venerdì 7 settembre 2012

COPIARE DOPO REAGAN E LA THATCHER

Il professor Marcello Dei replica alle valutazioni critiche che un lettore aveva postato in calce alla sua intervista alla "Tecnica della scuola", da noi ripubblicata il 27 agosto scorso. Dato che è passato qualche giorno e i due nuovi interessanti commenti potrebbero passare ormai inosservati, abbiamo ritenuto utile pubblicarli come post. Leggi. 

8 commenti:

Antonello ha detto...

Mi sembra che le argomentazioni con intenzione chiarificatrice del Prof. Dei riportate più sopra siano, in base alla mia ultratrentennale esperienza non solo di insegnante ma anche di professionista nel mondo del Lavoro, e a mio personale parere naturalmente, ancora meno condivisibili degli articoli che le hanno generate.

Il Prof, Dei scrive:
“In Italia prima degli anni ottanta, la scuola era classista quanto e forse più di oggi. E da noi come negli altri paesi dell’Occidente, la società, era solidamente ancorata all’economia di mercato.”

Queste parole possono probabilmente essere considerate un conciso riassunto di quanto scrive Friedrich Nietzsche in “Sull’avvenire delle nostre scuole” in particolare pagg. 30 e segg, Ed. Adelphi, alle quali rimando.
Come sia andata quando qualcuno ha sciaguratamente voluto ancorare la propria azione pratica e politica al pensiero di alcuni grandi Filosofi dell’800 la Storia lo ha chiaramente dimostrato: personalmente ho letto con estremo interesse quelle pagine ma dissento totalmente da quell’impostazione.

La Scuola pre-’68 (ero in prima Liceo Classico) non era solidamente ancorata all’economia di mercato “tout court”: molto più semplicemente la Scuola era ancorata a una Società Civile che aveva i suoi valori e, certo, anche una sua economia, grazie alla quale la Scuola riceveva, e riceve, i mezzi per operare.

Scuola e Istruzione che, in ogni caso, dovevano essere finalizzate a quello che, in qualsiasi tipo di società evoluta, qualsiasi cittadino deve necessariamente fare nel corso della sua vita: lavorare.
E a questo punto sottoscrivo e faccio mio quello che Primo Levi dice in “La chiave a stella”, pag. 81, Einaudi tascabili, 1978.

Forse che in una economia sovietizzata era lecito trascurare lo studio dei passi delle filettature o il diagramma portata-prevalenza di una pompa idraulica?
Purtroppo questo temo sia probabile, come del resto scrive Piero Ostellino in “Vivere in Russia”, Ed. Rizzoli, 1977, pagg. 31-59, e come io stesso ho avuto modo di constatare, con esempi che non cito in questa sede. Come sia andata a finire anche qui la Storia lo ha dimostrato.

Che ci siano poi schiere di genitori che reclamino urlanti la promozione a tutti i costi dei loro figli, mi si passi l’espressione assai poco politicamente corretta ma pregnante “asini”, in base a filosofie di vita che hanno nell’ “edonismo reaganiano” e nella “società del benessere” la loro base fondante, neanche questo mi risulta, perlomeno in misura sostanzialmente significativa.

In trentadue anni mi è capitato un solo caso, di un alunno peraltro con gravissimi problemi di disgrafia e discalculia conclamate, che i genitori avevano costretto a iscriversi a un Istituto Tecnico per Geometri: promosso e diplomato, sempre con mio voto contrario, assieme a quello della Collega di Matematica.
Ma in questo caso non solo l’alunno, che era una vittima, ma soprattutto i Genitori erano da sottoporre a cure psichiatriche serie.

In genere, per la totalità di questi genitori, è sufficiente sciorinare le carte secrete dai loro augusti rampolli, o anche non sciorinarle, perché non ne hanno prodotta alcuna....
Sufficiente in quest'ultimo caso tenere un registrino dove l’alunno scrive di suo pugno “Non ho fatto i compiti assegnati a casa”, con data e loro firma autografa, registro che viene conservato a futura memoria.......

No, il degrado della scuola italiana gira in altre sfere, che non si vogliono vedere perché scardinerebbero alla base ideologie conclamate.

Evidentemente, quattrocento anni dopo Galileo, la "sensata esperienza" non è ancora alla base del nostro operare.

