martedì 4 gennaio 2011

SULLA VALUTAZIONE DEI DOCENTI È NECESSARIO UN SERIO RIPENSAMENTO

La sperimentazione del sistema di valutazione dei docenti e delle scuole elaborato per il ministero da Roger Abràvanel per ora non parte, causa il massiccio rifiuto da parte dei collegi. A Torino, su 118 scuole a cui è stata proposta la sperimentazione, solo una ha accettato. A Napoli, soltanto 5 su 625. “La Repubblica” parla di flop e sente alcuni docenti. Le resistenze irrazionali indubbiamente esistono, ma ci sono anche quelle ragionevoli. Si può invece scommettere che la cosa darà luogo a semplificazioni del tipo “Gli insegnanti rifiutano di farsi valutare”, senza però correlare il rifiuto con il tipo di valutazione che viene proposto. Pochi giorni or sono ne avevamo riparlato, riferendo anche il parere e le proposte di Giorgio Israel. Alla luce di questo primo risultato, chiediamoci nuovamente: cosa è secondo buon senso più utile per migliorare la scuola italiana? Premiare economicamente i migliori insegnanti, con procedure scarsamente condivise e probabilmente poco affidabili per la loro individuazione, o riuscire a intervenire nelle situazioni problematiche, che non hanno certo bisogno di tecniche sofisticate per emergere? Com’è noto, abbiamo sempre parteggiato per la seconda ipotesi, che consideriamo insieme più produttiva in termini di innalzamento medio della qualità e più accettabile dal mondo della scuola. Viene ora a confermare questa tesi anche la terza indagine dell’Istituto Iard (Gli insegnanti italiani: come cambia il modo di fare scuola), pubblicata dal Mulino e curata da Alessandro Cavalli e Gianluca Argentin. Quest’ultimo, durante l’odierna puntata di Fahrenheit su Radio 3, ha detto che una notevole maggioranza degli insegnanti è favorevole a una valutazione che serva sia a individuare gli eventuali punti deboli dei docenti, in modo da consentire interventi di supporto, sia a sanzionare quelli che non fanno il loro dovere.

GR

19 commenti:

Sergio Palazzi ha detto...

Due interessanti riferimenti qui

http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=138433

e qui

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2011/1/5/SCUOLA-Ribolzi-vogliamo-liberare-i-prof-dalla-Sindrome-di-Stoccolma-/138949/

Parte delle cose che ho scritto nei commenti rientrano tra le cattiverie di cui parlavo qui qualche giorno fa e che non avevo avuto tempo di riscrivere dopo che s'erano perse nel cyberspazio, chiaro che non ho nemmeno pensato alla censura.

Rino ha detto...

Mi è capitato più volte d'incontrare "vecchi" allievi, i quali mi hanno ringraziato per il lavoro svolto con loro dieci o venti anni fa.
Come posso utilizzare queste "certificazioni" per avere il premio (paghetta estiva)da parte del mininistero dell'istruzione (non più pubblica)?

Sergio Palazzi ha detto...

Rino, ti do' le mie pubblicazioni e ci metto insieme le mail che ricevo dagli studenti. Usale per fare barchette ed aeroplanini per trasportare i tuoi meriti verso il Trastevere, o la tua roba o la mia chissà che arrivi.

LUKE ha detto...

