domenica 1 maggio 2011

UN LIBRO METTE A NUDO IL TABÙ DEL COPIARE


RAGAZZI SI COPIA. A lezione di imbroglio nelle scuole italiane, di Marcello Dei, il Mulino, marzo 2011.

Un altro tabù finalmente preso di mira: il copiare come peccato veniale, il far copiare come gesto di solidarietà. Il libro, frutto di una ricerca sul campo che ha coinvolto allievi delle elementari, delle medie e delle superiori, analizza un ampio ventaglio di dati e mette in discussione luoghi comuni, pseudo-giustificazioni, contorsioni mentali, evidenziando la generalizzata sottovalutazione del fenomeno, la diffusa tolleranza e non di rado la complicità da parte di molti fra i docenti e i presidi.

Dalla quarta di copertina:
Così copian tutti: i maschi come le femmine, i figli della borghesia come quelli degli operai, alle elementari come alle medie e alle superiori, nei licei come negli istituti tecnici e professionali, al Nord come al Sud. In molti casi a farlo sono 9 su 10. Dopo averlo fatto provano indifferenza o sollievo, ma anche soddisfazione e fierezza. Dobbiamo stupircene, in una scuola ormai arresa alla cultura del consumo, all'individualismo rampante, allo sprezzo delle regole? Gli studenti non si sentono impegnati a mettersi alla prova e migliorarsi, ma clienti/consumatori che "godono" di un servizio. Li incoraggia un clima di tolleranza che smentisce il principio di autorità, svuota di senso la cittadinanza, mina il rispetto della legalità. La pedagogia della comprensione è diventata benevolenza a buon mercato o addirittura complicità. Con la benedizione di tutti: genitori, insegnanti, ma anche raffinati intellettuali. In altre parole: copiare per diventare cattivi cittadini.

15 commenti:

ccà nisciun' è fess' ha detto...

Una volta che l’andazzo, il comportamento scorretto e deleterio si è consolidato ed è diventato prassi, non si è più completamente liberi (sia i docenti che gli alunni) di scegliere e di comportarsi in modo corretto. Cala perciò il livello di responsabilizzazione e la sensazione di colpevolezza. Chi non copia (e anche chi non fa copiare) si danneggia da solo.
Latita chi dovrebbe provvedere (cioè l’autorità, i superiori, in fondo il governo) in quanto non è in grado modificare nei fatti la situazione e forse nemmeno lo vuole. A parole però tutti condannano e stigmatizzano. Forse anche il libro segnalato e questo blog che ospita la segnalazione.
In fondo, la copiatura è ormai legittimata, è diventata un effetto o una prassi come già detto.

Papik.f ha detto...