Ma qui mi fermo perché non vorrei abusare della pazienza di chi mi ha letto e che ringrazio per l’attenzione.

Saluti.

Edoardo ha detto...

La controreplica di Papik ha colto proprio nel segno quando parla delle contraddizioni marchiane del progressismo scolastico. Da una parte sbandiera la cultura, lo studio, la formazione e dall'altra fomenta la scuola mamma in cui i prof. hanno sempre torto di fronte agli 'utenti', alunni e genitori. Con la cialtroneria non si va da nessuna parte. La scuola pubblica è stata distrutta dall'interno da chi ha detto tutto e il contrario di tutto, a convenienza. Altro che Gelmini!

Vittorio Emanuele Orlando ha detto...

Or vi dico, signori, che se per mafia si intende il senso dell'onore portato fino all'esagerazione, l'insofferenza contro ogni prepotenza e sopraffazione, portata sino al parossismo, la generosità che fronteggia il forte ma indulge al debole, la fedeltà alle amicizie, più forte di tutto, anche della morte. Se per mafia si intendono questi sentimenti, e questi atteggiamenti, sia pure con i loro eccessi, allora in tal senso si tratta di contrassegni individuali dell'anima siciliana, e mafioso mi dichiaro io e sono fiero di esserlo!


Vittorio Emanuele Orlando




Franco Evangelisti ex tuttofare di Andreotti ha detto...

A Fra' che te serve?

Pippo ha detto...

Franza o Spagna l'importante è che se magna.

Una mano lava l'altra ...a dimostrazione che ben prima dell'edonismo reaganiano la morale del paese italia versava in brutte acque

Pippo, che ha resuscitato anche le due buonanime precedenti

Paolo Azzolini ha detto...

Ormai la didattica della scuola si è ridotta a due filoni fondamentali. Quella “paracul-buonista” che consente di avere delle valutazioni degli studenti sempre positive o al massimo con qualche insufficienza “non grave”, che regolarmente in sede di scrutinio finale si trasforma in sufficienza. Per questa metodologia l’importante è non crearsi problemi inutili: con gli studenti e le famiglie il cui unico obiettivo è avere un diploma col minore impegno possibile; e per se stesso (docente) per evitare accuse di incapacità oppure per non avere intralci ai propri interessi effettivi, siano la famiglia, la professione, lo sport, o qualsiasi altro. In questa metodologia non sono previsti ovviamente i corsi di recupero, in quanto le valutazioni sono generalmente positive o recuperabili “in itinere”, così da non occupare i pomeriggi con compensi irrisori rispetto ad attività più lucrative.
Questa metodologia comprende poi lezioni svolte con i mezzi più moderni: videocassette o cd per facilitare la lezione, laboratori informatici in cui svolgere compiti senza consegne precise né di scopo, né di tempo, di prove di verifica facilitate, che si possono riportare corrette anche dopo settimane, se non mesi. Fino ad arrivare, anche all’esame di Stato, a svolgere materialmente le prove di verifica al posto degli studenti sotto gli occhi del presidente di turno che si benda gli occhi per non vedere e mugugna sottovoce.
Il secondo filone è quello “venal-miracolista”: prevede lo svolgimento di lezioni secondo uno schema riconosciuto accettabile, con l’ausilio di vari supporti utilizzati con maggiore coscienziosità. Le prove tendono a verificare i risultati conseguiti in modo da mantenersi all’interno della media statistica generale, perché lo scopo reale è quello di attivare i corsi a metà anno e a fine anno per un calcolo puramente venale. A fine quadrimestre la metodologia porta ad un numero minimo di 6-10 studenti insufficienti, abbastanza per attivare un corso di recupero di 8-10 ore con un compenso di 250-300 euro netti a classe; per quattro-cinque classi si arriva a 1000-1500 e 2000-3000 euro l’anno (una quattordicesima assicurata). Questo potrebbe essere accettabile, visto l’impegno. L’aspetto miracolistico è che al primo recupero solo alcuni studenti in 8-10 ore riescono a recuperare i contenuti svolti in 45-50, ma alla prova di settembre tutti sono salvificati. Certo qualche insufficienza “non grave” permane, ma allo scrutinio viene trasformata regolarmente in sufficienza.
A questo punto chi insegna una materia impegnativa con un monte ore più consistente, per poter conseguire gli obiettivi minimi sbandierati da tutti i POF deve fare i salti mortali e regolarmente si ritrova in minoranza in sede di scrutinio. Allora uno studente ha gioco facile a non studiare le materie più impegnative, perché sa che con una o due insufficienze, anche se gravi, viene promosso. Per assurdo in un corso per ragionieri si può non sapere quasi niente di ragioneria e ricevere un bel diploma.
E i dirigenti intanto ripetono la litania: se in una classe ci sono molti studenti con voti negativi “il docente dovrebbe farsi l’esame di coscienza perché qualcosa di sicuro non va!” Di fronte a questo a nulla serve la serietà: non sprecare ore di lezione con inutili navigazioni sul web o con la proiezione di film, spiegare agli studenti i criteri di valutazione, far svolgere compiti quasi personalizzati per evitare la copiatura, riportare le prove entro massimo tre giorni per garantire un feed-back immediato, rifiutarsi di attivare corsi di recupero di 6-8 ore per recuperare contenuti e competenze sviluppati in 90-120 ore di lezione a studenti che hanno dimostrato il totale disinteressi per i motivi esposti sopra.
Nel totale disinteresse da parte di dirigenti, sovrintendenze, ministri, organi si stampa, associazioni di categoria, che blaterano di carenze professionali e pensano poi di formare i loro dipendenti sul posto di lavoro, non ci resta che fare i don Chisciotte contro i mulini a vento.

