sabato 13 novembre 2010

SCUOLA PUBBLICA: UN DECLINO IRREVERSIBILE?

È di poche settimane fa un articolo di fondo di Ernesto Galli della Loggia a proposito della crescita, in Italia, delle scuole private di qualità (parificate e non). Premesso che ritengo le scuole private, soprattutto se di qualità, utili e stimolanti per il sistema statale, più di un segnale mi porta a pensare che ci si trovi alla vigilia di una vera e propria svolta nel sistema scolastico statale. Vedo cioè il rischio, epocale e di lunga durata, che la scuola statale declini in termini di qualità, avvantaggiando quelle private che, rifiutando di limitarsi alla funzione di diplomifici, punteranno ad intercettare i figli delle famiglie benestanti, che avranno così dei punti di riferimento qualitativamente di classe e in quanto tali destinati a creare solchi profondi tra chi frequenterà il sistema statale e chi quello privato di qualità. Insomma, il rischio è che la scuola italiana, anche sotto questo aspetto, si vada americanizzando. I segnali ci sono e sono da tempo evidentissimi. Alcuni, volendo esibire un certo impegno politico, paventano il rischio della deriva in virtù delle colpe della Gelmini, anziché del disastro che quotidianamente e da anni incancrenisce la scuola e che ha ben altri responsabili che non l’ultimo ministro dell’istruzione. Innanzitutto vi è l’assoluta impossibilità, oramai da moltissimo tempo, di porre un filtro a quei docenti (pochi, ma molto dannosi) che entrano nelle scuole senza alcun rischio di venirne cacciati per incapacità, neghittosità e, talvolta, comportamenti di inaudita gravità. Peraltro, come ho scritto più volte, docenti del genere finiscono col colpire in modo irreversibile i ragazzi delle famiglie più svantaggiate, a differenza di quelli che hanno mezzi economici o genitori dotati di una certa preparazione intellettuale. Deve essere ben chiaro a tutti che nel sistema della scuola statale è assolutamente impossibile liberare i ragazzi dalla presenza di simili docenti. Ai sindacati fa comodo sbandierare i pericoli per i dipendenti derivati dal decreto Brunetta in fatto di tutele. La verità è che i docenti e il personale ATA godono, rispetto a stipendi bassi e bassissimi, del diritto di inamovibilità e non esiste una pagina di una qualsiasi rivista sindacale in cui si parli della necessità di garantire i ragazzi e le loro famiglie da docenti del genere.Vi è inoltre, e anche in questo caso da anni, l’impossibilità di chiedere che i docenti si aggiornino regolarmente (lo fanno quelli che non rinunciano a sentirsi e ad essere intellettuali e appassionati alla loro professione), come conviene a chi è chiamato a far fronte a novità metodologiche e culturali legate al mondo giovanile, che ha tempi di cambiamento sempre più rapidi. Allo stesso modo, manca ancora oggi, a proposito degli studenti, una seria riflessione sul merito, che meriterebbe uno sforzo (anche economico) pari a quello dedicato ai ragazzi da recuperare e motivare. Se la scuola pubblica perde la possibilità di distinguere e premiare chi merita, perde ogni valenza civile ed etica e diventa inutile se non ad allevare giovani in attesa “di giudizio”.Da anni, le occupazioni, a volte stimolate da esponenti politici a dir poco irresponsabili, contribuiscono a rendere l’immagine della scuola statale, come una sorta di palestra della illegalità, e in quanto tale non può che perdere progressivamente quella credibilità senza la quale, come scritto sopra, qualsiasi scuola è inutile. Talvolta si ha la sensazione che la scuola sia prigioniera di una sorta di cronica assuefazione alla quotidianità, alla necessità, cioè, di far trascorre il tempo a ragazze e ragazzi in attesa che essi possano finalmente fare - alla fine della scuola - una scelta di vita seria, coinvolgente e consapevole. Stipendi bassi, tagli indiscriminati (mai troppi, però, quelli per i tanti inutili progetti), ruolo sociale dei docenti in progressiva caduta, possono legittimare l’altrettanto diffusa perdita di passione per il loro lavoro?In queste prime settimane, infine, il susseguirsi di assemblee sindacali e scioperi dei docenti, seppure con l’intento di opporsi ai drastici tagli al bilancio dell’Istruzione,contribuisce a rendere meno attrattiva la scuola pubblica.Quest’anno ho la reggenza in un istituto che comprende insieme alla scuola media di primo grado anche la scuola dell’infanzia e quella primaria. Ho ben chiare le preoccupazioni di molti immigrati e di altrettanti italiani che non sanno se potranno far entrare in classe i loro bambini perché forse l’insegnante ha scioperato; patemi, questi, che difficilmente saranno addebitati al ministro dell’istruzione...Non so se in futuro non pochi di questi, potendoselo permettere, continueranno ad affidarsi e fidarsi della scuola pubblica, di questa scuola pubblica che pur continuando ad avere ancora pregi indiscutibili, e proprio per questo, non può permettersi di non riflettere sul rischio di deriva verso la quale mi sembra indirizzata.