In effetti il problema della elite brava posto dal ministero è puramente ideologico, perchè automaticamente,per un elementare concetto insiemistico,di contro rimane l'insieme complementare dei non-bravi. La prima necessità è proprio quella di semplificare e rendere efficaci le procedure contro i lavativi-irresponsabili e per togliere dall'insegnamento i docenti "scaduti" (burnout di vario genere) o inadeguati.E invece si propongono norme che espongono i dirigenti a ritorsioni legali di ogni specie, norme sindacali di tutela che permettono la permanenza in servizio di ultra-sessantenni decotti,anche a part-time, commissioni mediche che certificano l'abilità professionale in chi non l'ha più neppure per vox populi.
Norme semplici,certe ed inoppugnabili innalzerebbero sicuramente il livello qualitativo. Ancora sarebbe utile ancorare le progressioni economiche ad un aggiornamento professionale periodico di qualità culturale certificata (universitario). Esiste un ulteriore fattore legato all'età media dei docenti (50 anni ),veramente troppo alta per dialogare con valore interattivo con le nuove generazioni. Infine c'è da osservare che le nuove leve di professori,che escono dalle università berlingueriana (del 3+2 e degli stupidi "crediti" all'americana), fanno cascare il pan di mano e rimpiangere i docenti del tempo che fu. Il fatto è che la paideia ha dei fondamentali classici e ineludibili, fare del nuovismo fine a sè stesso una professione di fede porta solo all'ignoranza e alla barbarie del medio evo prossimo venturo.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Luke individua correttamente un importante punto debole della procedura: appunto la permanenza dei "non bravi" (che poi è un insieme molto composito che va dai "quasi bravi" agli inadeguati). E si può aggiungere che non si capisce quale sarebbe la dinamica virtuosa innescata. Infatti: gli insegnanti migliori già lavoravano bene per definizione (sempre ammesso che il metodo usato per individuarli sia efficace); gli esclusi dagli aumenti, magari per poco, verranno demotivati insieme dal mancato riconoscimento e dall'essere retribuiti quanto un fannullone; i pessimi continueranno a fare danni.
Può darsi che il ragionamento sia troppo schematico, ma come insegnante non ho mai sentito l'esigenza di essere pagato di più della maggioranza, mentre il pensiero disturbante di avere lo stesso stipendio dei pur pochi colleghi "insufficienti" lo avuto più di una volta.
Naturalmente si può valutare anche qualche mediazione, prendendo spunto dal vecchio istituto del “merito distinto”; per esempio la possibilità di accelerare la carriera stipendiale in seguito a una valutazione (su richiesta dell’interessato) della maturazione professionale conseguita tramite una particolare specializzazione (educativa, didattica, organizzativa, formativa dei nuovi docenti, ecc), come ipotizza un documento recentemente prodotto da un seminario del PD.
E tuttavia, per elevare la qualità media della scuola italiana, le mosse essenziali sono due: la prima è quella di intervenire tempestivamente nei casi di docenti in difficoltà (con un sostegno qualificato) e su quelli chiaramente inadeguati per i più vari motivi (attraverso lo snellimento delle procedure “contro i lavativi-irresponsabili e per togliere dall'insegnamento i docenti "scaduti" - burnout di vario genere - o inadeguati”). La seconda mossa consiste nella realizzazione della cosiddetta “carriera”, puntando cioè sulle nuove articolazioni della funzione docente che valorizzino i talenti ulteriori rispetto all’insegnamento (ricerca e aggiornamento, formazione dei nuovi docenti e via dicendo), anche perché lo esige la crescente complessità dei compiti delle scuole autonome.

V.P. ha detto...

A mio giudizio, i progetti Miur sulla sperimentazione del merito sono strumentali e diversivi e anche ridicoli. Così mi sono espresso giorni fa.

+++++

Gelmini e il merito ovvero “perseverare diabolicum”

di Vincenzo Pascuzzi

Mentre e nonostante il suo amatissimo capo B. riconosce, esulta e proclama che: « In soli due anni e mezzo abbiamo ammodernato il sistema scolastico a tutti i livelli - la scuola primaria, secondaria e l'università», Gelmini non si rassegna al fallimento dei suoi progetti per valorizzare il merito di prof e scuole. Lanciati poche settimane fa – in fretta, furia e approssimazione – dovevano riguardare le città di Torino e Napoli e le province di Pisa e Siracusa ma sono stati rifiutati in maniera massiccia, unanime, con percentuali vicine al cento percento e con motivazioni fondatissime ed istruttive. Così alle quattro località dette il Miur ha pensato bene di aggiungerne altre due: Cagliari e Milano con la speranza o l’illusione di trovare prof e scuole disponibili a essere valutati secondo le condizioni dei progetti gelminiani.