Edoardo ha detto...

Ben detto, Azzolini. Quello che scrivi è sotto gli occhi di tutti, ma troppi ipocriti e conformisti non vedono, per convenienza e perchè non credono più in quello che fanno. Questa è la morte civile della scuola, ridotta a una grande agenzia privata di recupero anni.

Antonello ha detto...

Tempo fa una Raffineria di petrolio nota soprattutto per il Proprietario, Presidente di una Squadra di Calcio di serie A, bandì una selezione per l’assunzione di alcuni giovani neodiplomati.
L’assunzione in questa Azienda, con la fame di posti di lavoro nella zona in cui si trova, viene considerata poco meno di una vincita al superenalotto.

Davanti alla Commissione esaminatrice, formata dall’Ingegnere Capoufficio tecnico, dal Direttore del Personale e da alcuni altri Caposervizio si presenta un giovane Perito meccanico.

“Ci parli delle pompe idrauliche.” esordisce l’Ingegnere.
“Le pompeeeee..........”
“Si, ci dica.”
“Le pompeeeeee........”
“Si, bene, ci parli di queste pompe.”
“Le pompeeeeee.......”
“Allora?”
“Le pompeeeeee ............... sono di gomma e servono per innaffiare i giardini!”

esclama il giovane Perito, con l’aria ammiccante e furbesca di chi ritiene di aver detto una esilarante battuta, e che per questo sarà considerato la persona più simpatica di questo mondo e proprio per questo assunto........

L’Ingegnere Capo diventa paonazzo, le vene del collo gli si gonfiano ma fortunatamente evita l’ictus.

“Lei se ne vada e non faccia perdere tempo alla gente che lavora. Lei dove si è diplomato?”

“Istituto Tecnico Tal dei Tali.”

“Signorina!” esclama chiamando la Segretaria “Mi passi al telefono il Preside dell’Istituto Tal dei Tali!”
E il Preside dell’Istituto tal dei Tali si becca dal Capo Ufficio Tecnico della nota Raffineria un’intemerata coi fiocchi, comprendente barba, capelli, shampoo e lozione.

Dopo una scenata del genere un Preside di una volta avrebbe avuto un’unica scelta, il suicidio.

Ordunque.

Viene considerato “edonismo reaganiano” il fatto che per lavorare in una Raffineria si debbano conoscere le pompe idrauliche o questo rappresenta un insopportabile tecnicismo, volto unicamente a incrementare una sciagurata economia di mercato e una perversa società dei consumi?

E’ classista una Scuola dove, nell’ipotesi di poter avere un giorno un agognato lavoro in una Raffineria, si studiano, oh, che noia, le pompe idrauliche, o sarebbe sicuramente meglio sviscerare le problematiche sociali relative al sottoproletariato agricolo del Chapas?

Ma mi faccia il piacere.......