martedì 18 settembre 2012

LAUREE FALSE, VALORE LEGALE E MADRI TIGRE

Partendo da un’inchiesta calabrese sulle laurea falsificate, Gian Antonio Stella sottolinea con forza la necessità di educare i ragazzi – come figli e come studenti - all’impegno e al sacrificio, prendendo esempio dai paesi orientali che primeggiano nelle classifiche Ocse-PISA. E ripropone l’abolizione del valore legale della laurea. Leggi.

9 commenti:

Pippo ha detto...

Aboliamo, come sostiene Vagnoli, il valore legale del titolo di studio, qualunque esso sia e rottamiamo le raccomandazioni.
pippo

Alessio ha detto...

Una competizione efficace tra università la posso immaginare, quella tra scuole superiori molto meno.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...

Al solito...
Concludiamo l'opera iniziata dopo il movimento del 68: rottamiamo la scuola togliendo anche la validità al titolo di studio e così buttiamo l'acqua sporca insieme al bambino.

Ispezioni e denunce no. Vero?

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...

Ho notato come nella mia scuola dopo la rinuncia al lassismo e il pretendere il rispetto delle regole da insegnanti, dirigenti, alunni e genitori le cose siano cambiate drasticamente.
Chi non si impegna a fine anno non viene ammesso alle classi successive, chi si comporta male viene sospeso e anche denunciato se la cosa è grave. Per i genitori che non mandano i figli a scuola scattano le segnalazioni e anche l'intervento del tribunale dei minori. Per gli insegnanti che arrivano in ritardo le giuste denunce.
Cose normalissime in una scuola normale, ma che hanno un effetto deflagrande in una società abituata al lassismo e alla corruzione.
Sono di già bastate piccole cose per cambiare tanto nella vita quotidiana scolastica.

E quindi...per ovviare al problema delle false lauree non è più efficace, semplice e veloce l'uso della segnalazione e delle denunce?
Io penso di sì.
Al contrario il voler continuare sulla falsa riga del "buttare l'acqua sporca insieme al bambino" è solo indice di mentalità gattopardesca.
In effetti non si vuole sanare nulla, solo favorire il disegno di scuole e università private e finanziate dallo stato in barba alla Costituzione.

Anonimo ha detto...

Lidia ha scritto...
Riguardo alle raccomandazioni ho da dire la mia.
Essa diventa una pratica masochistica quando sono consapevole che i rischi sono tanti.
E comunque...anche per il mondo del lavoro la raccomandazione comincia a scricchiolare: non vi è più nulla da promettere. Vedasi campagna elettorale quasi silenziosa in Sicilia...

paniscus ha detto...

A mio avviso la logica della "mamma tigre" non c'entra assolutamente nulla con la questione della serietà professionale e del rispetto delle regole.

Al contrario, un'educazione basata sulla competizione sfrenata e sull'obbligo di primeggiare ad ogni costo (oltre a essere estenuante e distruttiva per l'autostima dell'interessato), alla lunga porta proprio alla mentalità del "fine che giustifica i mezzi SEMPRE"... e quindi alla legittimazione dell'uso di qualsiasi scorrettezza pur di spazzare via ogni potenziale "concorrente".

Quanto al caso specifico della signora che ha sollevato un gran polverone scrivendo quel libro, per quanto possa essere una validissima ricercatrice in altri campi, la mia impressione molto brutale è che, su questo punto...

- o sia una mitomane, e non sia affatto vero che tratti i propri figli a quel modo, ma ce lo racconti solo per far parlare di sé;

- oppure, che sia una persona patologicamente egocentrica e accentratrice, che considera i propri figli come un investimento SUO e uno strumento di realizzazione PER SE', e non come persone autonome.

Lisa

Giorgio Ragazzini ha detto...

Concordo ovviamente con Lidia sulla assoluta priorità di restaurare (o instaurare?...)la cultura della legalità, del controllo, della giusta sanzione e dell'etica professionale rispetto a qualsiasi altra riforma; comprese le complesse e costosissime ingegnerie valutative che dovrebbero stabilire il "valore aggiunto" dell'azione di un singolo docente o di una scuola nel suo complesso. E compresa l'abolizione del valore legale delle lauree, della cui efficacia è senza dubbio bene discutere, senza però illudersi sul suo potere taumaturgico.

Daniele ha detto...

Lidia scrive:"Per gli insegnanti che arrivano in ritardo le giuste denunce"
Giusto.Dove insegno nessuno interviene sui miei colleghi che arrivano spesso in ritardo. Chi deve denunciare se non i presidi?

Antonello ha detto...

Sono convinto fautore della tanto vituperata "meritocrazia" ma è proprio lo sbandierato concetto di “migliore Università” che mi fa venire l'orticaria.........

Una volta, sostanzialmente, non esistevano differenze tra chi si laureava in una Università “di provincia” e una “Università di Grande Città”.

Mi sono laureato (1979) in Ingegneria Civile Edile in una Università “di provincia” e, grazie all’esperienza lavorativa (non nel campo dell’insegnamento) mi sono reso conto, dal confronto con altri Colleghi non solo Italiani ma anche stranieri, che l’istruzione che mi era stata impartita era esattamente uguale a quella di chi usciva, con rispetto parlando, dal più famoso dei Politecnici.

Anzi.......e qui mi fermo per non citare casi ed eventi del tutto personali: così la stragrande totalità dei miei Colleghi laureatisi in quegli anni.

Sono quindi riconoscente allo Stato Italiano ( di quegli anni......) perché riconosco che neanche un Agnelli avrebbe potuto avere un’istruzione migliore della mia: stava a me, e a me solo, acquisire gli insegnamenti di qualità che mi venivano impartiti.
La selezione ( su 650 iscritti al primo anno siamo arrivati alla laurea in neppure una cinquantina) è un'altra cosa: ma il numero chiuso di oggi è forse meglio?

Ovviamente il concetto di “migliore Università” che si sta surrettiziamente tentando di introdurre presuppone anche il parallelo concetto di “peggiore Università”: e che facciamo con i Laureati usciti da questi Atenei? Li bruciamo sulla pubblica piazza?

Il concetto di “migliore Università” ha senso esclusivamente in un’ottica di “Università privata” ( cioé a scopo di lucro, diretto come le Università anglosassoni o indiretto, come in Italia l’Università finanziata da Confindustria, per esempio) mentre non ha senso in un’ottica di “Università pubblica”: il valore legale del titolo di studio garantisce (o garantiva....) che il livello di istruzione sia sostanzialmente uguale su tutto il territorio nazionale ma soprattutto sia (o fosse....)uguale per tutti, ricchi e poveri, figlio degli Agnelli o figlio del manovale.

Cosa si è fatto in questi anni e cosa si stia per fare lo vediamo e lo tocchiamo con mano quotidianamente.....stiamo rinunciando al nostro meglio per prendere il peggio dei sistemi anglossassoni.

Tafazzismo....