lunedì 26 marzo 2012

ESISTE NELLA SCUOLA LA QUESTIONE MORALE?

Se lo chiede (retoricamente) Mario Pirani nella sua rubrica Linea di confine, confermando un'attenzione ormai di lunga data ai problemi della scuola sulla linea gramsciana dell'impegno e della fatica come ingredienti ineliminabili della formazione culturale. Al centro della sua riflessione il libro di Marcello Dei Ragazzi si copia, più volte ricordato su questo blog, che denuncia l'enorme diffusione e la semilegalizzazione della pratica del copiare nella scuola italiana.  Leggi.

6 commenti:

V.P. ha detto...

(copincollo da email ricevuta)

e perché mai la questione morale, che è questione umana a tutto tondo, non dovrebbe esistere nella scuola?
Il punto è che si continua a fare confusione.

1) per rimanere alla questione morale, è innegabile che la scuola dovrebbe predicare ed agire in senso opposto. Con un però grande quanto una casa: nessuno si sogni mai che educare alla moralità significhi sconfiggere il male!! Negarne l'esistenza significa solo dargli la possibilità di operare indisturbato!
Il male dunque sopravviverà ad ogni educazione, nella tensione bipolare bene/male presente in ogni essere umano, santi compresi. Questo sia chiaro, prima che salti in mente a qualche nuovo solone di attribuire ai docenti la responsabilità della deriva morale del terzo millennio!
Non solo: non dimentichiamo che la scuola è uno fra infiniti luoghi dell'educazione, non l'unico. Fatto oggetto, va aggiunto, di sistematica e scientifica delegittimazione sulla quale è vano aggiungere altro: questo lo sappiamo tutti e tutti ne conosciamo le sciagurate conseguenze.

2) Ma siamo così sicuri che le 'sgrammaticature lessicali, ortografiche, semantiche, e lo " smarrimento linguistico" di chi sembra esprimersi fuori da ogni logica e sintassi' si radichino nel ' venir meno dello studio come "dovere", come "obbligo" che impone fatica, con "risultati" che vengono premiati o sanzionati'?
Non mi riferisco alla data di nascita di un Leopardi o al teorema di Pitagora, sia chiaro. Per spiegare l'ignoranza delle quali cose non mi affaticherei nemmeno a scomodare il buonismo sessantottino: non mi sembra, infatti, che i figli di chi negli ultimi vent'anni ha votato a destra siano stati cresciuti nel segno dei valori della destra storica. Se non ricordo male, direi anzi che i loro papà mostravano più interesse in possibili scorciatoie (anche sessuali) da far imboccare ai loro pargoli (e pargole) che non al rigore e alla serietà dei loro studi. Più Messalina che Alfieri, per intenderci.
Sto parlando di smarrimento linguistico che, è bene ricordarlo, è la medesima cosa, l'altra faccia di una sola medaglia, dello smarrimento logico ed emotivo/sentimentale.
Magari la scuola potesse, attraverso una riforma e qualche bella paccata di quattrini, lobotomizzare le generazioni di una nazione!Questa, francamente, la vedo veramente difficile. Non stiamo parlando della lingua 2, che si "impara" attraverso lo studio di qualche rogoletta grammaticale e di qualche vocabolo, ma del brodo primordiale nel quale siamo immersi dalla nascita e viviamo la nostra vita. Che va cambiato nel suo complesso attraverso una rigenerazione sistemica o non si può cambiare affatto, meno che mai con qualche brutto voto del quale, alla fine, si finisce per incolpare chi l'ha dato.