Anni fa (almeno trenta, direi) un amico che era andato a fare un master negli USA mi raccontò che al ritorno dalla pausa pranzo non aveva più trovato il quaderno degli appunti. Gli spiegarono che doveva aspettarselo: “Sei un potenziale concorrente: se possono danneggiarti, i colleghi di corso lo fanno, quindi te lo hanno distrutto”. Il frutto di una società competitiva (all’eccesso, se vogliamo), dove il nemico è il collega.
Da noi il nemico è il docente e il collega di corso un momentaneo alleato; ma non si tratta di un’alleanza tra liberi cittadini di una società civile, bensì tra sudditi contro lo sbirro: un’omertà mafiosa. La complicità nella copiatura ne è un aspetto. Se poi si tratta di una prova ufficiale, può darsi che il ruolo dello sbirro cattivo spetti a un altro (a chiunque rappresenti l’autorità, che sia una presenza reale come il presidente di commissione o virtuale come “il Ministero”). Allora il docente diventa lo sbirro buono e, diciamo, “facilita” (visto che il termine va di moda) la copiatura .
Può cambiare un simile andazzo? Per quanto riguarda il docente, basterebbe avere un po’ di dignità, direi. Per quanto riguarda lo studente, passare a un’ottica americana sembra assai improbabile. Occorrerebbe la sensazione che lo studio possa realmente condurre a un miglioramento della propria posizione sociale, della propria qualità di vita. Ma questo ruolo è semmai riconosciuto (comunque in misura decrescente, con questi chiari di luna) al “pezzo di carta” frutto dello studio, non allo studio in sé; quindi per conseguire il “pezzo di carta” ogni espediente è buono.
Si parla molto di meritocrazia. Ma dubito che tutti coloro che ne parlano siano realmente disposti, in prima persona e a partire da subito, ad anteporre, nella propria azienda, nel proprio dipartimento, nel proprio studio o ufficio, uno sconosciuto a un parente, a un pupillo o al figlio di un amico, sulla base della qualità della sua formazione. Evidentemente in altri Paesi questo può invece accadere, almeno a giudicare da certi romanzi (tipo quelli di Grisham) o film di ambiente professionale, e almeno, certo, per quanto riguarda le assunzioni in prova, perché è ovvio che la formazione non basta a garantire la qualità complessiva.
È possibile da noi che avvenga un simile cambiamento di mentalità? Personalmente ne dubito assai e comunque mi sembra che l’andazzo degli ultimi quarant’anni sia stato quello opposto (il che è una causa, non tra le minori, dell’attuale crisi del Paese). Quindi temo che si continuerà a copiare, aiutati anche, in sede di esame, dal supporto della rete ove ormai le tracce svolte sono reperibili dopo pochi minuti dal’inizio delle prove.
Ma, ripeto, che i docenti approvino o addirittura sollecitino la copiatura è davvero indecente; tanto più se si pensa che poi si tratta spesso delle stesse persone che si scagliano veementemente a ogni occasione contro l’evasione fiscale diffusa (come nel caso dei raffinati intellettuali cui fa riferimento il libro; non l’ho ancora letto ma credo di aver individuato almeno un probabile nome). Senza neanche rendersi conto che la radice dei due fenomeni è proprio la stessa.

Giorgio Ragazzini ha detto...

L'intellettuale a cui si allude è Claudio Magris con il suo Elogio del copiare del 1997.
Viene citata anche la vanteria di Luca Cordero di Montezemolo.

Papik.f ha detto...

L'intellettuale è proprio quello che pensavo, mentre la vanteria di Montezemolo l'avevo rimossa. Comunque leggerò il libro (non quello di Magris) non appena troverò il tempo per andare a comprarlo.

Sergio Palazzi ha detto...

Vaglielo a spiegare che copiare è come rubare. Non a quelli che già ritengono che rubare sia lecito, intendo.

Vaglielo a spiegare a quelli che sono seri.

Spiegagli che anche far copiare è umiliante.

Una mia compagna delle elementari, ogni volta che ci vediamo per qualche tavolata, non omette mai di ricordare a tutti che io ero quello che non faceva copiare. Le è rimasto di traverso da quarant'anni.

Difficile farlo capire ai miei ragazzi di adesso, compresi quelli bravi ed in gamba che passano i compiti agli altri...

L'anno scorso uno studente, che alla sufficienza non ci arrivava quasi mai, mi ha detto "ma come, prof, a me 5 e a XXX 6, quando una risposta gliel'ho passata io che la sapevo?"

Gli ho risposto: Mi spiace, ma XXX, che non fa mai nulla ed è pure un gran (***), se gli ricordi di cosa si tratta qualche discorso riesce ad imbastirlo almeno per quel minimo. Tu fai quel che puoi e ti fermi lì. Tieni presente che, per tutta la vita come questa volta, quelli come lui lo metteranno sempre in quel posto a quelli come te, se gliene dai l'occasione.

... già, ma fallo capire...

d. ha detto...

