile stato di cose che si può rispristinare una più sana cultura del confronto rispetto agli obiettivi e ai contenuti del sistema scolastico nazionale.

V.P. ha detto...

qui si discute di "aiutini" ed esami di maturità, e va bene.

dovremo anche discutere anche di problemi più gravi creati dal governo? o no?

ad esempio:

Cara Gelmini, volevo insegnare con il cuore

La disperazione di un prof


Anonimo ha detto...

Ma avete presente cosa accade nelle PARIFICATE? Esco ora da una fatica incredibile con il disgusto di chi si è sentito messo in mezzo da un ingranaggio già preparato a dovere dagli organismi scolastici che rende inutile il lavoro degli esterni. Altro che aiutini!!Uno schifo di vere e proprie regalie.

Anonimo ha detto...

"Ma avete presente cosa accade nelle PARIFICATE?"

La situazione è notoria da tempo, anche se non ne ho mai avuto esperienza diretta ma robuste e scandalizzate conferme da colleghi.

Mi sembra che (la situazione) venne documentata e denunciata in una trasmissione di PRESADIRETTA di Riccardo Iacona sulla scuola.

Miur però non ha fatto nulla. La ministra Gelmini poi è altrimenti impegnata, da ultimo a Siracusa in convegni sul federalismo....

Antonimo Eponimo ha detto...

Certo che siete testoni... ma è proprio così difficile inventarsi uno pseudonimo, in modo da non infliggerci questa sequela di "Anonimo ha detto" che non si capisce più chi ha detto cosa?!

Anonimo ha detto...

non si capisce più chi ha detto cosa?!

invece basta un piccolo sforzo ....

Anonimo ha detto...

Diario semiserio di un Presidente di Commissione agli Esami di Stato

Filippo Laganà ha detto...

[Parte I)

Conosco il vostro blog da tempo e mi sono sempre di più ritrovato sui suoi contenuti sui quali il più delle volte concordo. Appena rientrato dopo un’assenza di più di venti giorni per gli esami di stato e vedendo il vostro sito ho trovato molto interessante la discussione sugli esami di stato, per cui mi sono deciso ad aggiungere tra i tanti interventi anche il mio. L’ultimo esame di stato che mi ricordo come tale è stato quello che ho fatto io da studente al liceo classico. Il presidente della commissione, era un professore universitario, mentre più di un commissario proveniva da un’altra provincia ed è bastato questo a farci capire quali erano le regole dell’esame e quanto sarebbe stato serio o meno. Ma andiamo agli esami di stato che ho conosciuto da docente Uno dei primi esami li ho fatti a Varese nel 1974 in un liceo scientifico, mi ricordo che sono andato a scuola e che il primo scritto è stato rimandato al giorno successivo perché (se non mi ricordo male) una suora innocentemente aveva diffuso all’esterno il testo della prova di italiano. Mi ricordo che la correzione con ottantacinque candidati l’abbiamo fatta in due giorni. Quello che è successo negli anni successivi, ve lo risparmio, perché più o meno è successo sempre qualche cosa seppur di meno eclatante. Vi dico solo che sono stato un po’ in tutta la penisola, dalla Calabria alla Toscana, da Palermo a Lecco, da Napoli a Ferrara, (mi piaceva cambiare pelle). Per decenni ho fatto l’esame o come commissario o come presidente secondo la normativa del DL del 15/02/1969, un esame che consisteva, in due prove scritte e un orale centrato su due discipline da scegliersi in una rosa di quattro scelte dal Ministero, una scelta dal candidato e una scelta dalla commissione (la prassi però era quella di farle scegliere entrambi al candidato). Un esame “sperimentale” durato decenni, con il quale sono stati rovinate per più lustri diverse generazioni, tranne i talenti che sanno qual è la loro strada.
Viaggiando ho potuto conoscere i vizi e i difetti del nostro paese, sono stato anche all’estero in scuole italiane e il “ bel paese “ l’ho trovato anche lì. Posso dire, in piena coscienza e con prove che Reggio Calabria è la sede più pericolosa e corrotta d’Italia e che Varese è la sede dove ho avvertito più chiusure mentali e pregiudizi. Non ho, comunque, nessuna difficoltà ad ammettere che da Napoli in sù ho trovato più serietà e correttezza. Per il resto, tutto quello che è scritto nel blog , a livello di impressioni, di suggestioni, di analisi e di denuncie l’ho trovato più o meno ovunque. Sembra quasi che la classe (boh) docente sia in preda ad un male radicale dal quale non vuole o non può liberarsi, pervasa da un familismo amorale che l’ha portata da decenni in un binario morto. Un artigiano, un professionista, un operaio, un imprenditore quello che dicono fanno; l’insegnante, invece, soffocato da una normativa sociale e da circolari ministeriali, ormai è ridotto in uno stato di alienazione: mai sentiti i colleghi che si lamentano tutto l’anno e poi allo scrutinio finale fanno l’opposto di quello che dicono? Basta una crisi temporanea, la perdita di una cattedra, un consiglio di classe ostile o un'osservazione buttata lì da un dirigente e in un attimo si volatilizza una decisione di un anno di lavoro (la collegialità è un pregio o un difetto?). Si parla, poi, da diversi anni di riscoperta e di valorizzazione della meritocrazia ed invece si ritroviamo con decine di migliaia di D’annunzio sparsi in tutta Italia (ma i dati OCSE non confortano in questo senso). Dove abito io (in Sicilia) i centisti li mettono addirittura nei giornali e ci lamentiamo (alcuni vostri post nel blog) che i maturandi sono saccenti e presuntuosi. Da Ecce Bombo di Moretti al secondo compito scritto in Internet è cambiato ben poco.
(Segue)

Filippo laganà ha detto...