Anche se non recepiti, i progetti qualche risultato importante per il Miur l’hanno ottenuto: è stata accantonata la questione delle misere e insufficienti retribuzioni dei docenti italiani che risultano ben al disotto delle medie europee di percentuali fra il 20 e il 40% (dai 10 ai 20.000 euro all’anno!). La situazione è stranota e endemica tanto che Gelmini aveva dovuto inserirla nella sua “Relazione alla VII Commissione Cultura della Camera” del 10 giugno 2008. Ora con la mossa dei progetti – pur respinti – il Miur si è costituito un alibi formidabile. Poco importa l’esiguità e l’assoluta irrilevanza statistica del campione della sperimentazione: giornali e tv hanno assolto il compito capillare di diffondere la notizia. La disinformazione è compiuta.

Roma, 5 gennaio 2010

Elena Spinelli ha detto...

Non è possibile essere valutati dagli alunni e dalle famiglie che devono rimanere fuori da questo sistema, altrimenti si innesca un' ulteriore confusione dei ruoli!
A mio avviso le competenze
professionali si dovrebbero valutare prima che un qualsiasi insegnante entri nel mondo della scuola con selezioni più rigide e con valutazioni che giudicano sia la preparazione sulla disciplina,sia la sfera psicoattitudinale, in modo da comprendere se un insegnante è "tagliato" per fare questo mestiere.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Io la penso così. Giusta e necessaria la selezione in entrata. Le valutazioni degli studenti (a partire dalle medie) e dei genitori ci possono stare a tre condizioni:
- che siano solo due tra molteplici indicatori e fonti di giudizio su cui ci si basa (molteplici anche perché così si riducono le possibilità di errore);
- che siano studiate tenendo conto di quello che gli interessati sono in grado di giudicare (ad esempio, per i genitori, la qualità del rapporto fra loro e il docente, soprattutto sul piano della correttezza professionale);
- che non vengano rese pubbliche, come in certe scuole è successo per iniziativa degli studenti, ma siano utilizzate solo da chi è incaricato di tirare le somme.
Dato che dal nostro punto di vista la valutazione dovrebbe prioritariamente indicare non l'eccellenza ma l'adeguatezza professionale (la sufficienza), in modo da poter affrontare eventuali lacune o, nel caso di insegnanti incapaci o scorretti, poter prendere provvedimenti con un minimo di base documentaria, io non vedo gravi problemi. Se in ospedale mi si interpellasse su come si sono comportati medici e infermieri (senza entrare nel giudizio sulla terapia), non vedo quale confusione di ruoli si potrebbe verificare.
Naturalmente tutto poi sta nel come si realizzano i criteri generali.

V.P. ha detto...

dal post iniziale:

Le resistenze irrazionali indubbiamente esistono, ma ci sono anche quelle ragionevoli. Si può invece scommettere che la cosa darà luogo a semplificazioni del tipo “Gli insegnanti rifiutano di farsi valutare”, senza però correlare il rifiuto con il tipo di valutazione che viene proposto.

infatti:

E I PROF PUR DI NON FARSI GIUDICARE RINUNCIANO A UNO STIPENDIO IN PIU'

V.P. ha detto...

Ritengo che la totalità o la massima parte delle resistenze siano razionali. Si sono infatti espressi i Collegi Docenti con documenti meditati. Non riesco a immaginare un Collegio che si oppone su un docummento irrazionale.

Giorgio Ragazzini ha detto...

Magari l’irrazionalità fosse un fatto solamente individuale. Se bastasse riunirsi per depurarsi di ogni scoria (abitudini, riflessi condizionati, pregiudizi), saremmo a cavallo.
D’altra parte la tendenza a conservare in prima battuta l’esistente non è illogica sul piano evolutivo, anzi c’è una forte dose di saggezza (rapporto tra tradizione e innovazione). Proprio per questo è ancora più importante che una proposta politica parta mettendosi anche nei panni emotivi degli interessati. Forse si capirebbe che per un insegnante bravo è molto peggio essere pagato come il collega assenteista, che non essere meglio retribuito di uno un po’ meno bravo.
Per quanto riguarda la valorizzazione del merito senza cadere in un'impostazione meramente "premiale" (pago di più i più bravi), su "ilsussidiario.net" Paola Tonna illustra il punto di vista dell'Apef, rilanciando l'idea, già del Gilda di un tempo, secondo la quale tale valorizzazione deve essere strettamente intrecciata alla necessità di creare nuove qualificate figure professionali:

http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2011/1/13/SCUOLA-Tonna-Apef-come-mai-la-Gelmini-e-caduta-nella-trappola-dei-sindacati-/1/141048/

pedro ha detto...
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Giorgio Ragazzini ha detto...