Io ho tentato di insegnare ai miei figli che non si copia, perché copiare significa prima di tutto mentire e poi anche rubare (un voto che non ci spetta). Non possono neppure scaricare musica da internet nei programmi free perché significa rubare la proprietà intellettuale di altri, per questo motivo di tanto in tanto concedo loro delle ricariche per download a pagamento.
Ma è difficile non sembrare gli unici fessi (scusate il termine), quando il tuo compagno di banco ha 7 di versione di greco grazie all'iPhone nascosto nel portapenne e tu invece ti ammazzi di fatica e non sempre arrivi al 6.
Temo che la grande pensata di estendere il wi-fi a tutte le scuola abbia effetti ancora più nefasti: a che serve studiare quando tutte le risposte sono nella rete e la rete è perennemente raggiungibile?

f.n. ha detto...

Fortunato

Si potrebbe pensare di risolvere il problema della copiatura, nella logica del gioco “guardie e ladri”, dando più forza e strumenti alle "guardie". Il risultato, alla lunga, sarà solo quello di stimolare ulteriore ingegnosità nell'aggirare gli ostacoli da parte dei "ladri".
C'è un modo per evitare i problemi di copiatura.
Costruire prove in cui copiare non è proprio possibile. Si tratta di prove non mnemoniche, in cui serve l'intelligenza e l'originalità nella risposta e non la pedissequa ripetizione di saperi preconfezionati facilmente reperibili su una qualsiasi wikipedia. Ma allora questo diventa un problema didattico e non semplicemente una questione da regolare moralisticamente.

Manuzza ha detto...

Io ho risolto il problema con un diverso tipo di compito in classe di storia dell'arte... quella mattina i ragazzi avevano nascosto di tutto: fisarmoniche di tre metri con tutti gli autori previsti, telefoni sotto le magliette etc. ma io li ho spiazzati chiedendo loro di lavorare con il compagno di banco (quindi non puoi copiare da lui se ci lavori insieme) e di usare libri e appunti (quindi le fisarmoniche erano ufficialmente ammesse). Passando tra i banchi mi rendevo conto se i due lavoravano veramente in coppia o se uno era passivo e faceva tutto l'altro...
Dovevano realizzare la mappa concettuale di tutto il Rinascimento: a quel punto è inutile copiare la descrizione del quadro se non sei riuscito a capire come collegare quell'opera alle parole-chiave. Devi arrivarci da solo a capire che matematica, prospettiva, umanesimo, sezione aurea, natura, proporzioni, sono alcune delle voci a cui si possono ricondurre tutti gli autori...
Un altro tipo di prova che ho dato in passato è il confronto tra due opere dal punto di vista iconologico e iconografico: devi aver capito veramente il senso dei due lavori per affrontare questo tipo di compito, non servono risposte preconfezionate... in particolare se ogni alunno ha un'opera diversa dagli altri!
Insomma, come dice f.n. se si pensano verifiche in cui è sostanzialmente impossibile copiare renderemo i ragazzi più consapevoli delle loro capacità e dei loro limiti e potremo essere più precisi nella valutazione perché quello che scriveranno sarà solo "farina del loro sacco".

Nella ha detto...

Non ho mai tollerato che i miei studenti copiassero e, soprattutto con le cattive, li ho sempre dissuasi dal farlo. Pensavo di essere l'unica a pensare che non sia lecito copiare invece no. Meno male

Nella

rossana ha detto...

Impedire che i ragazzi facciano copia conforme da Internet non è un'impresa facile. Io ho deliberato di eliminare la versione di latino nelle classi quinte dando come compito in classe l'analisi di un testo (tradotto) di un autore scelto fra quelli di studio. Li ho spiazzati! Ogni volta però devo ingaggiare una lotta senza quartiere, escogitarne una più del diavolo per evitare che mi facciano "scema". Non sempre ci riesco, talvolta cedo per mancanza di forze(non solo in senso metaforico) e dico a me stessa: "Ma chi me lo fa fare?..."