V.V.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

aboliamo anche il diritto di sciopero?

anonimo2 ha detto...

Anonimo ha detto...
aboliamo anche il diritto di sciopero?

sì certo rinunciamoci spontaneamente. anzi adottiamo lo straordinario "volontario", massiccio e gratuito!

al solito conviene attribuire la colpa alle vittime (insegnanti e loro sindacati): è facile e si è in compagnia .... dei carnefici.

Roberto Riviello ha detto...

Vorrei aggiungere alcuni spunti di riflessione al ragionamento perfettamente condivisibile di V.V. sull'opportunità di inserire il merito come orizzonte di riferimento per la valutazione (degli studenti e dei docenti) nelle nostre scuole:
1) se "americanizzazione" del sistema scolastico significa la presenza di un doppio canale di istruzione(pubblico e privato) che sviluppi al suo interno meccanismi di sana competitività e, di conseguenza, standard di efficienza più elevati,allora non vedo questa come una prospettiva da evitare, a meno che non ci si voglia arroccare su una visione statalista in difesa dello status quo;
2)il reclutamento dei docenti non deve più dipendere esclusivamente dalle graduatorie provinciali, che di fatto vanno nella direzione opposta della continuità didattica e della stabilizzazione degli inseganti meritevoli (i dirigenti, come nel sistema americano, dovrebbero avere la possibilità di assumere direttamente ma anche di "allontanare);
3) in ultimo, la protesta degli insegnanti contro la riforma Gelmini che impedisce l'attuazione dei viaggi d'istruzione di fine anno, è la dimostrazione di una logica ricattatoria, perché scarica direttamente sugli alunni il peso di posizioni lecite anche se molto ideologicamente connotate: un'ulteriore perdita di credibilità e prestigio della categoria, purtroppo.

Papik.f ha detto...

Commenti al commento precedente.
1. La competitizione può svilupparsi nella scuola solo se c'è competizione nella società. Cioè se i diplomati migliori delle scuole migliori possono avere vantaggi per la loro futura carriera. Altrimenti la competizione sarà solo a chi rilascia a minor costo il pezzo di carta che consente di entrare nella ditta di famiglia o di farsi raccomandare per l'impiego pubblico.
Inoltre la competizione tra scuola pubblica e privata nelle attuali condizioni sarebbe la competizione tra un nuotatore con mani e piedi legate e uno con le pinne. Quanto costa la sostituzione di un infisso a una scuola privata e in quanto tempo viene effettuata? e quanto alla scuola pubblica? nel mio Istituto la palestra è chiusa ormai da più di un anno per necessità di restauri e non se ne sa ancora niente. Inoltre, da alcuni giorni, sono chiuse per verifiche statiche anche le aule speciali. Fino a data da destinarsi. Potrebbe ciò mai succedere in un Istituto privato?
Per non parlare delle chiusure elettorali perché in Italia, unico Paese al mondo, ci si ostina a votare nelle scuole. Ma naturalmente, guarda caso, non in quelle private, anche quando godono di contributi pubblici.
2. Sono sostanzialmente d'accordo. Anche se il fatto che la continuità didattica sia un valore in sé deve ancora essere dimostrato. Mi spiego meglio: siamo proprio sicuri che, in linea generale, la cosa migliore sia avere lo stesso insegnante della stessa materia per tre o cinque anni? Non mi risulta che siano mai stati prodotti gli esiti di ricerche che lo dimostrino, e io sospetto che possa essere vero il contrario, cioè che sia bene cambiare ogni tanto (certo, non nel corso dell'anno scolastico).
Poi, se il dirigente stipula i contratti con i docenti, chi stipula il contratto con il dirigente? E' ovvio che questa concezione può funzionare solo in presenza di un consiglio di amministrazione, del quale il dirigente non fa parte, che lo valuta sulla base dei risultati.
3. Accompagnare gli alunni in viaggio d'istruzione è una follia (considerate responsabilità e retribuzioni) e i viaggi d'istruzione andrebbero semplicemente soppressi; esclusi ovviamente gli stage o le mostre su argomenti specifici, come la Biennale di Venezia per un indirizzo artistico, per i quali l'importanza dell'attività didattica sollecita un senso del dovere che per una gita generica non avrebbe alcuna ragione di essere. Concordo però sul fatto che l'attuale protesta, che sarebbe stato sacrosanto attuare già da decenni, assume in questo momento uno sgradevole sapore ideologico. Responsabilità enormi e retribuzione nulla c'erano anche quando i ministri erano di sinistra e nessuno protestava, anzi ci si armava e si partiva. E' vero, quindi, che un simile atteggiamento non giova alla credibilità della categoria.