...insufficienti...l'ho... :-(

pedro ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Anonimo ha detto...

come si fa ad eliminare un proprio post?

Giorgio Ragazzini ha detto...

Apprezzo molto l'autocorrezione di Piero. Noi tutti dovremmo ricordarci più spesso di fare, all'occorrenza,altrettanto. Spero che continui a frequentare il blog e a contribuire all'approfondimento dei temi trattati. Quanto a me, la piccola brutta figura mi servirà a fare più attenzione (ma, come certi vaccini, non credo che mi immunizzerà al 100%...).

Per quanto riguarda la cancellazione di un commento (credo che si tratti di questo, non di un post): la può fare, a quanto so, solo chi è registrato come utente di blogger. Altrimenti non resta che chiederlo al padrone di casa...

V.P. ha detto...

Così si esprime Pippo Frisone.

La valutazione del merito dei docenti. A scuola come alla Fiat

Papik.f ha detto...

Per quanto riguarda la questione delle articolazioni delle funzione docente, sarei pienamente d'accordo con Giorgio Ragazzini. Peraltro, ebbi occasione di fare un discorso del genere in un seminario di lavoro a Fiuggi molti anni or sono e fui immediatamente oggetto dell'altolà dei dirigenti scolastici presenti.
Le funzioni aggiuntive infatti, a parere dei dirigenti stessi, andavano attribuite di volta in volta ai docenti disponibili (come di fatto avviene nella realtà), dovevano essere attribuibili e revocabili da parte degli stessi dirigenti e non si doveva neanche pensare all'ipotesi di una sorta di "carriera" dei docenti che si qualificassero per simili incarichi sulla base di titoli o altro.
Non so se l'atteggiamento prevalente dei dirigenti sia tuttora lo stesso; anzi, per onestà, non so neanche se lo fosse all'epoca (anche se ho una mia personale e arbitraria idea in proposito) o questa fosse soltanto l'opinione del gruppo presente in quell'occasione.
Se le cose stessero così, però, la proposta mi senbrerebbe difficilmente realizzabile.

Anonimo ha detto...

Invece di valutare il singolo docente,in un'ottica sistemica, credo risulti più opportuno valutare la scuola, operando un reale confronto tra scuole dello stesso tipo (ad esempio elaborare dei parametri per confrontare i licei classici di Milano o del centro della città, oppure le secondarie di primo grado di una zona specifica o della città, o della regione o dell'intera nazione). Per quanto riguarda i criteri utilizzati e le tecniche, mi sembra ci siano in Italia agenzie ed enti assai più adatti e competenti del Dirigente Scolastico affiancato da due collaboratori che valutano chi non è nuovo della scuola. Credo che se ben condotta, la valutazione di una scuola(nel confronto con altri Istituti dello stesso tipo) possa essere un'occasione di crescita e confronto reale tra le diverse aree del Paese. Si è già ribadito in diverse sedi che la scuola è diversa dal resto della Pubblica Amministrazione, dove le prestazioni migliori o peggiori di un impiegato sono assai più quantificabili. Inoltre per noi docenti è indispensabile condividere gli obiettivi, le strategie, gli intenti educativi..come possiamo lavorare se alcuni di noi sono meritevoli e altri meno? Inoltre un genitore non avrebbe diritto ad avere per il proprio figlio solo insegnanti bravi? Quando il nostro allievo ha compiuto dei progressi o si vede migliorare l'andamento di una classe, oppure se un consiglio o il suggerimento di una strategia porta un qualsiasi tipo di vantaggio al giovane, quando il messaggio dell'adulto è recepito e fatto proprio dal giovane e tutto quello che è il nostro meraviglioso lavoro,la soddisfazione è più grande di una mensilità. Inoltre, perchè sprecare così tanto denaro per premiare chi ha già uno stipendio? Non sarebbe meglio utilizzarlo per finanziare chi ne ha maggiore bisogno?