Enrico D. ha detto...

Si potrebbe vedere che succede a mettere sanzioni molto serie per chi copia...

Tiburzi ha detto...

Molto impegnativa la lotta a chi copia. Gli studenti generalmente sopravvivono attraverso il sistema dell'autoriduzione: se a turno qualcuno si è preparato, la riuscita media è coperta. Rompere questo "equilibrio" significa una cosa sola: uno o due docenti può farlo, ma se gli alunni dovessero studiare tutto, si innescherebbe immediatamente la catena di autodifesa della scuola. Fatta di altri equilibri ben noti: non perdere alunni, ridurre l'assegnazione di fondi, conservare le cattedre. Ho sentito spesso ripetere dai dirigenti questa frase: non stressate i ragazzi. Se posso, aggiungerei questo: i ragazzi copiano e copieranno finché esisterà il valore legale del diploma; nessuno di loro, quando va in palestra o a lezione di flauto fa finta di impegnarsi. Hanno scelto, pagano e vogliono riuscire.

cotugnoprof ha detto...

QUESTO E' UN ARTICOLO DEL REGOLAMENTO INTERNO DEL NOSTRO LICEO (AECLANUM AV)

Art. 12
In base al principio di responsabilità viene ritenuto comportamento scorretto (sanzionabile a seconda della gravità) la pratica del plagio e della produzione di prove scritte e compiti in classe, in parte o per intero, attinti subdolamente da fonti non proprie.

MA GLI INSEGNANTI CHE LO FANNO RISPETTARE SARANNO IL 10 PER CENTO E PERCIO', A MIO AVVISO, ANDREBBERO UFFICIALMENTE RICHIAMATI!

cotugnoprof ha detto...

QUESTO E' UN ARTICOLO DEL REGOLAMENTO INTERNO DEL NOSTRO LICEO (AECLANUM AV)

Art. 12
In base al principio di responsabilità viene ritenuto comportamento scorretto (sanzionabile a seconda della gravità) la pratica del plagio e della produzione di prove scritte e compiti in classe, in parte o per intero, attinti subdolamente da fonti non proprie.

MA GLI INSEGNANTI CHE LO FANNO RISPETTARE SARANNO IL 10 PER CENTO E PERCIO', A MIO AVVISO, ANDREBBERO UFFICIALMENTE RICHIAMATI!

genitore ha detto...

Da genitore con una discreta esperienza di didattica, ho il dubbio che la pratica del copiare sia non solo diffusa e tollerata, ma anche favorita dalla consuetudine di utilizzare la guida per l'insegnante per le verifiche svolte in classe (sia per l'orale che per lo scritto).
Tale consuetudine ha un duplice effetto, a vantaggio non solo degli alunni più furbi, ma anche degli insegnanti stessi:
- incentiva e premia la pratica delle lezioni private, con le quali si potrebbe avere la possibilità di accedere in anticipo al testo della verifica;
- gratifica il corpo docente, che può vantare un metodo severo (una parte della classe è gravemente insufficiente) ma in grado di portare i migliori all'eccellenza.
Un simile meccanismo non potrebbe che generare effetti negativi per la formazione degli studenti, futuri cittadini, che vedono premiata la furbizia e la capacità di individuare scorciatoie facilitanti.
Non ritengo che il danno principale sia quello relativo all'apprendimento, in quanto non si tratta di ragazzi che non studiano (siamo in un liceo); temo invece che il vero danno sia quello di dare legittimità al diritto eccellere con qualunque mezzo a danno di altri, che a loro volta studiano ma con esiti meno brillanti, in quanto sottoposti al confronto con prestazioni praticamente perfette. Vedo con preoccupazione lo svilupparsi di rapporti di convenienza a discapito della solidarietà e del senso di appartenenza alla classe, in nome della difesa di un privilegio che, proprio in quanto privilegio, funziona solo se riservato ad alcuni e non a tutti.