franco ha detto...

Io non penso si metta in discussione il diritto di scioper e l'articolo non mi sembra lo preveda come possibilità. Penso anch'io che i sindacati così vicini ai problemi dei meno fortunati o dei meno abbienti, debbano pensare a delle forme di lotta nella scuola che non penalizzino ulteriormente proprio i meno protetti socialmente.

Anonimo ha detto...

ma i docenti sono preoccupati della qualità o sono, nella maggior parte di loro in attesa della pensione?

Serenella ha detto...

Rispondendo ad anonimo2 vorrei ricordare che le vere vittime sono sempre e solo i ragazzi. Quando mai si è sentito, in tutto questo tumulto, parlare dei ragazzi; preoccuparsi della qualità dell'insegnamento che viene loro fornito; della possibilità di allontanare, come giustamente dice V.V., i docenti immeritevoli (e ce ne sono); del fatto che, grazie alle graduatorie che riaprono anche durante l'anno e a meccanismi perversi di assunzione, accade spesse che i ragazzi non facciano delle discipline fino a metà novembre o restino per lunghi periodi senza un docente (anche i docenti di sostegno)?
Se al centro del dibattito si mettessero loro, forse le soluzioni sarebbero migliori e più sagge.

antonio ha detto...

Anonimo 2 ritiene legittimo non curarsi con la forma di protesta dilagante in queste settimane, dei bambini della scuola dell'infanzia e primaria. Non avendo tate, baby sitter e nonni, sono talvolta lasciati da soli fuori dalla scuola in attesa che questa apra alla seconda ora.Non si tratta di rinunciare allo sciopero, si tratta evidentemente di trovare forme di protesta un po' più intelligenti e proficue. Non è che attraverso gli scioperi si è ottenuta una bella scuola e una bella carriera economica.

anonimo2 ha detto...

Il 18 novembre 2010 22:41 antonio ha detto... :

1) Anonimo 2 ritiene legittimo non curarsi con la forma di protesta dilagante in queste settimane, dei bambini della scuola dell'infanzia e primaria. Non avendo tate, baby sitter e nonni, sono talvolta lasciati da soli fuori dalla scuola in attesa che questa apra alla seconda ora.

2) Non si tratta di rinunciare allo sciopero, si tratta evidentemente di trovare forme di protesta un po' più intelligenti e proficue.

3) Non è che attraverso gli scioperi si è ottenuta una bella scuola e una bella carriera economica.

Le mie risposte:

1) Cinicamente, ma solo in apparenza, è perfettamente legittimo! Non dimentichiamo che prima e sopra docenti e ata ci sono: governo, ministro, dirigente regionale, dirigente provinciale, dirigente scolastico o preside. Sono loro ai vertici, decidono o possono decidere e perciò sono loro i responsabili di azioni e omissioni, non possono sottrarsi, guardare altrove o fare gli gnorri! Perché non contrattano e disinnescano in tempo le situazioni critiche? Perché invece le esasperano, le ignorano e le fanno incancrenire? Questa è la situazione e non cerchiamo di alterarla o confonderla con considerazioni fuori tema, strappa lacrime o da libro cuore!

2) Sono considerazioni secondarie e unilaterali. Perché non si dice nulla alla controparte? E poi quali, ad esempio?

3) Anche qui c’è un’ottica distorta. Ci saranno pure la colpa e gli errori dei sindacati e dei docenti e ata ma forse il ministero e il governo ne sono indenni, non hanno anch'essi colpe e responsabilità? perché tacerne?

Ho preferito la chiarezza.