3) "Occorre punire i comportamenti disonesti in nome della coscienza comune" E chi è il portavoce di questa non meglio identificata coscienza comune (la quale, peraltro, mi sembra più incline ai comportamenti disonesti che alla loro fustigazione)? Ma la vogliamo smettere con questo moralismo da quattro soldi che si è trasformato nella stucchevole retorica dalla quale il paese non riesce ad uscire? Lo so: la frase che conclude l'articolo di Pirani regalerà l'orgasmo ai tanti (troppi) predicatori che si aggirano nel mondo della scuola, o intorno ad esso orbitano, godendo nel fustigare e fustigarsi. Personalmente sono convinta che promuovere sia meglio che punire, educare meglio che reprimere, costruire meglio che distruggere e frasi come questa mi fanno tremare le vene e i polsi per quel che di oscurantista e mortifero contengno. Non è la santa inquisizione a restituire la fede a chi l'ha persa!!!!

l.

v.p. ha detto...

la scuola e la costa concordia

certo copiare è scorretto e dannoso, va combattuto e ostacolato, per quanto una "modica quantità" di copiatura può o potrebbe anche risultare istruttiva e tollerabile.

propongo un esempio: un quadro appeso sulla parete di una stanza di casa deve risultare con la base parallela al pavimento e i lati ad esso perpendicolari cioè verticali.

ma un quadro appeso su una parete della povera costa concordia come dovrebbe stare?

ecco la nostra scuola è inclinata un po' come la costa concordia andrebbe prima raddrizzata e gli ipotetici quadri si posizionerebbero correttamente da soli o quasi.

GP ha detto...

Una bella analisi che condivido quasi del tutto.

Chiara Di Serio ha detto...

La questione morale esiste e come nella scuola. Io lotto quotidianamente con i miei studenti per impedirgli di copiare durante i compiti in classe. Sono costretta a cercare testi di autori latini di cui le traduzioni in italiano non sono reperibili in rete. Però vedo anche che i miei colleghi sorridono quando io gli racconto queste cose. Per non parlare di cosa succede agli Esami di Stato, quando anche lì troviamo, durante la correzione degli scritti, le traduzioni scaricate e copiate da internet. Il problema è diventato davvero serio e si dovrebbero prendere dei seri provvedimenti come la schermatura delle aule, o il metal detector per es. Ormai non è più possibile fare finta di niente né è più possibile arginare il fenomeno con le sole forze dei docenti volenterosi. Si dovrebbe ridare dignità a tutte le prove d'esame e anche alle verifiche effettuate durante l'anno. Purtroppo la nostra mentalità si è ormai assuefatta all'idea che copiare, in fondo, non è una grave colpa perché tanto "tutti lo fanno". E invece gli insegnanti seri e che fanno con onestà e dedizione il loro lavoro sanno bene che non è così!

Anonimo ha detto...

Se la scuola non aspira ad essere e non è meglio della società in cui viviamo ha fallito i suoi scopi in partenza. Se la scuola tollera o addirittura coltive le furbizie o i sottoboschi clientelari ha fallito in partenza. Se la scuola non abitua al metodo del lavoro, dell'impegno e dell'onestà per ottenere risultati ha fallito in partenza. Se una società non ha valori condivisi e non ha una comune coscienza di fondamentali valori positivi è una società malata.
Promuovere per promuovere è pura ipocrisia, educare è cercare di tirare fuori da ognuno il meglio. Non capisco chi confonde le elementari regole dell'onestà con la repressione.

Mario Amato ha detto...

Cosa ne pensate? Sono nella scuola italiana le radici della corruzione e della mancanza di senso etico che caratterizzano il nostro Paese?

Compagni che copiano - un'esperienza americana di Arturo Parisi

"Dalle alpi alla sicilia, almeno nella scuola, almeno da questo punto di vista un dato è sicuro: "truffare lo Stato non è reato" e di fronte a un compagno che copia si può al massimo spuntare un "né con il professore né con il truffatore". [...] come insegnare il rispetto e il fondamento delle regole, dove fondare l'istanza della lealtà verso le autorità preposte alla loro applicazione, alle queli facciamo appello in ogni ambito della vita, quando la scuola non riesce né a dare seguito né a dare conto delle norme che la regolano?"
http://www.profbellini.it/public/upload/compagni_che_copiano.pdf
www.profbellini.it