giovedì 23 febbraio 2012

ANCHE NEL GOVERNO SI COMINCIA A CAPIRE CHE INSEGNARE LOGORA

Il sottosegretario Rossi Doria ammette che c'è un preoccupante aumento delle malattie professionali fra gli insegnanti. Era l'ora. Forse il problema del logoramento psico-fisico che l'insegnamento spesso comporta  sta uscendo dalla clandestinità. Ma la consapevolezza dei vari fattori in gioco è ancora molto parziale e spesso scollegata dagli orientamenti pedagogici che hanno a lungo egemonizzato la scuola italiana. In questo contesto, poi, è facile prevedere che l'improvvisa muraglia poliennale eretta tra molti docenti e la pensione aggraverà il problema. Leggi.

3 commenti:

Gabriella ha detto...

Meglio tardi che mai...

Mi chiedo quanto ancora si dovrà aspettare per una seria considerazione di risposte e proposte - concrete - a questo problema.

Mirella Albano ha detto...

Il problema del burnout è stato finora colpevolmente ignorato dal MIUR e dall’intera amministrazione scolastica poiché ritenuto un “affare” personale del singolo docente, giacché è molto più semplice scaricare un disagio sulle spalle del singolo , bollandolo di inadeguatezza o di malattia, piuttosto che riconoscere una patologia relazionale dell’ambiente di lavoro. Anche perché, se la si riconoscesse, se ne dovrebbero addebitare le cause ed intervenire,cosa che l’Amministrazione scolastica, palesemente, non ha mai voluto fare. Se però i rapporti IARD, ( il 46% di malattie da stressa da lavoro correlato in più fra i docenti rispetto a tutto il comparto della PA), internazionali e degli studiosi non mentono ( e non vedo perché dovrebbero) il burnout ha un costo spaventoso per la pubblica PA e per la Sanità pubblica in termini di giornate di lavoro perse, inabilità del lavoratore, cure ospedaliere, medicine etc. Vi pare poco? Non costa un po’ troppo a noi contribuenti? Visto che i Dirigenti Scolastici ( e non solo loro) sono chiamati a rispondere dei risultati, se il risultato è un danno per lo stato, chi lo causa DEVE risponderne e pagare le conseguenze. Il problema è che il burnout è spesso figlio e compagno del mobbing e poiché questo è come la mafia, si regge sul consenso, sulla paura e sull’omertà. La comunità “educante” preferisce occultare piuttosto che portare alla luce e curare. Finché non passerà il concetto che lo stress da lavoro correlato , avendo un costo sociale e sanitario si configura come danno non solo all’individuo ma soprattutto allo Stato, non ne usciremo.

maurizio villa ha detto...

completamente d'accordo,solo che chi vuole portare i problemi alla luce andrebbe aiutato ed incoraggiato e non ostacolato ed incolpato.
maurizio villa