[Seconda parte]

Ma come si è arrivati a tutto questo? Rivediamo certi aspetti della storia del nostro paese e forse troveremo qualche spiegazione. Nell’alternarsi di governi di centro destra e di centro sinistra, sembra quasi che i due schieramenti si siano passati il peggio e non il meglio del proprio patrimonio ideale e culturale. Spinte utopistiche, grandi riforme, ideologie, dottrinarismi non ci hanno dato un sistema formativo all’altezza dei tempi. Una costante in questo bailamme però c’è stata ed è la figura del docente, sfigurata tra spinte e contro spinte, infatti ha perso sempre più importanza anzi è stata svuotata con i risultati che tutti vedono: perdita di considerazione sociale, proletarizzazione economica, bersaglio fisso nelle situazioni di conflittualità, crisi di identità.
Ma voglio chiudere andando sullo specifico e quindi sulla riforma dell’esame di stato. Caduti gli steccati ideologici, merito, competenza, professionalità dovrebbero essere dei valori trasversali che tutte le parti politiche insieme dovrebbero tradurre in prassi.
I partiti, però continueranno nella politica dei veti o accetteranno di essere vicini per avviare almeno alcune riforme che l’Italia aspetta da anni?Avranno il senso del bene comune o prevarrà lo spirito di parte? Qui è il
problema. Almeno, però QUESTO DEVONO FARLO: diano più ascolto a chi nella scuola ci vive e ci lavora.
Chiudo con una mia proposta per gli esami di stato una scuola di massa, ma selettiva.
1 La commissione deve essere costituita da un presidente e da commissari esterni con un solo membro interno.
2 Prima prova scritta: sostituire il saggio breve con un tema di letteratura.
3 Seconda prova scritta: lasciarla così com’è.
4 Terza prova scritta: in lingua straniera.
5 Orali: eliminare la tesina perché inutile e priva di senso e condurre il colloquio sulle discipline più importanti

Cordialmente, Filippo Laganà

Anonimo ha detto...

Filippo Laganà ha detto...

...
1 La commissione deve essere costituita da un presidente e da commissari esterni con un solo membro interno.
2 Prima prova scritta: sostituire il saggio breve con un tema di letteratura.
3 Seconda prova scritta: lasciarla così com’è.
4 Terza prova scritta: in lingua straniera.
5 Orali: eliminare la tesina perché inutile e priva di senso e condurre il colloquio sulle discipline più importanti


Molto interessante (e genuino) il contributo del collega e le sue proposte finali.

Mancano però indicazioni sul peso da dare alla media di ammissione e al curriculum quinquennale.

Sui cinque punti replico brevemente:

1) ok commissari esterni, meglio se da fuori provincia o regione. i membri interni potrebbero essere due e senza voto in sede di scrutinio. ma il miur - meglio il governo - non ha mai soldi per la scuola!

2) no, dissento. e perché poi un tema di letteratura? (laganà forse insegni lettere?). la prima prova dovrebbe restare di italiano solo al classico. lo scientico potrebbe cominciare con matematica, il linguistico con una lingua, i tecnici con le materie d'indirizzo.

3) sostanzialmente d'accordo ma con le osservazioni del punto precedente.

4) e perché? io aggiungerei per tutti una quarta prova di inglese o altra lingua.

5) ok, niente tesina ma interrogazioni separate sulle materie principali o su tutte le materie dell'ultimo anno; separate vuol dire che non impegnino tutta la commisiione ma solo 2 o 3 commissari.

poi bisogna trovare il modo di neutralizzare 'aiutini', copiature, contatti con l'esterno.

Anonimo ha detto...

Bergamo. Maturità, intervengono i politici: "Verificate l'operato dei docenti"

Anche il mondo della politica interviene sulla vicenda delle "discriminazioni" verso gli studenti che hanno sostenuto gli esami di maturità ai licei Lussana e Mascheroni di Bergamo e al Liceo scientifico di Treviglio. I parlamentari leghisti - Nunziante Consiglio, Ettore Pirovano, Giacomo Stucchi e Pierguido Vanalli - hanno inviato un'interrogazione parlamentare al presidente del consiglio dei ministri e al Ministro dell'istruzione in cui chiedono di "verificare l'operato dei professori che hanno composto le commissioni esterne per lo svolgimento degli esami di maturità" in alcuni istituti bergamaschi e di "valutare eventuali provvedimenti disciplinari adeguati a fronte del danno che centinaia di stduenti della Provincia di Bergamo hanno dovuto subire".
E i parlamentari del Carroccio chiedono anche a Premier e Ministro se "ritengano opportuno per il futuro prevedere un punteggio di professionalità per i professori che siano effettivamente all'altezza del compito assegnatoli".
Prende posizione anche Federico Villa (Giovani Udc Bergamo) che in un lettera inviata alla redazione di Bergamonews.it esprime il propio appoggio agli studenti "avendo vissiuto in prima persona la maturità solo un anno fa". "Non credo - scrive Villa - che il problema sia se è giusta o meno la presenza di commisari esterni bensì poter pensare che qualche prova scritta ed un breve colloquio possano valutare l'impegno e la preparazione di uno studente durante cinque lunghi anni. Inultile negare che nella carriera, soprattutto in quella scolastica e universitaria, la fortuna gioca la sua buona parte ma se vogliamo che davvero questa sia la "scuola del merito" non sarebbe forse il caso di riflettere con un po' più di attenzione sul tema della maturità? Non sarebbe forse il caso di premiare maggiormente il lavoro e la costanza nello studio che hanno caratterizzato uno studente lungo tutto il percorso scolastico?".

Venerdi 16 Luglio 2010

da www.bergamonews.it