mercoledì 20 maggio 2020

RIMETTERE CON I PIEDI PER TERRA IL DIBATTITO SULLA SCUOLA


Di cosa ha bisogno la scuola per poter riaprire a settembre? Tutto deriva dalla fondamentale esigenza di proteggere la salute degli allievi e degli insegnanti (e, meno problematicamente, quella dei custodi e di chi lavora in segreteria). Per farlo bisogna stabilire la giusta distanza fra i banchi, che porta con sé il numero di allievi compatibile con le dimensioni di ogni aula; si deve anche fare in modo che l’ingresso e l’uscita a scuola e nelle aule avvengano senza ingorghi; si devono studiare regole per l’intervallo, dare indicazioni sulla disinfezione delle mani e dell’ambiente. Ci saranno certamente molti altri particolari da prendere in considerazione, ma è più o meno questo l’essenziale a cui provvedere. Ed è già un compito tutt’altro che semplice sia individuare le regole, sia farle costantemente rispettare. 
E invece, in vista del ritorno della scuola “in presenza”, c’è un assembramento di proposte a favore di un radicale rinnovamento della didattica che la pandemia avrebbe reso chissà perché indifferibile. In realtà sono le stesse idee più o meno “rivoluzionarie” che circolano da anni (e non hanno con la pandemia nessuna relazione): il “focus” sull’apprendimento invece che sull’insegnamento; la personalizzazione sempre più spinta dei piani di lavoro; la classe “rovesciata” (che però soffrirebbe come la DaD dell’ insufficiente numero di computer); la messa al bando della lezione frontale; l’abolizione del voto in decimi (che aumenterebbe le disuguaglianze) e altre ancora. Si è poi sviluppata, forse per effetto della semireclusione in casa, una vera passione per la “didattica all’aperto”: parchi, fiumi, boschi, piazze, monumenti, musei, teatri (questi ultimi però veramente sono al chiuso...) saranno l’occasione per il superamento della vecchia didattica. Neppure questa è una novità assoluta: la scoperta del “territorio” risale agli anni ’70; e nelle giuste dosi rimane una risorsa. Chi la ripropone in grande stile non sembra però avere la minima idea di quali difficoltà pratiche comporti anche a cose normali ogni “uscita”; e di quelle che si aggiungerebbero nella situazione attuale. Intanto l’insegnante o gli insegnanti accompagnatori devono spesso essere sostituiti nelle altre classi dove hanno lezione. E per il futuro, se effettivamente fosse necessario un maggior numero di docenti per la suddivisione delle classi in piccoli gruppi, il problema delle sostituzioni si aggraverebbe. Inoltre, far camminare ordinatamente una scolaresca sui marciapiedi e farle attraversare le strade richiede una continua vigilanza; e soprattutto i più piccoli vanno pazientemente abituati all’attenzione e alla concentrazione anche in un ambiente esterno. Come si pensa di riuscire a mantenere per strada o (peggio ancora) sull’autobus il distanziamento che in classe viene assicurato dalla posizione dei banchi?
Ci fu un tempo in cui si sentì la necessità – come disse Feuerbach – di rimettere la filosofia con i piedi per terra. Riusciremo mai a fare lo stesso con il dibattito sulla scuola?
Giorgio Ragazzini
“ilSussidiario.net”, 20 maggio 2020

2 commenti:

Marianna ha detto...

Una didattica che utilizzi, tramite i registri elettronici tuttofare, la videoconferenza per le lezioni e le verifiche orali e una piattaforma per i compiti (come abbiamo sperimentato in questo periodo), io non la vedo male. Basta che la connettività sia di prima qualità. Gli insegnanti avranno caratteristica di veri e propri "facilitatori"oltre che di docenti che usano la lezione frontale alla vecchia maniera gentiliana
Se a questo tipo di didattica si abbinano, con gruppi di pochi alunni per volta e per poche ore alla settimana, i laboratori in presenza, la didattica diventa perfetta.
Si supererebbero problemi atavici come quelli del bullismo, del teppismo e della disattenzione. Lo studio diventerebbe oggettivamente centrato al compito.
Qualcuno dice che verrebbe sacrificata la "relazione", ma sinceramente per quello che è nostra esperienza, non è un gran danno. Infatti, la relazione tanto decantata, fino ad adesso ha comportato lo sperimentare cattivi rapporti con il prossimo in dare e ricevere con grave danno alla didattica centrata al compito (ecco il perchè di tanti che hanno un diploma, ma restano semianalfabeti e ignoranti).
Bisogna togliere ogni ipocrisia relativamente a cosa si intende per "servizio scuola": deve essere indirizzata ad insegnare competenze oggettive alle nuove generazioni o deve servire da babysitter per genitori che sono costretti ad uscire da casa per lavorare? Un bel buono di assistenza alunni erogato dallo Stato servirebbe ai genitori che non utilizzano lo smart work e darebbe posti di lavoro.
Le scuole, così per come le conosciamo ora, non servirebbero più e il personale ATA non sarebbe più necessario in grande quantità. Le scuole verrebbero riorganizzate in modo diverso. Lo sport fornito da privati. Le mense non saranno necessarie e neanche le classi come le conosciamo ora. Vi sarà solo la presenza di spazi dedicati ai laboratori.
E in futuro quando la robotizzazione sarà avanti, gli assistenti familiari e anche gli stessi docenti saranno dei robot e non più degli umani (se sopravviveremo).
Vi sembro troppo avanti e vi fa paura quello che dico? In fin dei conti sto solamente dicendo come sarà il futuro.Tanti libri di fantascienza del passato e del presente ci stanno dando diverse idee di cosa sarà. Ed anche l'analisi della situazione attuale. Il processo di cambiamento potrebbe essere graduale oppure repentino, sotto la spinta di emergenze volute o casuali come quelle attuali provocate dalle pandemie o da altri situazioni.

Anonimo ha detto...

Sono Peter di Milano... Alcuni dicono che l'incantesimo d'amore non funziona, ma ho visto che l'incantesimo d'amore funziona tutto a causa del dottor ADELEKE il miglior lanciatore che ha lanciato un incantesimo per me e ha riportato mio marito a me e ora stiamo vivendo come una famiglia tutto grazie al dottor ADELEKE. È possibile contattarlo su WhatsApp: +27740386124 o inviarlo via e-mail: ( aoba5019@gmail.com )